Il disegno nella storia dell\'arte italiana, F. Negri Arnoldi, S. Prosperi Valenti. Carocci editore PDF

Title Il disegno nella storia dell\'arte italiana, F. Negri Arnoldi, S. Prosperi Valenti. Carocci editore
Author Luana Meli
Course Storia dell'arte
Institution Università degli Studi di Catania
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Manuale di storia del disegno...


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IL DISEGNO NELLA STORIA DELL’ARTE ITALIANA. Il DISEGNO (dal lat. “designare”; indicare, segnare, delimitare); esprime e dà forma materiale a un concetto che è nella mente; esso sta alla base del linguaggio figurativo. Con il termine DISEGNO intendiamo un qualsiasi elaborato grafico, o semplice combinazione di linee e segni che servono a far visualizzare un concetto, a dare un’informazione o a trasmettere una sensazione estetica. Nello specifico della pratica artistica definiamo disegno una figurazione ottenuta mediante un tracciato lineare o una serie di segni monocromi apposti su una superficie piana di colore uniforme. Il DISEGNO, assieme alla PAROLA è il mezzo d’espressione più diffusa e usata, specialmente nell’uso dei simboli. Dall’arte preistorica a oggi, il disegno ha assunto caratteristiche assai varie anche in rapporto alle sue funzioni e destinazioni. Può essere elaborato in modo semplice (con linee e contorni) e in modo più complesso dando volume, modellato, tridimensionalità, articolazione nello spazio o movimento, fino a essere già di per sé un’opera d’arte compiuta. Il disegno rappresenta un momento fondamentale nel processo creativo dell’opera d’arte, specialmente nella pittura. 1.LE TECNICHE DEL DISEGNO. Sono molti gli strumenti utilizzati nel corso del tempo per la pratica del disegno. Alla base di tutte le successive applicazioni e elaborazioni del disegno abbiamo due distinte tecniche: quella per INCISIONE O GRAFFITO, o quella per RIPORTO O APPOSIZIONE DEI SEGNI. Nel campo della scultura con la sottrazione della materia, e nella pittura con l’aggiunta della materia. Tecniche queste già praticate nell’antichità. LA TECNICA PER INCISIONE Più semplice e diretta, consiste nell’eseguire il disegno su oggetti di terracotta, legno, pietra, metallo, avorio ecc. tramite uno strumento appuntito. Metodo questo utilizzato specialmente nel campo della ceramica, della toreutica e dell’oreficeria e da questa nacque infatti la tecnica dell’incisione calcografica, utilizzata spesso dagli artisti. Nell’antichità e per tutto il Medioevo il disegno, anche in funzione della realizzazione pittorica, si praticava incidendo con uno stilo una tavoletta incerata. LA TECNICA PER APPOSIZIONE DI SEGNI Più complessa è la tecnica per apposizione di segni monocromi su una superficie di diverso colore in cui abbiamo anche una maggiore varietà di strumenti e procedimenti. La tecnica si avvale preferibilmente di supporti cartacei; Il disegno può essere tracciato in modo DIRETTO, mediante sostanze coloranti solide (con grafite, carbone, punta di metallo) o in modo INDIRETTO, applicando sostanze liquide (inchiostro, polveri diluite, estratti vegetali ecc.) con pennelli, penne o direttamente con le dita ecc. L’EVOLUZIONE DELLE TECNICHE. Man a mano si assiste al graduale passaggio dal disegno a tratto (contorni) al disegno pittorico , dove in età moderna non vi è più la sola traccia dei contorni con semplici linee, ma si aggiunge il chiaroscuro, dando rilievo ai corpi, usando materiali come pastelli, gessetti, acquarelli, ecc. E il risultato finale è come quello di un dipinto.

