Kripke, Nome e necessità PDF

Title Kripke, Nome e necessità
Author Francesco Nugnes
Course Filosofia del linguaggio
Institution Università di Pisa
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Nome e necessità, Saul Kripke Prima lezione: Non si può dire che ci sia un elemento necessario per cui non siano esistiti gli unicorni, ma semplicemente non si può dire in quali circostanze ci sarebbero stati unicorni. Se anche si trovassero degli animali con caratteristiche identiche a quelle che si attribuiscono agli unicorni non si potrebbe dire che siano esistiti gli unicorni. Sotto il termine nome non verranno comprese le descrizioni definite, che possono essere accomunate ai nomi solo in quanto designatori. ; Frege e Russell si oppongono a questa posizione, sostenendo che in realtà un nome proprio, se usato in senso proprio, sarebbe semplicemente una descrizione definita abbreviata o mascherata. . Descrizione univocamente identificante che determina il referente del nome. Secondo la posizione descrittivista è facile spiegare l’enunciato “Espero è Fosforo” non come un semplice enunciato di identità. Ma , non per riaffermare delle teorie con le medesime difficoltà; Searle ad esempio contro questa teoria ha affermato che è impossibile sostituire il nome con una descrizione definita altrimenti la proposizione . Quindi essere il maestro di Alessandro Magno non può far parte del nome. I descrittivisti per superare questa difficoltà hanno fatto ricorso al (Wittgenstein, Searle). Questa teoria può svilupparsi in due modi: da una parte si può affermare che e; dall’altra si può dire che senza costituire il significato del nome, , sebbene il nome e la descrizione definita non siano sinonimi. : la nozione di a priori è un concetto di ambito epistemologico; inoltre ciò che può essere noto a priori non per questo deve essere noto a priori, ma può anche essere conosciuto tramite l’esperienza. La nozione di invece : ci chiediamo se qualcosa avrebbe potuto essere vero, o essere falso. Se qualcosa è falso allora non è necessariamente vero. Se è vero, avrebbe potuto essere altrimenti? Se la risposta è no, allora questo è un fatto necessario. Questa distinzione serve a Kripke per sottolineare da una parte che se una cosa è vera in tutti i mondi possibili, e quindi è necessaria, non per questo è possibile conoscerla a priori. Dall’altra se qualcosa è vero a priori, e quindi non dipende da una qualche caratteristica contingente del mondo, non si può ugualmente affermare che sia un elemento necessario. in un certo senso vero in virtù del suo significato e . . Allo stesso modo, che un oggetto abbia la stessa proprietà in tutti i mondi possibili dipende non solo dall’oggetto stesso, ma da come viene visto. Il fatto che Nixon abbia vinto le elezioni nel 1968 è una proprietà contingente di Nixon solo relativamente al fatto che ci riferiamo a lui come Nixon (a meno che non lo si descriva come “colui che ha vinto le elezioni del 1968). Infatti riguardo a Nixon si può dire “Colui che avrebbe potuto perdere”; la sua vittoria non è una caratteristica necessaria. Dunque il vincitore e il perdente non designano gli stessi oggetti in tutti i mondi possibili. Problema delle qualità essenziali che crea discordia tra le fazioni di filosofi: per Kripke nel caso in cui ci sia un mondo in cui non esiste nessuno con tutte le proprietà che Nixon possiede nel mondo reale, bisogna di certo dare qualche criterio di identità. Ad esempio nel caso in cui il numero dei pianeti sia 8, di certo non si deve certo supporre che tale numero vada identificato con il nostro numero 9 in questo mondo, solo perché la descrizione coincide. Comunque sia trovare delle condizioni adeguate, necessarie e sufficienti per l’identità che non siano petizioni di principio è molto raro. Tutto dipende dal modo in cui pensiamo alla nozione di mondo possibile: ; si pensa dunque a ciò che è pertinente al fatto in questione; . Non c’è dunque ragione per cui non si possa semplicemente stipulare che, parlando di ciò che sarebbe accaduto a Nixon in una certa situazione contrattuale, stiamo parlando di ciò che sarebbe accaduto a lui. Se abbiamo un’intuizione sulla possibilità di quella cosa (sulla sconfitta elettorale di quest’uomo) essa riguarda la possibilità di quella cosa. Non c’è bisogno dio identificarla con la possibilità che un uomo che si presenta così o così o che ha queste e queste altre caratteristiche o è qualitativamente descritto altrimenti, abbia perso. Possiamo indicare quest’uomo e chiederci che cosa sarebbe accaduto a lui, se gli eventi si fossero svolti diversamente. Esiste comunque un criterio di identità attraverso mondi che richiede che si diano condizioni necessarie e sufficienti puramente qualitative perché qualcuno sia Nixon. Le condizioni necessarie per l’identificazione sono ad esempio le qualità essenziali.

