IL NOME Della ROSA - Riassunto O nome da rosa - O nome da rosa PDF

Title IL NOME Della ROSA - Riassunto O nome da rosa - O nome da rosa
Author Andrea Giordano
Course Letteratura italiana contemporanea
Institution Università degli Studi di Catania
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Summary

Riassunto del libro diviso in capitoli...


Description

IL NOME DELLA ROSA Il nome della rosa è il primo romanzo di Umberto Eco, pubblicato nel 1980. Il saggista e semiologo decide quindi di dedicarsi alla letteratura con un romanzo storico ambientato nel Medioevo, che si avvicina per molt element al genere "giallo". Il romanzo ha ottenuto grande successo sia in Italia sia all’estero, venendo tradotto in 47 lingue. Ha vinto il Premio Strega del 1981. SINTESI DEL ROMANZO DIVISO PER CAPITOLI Nell'introduzione l'autore afferma di aver ricevuto e tradotto la versione francese, del 1842, di un manoscritto del 14° secolo, opera di un monaco benedettino, don Adso da Melk, che, vecchio, ricorda important vicende della sua vita di novizio. E tuttavia, come il manoscritto, anche la versione francese, accidentalmente sottratta, scompare nel nulla e solo le casuali testmonianze confermano l'esistenza di ciò che è stato letto e trascritto. PROLOGO Nel prologo, Adso, il narratore, si presenta, dà informazioni storiche sui primi anni del 1300, e infine descrive la figura di Guglielmo da Baskerville, un dotto francescano inglese a cui Adso era stato affidato perchè non oziasse in Italia e di cui era sia discepolo che scrivano. Guglielmo in quel periodo era impegnato in una difficile missione, di cui Adso viene interamente a conoscenza solo all'abbazia. PRIMO GIORNO Prima Una mattina di fine novembre giungono all'abazia Guglielmo da Baskerville e Adso da Melk, a quel tempo novizio. Guglielmo dà subito prova del suo straordinario acume, aiutando alcuni monaci e famigli a ritrovare il cavallo che era scappato dall'abbazia: egli, non solo riesce a descrivere perfettamente un cavallo mai visto prima per mezzo delle impronte che aveva lasciato sulla neve e da altri partcolari apparentemente insignificant, ma indica anche la direzione verso cui si sarebbe diretto. Dopo aver incontrato l'Abate e avergli consegnato una lettera dell'Imperatore nella quale vengono spiegat i motvi della visita, Guglielmo e Adso vengono accompagnat dal cellario nei loro alloggiament. Segue una descrizione del complesso abbaziale. Terza Dopo essersi rifocillat con il cibo che avevano portato dei monaci, ha luogo la prima conversazione di Guglielmo con l'Abate, e Adso, di nascosto, ma non con malizia, ascolta. Così l'Abate lo mette al corrente dei recent avveniment misteriosi su cui vuole che Guglielmo faccia luce: infatti era morto pochi giorni prima Adelmo da Otranto, un monaco ancor giovane ma già famoso come grande miniatore. Il corpo di questo era stato trovato da un capraio in fondo alla scarpata dominata dal torrione est dell'Edificio. Ancora una volta Guglielmo sfoggia la sua dote migliore, intuendo che non si era suicidato poiché, la mattina dopo, le finestre dell'Edificio erano state trovate chiuse. L'Abate puntualizza subito che nessuno dei famigli avrebbe potuto entrare nell'Edificio dopo cena perché i monaci, per farsi rispettare, li minacciavano e quelli avevano paura. Inoltre si scopre che l'Abate sa qualcosa ma non può dirlo perché lo ha appreso sotto il sigillo della confessione. Quindi dà a Guglielmo pieni poteri per aggirarsi per l'abbazia e fare domande ai monaci, ad eccezione della biblioteca perché contene anche dei libri eretci. Sesta Conclusa la discussione, Guglielmo vuole rivedere il suo amico Ubertno da Casale e si reca con Adso in chiesa, dove Ubertno trascorre gran parte del suo tempo. Segue una descrizione accurata della chiesa e, in partcolare, del portale. Dopo aver fatto la conoscenza di Salvatore, un monaco che parla una strana lingua che è un insieme di più lingue, i due trovano Ubertno ai piedi di una Vergine in pietra e i due vecchi amici si salutano commossi. Ubertno è uno degli spirituali, dichiarat eretci dalla Chiesa perché la desideravano più vicina agli ideali di povertà evangelica. La curia per questo motvo aveva tentato di ucciderlo più volte, e infine lui si era dovuto rifugiare nell'abbazia. Poi i due discutono sul fatto che Guglielmo non lo aveva aiutato a condannare tre uomini, a suo avviso, eretci, mentre secondo Guglielmo non lo erano, e risale proprio ad allora la sua decisione di abbandonare la carica di inquisitore. Inoltre parlano anche dell'incontro che si sarebbe svolto qualche giorno dopo.

