Il Sacro Romano Impero dopo la morte di Carlo Magno PDF

Title Il Sacro Romano Impero dopo la morte di Carlo Magno
Course Lettere
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Il Sacro Romano Impero dopo la morte di Carlo Magno

Dopo la morte di Carlo Magno, avvenuta il 28 Gennaio dell’814 d.C , il successore fu Ludovico il Pio , che rinunciò ai titoli dei re dei Franchi e dei Longobardi, unendoli nell’unici titolo di Imperatore. Nell’817 Ludovico il Pio, emanò “L’ORDINATIO IMPERII” , con cui tolse l’autonomia al Regno Longobardo, che da allora si chiamò Regnum Italiae. Ludovico ebbe tre figli: -Lotario; -Carlo il Calvo; -Ludovico il Germanico; Decise di dividere l’Impero tra i figli, secondo cui:







Carlo il Calvo ottenne la parte occidentale dell’ Impero che oggi corrisponderebbe, presso a poco alla Francia; Ludovico il Germanico ebbe la parte orientale al di là del Reno Lotario ebbe l’Italia centro-settentrionale ed una striscia di terra che andava dalle Alpi al Mare del Nord, compresa la Borgogna. Ottenne anche il titolo di imperatore.

Nell’842 Ludovico e Carlo strinsero una alleanza militare contro il fratello Lotario , giurando in francese e in lingua germanica perché entrambe le popolazioni da loro guidate lo capissero. Con il trattato di Verdun, Lotario accettò la spartizione dell’impero in tre parti. Nei quarant’anni successivi i monarchi carolingi entrarono spesso in conflitto . Il potere imperiale passò da Lotario al primogenito Ludovico II .

Ma proprio l’imperatore Ludovico II si dimostrò il più debole tra i sovrani e il papa si rivolse altrove per trovare alleanze politiche che lo aiutassero a difendersi dalle incursioni saracene. Il processo di disgregazione andò avanti nonostante il piccolo tentativo dell’ultimo imperatore della dinastia di Carlomagno, Carlo il Grosso nel 884, di riunificate Francia, Italia e Germania. Alla fine del IX secolo in molti paesi si affermarono dei vasti principati territoriali, non si determinarono mai formazioni tanto estese in Italia. Sottoposta a nuovi smembramenti sulla base delle successioni ereditarie e delle pressioni di alcune fra le più potenti casate aristocratiche. Nelle città la popolazione cominciava a pensare di organizzarsi autonomamente intorno ai propri vescovi, a molti dei quali gli imperatori andavano concedendo importanti prerogative come costruire fortificazioni, istituire mercati e riscuotere dazi. La debolezza dell’impero quindi dava il via agli sconti tra alcune delle più grandi casate aristocratiche, i signori di Spoleto, del Friuli, di Toscana e di Ivrea. Per tutto il X secolo si affermarono anche donne aristocratiche molto potenti come, a Roma Marozia, a Lucca la duchessa di Toscana Berta, a Ivrea Ermengarda. Tra il IX e il X secolo scoppiò un violento conflitto per il possesso della parte corrispondente all’antico regno longobardo, fra Berengario marchese del Friuli e nipote di Ludovico il Pio e Guido marchese di Spoleto. A conclusione con l’appoggio del papa Berengario

potè cingere la corona di re d’Italia e di imperatore. Ma Berengario fu assassinato nel 924 e il regno d’Italia divenne ingovernabile a un livello centrale, uscendo dall’anarchia solo con le dinastie tedesche. Le vicissitudini della Francia e dell’Italia del X e XI secolo sono senz’altro dovute alla debolezza del potere centrale. Non si trattò di vera e propria anarchia, ma di una dislocazione del potere che in Francia passò nelle mani della grande aristocrazia, in Italia nelle mani delle grandi casate aristocratiche.

