I Sepolcri Analisi DI Ugo Foscolo, analisi completa PDF

Title I Sepolcri Analisi DI Ugo Foscolo, analisi completa
Course italiano (letteratura)
Institution Liceo (Italia)
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Summary

analisi integrale dei sepolcri di Foscolo del 4 anno di liceo classico, appunti del professore integrati al libro "Liberi di interpretare"...


Description

PARTE 1 Da 1 a 15: Foscolo esalta la gioia della vita e denuncia l’inesorabile significato negativo della morte. Verso 11: la poesia è pura perché richiede un sentire elevato. La verginità delle muse simboleggerebbe l’innocenza storica della poesia e la sua sublimità aristocratica e casta. Verso 12: amore e poesia sono legate, rappresentano un “unico spirto”. La poesia nasce dall’amore ed è nutrimento per gli spiriti grandi. Da 16 a 22: la natura è rappresentata quale un continuo trasformarsi materiale di tutte le cose, così che l’uomo non può garantire nessuna durata nel tempo né a se stesso né alla propria memoria. Da 23 a 25: Foscolo passa a un aspetto ulteriore della sua argomentazione: rivalutazione dei riti funebri. Verso 25: Dite rappresenta la porta dell’oltretomba. Foscolo afferma la necessità delle illusioni che non ci fanno morire del tutto e che ci fanno fantasticare di un’oltretomba (ci si sofferma sulla soglia di Dite)in cui l’uomo continua a vivere. Da 26 a 40: l’illusione rappresentata dalla tomba porta con sé il prolungarsi di un contatto tra i defunti e i superstiti; e in ciò consiste un aspetto divino dlel’uomo, cioè una sua specifica nobiltà. Egli si oppone ai limiti materiali della sua condizione e della sua natura. 29-30: lui può vivere con il vivo, solo se capace di suscitare il ricordo. È il privilegio degli uomini di poter parlare con gli estinti e di farli partecipare alla nostra vita. 41-50: chi muore senza eredi di sentimenti può solamente temere l’inferno o sperare la salvezza, ma comunque abbandona sulla terra i propri resti al deserto. Tutto l’interesse foscoliano è puntato sul significato terreno e umano della morte, ciò significa che chi muore senza affetti, non ha nulla che possa consolarlo dalla morte. Verso 41: il poeta è lontanissimo dalla concezione cattolica: inferno e purgatorio non sono la vera vita dei morti, se le loro urne non sono confortate di pianto. La preoccupazione per il perdono o per il castigo è tipico di una religione utilitaristica, non di una umana come quella del poeta. Verso 44: coloritura pagana all’inferno di Foscolo anche con il rimando al fiume infernale. Da 51 a 61: un ulteriore passaggio argomentativo: importanti per la condizione umana,e soprattutto per i buoni, le sepolture vengono ora regolate da una legge che ne nega tali valori. E può anche accedere che un poeta della grandezza di Parini giaccia sepolto in modo anonimo. La legga alla quale si allude è l’editto di Saint-Cloud, con il quale veniva estesa alle province italiane una normativa già attiva in Francia. Questa vietava la sepoltura nei centri abitati e introduceva un controllo sulle iscrizioni funerarie, che dovevano essere consone allo spirito della Rivoluzione francese. Le sepolture dovevano essere anonime e Foscolo rifiutava l’effetto di omologazione che ricadeva sui morti e sui valori del passato riconoscibili in essi. Verso 58: si fa riferimento al giovin signore satireggiato nel giorno pariniano. Da 62 a 69: non essendovi segno che indichi il luogo della sepoltura di Parini, diviene impossibile avvertire la presenza della poesia, cioè la sua suggestione, ben percepibile quando il poeta era vivo. La degna sepoltura del grande poeta avrebbe dovuto collocarsi sotto il tiglio alla cui ombra egli era solito riposarsi e meditare. Entra qui in scena Foscolo in prima persona, in una collocazione che in qualche modo stabilisce una sorta di continuità con la figura del vecchio Parini. Da 70 a 77: Feroce critica della cultura milanese, che osannava la moda dei cantanti castrati, attraendoli con compensi e onori smodati, e ignorava un poeta grande come Parini, non assumendosi neppure dopo la morte il dovere di ricordarne e onorarne la figura. È possibile che il corpo di Parini sia mescolato a quello di un assassino.