Verso nona Uscendo dalla chiesa, incontrano Severino da Sant'Ermanno, il padre erborista, che si offre di far visitare l'abbazia ai due ospit, quando lo avessero voluto. Guglielmo si interessa un po' di erboristeria, così il monaco si dice lieto di avere qualche conversazione con lui sulle erbe. Poi gli chiede se avesse mai parlato con Adelmo da Otranto e lui risponde che non ci parlava molto, ma che parlava molto di più con Venanzio, Jorge e, in partcolare, con Berengario. Poi si fanno guidare da Severino nell'Edificio: prima visitano la cucina, che si trova al primo piano, poi escono e vedono gli stabbi, le stalle, i pollai e il recinto delle pecore, quindi rientrano nell'Edificio e passano per il refettorio, andando verso il torrione orientale che conduce allo scriptorium. Dopo nona Arrivat allo scriptorium fanno la conoscenza del bibliotecario Malachia da Hildesheim e dei monaci che stanno lavorando. Poi Guglielmo chiede a Malachia di esaminare alcuni libri e questo gli fa vedere un elenco, dicendogli che avrebbe dovuto prima dirgli l'opera che cercava e poi lui gliel'avrebbe data se la richiesta fosse stata giusta e pia. Inoltre gli chiede di vedere i codici che Adelmo miniava e, sia lui che Adso, ne rimangono molto colpit per la stranezza delle immagini, che fa anche sorridere. In quel momento parla Jorge da Burgos, un monaco ceco e molto vecchio, ammonendoli perché ridono e critcando le immagini di un mondo capovolto. Allora interviene Venanzio difendendo il monaco defunto e il suo lavoro, citando una dotta conversazione che si era tenuta qualche giorno prima con Adelmo, ma Jorge dice di non ricordarla. Infine il vecchio monaco grida l'avvento dell'Antcristo. Vespri Verso le 4 e mezza (il vespro) i monaci, tranne il bibliotecario e il suo aiutante che devono riordinare le cose, sospendono il loro lavoro e si avviano verso il coro. Ma Guglielmo e Adso visitano il resto dell'abbazia: gli stabbi e i porcai, le stalle, i dormitori, le latrine e le fucine. In quest'ultmo luogo conoscono Nicola da Morimondo, maestro vetraio, al quale Guglielmo mostra i suoi occhiali da vista e il monaco vi mostra un grande interesse, tanto che gli chiede di prestarglieli un giorno per esaminarli più a fondo e produrne di simili. Ma Guglielmo lo avverte di stare attento a non divulgare troppo la notzia dell'esistenza di quelle lent perché spesso le novità sono ritenute dal popolo opere del demonio e perché potrebbero cadere nelle mani sbagliate di uomini avidi di potere. Infine il vetraio dice che di notte la biblioteca è sempre illuminata. A questo punto Guglielmo inizia ad avere una versione dei fatti, e cioè, secondo lui, Adelmo si sarebbe buttato dal parapetto del muro, che in un punto è più basso, per ragioni ancora sconosciute. Compieta Guglielmo e Adso entrano nel refettorio per desinare e si siedono al tavolo dell'Abate, dove ci sono anche il cellario, Jorge e Alinardo da Grottaferrata, il monaco più vecchio di tutta l'abbazia. Durante la cena un monaco tene la consueta lettura, e ad un certo punto, quando dice che noi dobbiamo condannare le volgarità, le scempiaggini e le buffonerie, Jorge ricorda ad alta voce la discussione che si era tenuta quel giorno nello scriptorium facendo valere la sua ragione, ma Guglielmo gli ricorda che anche San Lorenzo aveva riso. Finito di mangiare, l'Abate presenta Guglielmo a tutti i monaci lodando le sue qualità di uomo saggio e dicendo che avrebbe indagato sulla morte di Adelmo. Poi vanno tutti nel coro per l'ufficio di compieta e si scopre che c'è un'altra porta per entrare nell'Edificio, che usa il bibliotecario per uscire dopo aver chiuso le porte dall'interno. Infine Guglielmo e Adso vanno a dormire nella loro cella. SECONDO GIORNO Mattutino Tutti i monaci verso le due e mezza vanno in chiesa per l'ufficio del mattutno; dopodiché rimangono in piedi fino alle laudi. All'improvviso, mentre i monaci cantano le parole del Vangelo, alcuni servi entrano in chiesa gridando che era morto un uomo. Allora tutti quant vanno fuori a vedere, e vedono un uomo a testa in giù nell'orcio che il giorno prima i porcai avevano riempito con il sangue di maiale: è Venanzio. Accertatosi che Berengario era presente in coro, ma che questo non voleva dire nulla perché Venanzio era sicuramente morto prima, dato che nessuno passa dagli stabbi se non i servi che si alzano all'alba, Guglielmo fa portare il cadavere nei balnea per vedere se ci siano delle contusioni sul corpo. Inoltre fa allontanare tutti dalla scena del delitto per trovare qualche traccia sulla neve e Adso trova delle impronte meno recent che vanno dalla giara alla porta del refettorio e vicino ad esse una traccia contnua, come se quello a cui appartengono le suddette orme avesse trasportato qualcosa. Ritorna Severino dai balnea informando Guglielmo che non ci sono contusioni sul cadavere, quindi il maestro di Adso chiede se ci siano dei veleni nel suo laboratorio e quello risponde che ogni medicina, se presa in dose eccessiva, può provocare

