Il Dominio Simmel PDF

Title Il Dominio Simmel
Course Sociologia generale
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Summary

IL DOMINIO - Simmel Processo circolare del dominio La sociologia di Simmel si muove a partire da una condizione di fondo: tutto interagisce in qualche modo con tutto il resto pluralità di interazioni che gli uomini creano nel loro continuo stare insieme. A partire da questa convinzione, Simmel riesc...


Description

IL DOMINIO - Simmel 1. Processo circolare del dominio La sociologia di Simmel si muove a partire da una condizione di fondo: tutto interagisce in qualche modo con tutto il resto – pluralità di interazioni che gli uomini creano nel loro continuo stare insieme. A partire da questa convinzione, Simmel riesce ad elaborare una descrizione attenta di funzioni dei molteplici processi di interazione. Ebbene, da questi processi che analizza e descrive, di particolare interesse è il processo del dominio, inteso come una particolare forma di processo sociale. La particolarità che lui introduce è proprio il fatto che per quanto sia questo un rapporto di subordinazione/sovraordinazione, caratterizzati da un'evidente disparità di potere, viene comunque considerato rapporto d'interazione, come gli altri, non più semplicemente uno scambio a senso unico. E', invece, un rapporto circolare di scambio di energia che lega intensamente dominato e dominante. Anche nelle situazioni in cui il dominante sembra esercitare in maniera estremamente forte il proprio dominio ed il dominato sembra essere sopraffatto dalla condizione imposta dal rapporto di dominio, si può comunque scorgere un rapporto di interazione. Anche nei rapporti di estrema costrizione è possibile vedere che il dominante e il dominato sono strettamente legati. In questo modo, rivalutando la staticità del rapporto di dominio (considerato unidirezionale fino a quel momento) e concependolo invece come un rapporto dinamico, Simmel riesce ad indentificare nuove caratteristiche. (p. 37) 2. Idea dell'effetto di ritorno (effetto < reazione) Condizione che si ritrova in situazioni particolari, per esempio nel caso di un oratore nei confronti di un'assemblea, in cui si ha bisogno di feedback, oppure di un insegnante nei confronti di una classe, dei giornalisti alle prese con l'umore dell'opinione pubblica, l'artista al cospetto dell'opera che ha creato, l'ipnotizzatore nei confronti dell'ipnotizzato. Dunque si esercita una pressione, un dominio, ma quello che è importante è l'effetto di ritorno che permette al dominante di cogliere l'efficacia del suo dominio, della sua azione, riuscendo a misurare la sua capacità di condizionamento dell'altro – ciò che in base alla reazione del dominato, ritorna a sé stesso, al dominatore. Chi esercita il proprio dominio su un altro non è tanto interessato all'effetto che la sua azione produce sull'altro, ma all'effetto di ritorno: la reazione del sottoposto alla sua azione. Anche nelle situazioni in cui il dominante vuole spezzare l'opposizione del dominato, è possibile cogliere un certo tipo di interesse da parte del dominante, in quanto proprio il dominato per il dominante è qualcosa di importante: proprio attraverso l'effetto di ritorno, la reazione del dominato il dominante acquisisce la sua posizione di dominante. → La parte passiva non è solo passiva, grazie all'importanza del suo effetto di ritorno il dominato rende attiva l'azione del dominante. "Tutti i condottieri vengono anche condotti. Io sono il condottiero dunque vi devo seguire." (padrone-schiavo) (p. 41-42) Suggestione ipnotica: azione da parte dell'ipnotizzato sull'ipnotizzatore, senza questa non si raggiungerebbe l'effetto. Il dominio è un rapporto circolare e anche quando il dominante vuole spezzare il dominato, anche lì possiamo individuare un elemento che ci richiama al rapporto di interazione. Il dominio, però, è sempre un rapporto di interazione? No, ci sono 2 casi specifici in cui cessa di esserlo e si elimina ogni possibilità di dare vita ad un'associazione. 1) La violenza fisica è il limite: annulla la libertà del dominato all'interno della relazione, elimina qualsiasi spontaneità da parte del dominato. Il dominante infatti ha bisogno di feedback, di effetto di ritorno per ricevere piacere. In realtà, l'annullamento di qualsiasi libertà da parte del dominato, all'interno del rapporto di subordinazione appare comunque una condizione piuttosto rara. Infatti Simmel è convinto (p. 38) che resti sempre un piccolo grado di libertà, non si è però disposti a pagare questo prezzo per averla. 2) Quando la volontà di dominio è sostituita dal puro egoismo che rende l'altro pari a zero, il valore dell'altro pari a zero, l'altro diventa una cosa, un mezzo per soddisfare i propri bisogni egoistici. (p. 37)