Da 78 a 90: un’affamata cagna randagia e un malaugurante uccello notturno funestano e violano la pace dei camposanti, compromettendo la serenità di Parini. Vi è un’ambivalenza: da una parte Foscolo ipotizza una sorta di religione naturale, in nome della quale la stessa natura è partecipe del sentimento sacro della morte e dei suoi diritti d’onore; dall’altra parte è affermato che solo la cura degli uomini può dare un senso alla morte con il culto degli estinti. SECONDA PARTE Da 91 a 96:la difesa dei cadaveri dagli agenti atmosferici e dalle belve feroci coincide con l’inizio stesso della sua consapevolezza civile. Ciò ben denuncia la colpevolezza delle nuove leggi. Questi versi riecheggiano la posizione di Vico sull’origine della civiltà e alcuni luoghi di Lucrezio sulla condizione dell’uomo primitivo. Mentre l’espressione umane belve fissa lo stadio ancora ferino dell’umanità, ecco che le istituzioni e il rispetto dei morti promuovono la condizione dell’uomo a un nuovo livello. In questi versi vi è proprio l’affermazione della civiltà grazie alla quale si sviluppa la capacità di rispettare i morti. Foscolo colloca il rispetto dei morti con la capacità di costruire cimiteri e di istituire la civiltà. Verso 91:le nozze, i tribunali e la religione sono 3 regolatori di civiltà, che permettono all’uomo di passare dallo stato di belva allo stato pietoso ( da pietas). La religione è in grado di regolare la civiltà, anche se atei, perché impone delle regole, danno ordine alle cose. Da 97 a 103: allarga e specifica lo spunto dei versi precedenti, ripercorrendo la storia umana. Viene ritratto il primo quadro di riferimento: cimiteri e tombe dei popoli antichi, che avevano l’abitudine di giurare sulla polvere degli avi (tipico dei siciliani). Da 104-114: Foscolo si concentra sul culto cattolico di origine medievale, dandone una rappresentazione molto negativa: cadaveri in chiesa,scheletri ovunque, terrore superstizioso per le pretese da parte dei defunti di ricevere messe di suffragio. Così Foscolo fa propri gli argomenti che stavano alla base dei nuovi provvedimenti legislativi, ispirate a una visione laica della vita e della morte. Il culto migliore viene dal mondo classico e questo segna una vera e propria critica al cristianesimo in cui il rapporto tra vivi e morti è gestibile con il denaro. “quando il soldino scende giù l’anima sale in cielo benedetta”. Verso 104: il poeta parla ai suoi contemporanei e vuole dirgli di emanare delle leggi perché le tombe sorgano soltanto nei cimiteri suburbani per reagire al mal uso delle tombe nelle case e nelle chiese. E al moment sesso a cui si appresta a far la descrizione dei cimiteri sereni, dei cimiteri-giardini, s’indugia a darci una rappresentazione fosca delle tombe interne alle case e alle chiese. Verso 105: anche oggi si cammina su queste antiche tombe in alcune chiese ma la consuetudine medievale era di far sorgere gli avelli attorno alla chiesa. La famigliarità delle tombe toglie il carattere pauroso a questi recinti cimiteriali. Verso 109: le madri sognano dei morti che chiedono le preghiere e le messe di requie e di indulgenza, che si pagano al sacerdote (la venal prece), e turbate da tali sogni, riparano i loro piccoli quasi a proteggerli da questo gemer lungo di persona morta. Da 114 a 118: il ma segna un cambiamento di prospettiva e si collega al non sempre del verso 104. Infatti al culto terrificante del medioevo e della controriforma si contrappone il culto semplice e naturale della cultura classica idealizzata. Non vi è più l’azione drammatica del medioevo ma viene presentata una visione un po’ più rasserenante (classico), data dalla ripetizione di perenne, dalla presentazione cedri, dei zefiri e del Grecale. Verso 113:viene citata la venal prece con un riferimento polemico all’uso di celebrare messe di suffragio con la credenza che valgano ad accorciare l’espiazione purgatoriale dei defunti. Da 119 a 123: vi è il ricorso alle lampade votive è collegato al rimpianto naturalmente presente nei moribondi per la luce che si perde: è ancora una forma di civiltà rispettosa della natura. Le candele ricordano la luce del sole.