la morte. Guglielmo gli chiede se è stato rubato qualcosa di recente e Severino risponde di no e che non si ricorda se è successo in passato. Infine Guglielmo gli chiede di parlargli delle piante che producono visioni, ma l'erborista cerca di spostare il discorso su Venanzio. Prima Appena finito l'ufficio di prima, Guglielmo interroga prima Bencio da Upsala, uno studioso di retorica, e dopo Berengario, l'aiuto bibliotecario. Da Bencio apprende che Venanzio e Adelmo, cioè i due monaci mort, avevano parlato con Berengario due giorni prima la morte di Adelmo; infine Bencio consiglia a Guglielmo di guardare nella biblioteca. Con Berengario Guglielmo insinua che è stato l'ultmo a vedere Adelmo vivo e, dopo averlo un po' torturato a parole, il monaco confessa che la notte che era morto lui aveva visto il fantasma di Adelmo nel cimitero e gli aveva detto che le pene dell'inferno sono molte peggiori di quanto si creda. Poi Berengario chiede a Guglielmo di confessarlo, ma quello non vuole perché tutti devono sapere quello che è successo, non solo il confessore. Quando poi il monaco si allontana, Guglielmo dice le sue supposizioni ad Adso, confermando la sua precedente ipotesi del suicidio. Terza Prima di salire allo scriptorium vanno in cucina a fare colazione e qui assistono a uno scambio di battute poco educate tra il cuciniere e Salvatore, perché quest'ultmo dava gli avanzi della sera prima ai caprai. Poi viene Aymaro da Alessandria, che esprime il suo disprezzo per l'atteggiamento conservatorio che tene l'Abate nella direzione dell'abbazia, mentre nelle città la gente commercia e si arricchisce, e vorrebbe che anche loro si tenessero al passo coi tempi fabbricando libri per le università. Poi i due salgono allo scriptorium. Qui vedono un libro che stava traducendo Venanzio, contenente favole pagane, e Berengario spiega loro che era stato commissionato dal signore di Milano ma che ne sarebbe stata fatta anche una copia per l'abbazia. Allora interviene Jorge ricordando che nell'abbazia si tengono opere buone e cattive e così riprende il dibattito sul riso tra il vecchio monaco e Guglielmo. Alla fine quest'ultmo si scusa ammettendo che forse ha torto. Subito dopo Bencio gli chiede di parlargli e gli dà appuntamento dietro ai balnea. Prima si avviano Adso e Guglielmo, poi arriva anche Bencio. Sesta Bencio racconta che Berengario è un omosessuale e che, per svelare un segreto ad Adelmo, in cambio avrebbero dovuto passare una notte insieme. Così fecero, ma poi, preso dai sensi di colpa, Adelmo si era confessato con Jorge e poi era andato in chiesa. Berengario lo aveva seguito ma non era entrato nella chiesa; a quel punto Bencio scopre che anche Venanzio spiava i due e lo vede entrare in coro. Poi Bencio era tornato ai dormitori per paura di essere scoperto. Dopo che Bencio se n'è andato, Adso chiede al suo maestro cosa pensa della sua confessione e questo gli riassume i fatti: dopo aver compiuto l'atto malvagio, Adelmo si confessa da Jorge, ma questo forse gli dà un'impossibile penitenza o comunque lo spaventa e così il giovane monaco va in chiesa a pregare; poi parla con Venanzio, forse gli confessa il segreto appreso da Berengario e, dopo aver spaventato Berengario con le parole udite da Jorge, va a suicidarsi. Venanzio, intanto, contnua la ricerca per conto proprio finché non viene fermato da qualcuno che lo uccide. Questo qualcuno può essere chiunque. Infine Guglielmo si ripromette di entrare nella biblioteca quella sera stessa. Nona Guglielmo e Adso vanno in chiesa per una riunione con l'Abate, e questo loda le ricchezze della sua abbazia, ritenendo che per glorificare il Signore servano anche quelle. Poi l'Abate e Guglielmo parlano delle diatribe tra l'imperatore, i francescani, i benedettini e, dall'altra parte, il papa. Discutono se si possano mettere alla stessa stregua i minorit del capitolo di Perugia e qualche banda di eretci come gli pseudo apostoli di fra Dolcino, Guglielmo sostenendo di no, al contrario dell'Abate. Alla fine i due, pur essendo di vedute diverse, si dicono pront a collaborare per il successo dell'incontro e per la scoperta di un assassino. Terminato il colloquio, Guglielmo manda Adso a dormire. Dopo vespri Risvegliatosi, Adso trova Guglielmo mentre esce dall'Edificio e gli racconta che era appena stato nello scriptorium e che tutti i monaci facevano di tutto per non permettergli di guardare le carte di Venanzio. Prima di entrare nel refettorio passeggiano nel chiostro e lì incontrano Alinardo da Grottaferrata, che racconta loro come entrare nell'Edificio di notte. Infatti c'è un passaggio segreto (anche se molt monaci ne erano a conoscenza da tempo) che corrisponde all'ossario e che dalla chiesa porta fino alla cucina. Vi si accede spingendo gli occhi di un teschio che sta alla base dell'altare della terza cappella nella chiesa.