(Quando Simmel spiega determinati concetti, fa sempre riferimento ad episodi storici.) In tutti gli altri casi, al di là di queste due situazioni, il dominio dà vita ad un rapporto circolare di interazione. 3. Processo di formazione dell’autorità Attraverso l'analisi del dominio, Simmel ricostruisce tutti i meccanismi legati al processo di formazione dell'autorità. Simmel afferma che il costituirsi dell'autorità si realizza in due modi diversi: (1) Autorità come investitura che sale dal basso: Un individuo, in virtù delle sue doti riesce ad ottenere all'interno della propria cerchia una credibilità, una fiducia, un riconoscimento tale che gli permettono di ottenere all'interno del gruppo, un certo grado di oggettività, collocandosi ad un livello maggiore dei suoi simili. (p. 39) (2) Autorità come investitura che deriva dall’alto: L'autorità non deriva dalle capacità del soggetto sovraordinato, ma in questo caso l'autorità deriva direttamente da una potenza sovraindividuale. E' una determinata istituzione che conferisce ad un determinato soggetto un determinato potere/autorità, senza che questo individuo sia necessariamente migliore degli altri. (p. 39-40) Nonostante le varie modalità di investitura, per Simmel l'autorità è sempre un fenomeno sociologico, che implica sempre la collaborazione del subordinato. Autorità vs. Prestigio Caratteristica fondamentale rimane sempre l'oggettività. Infatti è proprio il carattere dell'oggettività che permette a Simmel di distinguere tra autorità e prestigio. Il prestigio è la piena espressione di una forza soggettiva. È una forza che nasce all'interno dell'interazione, capace di influenzare in maniera determinante la sfera emotiva e la personalità del subordinato. -

Partendo dalla distinzione fra autorità e prestigio, Simmel evidenzia che nel rapporto di autorità il subordinato gode di una più ampia libertà nel riconoscere le doti e le qualità singolari del soggetto o dell'istituzione che a lui è sovraordinata. Allo stesso tempo ha una minore libertà nel difendersi nei confronti dell'azione esercitata dall'autorità, è più indifeso.

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Mills: "Il prestigio è una sorta di dominio esercitato sulla nostra mente da un individuo, da un'opera, da un'idea che paralizza la nostra facoltà critica e ci riempie di stupore e di rispetto." Nel rapporto di prestigio, essendo esso una forza ammaliante che ti cattura, il soggetto subordinato è maggiormente vincolato proprio per l'attrazione che esercita il dominante per il suo fascino. Il subordinato appare però sicuramente più libero nel sottrarsi da questa relazione perché può rompere la relazione sociale in ogni momento molto velocemente, si può difendere più facilmente.

4. Ambivalenza del dominio In Simmel è evidente un elemento di ambivalenza: - Nei confronti del potere, da un lato il dominato, l'individuo in termini generali, vuole essere dominato, ha bisogno del potere perché ciò gli offre sicurezza, controllo, sia nei confronti del mondo esterno che nei confronti dei suoi simili. - Non esita poi però ad entrate in conflitto con il potere che ha richiesto perché si inizia a percepirlo come elemento di limitazione della libertà. (p. 48)

5. Tipi di rapporti di dominio e i loro effetti Il dominio può essere esercitato da un singolo, da un gruppo, ma anche da una forza obbiettiva, ideale o sociale. Attraverso l'analisi di questi casi Simmel riesce ad entrare dentro le dinamiche di dominio e riesce a descriverci gli effetti sociali che queste situazioni producono sui soggetti.