Verso 121: potrebbe essere letto come un gesto religioso. Foscolo gli dava una valenza di rispetto naturale. Foscolo si chiede perché si muore con gli occhi aperti. La lampada è simbolo di rispetto incondizionato di leggi di natura. Toglie alla religione ogni simbolo religioso. Da 130 a 136:la sensazione di avvicinarsi ai morti attraverso i riti a essi dedicati è dichiarata, razionalisticamente, un’illusione. Tuttavia su essa può fondarsi l’esempio di civiltà degli inglesi, che nei cimiteri posti alla periferia dei centri abitati passeggiano come in giardini. Questo esempio serve a prolungare nel presente la possibilità di una venerazione appropriata dei morti, altrimenti tutta proiettata nel mondo classico. E dall’esempio del costume inglese trae spunto la rievocazione dell’eroismo dell’ammiraglio Nelson, che sconfisse la flotta francese a Trafalgar, trovando la morte in battaglia. La sua esaltazione a ridosso della morte si spiega in chiave antinapoleonica e antifrancese, tanto più che a Nelson spettava la responsabilità di aver represso nel sangue la rivoluzione napoletana e che Foscolo doveva pur avere delle remore a parlare in termini così elogiativi. Da 132 a 136: le tombe del Foscolo non sono tombe per gli affetti familiari, ma piuttosto per gli affetti civili. Da 137 a 141: un’altra contrapposizione: come i cimiteri ispirano virtù dove l’eroismo sia praticato e onorato, così i segni che ricordano la morte servono solamente a manifestare lo sfarzo e a provocare repulsione dove invece l’eroismo e la virtù siano tramontati e dominino la ricchezza dei potenti e la viltà degli oppressi. Foscolo entra nel vivo della polemica politica. Verso 139: (opulenza e tremore) allusione ai tempi napoleonici: la ricchezza col suo fasto, e la potenza con la paura che incuteva, allora governavano il mondo. Foscolo fu ferocemente antinapoleonico. È significativo che, volendo riscontrare un eroe, rievochi Nelson vincitore di Napoleone. Da 142 a 150: il riferimento alla situazione italiana viene esplicitamente dichiarata. In particolare l’accusa riguarda i gruppi dirigenti. Alla sepoltura da vivi dentro l’ipocrisia dei palazzi di potere si contrappone la scelta appassionata e intensa del poeta. Verso 142: allusione ai tre collegi elettorali istituiti da Napoleone: gli intellettuali, i ricchi, i nobili. TERZA PARTE Da 151 a 154:è enunciato uno dei temi centrali: dalle tombe dei grandi, Foscolo emana un invito a imitarli che altri grandi possono raccogliere, anche venendo da lontano. La tomba dei grandi ha una funzione pubblica, fa da esempio etico e civile, necessario ad esortare noi a fare bene. A Firenze, santa croce. Si tratta di una sacralità laica, stesso atteggiamento eroico che ha spiato dai Greci durante la battaglia di Maratona. È una vera e propria forzatura per inserirsi nel mondo classico tramite un passaggio brusco per introdurre l’immagine della poesia esternatrice. Da 154 a 167: si passa dalla regola generale a una testimonianza autobiografica con funzione di esempio e di prova. Si parla ai versi 154-158 di Machiavelli che Foscolo, più tardi, definirà il più veggente tra gli scrittori politici. Successivamente si passa a Michelangelo come architetto della cupola di San Pietro, definita come il nuovo Olimpo e infine a Galilei che precorse Newton, nello studio della volta celeste. Al verso 165 si rivolge a Firenze, di cui il poeta celebra la bellezza del paesaggio e il suo essere madre di grandi poeti, ma soprattutto il privilegio di aver accolte le itale glorie. Verso 163: fa riferimento alle scoperte dell’inglese Newton che sono possibili grazie alle scoperte italiane. Questo serve ad esaltare l’orgoglio nazionale e a citare uno scienziato inglese perché lui vive a Londra. Da 173 a 185: assai stringente è la logica argomentativa: l’Italia ha perso ormai tutto a causa delle invasioni straniere, ma le resta almeno la ricchezza delle sue memorie gloriose delle quali sono testimonianza le tombe dei grandi uomini. Verso 177: il Petrarca avrebbe spiritualizzato l’amore, quello che per i Greci e i Latini era sensuale e terreno. Egli avrebbe purificato le tematiche erotiche che l’arte classica esplicitava. Inoltre al verso successivo viene ripreso il velo, mito caro a Foscolo anche nelle Grazie.