Compieta Dopo cena, come ogni sera, tutti i monaci vanno in chiesa per l'ufficio di compieta, ma, terminato, Guglielmo e Adso non vanno nella propria cella come gli altri. Riescono ad aprire il passaggio per l'ossario e raggiungono lo scriptorium. Ma qui è presente qualcuno nascosto che ruba un libro di Venanzio e gli occhiali di Guglielmo; poi quest'ombra fugge nel refettorio inseguito da Adso, ma lì non se ne hanno più tracce, si pensa che sia scappato attraverso uno dei tant passaggi segret dell'abbazia. Senza volerlo Adso sfiora con la fiamma del lume il retro di un foglio che c'era vicino al tavolo di Venanzio e si rendono visibili delle scritte in un alfabeto criptato che dovranno essere decifrate. Adso ricopia quei segni su una tavoletta, quindi si avviano verso la biblioteca. Notte La prima stanza della biblioteca è eptagonale e su quattro paret si aprono altrettante stanze, tutte uguali, fatta eccezione per il numero di porte che hanno. Su ogni porta c'è un grande cartglio con delle parole in latno tratte dal libro dell'Apocalisse che ogni tanto si ripetono. In ogni stanza c'è al centro un tavolo su cui ci sono dei libri; altri libri si trovano in enormi armadi, situat lungo le paret chiuse. Ad un certo punto Guglielmo e Adso si perdono e trovano prima uno specchio deformante, poi un lume che procura visioni a chi respira l'odore che esso produce, e infine due feritoie da cui proviene l'aria esterna, che ricordano dei gemit di fantasmi: tutti accorgiment per allontanare i curiosi. Quando ormai hanno perso le speranze, trovano la sala da cui erano partt e raggiungono così i dormitori. Ma all'entrata c'è l'Abate che li cercava da tempo per dir loro che Berengario non c'era a compieta e a mattutno è ancora introvabile. TERZO GIORNO Da laudi a prima Tutti gli abitant dell'abbazia cercano Berengario invano: vengono anche mandat dei servi a cercarlo ai piedi della scarpata, ma non è nemmeno lì. Viene trovato solo un panno bianco sporco di sangue sotto il pagliericcio nella cella di Berengario, che non presagisce nulla di buono. Intanto Guglielmo va a parlare con il maestro vetraio e Adso si addormenta in chiesa. Terza Svegliatosi, Adso va nello scriptorium e nota quanta calma e serenità ci sia nei volt dei monaci, nonostante gli avveniment di quei giorni. Riflette sul ruolo dei monaci scrivani, che in quei tempi vogliono soprattutto conoscere. Infine si reca in cucina per pranzare. Sesta In cucina parla con Salvatore, che gli racconta la sua vita. Partto dal suo villaggio nato nel Monferrato, errò per varie terre, la Liguria, la Provenza e le terre del re di Francia. Prima era stato uno dei tant vagabondi disonest che si aggiravano in tutta Europa, ma poi si era aggregato a un convento di minorit in Toscana e aveva indossato il saio di San Francesco senza prendere gli ordini; infine arrivò a Casale nel convento dei minorit, dove conobbe il cellario che lo prese come suo aiutante e lo portò con sé all'abbazia. Alla domanda di Adso se abbia mai conosciuto fra Dolcino, Salvatore cambia atteggiamento nei confront del novizio e se ne va con un pretesto. Così Adso decide di andare a cercare Ubertno per saperne di più su quell'uomo che incute tanto terrore, ma non lo trova se non la sera. Nona Adso va da Guglielmo, che intanto sta istruendo Nicola su come fare gli occhiali, e gli racconta quello che gli ha detto Salvatore. Poi chiede al suo maestro spiegazioni sulle differenze tra i vari gruppi eretcali, che erano per lo più compost dai semplici e dagli emarginat. Poi Guglielmo viene chiamato dall'Abate e, mentre si incamminano verso il giardino, dice ad Adso di aver decifrato l'alfabeto di Venanzio e che la frase ricopiata da lui significa "La mano sopra l'idolo opera sul primo e sul settimo dei quattro": ma finora non ha nessun senso. Vespri L'Abate comunica a Guglielmo di aver ricevuto una lettera dall'abate di Conques in cui lo informa che Bernardo Guidoni, membro della legazione, sarebbe anche stato al comando dei soldat francesi inviat all'abbazia per difendere i legat del papa da possibili tranelli. Inoltre si dichiara assai dispiaciuto se, non avendo ancora Guglielmo trovato l'assassino, dovesse esser costretto a concedere a Bernardo di porre l'abbazia sotto sua sorveglianza. In quel mentre arriva Nicola, assai umiliato, che dice di aver rotto le lent e che avrebbe contnuato l'indomani perché il sole era ormai calato. Berengario non è ancora stato trovato. Mentre passeggiano nel chiostro a Guglielmo viene in mente un modo per orientarsi nella biblioteca, cioè con la bussola, ma poi abbandona quell'idea perché è incerto sul reale funzionamento della macchina. Allora pensa a descrivere la biblioteca dall'esterno e conta due finestre sui lat e cinque su ogni torrione. Siccome

