Il pensiero laterale - Edward De Bono PDF

Title Il pensiero laterale - Edward De Bono
Author Rebecca Mauri
Course Prodotto 3
Institution Universita' degli Studi di San Marino
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Summary

Riassunto dettagliato del libro Il Pensiero Laterale di Edward de Bono...


Description

Riassunto Il pensiero razionale permette solo di gestire al meglio invenzioni già note ma non di inventarne altre. Quindi, solo il pensiero laterale porta alla creazione di idee nuove perché permette di tener conto di molti punti di vista da cui considerare il problema. Quindi, volendo dare una definizione, potremmo dire che il pensiero laterale tende a risolvere i problemi in modo diverso, attraverso un approccio indiretto, vedendo il problema non da uno ma da differenti punti di vista, quindi in modo indiretto. Avendo un problema la cui soluzione pare prevedere un solo percorso di pensiero possibile, tramite il pensiero laterale si va alla ricerca di altri elementi, idee, intuizioni e spunti che potrebbero non avere attinenza alla conoscenza specifica e ai rigori della logica. Il pensiero laterale si può applicare a molte situazioni sempre completamente nuove e uniche e quando viene applicata una seconda volta non può essere più definita laterale. Mentre il pensiero verticale sarebbe analitico, quello laterale sarebbe invece stimolante; se quello verticale è consequenziale, cioè segue la legge di causa ed effetto lungo una direzione sequenziale, quello laterale può anche procedere a salti. Un po’ come avviene tra la fisica Newtoniana (causa-effetto) e quella quantistica. Laddove è necessario essere corretti e rigorosi qui invece questa necessità non c’è. Qui, nel pensiero laterale, contrariamente al verticale viene accolto anche ciò che è irrilevante e il caso ha voce in capitolo e non è assolutamente necessario fare uso di classificazioni e definizioni.

Capitolo Primo

- Aneddoto ragazza con i sassolini: l’aneddoto vuole mostrare la differenza esistente tra il pensiero verticale

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e quello laterale, i verticalità si preoccupano del fatto che la ragazza debba estrarre un sassolino, i latrasti si occupano invece del sassolino bianco che manca; i primi affrontano la situazione dal punto di vista più razionale e quindi procedono con circospetta logicità, i secondi preferiscono esaminare tutti i possibili punti di partenza invece di accettare il più invitante e di impostare su di esso la loro indagine. Una pila di cui nella quale ciascun elemento sia stato collocato con cura e precisione su quello sottostante può darci un’idea della natura del pensiero verticale, nel caso del pensiero laterale invece la disposizione dei cubi non è prestabilita. Essi possono essere liberamente collocati uno accanto all’altro o addirittura sparpagliati alla rinfusa, ne potrebbero tuttavia risultare combinazioni utili quanto una struttura verticale. Durante un esperimento di ipnosi è possibile istruire un soggetto a esibirsi, dopo che sarà uscito dallo stato di trance, il soggetto darà prontamente una spiegazione che non fa una grinza dal punto di vista logico, tutti i presenti saranno a conoscenza della vera ragione di quello strano comportamento, eppure il protagonista riuscirà ad architettare una spiegazione perfettamente logica capace di convincere qualsiasi nuovo arrivato. Non vi è nulla di male nel rendere razionale con pensiero verticale una soluzione trovata grazie al procedimento laterale.

Il pensiero laterale sembra avvicinarsi alla follia nella misura in cui si allontana dalle regole della logica e del pensiero verticale. Ciò che caratterizza fondamentalmente il pensiero laterale è il controllo a cui sottopone l’intero suo procedimento, se il pensiero laterale sceglie il caos, è perché vuole servirsene come metodo, e non perché rifiuta di adottare un metodo qualsiasi. La logica attende costantemente all’elaborazione, e poi, al all’esame e alla selezione di soluzioni nuove di qualsiasi specie. La differenza tra il metodo laterale e quello verticale sta nel fatto che, nel secondo caso, la logica guida il pensiero, mentre nel primo, lo serve. 1

Pochi posseggono una naturale attitudine al pensiero laterale, am tutti posso acquistarla in una qualche misura, applicandovisi con impegno. I metodi didattici tradizionali normalmente non fanno nulla per incoraggiare la gente all’acquisizione di una mentalità laterali, anzi, la ostacolano per la loro esigenza di adattare il pensiero alle strettoie di una serie di controlli. Il pensiero laterale non è una formula magica che si può apprendere e utilizzare subito dopo, è un’attitudine e un abito mentale.

