Il tema dell\'abbandono nell\'eneide PDF

Title Il tema dell\'abbandono nell\'eneide
Author Martina de Nardis
Course Letteratura latina I
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Summary

introduzione chiara e completa all' Eneide. introduzione al tema portante del corso, quello dell'abbandono. riflessione e traduzione dei versi 305-505. professoressa Riboldi. ...


Description

SEMINARIO DI LINGUA LATINA Il tema dell’abbandono nell’Eneide La data di composizione dell’opera è compresa tra il 29 a. C. al 19 a. C. (morte di Virgilio). L’Eneide è un poema incompiuto, seppur il progetto dell’intera opera sia pensato e organizzato fin dall’inizio. La particolare tecnica con cui Virgilio scrive quest’opera ci viene descritta da Elio Donato: “quando Virgilio comincia a scrivere l’Eneide scrive tutti i 12 libri ma non in poesia, in prosa; poi prende alcune parti, senza alcun ordine precostituito, cioè non in ordine cronologico, e le ritrascrive in poesia. Non tutte le parti furono composte in maniera completa e compiuta, aspetto testimoniato anche dalla presenza di tibicines (puntelli) cioè esametri non completi. I due grandi modelli a cui si rifà, per alcune parti in analogia e per altre in opposizione, sono:  Epica arcaica latina In sostanza quindi facciamo riferimento a Livio Andronico con l’Odusia, a Nevio con il Bellum Poenicum e ad Ennio con gli Annales. Sostanzialmente il primo punto di riferimento per Virgilio sono gli Annales, probabilmente 18 libri in cui si ripercorreva la storia di Roma dalle origini, quindi un alternarsi di parti prettamente storiografiche ed altre più legate al mito. Il Bellum Poenicum invece narrava le guerre puniche svoltesi dal 264 a 41 a. C., quindi in pratica un poema storico dove però venivano inseriti alcuni inserti mitologici, inserti che non sappiamo se fossero inseriti all’inizio dell’opera come archeologia (cioè come causa belli, quindi la nascita di Roma e la nascita di Cartagine, il loro diventare grandi potenze e il loro scontrarsi inevitabile) o all’interno del testo a partire dall’ ekphrasis del tempio di Agrigento e dei suoi frontoni (descrizione inserita nel contesto dello scontro di Cartagine del 262 a. C.). su uno dei frontoni era raffigurata la gigantomachia, sul l’altro la distruzione di Troia, spunto per il racconto delle origini mitologiche di Roma per l’appunto. Non sappiamo se l’opera di Nevio parlasse o meno della regina Didone poiché non ci sono frammenti che chiaramente si riferiscono a lei. L’unico frammento che potrebbe riferirsi a lei è il 21 Traglia, anche se in realtà potrebbe riferirsi anche a Lavinio o Evandro. Di questo frammento farebbero pensare a Didone gli aggettivi blande e docte= dolce e a conoscenza dei fatti. L’aggettivo della dolcezza è tipicamente femminile e docte si riferirebbe al fatto che Didone conosce già la storia di Enea perché le sue gesta erano effigiate sul tempio cartaginese, per cui forse Virgilio desume l’incontro fra i due dall’opera di Nevio. 1

Punto di distacco forte tra questi autori e Virgilio è il fatto che, se in Nevio e Ennio è il mito che si inserisce nel filone storico principale, in Virgilio è contrariamente il mito ad essere raccontato e sviluppato e l’elemento storico risulta essere solo di contorno: per esempio la battaglia di Azio è descritta come ekphrasis a partire dallo scudo di Enea, decorato con l’immagine dello scontro tra Apollo (occidente) e Anubi (oriente). D’altronde sarebbe stato rischioso per Virgilio raccontare storicamente delle vicende così recenti, perché avrebbe rischiato di intrepretare gli eventi in maniera erronea. 