Da 180 a 185: Firenze ha conservato la memoria delle nostre glorie nazionali ed è l’unica cosa rimasta. Nell’Ortis dirà il tutto è perduto fuorchè l’onore Da 186 a 188: se del grande passato l’Italia conservava solamente la memoria, è logico che proprio da Santa Maria traggano ispirazione per un’eventuale rinascita e un possibile riscatto. Da 188 a 195: la necessità di ispirarsi al glorioso passato spetta ai poeti. Infatti Alfieri rappresenta una specie di alter ego di Foscolo poiché assai vicino per tempo, carattere e condizioni storiche. Da 196 a 201: al cospetto delle tombe dei grandi, si avverte come la voce di un dio, che ispirò l’eroica vittoria dei Greci a Maratona e potrebbe ispirare il riscatto italiano. Da 201 a 212: chi è passato durante la notte nello scontro di Maratona ha avuto modo di vedere i segni dello scontro. La fonte è il geografo Pausania e la rievocazione della celebre battaglia è affidata a un ritmo incalzante e a un tono solenne. QUARTA PARTE Da 213 a 225: un altro modo per valorizzare le tombe è rendere giustizia dopo la morte agli uomini valorosi che non abbiano avuto da vivi il giusto riconoscimento. L’esempio addotto riguarda un episodio di origine omerica: morto il grande Achille, i maggiori eroi greci si misero a competere per averne le armi prestigiose. Ulisse ebbe la meglio grazie all’inganno e privò Aiace che le avrebbe meritate. Questi, disperato, si uccise e una prosecuzione tarda narra che il mare ritolse le armi dalla nave di Ulisse per portarle sulla tomba di Achille. Verso 220: il Foscolo si valse della tradizione delle armi di Achille tanto che queste spoglie sono definite al verso 223 “ardue” poiché erano difficili da meritare e che imponevano una grande responsabilità. Come avviene il passaggio contenutistico: tramite le armi di Achille e Aiace e soprattutto tramite la tomba e la morte che rendono la giustizia sociale e la natura da giustizia. Inoltre si rivolge a un fatto vissuto da Pindemonte che si era recato nei posti greci tramite questo parla degli eroi greci. Da 226 a 229: il poeta si assegna la funzione di rievocare le imprese eroiche del passato; il che equivale a interrogare le tombe, che ne rappresentano la testimonianza più diretta. La rappresentazione di sé punta sul destino avverso e sul desiderio di gloria e quindi sulla condizione di esule. Da 230 a 234:è il centro ideologico del carme in cui la forza della poesia restituisce al passato la sua voce, superando secoli di silenzio, cioè di morte, e andando al di là della distruzione compiuta dal tempo. La presenza solenne delle muse a guardia delle tombe implica un’analogia di significato storico e di funzione per le une e per le altre: tanto le muse quanto le tombe costituiscono il valore della memoria. Le muse sono custodi dei sepolcri e qui si racchiude la comunanza tra tomba e poesia. Verso 234: questi versi sono il centro di tutto il carme: aveva detto il poeta che il tempo traveste ogni cosa, e l’oblio involve tutte le cose nella notte. La poesia, col suo canto, vince di mille secoli il silenzio. Da 235 a 240: Foscolo fornisce un esempio storico della tesi enunciata: spetta ai poeti di rendere eterne e di richiamare in vita le grandi imprese del passato, anche dopo che le tombe nelle quali sono sepolti coloro che le hanno compiute sono state rese irriconoscibili dal tempo. Verso 236: “un loco” è il sepolcro di Ilo, fondatore di Troia, del quale era stata da poco ritrovata la tomba. Verso 237: “la ninfa” è Elettra, figlia di Atlante, che ebbe da Giove, suo amante, il figlio Dardano, da cui derivò la discendenza troiana. Foscolo distingue le due discendenze derivate da Dardano. Da 241 a 249: il secondo esempio di morte è quello di Elettra che, quando fu presso a morire, impetrò da Giove che a lei restasse eterna la fama, e tale immortalità fu conseguita per le tombe di Elettra e dei suoi discendenti, a cui si ispirò l’immortale canto di Omero. Verso 243: la morte di Elettra ha qualcosa di dolcemente triste, ma anche di deificante. Non è la morte di una donna, ma di una dea, la quale sale a nuova e più alta vita.