LA CARTA. Determinante per il disegno è in epoca moderna, la diffusione della carta. In epoca antica i supporti cartacei erano più rari. Vi erano il PAPIRO usato in Egitto e la PERGAMENA, utilizzata specialmente per tutto il Medioevo per la scrittura, e che fu sostituita a poco a poco dalla carta; il nuovo materiale introdotto in Italia dagli Arabi dal XII secolo. L’uso della carta si diffuse nella metà del ‘400 quando diminuì il costo della produzione e aumentò notevolmente la domanda., soprattutto a causa dell’introduzione dei libri a stampa. Oltre al vantaggio economico, la carta forniva agli artisti vantaggi come la leggerezza, la praticità d’uso e le varietà di superfici, formati e colori suggerendo delle nuove tecniche nel disegno. I fogli potevano essere anche incollati tra di loro sovrapponendo i margini fino a formare grandi cartoni. LA PENNA, IL CARBONCINO E LE MATITE Al tempo del Vasari si usavano le penne, il carbone, ecc. La penna era usata con l’inchiostro nero di Cina o d’India (con nerofumo), o bistro (fuliggine di legno di faggio), marrone (noce di galla), seppia, blu indaco, verde e rosso. Lo STILO poteva essere a punta d’argento, piombo (facilmente cancellabile, il cui segno muta da nero a marrone per ossidazione) o ottone. Il carboncino che era cancellabile, era usato spesso nei disegni preparatori per gli affreschi (direttamente sul muro). Infine fu introdotta anche la matita rossa o SANGUIGNA (argille ferruginosa), nella metà del ‘400 come anche la matita nera (scisto argilloso). Tutti i mezzi tecnici di specifico impiego nella grafica erano già in uso nel ‘500, a parte la grafite inglese, introdotta alla fine del ‘600 e la matita Conté. Nel Rinascimento oltre alle tecniche, si sperimentano nuovi modi di disegnare chiamati “MANIERE” come lo SCHIZZO O ABBOZZO, il disegno ADOMBRATO e quello FINITO. LA PRATICA DEL DISEGNO. Tutta l’arte delle antiche civiltà presuppone la pratica del disegno; nell’antica Grecia gli artisti utilizzavano il disegno per le sue applicazioni nelle decorazioni delle ceramiche o per i monumenti architettonici. Anche nel Medioevo vi è qualche traccia dell’uso del disegno, sebbene l’attività grafica fosse ridotta, visto l’uso di tavolette di cera incise con lo stilo. È nel ‘300 con la rinascita dell’arte italiana che si ha una più ampia documentazione dell’attività artistica. Il primo a trattare sull’argomento tra la fine del ‘300 inizio ‘400 è CENNINO CENNINI, artista che scrisse il Libro dell’Arte, dove espone le sue idee sull’utilità del disegno e sulla necessità per l’artista di un lungo studio ed esercizio su questa pratica. Esattamente come per il Vasari. Anche nel momento di massima astrazione concettuale non può mai mancare una continua pratica ed esercizio quotidiano del disegno. (e questo continuo esercizio lo vediamo specialmente nel Rinascimento). Il disegno è considerato lo strumento base per diventare artisti. Un tempo usato per la ripresa dei MODELLI DEI GRANDI MAESTRI, e dopo, per il lavoro dal VERO, dal NATURALE. ( CENNINO CENNINI 1370-1427 è stato un pittore italiano noto per aver scritto in volgare un trattato sulla pittura IL LIBRO DELL’ARTE. Influenzato da GIOTTO, ma su di lui abbiamo poche notizie, tranne quelle fornite dal Vasari. Nel suo libro troviamo informazioni sui materiali e attrezzi (pigmenti e pennelli), sulle tecniche della pittura del tempo con inoltre consigli e trucchi del mestiere. Opera questa considerata dagli studiosi come il momento di passaggio fra l’arte Medievale e quella Rinascimentale.) DISEGNO PREPARATORIO E DISEGNO DI STUDIO. Il disegno ha sempre avuto una funzione strumentale; rappresenta un passaggio obbligato e una fase del procedimento operativo, che corrisponde al disegno preparatorio, eseguito in modi più o meno elaborati. Vi è il disegno preparatorio DIRETTO: che viene eseguito direttamente sul supporto (tavola o muro) dove sarà realizzata la pittura, solitamente mediante il carboncino o terra di Sinope; in questo caso, a opera finita non rimane più traccia del disegno (abbiamo degli esempi di disegno preparatorio diretto sotto affreschi