Omero Virgilio in relazione al modello Omero opera essenzialmente in 5 modi:  Operazione di contaminazione Elementi principali dell’opera virgiliana sono il viaggio e la guerra. È chiaro che le tematiche riprendano dall’Iliade (guerra) e Odissea (viaggio). Per cui l’Eneide concentra e unisce entrambe le tematiche principali.  Operazione di riduzione Entrambe le opere di Omero constavano di 24 libri. L’unico a cimentarsi in un’opera di 48 libri (tutti pervenuti) è Nonno di Panopoli: opera in cui racconta le vicende del Dio Dioniso, che viaggia per mare e combatte, opera del 4 sec. d.C. Virgilio invece era sulla scia degli Alessandrini che pensavano “mega biblion mega kakon”= un grande libro un grande male, per cui riduce il numero dei libri a 12. I primi sei libri sono odissiaci, in riferimento al viaggio e i secondi sei iliadici in riferimento alla guerra.  Operazione di rovesciamento Se l’opera di Omero presupponeva prima il racconto della guerra e poi quello del viaggio, Virgilio opera in maniera opposta. Inoltre il viaggio di Enea non è un nostos, quindi un viaggio di ritorno in patria ma un viaggio lontano da casa alla ricerca di una nuova terra per fondare una nuova patria; e la stessa guerra ha questo stesso fine.  Opera di continuazione Virgilio continua il ciclo delle vicende troiane.  Opera di superamento Non compie un’opera di imitatio ma di emulatio. La sua non è mera imitazione, ma prende spunto per superare l’ordine usuale e superarsi. Il viaggio di Enea non è finalizzato a distruggere una città né è un viaggio di ritorno a casa, è un viaggio di fondazione di una nuova città e di partenza dalla propria patria verso l’ignoto. Soprattutto è un viaggio che genererà una nuova stirpe non da un capostipite ma dalla fusione di diversi popoli, elemento questo di 2

cui i romani saranno sempre molto fieri e che nella loro mentalità sarà sempre il motivo pregnante della loro potenza economica e militare. Il fatto stesso che i romani siano un popolo misto è elemento di fondamentale importanza nell’ideologia Augustea che vuol tendere a creare unità nazionale dopo il periodo delle guerre civili. VIRGILIO E IL DOLORE Enea giunto nel Lazio trova un Lazio già abitato, motivo per cui deve affrontare una serie di lotte per riacquistare la pacificazione. La sua pace deve essere conquistata attraverso il dolore. Ecco un’importante peculiarità del testo virgiliano: una sensibilità bella e profonda nei confronti della guerra e delle motivazioni della guerra stessa. La guerra e il dolore sono sottoposti a un’ indagine meticolosa e moderna. Dante aveva messo Virgilio in una specie di limbo profetico, tra coloro che non avevano conosciuto Cristo. In effetti si vede proprio come a Virgilio manchi l’ausilio del cristianesimo per la giustificazione del male del mondo: egli fatica a trovare un senso al dolore ma cerca di attribuirgli, se non un senso, almeno una grandissima dignità. Il dolore è sentito come una grandissima necessità voluta dal fato stesso. Emanuele Narducci parlando della Pharsalia di Lucano parla di provvidenza crudele, che vuole piuttosto la distruzione di Roma e non la sua fondazione. Anche nell’Eneide la provvidenza, che guida Enea ad essere strumento della fondazione di Roma, risulta essere crudele poiché provoca tutta una serie di abbandoni, lutti e dolori. In realtà per tutto il poema si parla di poema dei vinti. Enea deve percorrere un sentiero obbligato e lastricato di lutti, dolori e lotte. Non ha ancora intrapreso il viaggio e subito muore la moglie Creusa e poi morirà anche Didone: entrambe infatti sono un impedimento narratologico poiché Enea deve arrivare necessariamente nel Lazio non sposato e libero da legami. La storia d’amore tra Didone e Enea è una storia tra amanti che hanno una tragica affinità elettiva: quella dell’esilio, entrambi hanno vissuto l’abbandono della patria. La stessa guerra contro Turno, re dei Rutuli, si configura come una guerra fratricida, cioè di due popoli che da li a poco si congiungeranno per dar vita al popolo romano. Tutti elementi che denotano la crudeltà della vicenda ma anche la sua straordinaria modernità. Enea è un personaggio sdoppiato  Enea è Virgilio Tutte le caratteristiche di malinconia, di modernità e sensibilità di Virgilio si riversano su Enea. Enea è l’eroe della responsabilità e della pietas, 3