Da 250 a 253: il cenno di Giove rappresenta il modo tradizionale di significare l’accettazione di una richiesta umana. L’ambrosia serve a rendere immortale il corpo e la sepoltura di Elettra, cioè a renderne incorruttibile la fama. Si tratta di un’immagine maestosa: quel cenno “dell’immortal capo” è una pioggia d’ambrosia, come se fosse un pianto e una consacrazione solenne. Da 254 a 262: il luogo della sepoltura di Elettra diviene il centro unificante di una intesa trafila storica, che ha il suo avviso prestigioso nella vicenda di Troia. Per mezzo di questa ricostruzione per campioni, Foscolo allude alla complessità della storia umana nel suo insieme, quale essa si snoda attraverso le varie generazioni. Da questo punto di vista il sepolcro di Elettra, divenendo il santuario dei grandi morti nazionali, stabilisce un parallelismo con Santa Croce a Firenze. Verso 258: Cassandra è la figura centrale di questa parte conclusiva. Secondo il mito, essa fu amata da Apollo, che le diede il dono della profezia, ma anche, per vendicarsi di non essere ricambiato, la condannò a non essere mai creduta. Da 263 a 271: le parole di Cassandra chiudono il carme: dapprima rivolte ai nipoti, poi agli alberi protettivi delle memorie patrie, infine a Ettore, l’eroe-simbolo della parte sconfitta e della durata della memoria storica grazie alla funzione dei poeti. Qui Cassandra predice ai giovani nipoti il loro destino di schiavi presso le case dei condottieri greci vincitori; e annuncia la distruzione di Troia, che essi perciò non potranno più ritrovare, anche qualora facciano ritorno sui luoghi dove essa sorgeva. Vi troverebbero comunque i Penati, le divinità patrie. Da 272 a 278: le palme e i cipressi sono dei simboli dell’onore e della morte; piantati in onore degli antenati troiani nei pressi delle loro tombe e destinati a essere innaffiati presto dal pianto. Da 275 a 276: si sente nelle parole di Cassandra un’unzione poetica religiosa, che ne individua il carattere e la missione. L’unzione religiosa è tutta classica e pagana. Da 279 a 291: concludendo la sua profezia, Cassandra annuncia il futuro compito assunto da Omero: di richiamare in vita le vicende della guerra troiana e di dare loro durata attraverso la grandezza della propria poesia. Questo episodio costituisce un esempio grandioso della funzione spettante alla poesia e alla civiltà:di dare voce e garantire nel tempo quei valori che si materializzano nelle tombe. Peraltro Omero è qui rappresentato in un atteggiamento che richiama quello di Foscolo stesso: evocare i grandi del passato, facendoli oggetto della propria poesia. È anche da notare che Omero onorerà la superiore funzione di giustizia spettante alla poesia dando gloria immortale tanto ai greci vittoriosi quanto ai troiani sconfitti. Da 292 a 295: la conclusione è per l’eroe troiano Ettore, sconfitto. La poesia partecipa agli eventi storici ma al tempo stesso compie giustizia delle inesorabili iniquità e perdite che la storia comporta. Il riconoscimento della grandezza di Ettore è presentato sotto due condizioni: che siano condivisi i valori dell’eroismo più puro, cioè che vi sia la civiltà, e che duri la vita degli uomini. Verso 295: il pessimismo dei primi versi si muta in una fede dolorosa, ma positiva. Ettore avrà onore di pianto. L’eroe più celebrato non è Achille, o Ulisse, ma Ettore e Aiace....


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