ogni stanza (a parte qualcuna) ha una finestra, per quanto riguarda le stanze che danno sull'esterno, ce ne sono cinque in ogni torrione, più quella centrale eptagonale, e ogni muro esterno ha due stanze; riguardo a quelle che guardano sul pozzo interno, di forma ottagonale, ce ne sono due per ogni lato dell'ottagono e altre otto, senza finestra, che collegano ogni sala eptagonale con le stanze interne. Poi Guglielmo scopre che ogni stanza è contrassegnata da una lettera dell'alfabeto (l'iniziale di ogni versetto scritto sulle porte) e tutte insieme, a partre dalle scritte in rosso, compongono qualche testo misterioso. Infine, per ordine di Guglielmo, Adso va a chiedere a Salvatore da mangiare perché è già passata l'ora di cena, e questo gli cucina il casio in pastelletto. Adso, poi, finge di andare a dormire, mentre va in chiesa a cercare Ubertno. Dopo compieta Finalmente Adso viene a conoscenza della storia di fra Dolcino, il quale aveva imitato un certo Gherardo Segalelli, che radunò un buon numero di seguaci e li invitava ad essere simili agli apostoli. Gherardo finì poi sul rogo come eretco impenitente. Dolcino cominciò a predicare a Trento e quando vi fu cacciato andò con mille seguaci su un monte nel novarese, dove si unirono a lui molte altre persone; iniziarono a saccheggiare i villaggi vicini, ma molt morirono di fame. Poi fu bandita una crociata contro gli eretci e Dolcino si rifugiò su un altro monte, ma alla fine furono bruciat tutti quant. Poi Ubertno gli dice qualcosa sulle tentazioni del cellario e gli insegna ad amare solo la Madonna. Terminato il co...


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