Capitolo Secondo Le invenzioni non sono necessariamente il frutto di un diuturno lavoro di indagine e di elaborazione. Quando una teoria implica una visione delle cose completamente nuova, è difficile pensare che possa presentarsi in maniera diversa, e non è neppure detto che la elaborazione di una nuova teoria debba essere sempre il frutto di annose ricerche: l’insoddisfazione per la vecchia può costituire lo stimolo per uno sviluppo assai più rapido. I dati d nuova acquisizione sono probabilmente i più idonei ad ispirare idee nuove, ma non si può farci cieco assegnamento, perché vengono interpretati secondo i criteri della vecchia teoria e adattati ad essa in modo da rafforzarla. Le nuove idee possono nascere da dati nuovi, questi però non sono indispensabili: si può benissimo partire da dati vecchi e riordinarli in un modo nuovo e validissimo.

- Einstein formulò la teoria della relatività senza ricorrere ad esperimenti, o ad porti nuovi, proprio perché non se ne avvalse, la sua scoperta consiste in una mera d’elaborazione originale di dati scientifici già a disposizione di tutti. Prese in esame e rielaborò in modo assolutamente nuovo quei dati scientifici che gli altri scienziati non avevano mai messo in discussione in quanto si trattava di dati già inseriti nel sistema newtoniano. I pessimisti sostengono che si tratta in realtà di scoperte nuove dovute al caso, secondo loro un’idea nuova non può essere concepita finché i suoi elementi costitutivi on si riuscirono simultaneamente, con un procedimento tutto particolare, nella mente di un solo uomo, si tratterà di aspettare solo che il caso realizzi questa combinazione di elementi conoscitivi. Il problema può essere studiato da una angolazione diversa: di solito i grandi inventori, i grandi scienziati fanno non una ma tutta una serie di scoperte, ciò lascia supporre l’esistenza di una particolare attitudine distribuire in misura ineguale tra gli uomini, e questa attitudine non sembra attribuibile a una intelligenza particolarmente acuta, ma piuttosto a uno speciale abito mentale, a un particolare orientamento concettuale. La mente umana eccelle nel lavoro di rielaborazione di un’invenzione già fatta, ma a tutto ciò fa contrasto la scarsa attitudine a concepire idee nuove, esse nascono sporadicamente anche quando la tecnologia che rende possibili esiste da lungo tempo.

Capitolo terzo Aumentare l’efficienza di un procedimento è possibile in due modi: il primo consiste nel migliorare le prestazioni in modo diretto, il secondo nell’individuare e poi rimuovere gli inconvenienti che ne ostacolano il funzionamento. Il pensiero laterale è una necessitò imposta dai limiti di quello verticale. Non è possibile guardare in una direzione nuova appuntando gli occhi in quella vecchia, nel momento in cui due concetti si collegano, essi si pongono in una determinata direzione, ed è più facile associare altri concetti ai primi due e seguirne l’orientamento che ignorarli. Costa fatica non tener conto di un precedente, specialmente quando non esiste ancora un’alternativa. 2