Si introduce dunque la nozione di identità attraverso mondi possibili; per far questo si sostituisce la nozione di identità attraverso mondi possibile con e designatore non rigido o accidentale altrimenti. Kripke sostiene che i nomi siano designatori rigidi. Se da una parte il presidente degli USA nel 1970 avrebbe potuto essere un altro, nessun altro che Nixon avrebbe potuto essere Nixon. Un designatore rigido designa un certo oggetto ogni qual volta che quell’oggetto esiste. È proprio perché possiamo riferirci (rigidamente) a Nixon e stipulare che stiamo parlando di ciò che sarebbe potuto accadere a lui, che le identificazioni attraverso mondi in questi casi non sono problematiche. R

. Non è vero che identifichiamo gli oggetti attraverso i mondi possibili come oggetti che assomigliano agli oggetti dati. Non cominciamo dai mondi per poi chiederci i criteri di identificazione; cominciamo con gli oggetti che abbiamo e che possiamo identificare nel mondo reale. ? Naturalmente la sua lunghezza potrebbe variare nel tempo; la sua lunghezza è un metro al tempo t0. È allora una verità necessaria che la sbarra S sia lunga un metro al tempo t0? . . Il fatto che sia stato stipulato che un metro sia un designatore rigido per una determinata lunghezza, che non necessariamente si attribuisce nel mondo reale alla lunghezza S in tempo t0, non determina che la lunghezza della sbarra S sia necessaria. Dunque “un metro” è un designatore rigido, mentre “la lunghezza della sbarra S a tempo t0” non lo è. Anche nel caso dei nomi si potrebbe fare la stessa distinzione. Supponiamo che il riferimento di un nome sia dato da una descrizione o da un agglomerato di descrizioni. Se il nome significa la stessa cosa della descrizione o dell’agglomerato di descrizioni, allora non sarà un designatore rigido. “Espero” designa rigidamente un certo corpo celeste a differenza di “il corpo in quella posizione là”: in quella posizione avrebbe potuto esservi un corpo diverso o nessun corpo, ma nessun altro avrebbe potuto essere Espero. “Mosè esiste” significa qualcosa di diverso da “le condizioni di esistenza e di unicità per una certa descrizione sono soddisfatte”. Contro la teoria dell’agglomerato di Strawson: nella versione forte si attribuisce al nome Mosè non tanto l’insieme di tutte le sue proprietà, ma perlomeno la disgiunzione. Nel caso in cui sia così potremmo parlare di Aristotele come colui che non ha fatto nessuna delle azioni che gli si attribuiscono, ma al tempo stesso si parla comunque di Aristotele, è Aristotele, senza le sue proprietà, cui noi ci riferiamo. Se si afferma che mai nessun Profeta è stato inghiottito da una balena, si può trarne che Giona non sia mai esistito? Inoltre una teoria non deve violare il principio di circolarità, cosa che invece fa Kneale nell’affermare che “Socrate si chiamava Socrate” è un’affermazione poco interessante, perché “Socrate” significa “colui che si chiama Socrate”: infatti qualcuno usa il nome “Socrate”: come possiamo sapere a chi si riferisce? Secondo Kneale, usando la descrizione che ne dà il senso, ovvero “l’uomo chiamato “Socrate”. Allora ci chiediamo: “a chi si riferisce con “Socrate”?; la risposta sarebbe “Si riferisce alla persona cui si riferisce.” Se l’unico senso descrittivo dei nomi cui si riesca a pensare è della forma “l’uomo chiamato così e così” (descrizione che dunque non dà alcun riferimento presa da un punto di vista descrittivista), allora qualunque sia questa relazione di essere chiamato, essa, e non qualche descrizione come “l’uomo chiamato Socrate”, è ciò che veramente determina il riferimento. Seconda lezione Non è affatto una verità necessaria che Aristotele avesse le proprietà che comunemente gli si attribuiscono. Mentre la tesi (6) tra quelle elencate è la più facile da contraddire, in quanto tira in ballo la necessità. , come abbiamo visto. (esempio Feynman). . Non si può definire Catilina tramite Cicerone per non incappare nel problema della circolarità. Semplicemente potremo determinare la coppia A e B, tali che A denunciò B.