distaccati, o sotto mosaici, dove le sinopie fanno escludere che ci fosse stata un precedente studio della composizione; poi c’è il disegno preparatorio INDIRETTO: eseguito su un supporto mobile, maneggevole (tavoletta, pergamena, carta) per essere poi trasferito sulla tavola o muro mediante lo spolvero, la quadrettatura, il ricalco o proiezione. Quest’ultimo tipo di disegno preparatorio dovrebbe consentire una maggiore elaborazione grafica e diviene abituale nel Rinascimento, quando si ha maggiore disponibilità di supporti cartacei. In questo periodo si credeva che l’ideazione di un’opera fosse più importante della sua realizzazione (imitazione), e il disegno poneva l’accento su una più diretta e fedele espressione dell’idea concepita nella mente. Comunque una lunga pratica del disegno dovrebbe portare ad operare in modo automatico, escludendo la meditazione e le interferenze tra l’intelletto che concepisce e la mano che crea. IL DISEGNO TRA PRATICA E TEORIA. Nel Rinascimento nasce la pratica teorica del disegno (ci si chiede che cos’è il disegno); essa prende il sopravvento sulla pratica artistica (esecuzione); nonostante ciò, quest’ultima continua tuttavia ad essere considerata fondamentale per l’esercizio dell’arte (viene però vista in rapporto con l’idea -invenzione- dell’artista). Ed è ciò che affermava specialmente Leonardo. Questo era il punto di partenza della riflessione teorica sul disegno nel ‘500.

IL CONCETTO DI DISEGNO NEL ‘500: Agli sviluppi della pratica e della teoria sul disegno avevano contribuito le teorie neoplatoniche diffuse dalla metà del ‘400 nella cerchia del Ficino. La superiorità dell’idea rispetto alla realtà si collegava alla visione del disegno come collegamento immediato all’idea, quindi più vicino al pensiero. Vi era la necessità di riscattare l’importanza del lavoro artistico, a causa della subalternità in cui era stato relegato dall’antica distinzione tra arti teoretiche (arti liberali: grammatica, retorica, dialettica; aritmetica, geometria, astronomia, musica) e arti manuali (meccaniche: tra cui figuravano pittura, scultura e che richiedevano un’applicazione manuale e il cui prodotto era un manufatto). La dignità delle arti si poteva ottenere soltanto collegandole ad un lavoro di intelletto e non solo fisico, manuale. Nel lavoro artistico infatti ciò che conta sono l’idea e l’invenzione, al punto che la realizzazione può anche essere affidata ad altri. IL DISEGNO PADRE DELLE ARTI. L’appassionata disputa sul primato delle arti (gerarchia delle arti) trovava opposti i maggiori intellettuali del tempo; essa si impernia proprio sul prevalere di un’arte piuttosto che un’altra in base alla prevalenza del lavorio intellettuale su quello manuale (ad es: Leonardo diceva che la pittura prevaleva sulla scultura perché necessitava di maggiore impegno intellettuale, visto che doveva dare l’illusione della tridimensionalità, e minor sforzo fisico, visto che si realizzava stando seduti). La disputa si risolverà con l’affermazione di una parità di tutte le arti (Michelangelo). A partire dalla metà del ‘500 il disegno diventa espressione delle capacità intellettuali e fantastiche dell’artista. Non più considerato come dote acquisita mediante lungo studio ed esercizio ma in quanto capacità di giudizio ottenuta per dono divino. DISEGNO INTERNO ED ESTERNO. Lo Zuccari distingue DISEGNO INTERNO inteso come CONCETTUALE, e quello ESTERNO come PRATICO, conciliando le esigenze di mestiere con quelle della speculazione teorica. Nell’ambito del disegno pratico incominciano ed esserci diverse varietà di espressione grafica con disegni, che vanno da quello naturale ad un disegno artificiale, con fantasie, bizzarrie e invenzioni fantastiche. L’ABBOZZO, LA MACCHIA E LO SCHIZZO: l’ALBERTI e PIERO DELLA FRANCESCA ci parlano del disegno come definizione geometrica della figura. Il primo dice che il disegno è “ tirare delle linee intorno a dei dintorni”.