(1) Dominio esercitato da un singolo Il dominio di un singolo rappresenta la forma primaria del rapporto di subordinazione in generale. Questa forma di dominio può assumere significati diversi: - Chi domina lo fa in accordo con il gruppo che domina: in questo caso, si viene a creare una vera e propria unità, un vero e proprio legame tra il dominante e il gruppo, dunque il dominio è l'espressione del gruppo, il gruppo lo ha voluto. In alcune circostanze è proprio la supremazia del dominante, è l'esercizio deciso del suo potere, la sua forza, che è considerata la causa dell'unità del gruppo. - Chi domina lo fa in opposizione al gruppo: quando il dominio viene esercitato perché il dominante vuole il potere non si ha più l'unità del caso precedente, in questo caso il gruppo è in opposizione con il suo dominante, con il suo vertice, il gruppo forma partito contro di esso. (Simmel sostiene che questa è una situazione che si forma spesso.) (p. 48) (1.2) Il 2° a priori e il rapporto di dominio Il dominante e dominato non entrano nel rapporto di dominio con lo stesso quantum delle loro personalità: Il dominante è pienamente coinvolto quindi mette tutto se stesso, a differenza del dominato che è meno coinvolto nella relazione di dominio, perciò mette una piccola parte della sua personalità. E' proprio la differenza di quantum che rende possibile la situazione in cui c'è un soggetto che domina e governa ed una massa di individui che è dominata. E' propria questa differente quantità di personalità messa che crea la relazione di dominio. La massa si forma per il fatto che molti individui al suo interno uniscono parti delle loro personalità, piccoli frammenti. Altro di loro resta al di là del rapporto. Allora, uno dei compiti più importanti dell'arte politica, di ogni politica di dominio, è quello di creare quelle condizioni per cui gli individui si compongano in una massa, in modo da poterli più facilmente dominare. (p. 57, 58) Poi da questo dipende la "governabilità": (principio fondamentale del dominio sui gruppi) è più facile dominare un gruppo grande che un più piccolo perché il quantum messo è minimo. (1.3) Caratteristica del "livellamento dei sottoposti" Esiste una vera e propria correlazione tra dominio e livellamento sociale, nel senso che ogni forma di dominio tende a pareggiare le differenze di classe. La causa di questa tendenza è racchiusa tutta in una preoccupazione del dominante: lui teme che l'esistenza di differenze troppo marcate di classe fra i suoi sottoposti possa entrare in concorrenza con il proprio potere. Dunque il dominante cercherà di uniformare le differenze di classe, ma anche di schiacciarli verso il basso per poter indebolire ogni possibile antagonismo nei suoi confronti (si va facilmente verso atteggiamenti dispotici). (p. 53, 54) (1.4) Dominio e stratificazione piramidale Nel caso in cui, poi, il livellamento della massa di dominati non si compia, diventa possibile individuare un'altra tendenza alla dominazione che a differenza della precedente si traduce all'interno di una stratificazione piramidale. Nel senso che l'insieme dei dominati si dispongono all'interno di una piramide. Questa particolare configurazione ed organizzazione della società a piramide, può prendere forma in 2 modi: (1) Quando il dominante, pur mantenendo forma e titolo del proprio potere, perde pian piano il contenuto del suo potere e dunque lascia scivolare all'ingiù tale potere, a vantaggio degli stati che gli sono più vicini, i quali non possono che trarne vantaggio in virtù della loro vicinanza al dominante. Questa situazione di perdita del potere si realizza più facilmente nei regimi orientali, perché in molti casi è causata da un'incompetenza nel mantenimento del potere. (p. 62) (2) Quando la forma piramidale deriva direttamente dalla volontà del governante, nel senso che decide lui di attribuire parte del suo potere ad alcune figure a lui sottoposte. Quando ciò accade non si assiste ad un indebolimento del potere del dominante, al contrario si è di fronte ad una forma di rafforzamento del potere, perché il sovraordinato condivide con altri il suo potere e il suo ufficio e coinvolge soggetti a lui inferiori riuscendo ad allargare la base del proprio potere. (= Autorità come investitura che sale dal basso) Se fino a quel punto la stratificazione piramidale della società era stata vista come una costruzione che procede dall'alto verso il basso (dal vertice il potere è ceduto verso il basso), Simmel esplora la possibilità che il processo avvenga al contrario.

(La grande capacità dell'autore di girare attorno all'oggetto a 360°.) La piramide della supremazia e della sottomissione è qualcosa che si può costruire anche dal basso. E' il caso di alcuni individui che all'interno di un determinato gruppo sociale acquisiscono un'importanza tale da permettere loro di distanziarsi e differenziarsi dagli altri riuscendo a dominare. E' un fenomeno estremamente diffuso che coinvolge ogni aspetto della vita sociale e riguarda ogni campo della società. (1.5) Dominio e stratificazione piramidale: altri effetti Lo studio del dominio e delle diverse configurazioni permette a Simmel di entrare in profondità nei rapporti tra dominante e dominati: in questo caso mette in evidenza altri aspetti del rapporto tra dominio e stratificazione. 1° elemento: posizione che un gruppo occupa all'interno della stratificazione sociale. La dominazione da parte di un uguale è difficile se tutti e due sono una posizione bassa perché lì entrambi sono abituati alla sottomissione, diventa più facile se sono al vertice. Più un gruppo si colloca negli strati inferiori della piramide sociale, tanto meno esso concederà ad uno dei suoi simili di dominare. Tanto più un gruppo occupa posizioni elevate nella piramide, tanto più facile sarà la dominazione da parte dei uno dei suoi simili. (p. 76) 2° elemento: subordinazione ad una personalità considerata superiore. In molti casi è opportuna la subordinazione ad una personalità distante dal gruppo, dagli interessi e dalla vita del gruppo. Soprattutto essa si afferma ed è consigliata quando i membri del gruppo sono in una situazione di frammentazione, sono eterogenei o in conflitto tra di loro. La solidità del dominio può essere mantenuta solo da una personalità lontana ed esterna: in virtù di tale distanza, la personalità può abbracciare e garantire la stabilità. (p. 77) (1.6) Fenomeno dello scarico della pressione In qualsiasi tipo di organizzazione sociale ogni pressione di potere esercitata da un soggetto sovraordinato, dall'alto, tenderà automaticamente a scaricarsi sui soggetti sottoposti in maniera proporzionale al grado di resistenza che questi sono in gradi di opporre: in un rapporto asimmetrico come quello del dominio tra il soggetto A e B, la pressione esercitata da A su B automaticamente va a scaricarsi su C, su D, su E, proporzionalmente al grado di resistenza che possono opporre. Simmel afferma che in linea di principio il potere si muove lungo la linea della minima resistenza e il dominante, quindi, andrà a scaricare la sua pressione sui soggetti più deboli. (p. 93)