- Quando si scava una miniera in un posto sbagliato, infatti, nessun intervento potrà spostarla in un luogo adatto; nonostante ciò, molte persone si intestardiscono e continuano lo scavo nella stessa miniera, piuttosto che tentare di aprirne un’altra in un luogo diverso. Lo stesso meccanismo avviene nella nostra mente: il pensiero logico, che De Bono chiama “verticale”, continua a scavare nella miniera improduttiva, mentre quello laterale tenta di approdare a soluzioni efficaci scavando in un punto diverso. Oggi sono poche le persone disposte a scommettere su idee originali quando non c’è certezza del risultato, e per riuscire a farlo bisogna innanzitutto sottrarsi all’attrattiva della vecchia miniera. Speso si si sottovalutano le conseguenze del predominio delle teorie generalmente ritenute valide, esse sono considerate utili punti di partenza, in attesa del momento di compiere ulteriori avanti, e questo è un atteggiamento che può impedire il manifestarsi di idee originali. Non è necessario che le idee dominanti siano semplice come l’idea di persecuzione perché possono esercitazione un’influenza altrettanto grande sul modo di pensare e sulle scelte interpretative di una persona. Una delle tecniche utili per liberarsi dell’influenza di un’idea dominante consiste nel cercare con estrema cura l’idea c’entra di un determinato contesto, nel precisarne le componenti essenziali, e nel prenderne infine nota per iscritto. Un’altra tecnica laterale è quella di individuare l’idea dominante per poi gradualmente distorcerla fino a renderla irriconoscente e a distruggerla. La distorsione può semplicemente consistere nel portare l’idea all’assurdo oppure esigerne un singolo spetto, anche in questo caso bisogna agire con piena consapevolezza e decisione.

- In medicina, ricondurre rigidamente una serie di sintomi a una o più possibili diagnosi spesso fa perdere di vista la globalità complessa della persona; cercare ostinatamente manifestazioni patologiche adatte a corroborare la propria tesi, chiude alla possibilità che possa esistere un tipo di diagnosi diversa. La contestazione diretta di un’idea dominante è costretta a muoversi nello stesso ristretti spazio dialettico in cui si muove l’idea dominante stessa, converrebbe forse rinunciare del tutto a leggere e rispiare di proporre idee già trovate da latri, piuttosto che assorbire le idee altrui anno in profondità da non riuscir più a formularne di proprie. Più spesso il pericol non è costituito da un eccessivo impegno nell’esame di una tesi, bensì dalla rinuncia a prendere in considerazione impostazioni diverse da quelle dominanti. Senza aiuto dall’esterno può essere addirittura impossibile sottrarsi all’influenza di un’idea dominante. L’ideatore di una teoria è continuamente dominato dal desiderio di svilupparla perché la sente propria, bisogna aggiungere che siete un altro tipo di dominio: quello propiziato dalla pigrizia, è molto più semplice accettare un’impostazione concettuale già completamente elabora che non mettere in discussione e affannarsi a sostituirla con una personale. L’ostinarsi a difendere un tesi sbagliata può passare per morbosità, ma anche una discussione in cui alla fine si è avvalsa la peggio può liberare d una vecchia idea e far aprire gli occhi a una visuale nuova. Chi accetta un’idea nuova è forse in gradi di migliora più della persona della quale l’ha ricevuta, la quale può aver ormai dato fondo alla sua capacità di elaborarla. E quand’anche la nuova idea venisse a sua volta scattata molto preso, sarà sempre valsa la pena di aver onestamente perduto la partita: la nuova idea scartata avrà sempre avuto il merito di debellare la vecchia. Il primo obiettivo del pensiero laterale è di mostrare che le idee dominanti possono essere più dannose che utili.

Capitolo quarto Si può definire ambiente di una persona quella parte del mondo che la circonda da vicino, sotto altro aspetto si può considerare come ambiente percettivo quello che fa parte dell’esperienza immediata di una persona. 3

Quando si prende in considerazione una sola parte dell’ambiente percettivo, si ha una percezione: essa è un’informazione che proviene da quel settore dell’ambiente percettivo su cui è caduta l’attenzione.

Rappresenta un ambiente percettivo in bianco e nero, ma così semplice da poterlo considerare un tutto unico. La forma del disegno è semplice ma insolita, almeno nel che non ha denominazione lessicale (non esiste un sostantivo che da solo la contraddistingua), poiché non esiste un sostantivo di uso corrente che da solo denomini la figura, e poiché il linguaggio è solo un mezzo di trasmissione dei concetti occorre industriarsi a descrivere la figura insolita usando il vocabolario disponibile.