Con Leonardo si aprono nuovi orizzonti del disegno, con il concetto: di “ABBOZZO” come rappresentazione sintetica dell’immagine pensata, e di “MACCHIA” come spunto per l’immaginazione dell’artista. È solo nella metà del ‘500 che si prende a favore l’idea di abbozzo o schizzo, anche se non tutti lo ritengono sufficiente in confronto ad un lavoro completo e finito della forma pensata. La polemica sul disegno coinvolgerà tradizioni e culture artistiche diverse; le varie posizioni e schieramenti si riassumono nell’opposizione tra rappresentanti della scuola tosco-romana, che fonda la pittura sul disegno elaborato, e la scuola veneta che esalta le qualità espressive del colore e predilige lo schizzo macchiato. IL DISEGNO CORRETTO E IL DISEGNO PITTORESCO. La polemica continuerà ancora nel ‘600, con l’opposizione tra i sostenitori del disegno “corretto” usato dai pittori dell’Accademia carraccesca e i propugnatori del disegno “pittoresco”, tipico della corrente pittorica neoveneta la polemica coinvolge artisti, trattatisti, storiografi, amatori, collezionisti ecc … L’ESPRESSIONE GRAFICA E L’IDEA. Il disegno corrisponde alla diretta traduzione dell’idea, ma non si può considerare come pura espressione immediata. Esiste sempre una mediazione e un condizionamento, seppure quello del mezzo tecnico. Non è forma del tutto spontanea e non è sempre e soltanto intuizione, ciò lo dimostrano i pentimenti, le cancellazioni e le correzioni, apportate nello stesso abbozzo, come faceva anche Leonardo. Quanto più elaborato è il disegno, tanto più si discosta dall’idea inizialmente concepita e dal primo oggetto mentale. Ogni artista specialmente del ‘500 alla fine deve affrontare una scelta: se far prevalere l’effetto immediato iniziale, oppure un risultato più mediato, elaborato e completo. 2.LE APPLICAZIONI DEL DISEGNO E LE TECNICHE DERIVATE NEL MONDO ANTICO E NEL MEDIOEVO. Della pratica del disegno nell’arte antica possediamo pochissime documentazioni. Rimangono significative testimonianze nelle fonti storiche e letterarie, ad esempio la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio (70-79 d.C.). Secondo una tradizione, l’arte della pittura fu scoperta dagli Egizi e passata poi in Grecia; a Sicione e a Corinto ebbe inizio il circoscrivere con linee di contorno le ombre che i corpi determinavano al sole. La leggenda vuole che sia stata una fanciulla di Corinto a inventare la pittura, tracciando sul muro i contorni dell’ombra dell’amato. IL DISEGNO NELL’ARTE EGIZIA. È in Egitto dove troviamo i primi esempi del disegno preparatorio DIRETTO (eseguito con pennello colorato sulla parete) e INDIRETTO eseguito su un supporto mobile e riportato sulla parete mediante l’uso della quadrettatura. I disegni venivano utilizzati non solo per la pittura, ma anche nella realizzazioni di sculture. IL DISEGNO NELL’ARTE GRECA. Non possediamo nessun tipo di disegno dell’arte greca, anche se sappiamo che era molto praticato e che fosse stato portato ad una alto livello di perfezione; ne sono testimonianza le fonti antiche, che parlano del disegno come cosa distinta dalla pittura. Come sarà poi nel Rinascimento, anche presso gli scrittori antichi il concetto del progredire della pittura verrà legato a una sempre più perfetta “mimesi” delle forme naturali, in modo strettamente connesso con il progredire della tecnica grafica, dal disegno a tratto (dei pittori greci del primo classicismo: Zeusi, Parrasio, Timante, che non usavano più di quattro colori), con semplici linee e contorno, al disegno chiaroscurato e elaborato. Il successivo evolversi della pittura verte verso l’arricchimento delle tinte e verso l’articolazione della linea, che suggerisce tridimensionalità e movimento; essa non si limita ai contorni, ma esprime la forma della figura o dell’oggetto; si va anche verso il chiaroscuro, con cui il pittore risolve il problema del contrasto luce-ombra in funzione del risalto plastico delle figure. Per Quintiliano è fondamentale il disegno di