(2) Dominio esercitato da molti Configurazioni possibili del dominio di molti: un insieme di persone organizzate in gruppo, in una istituzione, e quelli che sono insieme in una folla. Nel momento in cui l'uomo entra in una folla, esso scende molti gradini della scala della civiltà, torna ad essere un istintivo, un barbaro (spontaneità, violenza, aggressività del primitivo). (p. 84, 85) Solo dopo aver differenziato il dominio dei molti e la folla, può Simmel procedere all'esposizione del dominio del molti e le sue caratteristiche. Maggiore obbiettività: il dominio dei molti esclude dalla relazione di potere tutti quei sentimenti, gli impulsi, che sono presenti nell'agire individuale. In questo modo l'oggettività tende a spersonalizzare il dominio e se da un lato questa porta all'esclusione nei rapporti di dominio della crudeltà esercitabile dal dominante singolo, dall'altro quest'oggettività produce la scomparsa del singolo dietro la totalità: in alcuni casi, nel dominio dei molti nessuno è più responsabile delle decisione prese. (p. 82) Il dominio di molti dà vita a molte configurazioni a seconda di come questi molti si organizzano. -

Configurazione in cui la maggioranza dei molti non si presenta come un insieme omogeneo, ma come una pluralità di parti frammentate, in continua contrapposizione. Ciò ha 2 possibili conseguenze: 1) Il subordinato, immediatamente, troverà grandi difficoltà all'interno di questa forma di dominio perché non riesce a sopportare la situazione di antagonismo che si viene a creare all'interno della maggioranza che porterà a

conseguenze gravi, a degli effetti negativi sul subordinato. Questi molti in conflitto fra di loro pretenderanno, ciascuno, dal subordinato che esso stia a sua disposizione, pretenderà i suoi servigi e lo renderà responsabile di ogni situazione. (Bambino reclamato da entrambi i genitori) (p. 86) 2) Questa situazione può essere però riassunta anche dal principio "fra i due litiganti il terzo gode": il subordinato trae vantaggio dal conflitto tra le 2 parti perché riesce addirittura a rafforzare la sua posizione utilizzando l'antagonismo delle parti che lo dominano. -

Configurazione in cui la maggioranza sovraordinata invece di essere composta da forze tra loro estranee o antagoniste, si presenta come una gerarchia ben ordinata (formazione a scala). Deriva dal fatto che il subordinato possa trarre un reale beneficio, soprattutto di natura psicologica, nel sapere che il proprio superiore, a sua volta, anche lui è sottoposto ad un potere ancora più forte, il quale può sempre intervenire per limitare la sua azione. Questa convinzione che ci sia un potere più alto rispetto a quello che mi sta opprimendo, rende più sopportabile l'oppressione (tale consapevolezza è parte integrante dell'essere umano (p. 92, 93) = alleviamento solo psicologico, non concreto).

Qual è il dominio migliore? In realtà, Simmel sostiene che sia possibile affermare che non esista una forma migliore di dominio tra quello individuale e quello collettivo. Però è certo che la posizione del singolo, del subordinato, varia notevolmente nei 2 casi. Tutto dipende da quello che il subordinato vuole, quello che lui cerca. Nel senso che, secondo Simmel, (1)laddove il subordinato abbia bisogno di una maggiore benevolenza, comprensione, indulgenza, allora il potere individuale sarà la scelta migliore, che può però anche essere il più violento. Al contrario, (2)se si ha bisogno di un potere che sia in grado di garantire l'equilibrio, l'oggettività, la neutralità, allora il subordinato si troverà più al sicuro relazionandosi con un dominio dei molti....


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