Rappresenta uno dei modi in cui la figura può essere suddivisa, con questo tipo di divisone essa potrà essere descritta come composta da: due segmenti paralleli da due traverse più brevi e perpendicolari ai primi, inserite a una distanza uguale dai punti terminali dei segmenti; una lastra orizzontale sostenuta da un’altra lastra orizzontale, della stessa lunghezza, per mezzo di due pilastri verticali; un rettangolo con i due lati più corti rientranti ed equidistanti dal centro. Quando l’ascoltatore si sarà reso conto degli elementi che la costituiscono e dei rapporti che tra di essi intercorrono cercherà di ricostruire l’insieme della figura.

La divisione n.2 è del tutto arbitrata, e per questo la figura n.1 potrebbe essere suddivisa in molti altri modo. La divisione n.3 potrebbe essere descritta come due angolari a C coi bracci verso l’esterno e separati da due segmenti paralleli, in alto e in basso, il tutto facente di una struttura unica e uniforme. Alla divisione, quella n.4, la figura potrebbe essere descritta come una coppia di elementi a L incastrati in modo da formare una rettangolo nella parte interna, con l’aggiunta di due brevi segmenti che prolungano i bracci lunghi degli elementi a L. Questa descrizione è piuttosto laboriosa e può facilmente dar luogo a errori di interpretazione, dovrebbe essere usata solo se l’espositore è molto pratico di elementi a L.

Gli elementi separati dall’insieme per ragioni esplicative o descrittive, diventano ben presto unità serate e a se stanti, continuano ad esistere anche dopo che il fatto contingente che li ha posti in essere è stato dimenticato, e quanto più è provata la loro utilità nel risolvere altre soluzioni, tanto più resta associata la loro sopravvivenza. Entità create del tutto arbitrariamente si impongono grazie alla loro utilità fino al punto di non essere più possibile dubitare della loro esistenza, esse possono costituire un reale ostacolo alla ricerca di soluzioni migliori, perché ciò non avvenga è necessario tener costantemente presente la natura arbitraria di molte entità, a nessuna delle quali dovrebbe essere permesso di valere al di là delle loro utilità. 4

La suddivisione di una figura priva di denominazione in elementi noti dipende sempre dalla scelta personale, gli elementi noti sono separati dalla figura in modo arbitrario, non si cerca di scoprire gli elementi coi quali la figura può essere stata costruita, e purché la descrizione risulti soddisfacente, non ha importanza il sistema di divisone usato. Per quanto adeguata una descrizione possa sembrare, può sempre esistere una migliore, ma non si arriverà mai a trovarla se il compiacimento per la descrizione precedente bloccherà la spinta a fare altre scelte. Gli elementi che ne risultano sono più notori di quelli della presenti divisioni, tuttavia risulterà più laboriosa la descrizione dei rapporti in base ai quali i vari elmenti potranno venir ricomposti a formare la figura completa. Per una buona descrizione non basta disposte di una lista degli elementi più noti, bisogna anche tener conto del grado di usualità dei rapporti. Spesso elementi notissimi sono associati in rapporti del tutto insoliti, è necessario bilanciare la notorietà degli elementi con quella dei loro rapporti.

Essi sono meno comuni di altri usati e possono essere chiamati elementi a I. Il loro rapporto spaziale è estremamente semplice, essendo disposti uno accanto all’altro. Questa divisione serve ad illustrare come la scelta di determinati elementi possa portare ad una semplificazione dei rapporti spaziali.

Tutte le divisioni sono ugualmente arbitrarie, le migliori sono presumibilmente quelle che permettono descrizioni di più immediata evidenza, una spiegazione supplementare può conferire il necessario tocco alla descrizione: la divisone migliore è quella più utile, indipendentemente da come viene seguita, nessun metodo, in sé, è migliore di un altro, ma può diventarlo in un determinato contesto. Per diventare familiare una figura deve ricorrere di frequente, e perché essa acquisti un significato è necessario che ogni volta si ripeta un determinato comportamenti associato alla figura.