contorno; lo stile compendiario (o a macchia) della pittura romana , rappresenta per lui, come per Plinio, la morte della pittura. LA PITTURA VASCOLARE. È tramite i disegni sulla terracotta o vasi, che si può documentare il progressivo evolversi della tecnica disegnativa nell’antichità. Il disegno su terracotta veniva eseguito con due tecniche: per incisione sull’argilla, prima della cottura, o, dopo la cottura, con tocchi di pennello a tinta rossa o nera. Nella ceramica a figure nere il disegno è inciso e segna i contorni della figura, con alcuni particolari anatomici ben definiti, sia anche nelle vesti e negli studi per i movimenti delle figure. Nella ceramica a figure rosse il disegno di contorno è in leggero rilievo, mentre il disegno interno alla figura è ottenuto mediante sottili pennellate di colore nero. Nei vasi a fondo bianco le figure, profilate in nero (disegno diretto), vengono poi ombreggiate e colorate con tinte tenui. IL DISEGNO NELL’ARTE ETRUSCA. Vi sono tracce di disegno anche con pentimenti e correzioni, nelle pitture parietali delle tombe etrusche, ispirate inizialmente alla tecnica artistica greca. Ma in special modo vi sono per lo più incisioni su oggetti metallici, realizzate mediante incisioni a stilo o a bulino. Si tratta di composizioni complesse; scene con figure rappresentate in varie attitudini e ricche di particolari. IL DISEGNO NELL’ARTE ROMANA. I Romani oltre la pittura, come i greci usavano illustrare (con disegni a penna o a pennarello) i testi su rotoli di papiro e pergamena, come quelli degli antichi codici medievali. IL DISEGNO NELL’ARTE MEDIEVALE. Ai tempi del Medioevo la pratica del disegno era stata praticamente abbandonata quasi del tutto. Utilizzata solamente a livello strumentale con dei disegni preparatori diretti (con carbone o pennello su muro; con penna sulla pergamena, per le miniature) che sarebbero scomparsi successivamente, una volta realizzata l’opera. La rarità dei documenti medievali deve attribuirsi probabilmente ai costi elevati della pergamena o all’utilizzo di tecniche precarie, come le tavolette incerate, che poi venivano raschiate; quindi i prodotti della pratica disegnativa non erano tenuti in grande considerazione. Nel Medioevo si perde l’importanza di una rappresentazione naturale e quindi realistica, con la relativa perdita dell’uso dei volumi, della tridimensionalità e del movimento delle figure nello spazio. Tutte conquiste raggiunte dall’arte classica grazie alla pratica del disegno. L’immagine nel Medioevo è appiattita e schematica, dando solo una semplice indicazione alle forme con il contorno ed il colore. Tradizione di quel tempo era come per i romani, l’uso di illustrare i manoscritti, con figure e storie. EXEMPLA E TACCUINI: Interessanti nel Medioevo erano i disegni che riproducevano in copia, le pitture e sculture più antiche per assicurare una continuità di modelli imposti dalla tradizione iconografica. Nel ‘300 e inizio ‘400 vi è un gran uso di taccuini, utilizzati nelle botteghe artigiane come libri del mestiere, nei quali maestri e allievi annotavano motivi di ornato, figure umane o animali; 3.IL DISEGNO NEL PROCESSO DI RINNOVAMENTO DELL’ARTE ITALIANA: Lo sviluppo del disegno moderno con la sua graduale evoluzione d’espressione autonoma, iniziano nel ‘300 in Italia. Questo fenomeno è strettamente legato al rinnovamento della pittura italiana operato da Giotto e dalla sua scuola. Non possediamo che rari esemplari di disegni del ‘300 e primo ‘400, ma ciò è attribuibile non al fatto che ci fosse una scarsa produzione, piuttosto al fatto che in questo periodo non si attribuisse un valore intrinseco al disegno: esso aveva piuttosto una funzione strumentale connessa al lavoro preparatorio della pittura. Di quei tempi sono sopravvissuti invece molti taccuini che contengono numerosi disegni di artisti e allievi. Si era anche soliti usare lo stesso disegno preparatorio in diverse opere, invertendo magari le figure per cambiare la composizione. Malgrado la scarsa documentazione diretta, sappiamo che la pratica del disegno era importante nelle botteghe degli artisti fiorentini. Cennino Cennini lo considera come fondamentale per l’arte.

LA FUNZIONE STRUTTURALE DEL DISEGNO. Dall’inizio del ‘400 si diffonde l’uso sia del disegno DIRETTO che INDIRETTO. Quest’ultimo consente una maggiore elaborazione, più prossima all’effetto finale dell’opera. Esso inoltre deve essere depositato presso il committente come “disegno contrattuale”, a garanzia dell’osservanza delle clausole del contratto. Cennini spiega come veniva realizzato: partendo da un abbozzo realizzato con il carbone e la punta d’argento, si giunge fino ad evidenziare, con pennelli, inchiostri ed acqua, le luci e le parti in ombra delle figure e dei panneggi, che vengono poi ripassate con inchiostro scuro; le parti in luce vengono intensificate con la biacca. Il disegno DIRETTO eseguito con il carbone o Sinope sull’intonaco, incomincia ora ad essere sempre più elaborato nei dettagli per dare luci, ombre e volume. DISEGNO E APPRENDISTATO: nel Medioevo il disegno serviva per conservare la memoria iconografica di importanti opere che col tempo si sarebbero perdute (es le copie dei cicli di affreschi di Giotto, eseguite anche dal giovane Michelangelo), mentre adesso (‘...


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