Giuramento di Strasburgo

Il Giuramento di Strasburgo (Sacramenta Argentariae in latino) è ritenuto il primo documento in una lingua romanza scritta. Il 14 febbraio dell'anno 842 Carlo II il Calvo e Ludovico II il Germanico si trovano a Strasburgo per giurarsi fedeltà reciproca, e per affermare che nessuno di loro avrebbe stretto patti di alleanza con Lotario I (imperatore e fratello di Carlo e Ludovico). Il testo di questo giuramento (ma spesso è citato al plurale come i Giuramenti di Strasburgo) è giunto fino a noi grazie allo storico Nitardo che all'interno della sua opera sui figli di Ludovico I il Pio, scritta, com'era ovvio a quel tempo, in latino, inserì le formule di giuramento nelle lingue effettivamente usate: Carlo, di lingua proto-francese, giurò in antico Alto Tedesco, per farsi meglio comprendere dalle truppe di Ludovico; quest'ultimo, di lingua germanica, giurò nella lingua romanza del fratello. I rappresentanti dei due eserciti, poi, giurarono ognuno nella propria lingua.

[Antico francese:] “Pro Deo amur et pro christian poblo et nostro commun saluament, d'ist di in auant, in quant Deus sauir et podir me dunat, si saluarai eo cist meon fradre Karlo, et in adiudha et in cadhuna cosa si cum om per dreit son fradra saluar dist, in o quid il mi altresi fazet. Et ab Ludher nul plaid nunquam prindrai qui meon uol cist meon fradre Karle in damno sit.” “Si Lodhuuigs sagrament quæ son fradre Karlo iurat, conseruat, et Carlus meos sendra, de suo part, non lostanit, si io returnar non l'int pois, ne io, ne neuls cui eo returnar int pois, in nulla aiudha contra Lodhuuuig nun li iu er.”

“Per l'amore di Dio e per il popolo cristiano e per la nostra comune salvezza, da qui in avanti, in quanto Dio mi concede sapere e potere, così aiuterò io questo mio fratello Carlo e in aiuto e in qualunque cosa, così come è giusto, per diritto, che si aiuti il proprio fratello, a patto ch'egli faccia altrettanto nei miei confronti, e con Lotario non prenderò mai alcun accordo che, per mia volontà, rechi danno a questo mio fratello Carlo.” “Se Ludovico mantiene il giuramento fatto a Carlo, e Carlo, mio signore, da parte sua non lo mantiene, e se io non posso da ciò distoglierlo, né indurre qualcuno a farlo, non gli sarò di nessun aiuto contro Ludovico.”

[Alto tedesco antico:]“In Godes minna ind in thes christiānes folches ind unsēr bēdhero gehaltnissī, fon thesemo dage frammordes, sō fram sō mir Got gewizci indi mahd furgibit, sō haldih thesan mīnan bruodher, sōso man mit rehtu sīnan bruodher scal, in thiu thaz er mig sō sama duo, indi mit Ludheren in nohheiniu thing ne gegango, the mīnan willon imo ce scadhen werdhēn.”

"Oba Karl then eid, then er sīnemo bruodher Ludhuwīge gesuor, geleistit, indi Ludhuwīg mīn hērro then er imo gesuor forbrihchit, ob ih inan es irwenden ne mag: noh ih noh thero nohhein, then ih es irwenden mag, widhar Karlo imo ce follusti ne wirdhit."

“Per l'amore di Dio e del popolo cristiano e per la salvezza di entrambi, da oggi in poi, in quanto Dio mi concede sapere e potere, così aiuterò io questo mio fratello, così come è giusto, per diritto, che si aiuti il proprio fratello, a patto ch'egli faccia altrettanto nei miei confronti, e con Lotario non prenderò mai alcun accordo che, per mia volontà, possa recargli danno [a Ludovico].” “Se Carlo mantiene il giuramento fatto a Ludovico, e Ludovico, mio signore, da parte sua rompe il giuramento che ha prestato, e se io non posso da ciò distoglierlo, né indurre qualcuno a farlo, non lo seguirò contro Carlo.”...


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