: come non si riescono a determinare condizioni univoche per la tesi 2 non si potrà farlo per la 3. Inoltre supponiamo che di fatto la maggior parte dellle caratteristiche 𝝋 siano soddisfatte da un unico oggetto. È quell’oggetto necessariamente il referente di X per A? :

o. In primo luogo In secondo luogo , ovvero che nulla soddisfi la maggioranza, o addirittura un

numero consistente di 𝝋.

Nemmeno affermando : “con Gödel intenderò “colui che ha dimostrato l’incompletezza dell’aritmetica, chiunque egli sia”. L’esempio di Peano scardina anche questa definizione e inoltre anche questa formulazione viola il principio di non-circolarità. Secondo Kripke la soluzione potrebbe essere la seguente: . Il problema della tesi di Strawson è che quando cerca di inserire l’idea della catena di comunicazione nella teoria descrittivista, si basa su quella che il parlante fosse la fonte del suo riferimento. Se il parlante ha dimenticato la sua fonte, non può disporre della descrizione che Strawson usa. Formulazione rozza della teoria del riferimento di Kripke: . Nel momento in cui il nome viene trasmesso da un anello all’altro, il ricevente del nome debe, secondo me, aver l’intenzione di usarlo con lo stesso riferimento di colui dal quale lo ha appreso. Così facendo non si elimina assolutamente la nozione di riferimento; al contrario considera come data la nozione di aver l’intenzione di usare lo stesso riferimento. Tema successivo di cui parlerà sarà quello degli Quando diciamo “Cicerone è Tullio” è necessario o contingente quanto diciamo? I nomi sono designatori rigidi, quindi in qualunque mondo possibile, il pianeta Venere è il pianeta Venere e non ha importanza cosa abbia detto chiunque altro in quest’altro mondo possibile. Anche se, per quel che ne sapevamo, Espero non era Fosforo, questo in un certo senso non avrebbe potuto risultare in nessun altro modo. Se di fatto sono lo stesso corpo, allora in qualunque altro mondo possibile dobbiamo usarli come n ami propri di quell’oggetto. Terza lezione La questione riguardo alle proprietà essenziali di un oggetto, possono essere poste solamente se si riconosce la distinzione tra apriorità e necessità. Supponiamo che Elisabetta non sia mai nata; anche se Truman e sua moglie hanno una figlia con molte delle proprietà di Elisabetta, Elisabetta non esisterebbe affatto. Come potrebbe una persona che discende da genitori diversi, da un spermatozoo e da un uovo totalmente diversi, essere proprio questa donna? S . “L’oro è un metallo giallo”: Kant pensa perlomeno che il fatto che sia giallo sia parte del concetto di oro. Questo secondo Kant noi lo sappiamo a priori e non potremmo mai scoprire che è empiricamente falso. Potremmo scoprire che l’oro in realtà non è giallo? Se si scoprisse che l’oro non è giallo, si potrebbe dunque affermare che l’oro non c’è più solo perché si identificava l’oro con la sua proprietà essere giallo? Noi pensiamo che ci sia un certo tipo di cosa che ha dei tratti identificanti. Ma non è così: non è perché abbiamo cambiato il significato del termine oro e aggiunto qualche altro criterio per distinguere l’oro dal princisbecco che possiamo dire che si tratta di oro piuttosto che di princisbecco. Alcuni esempi ci fanno concludere che questi animalista anche se presentano tutti i segni esteriori mediante cui abbiamo identificato le tigri, non sono in realtà tigri, poiché non appartengono alla stessa specie di quella che abbiamo chiamato “la specie delle tigri”. .

. Se si scoprisse un materiale con le medesime proprietà dell’oro, non diremmo necessariamente che sia oro. .

In questa prospettiva i nomi dei generi naturali sono molto più vicini ai nomi propri di quanto non sembri. Anche se una sostanza, anche se ha le proprietà che originariamente identificavamo con quelle dell’acqua, se non ha la sua struttura interna, non è acqua. Esempio della luce, buon esempio di come si fissa il riferimento; non dipende dunque dalle proprietà che noi superficialmente possiamo attribuire. Le sue proprietà ci permettono di definirne un riferimento, ma calore non significa: qualunque cosa dia agli uomini questa sensazione. In questi casi accade che: .

. Non lo sappiamo a priori e

, descritto in altri termini,

. Esiste un battesimo anche per i nomi generali: battesimo che comincia con qualche definizione del tipo: l’oro è quella sostanza che è esemplificata da questi campioni qui”. L’identità nella definizione non esprime una verità necessaria: anche se ciascuno di questi campioni è in realtà essenzialmente oro, loro sarebbe potuto esistere anche se non fossero esistiti i campiono....


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