Le quattro figure sono semplici, ma non abbastanza da poterle indicare con una sola parola, e benché siano molto diverse, si trova in esse sempre la stessa forma nota: elemento a T, che diventa sempre più familiare, così familiare che si tenterà di utilizzarlo come elemento descrittivo delle figure 9 e 10. Se può sembrare spontaneo scomporre le figure 7 e 8 in elementi a T, la stessa cosa non s può ripetere per le figure 9 e 10: se quest’ultima fosse stata esaminata per prima, l’evento a T non sarebbe mai potuto diventare così noto.

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La figura T diventata familiare per percezione diretta e non attraverso l’intermediazione di figure già usate in precedenza. Una volta partiti in questa direzione ha inizio l’intero processo di espansione e di aumento delle figure note. Resta il fatto che per adeguate che possa risulta la divisone delle figure, in elementi a T, non è possibile affermare che esse risultino da una composizione di tali elementi.

A prescindere dalla sua adeguatezza la divisione in elmetti a T è personale e arbitraria, e non può escludere altre soluzioni e descrizioni che risultassero più utili. La crescente dimestichezza con gli elementi a T rafforza la tentazione di considerare la divisone in queste unità come più valida delle altre, l’unità a T si consolida ogni volta che viene usata con successo come elemento di descrizione, più utile appare e già di frequente viene usata, più spesso viene e più utile appare. In ognuna di queste figure gli elementi a T sono disposti secondo un certo tipo di rapporto che possono apparire come dei requisiti della figura stessa, in saltò sono solo il frutto della decisione di descrivere la figura come un’associazione di elementi a T. L’unità base resta sempre quella, ma il suo continuo impiego pone in essere tutto un repertorio di rapporti tra loro diversi.

Per descrivere la figura n.17 è indispensabile scomporla in elementi noti, risolvere in elementi a T è tutt’altro che facile, se però questo elemento è l’unica unità nota di cui si dispone, diventa indispensabile tentar di descrivere la figura in tali termini anche se ci rende conto della difficoltà dell’operazione. La figura 18 mostra come si sia riusciti a scomporre con successo l’intera figura, la disponibilità di elementi noti varia da persona a persona.

Quanto più grandi sono gli elementi presenti, tanto più semplici diventano i loro rapporti, ne deriva una tendenza sempre più pronunciata ad usa l’unità di base a T in gruppi standard anziché isolatamente. Col tempo, poi, queste unito vengono impiegate come unità base, e senza più fare costante riferimento al loro contenuto in elementi a T. Interpretare una situazione si presente per la prima volta è già abbastanza difficile quando si + in grado di esaminarla in ogni sua parte, e si posseggono elementi noti che possono essere disposti tra loro secondo rapporti noti. Ma il compito diventa assai più arduo qualora una parte della situazione sfugga all’esame. Una parte può essere inaccessibile per la mancanza di strumenti e metodi di indagine adeguati: uno strumento di indagine è solo un mezzo per permettere ai sensi di esaminare un fenomeno che normalmente è fuori della loro portata. Una parte d una situazione nuova può inoltre restare inattingibile perché l’interpretarla richiederebbe sforzi proibitivi. Può infine accadere di trovarsi di fronte alla totale impossibilità di ottenere una qualsiasi informazione su una parte della stazione. 6

La figura 21 risulta parzialmente nascosta da una macchia amorfa, am si suppone sia dello stesso tipo a segmenti retti di quelle precedenti. L’esame stento e la misurazione delle parti visibili permettono di formulare varie ipotesi su ciò che s nasconde sotto alla macchia: vengono tentate varie combinazioni di elementi a T nella speranza che una di esse, riproducendo la parte visibile valga anche come descrizione dell’int...


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