accondiscendente ai dettami del fato. Queste responsabilità però gli recano molto dolore: nel libro VI, nella discesa agli Inferi, cerca di spiegare a Didone le motivazioni della sua partenza, ma Didone non gli parla neppure e si volta di spalle; sempre nel libro VI cerca di abbracciare per tre volte la moglie Creusa che, essendo un’ombra, non ricambia il gesto. Virgilio dà molto del suo carattere allo stesso Enea soprattutto nei momenti degli addii, anche li dove una tradizione letteraria legata alle evoluzioni psicologiche non c’era: per esempio in Omero gli addii come quello di Ettore e di Andromaca sono pregnanti ma mancano di pathos(d’altronde Omero non ha gli strumenti psicologici e culturali per farlo) e si può vedere un Ettore che non esprime il suo dolore e il suo amore in maniera melodrammatica ma parla piuttosto di senso di responsabilità che lo spinge ad andare. Virgilio quindi, carente di una tradizione letteraria precedente, per esprimere questi sentimenti così forti deve contare solo sulle forze: prende il pathos elegiaco urlato e lo porta all’altezza dell’epos, attraverso lo strumento della tragedia. Virgilio infatti aveva avuto la possibilità di leggere numerose tragedie latine da cui aveva appreso come il pathos può essere trattato alla stessa maniera del sublime. Didone viene raffigurata come la donna relicta, abbandonata, e in questo senso vediamo proprio come Virgilio stia usando un topos letterario preso dall’elegia e mediato dalla sua sensibilità. Le relicte di solito oscillano tra rabbia-dolore-nostalgia-senso di riconciliazione, modello su cui si baserà Ovidio per la scrittura delle Heroides e che verrà criticaro per la sua monotonia. La relicta di Didone non verrà mai criticata per la sua monotonia perché non sarà ripetitiva nelle sue azioni e giungerà attraverso una climax ascendente ad un punto di non ritorno: la morte. In questo senso Didone è un contraltare femminile di Enea. 

Enea è Augusto. Perché ha un unico obiettivo: arrivare nel Lazio e fondare Roma. È un fedele sevitore del fato, anche se ciò gli reca molto dolore.

LIBRO I Al termine del proemio si entra subito in medias res con un’azione e una reazione. La prima azione è quella di Giunone, nemica giurata dei Troiani e protettrice dei Cartaginesi. Nella sua preveggenza sa che l’arrivo di Enea nel Lazio porterà la distruzione di Cartagine. Giunone va da Eolo e lo spinge a scatenare i venti contro i Troiani, così da poterli distruggere. Nettuno blocca la tempesta perché si accorge dell’azione iniziata senza il suo ordine. Enea approda sulla coste dell’Africa. 4

Reazione di Venere: la dea si reca da Giove e si lamenta del comportamento di Giunone dal momento che il figlio Enea sta soffrendo da tempo per terra e per mare. Giove la rassicura dicendo che giungerà sano e salvo nel Lazio: ecco l’annuncio della grande gloria di Roma. Giove invia mercurio presso i Cartaginesi per ben disporli all’accoglienza di Enea e dei suoi compagni. In realtà storicamente Cartagine non esiste ancora ed Enea la vedrà proprio nell’ atto della sua fondazione. Enea, approdato, si reca di buon mattino con il suo messaggero per conoscere i luoghi in cui sono approdati. Trovano una fanciulla vestita in abiti spartani, in realtà è Venere che vuole accertarsi che il figlio stia bene. VERSI 305-356 volvens: volvo, volvis, volvi, volutum, volvere. Particpio congiunto. Alma: almus, a, um. Exire: exeo, exiis, exii, exitum, exire. È un composto del verbo eo, is, ivi, itum, ire. Le sue particolarità sono molteplici:  Il tema del presente ha un originario ei che, dal punto di visto fonetico, si è ridotto ad ĕ davanti a vocale mentre è divenuto ī davanti a consonante. (esempio: ĕ-o= io vado; ī-s= tu vai).  Nelle forme del perfetto frequentissime le forme sincopate, ovvero dove è venuta la sincope, ovvero la caduta di sillaba interna alla parola. (esempio: ivi > ii). In molte forme del perfetto, inoltre, si sono trovate vicino due i, che si sono contratte in una ī. (ivisti> iisti>isti). Quest’ultima riduzione molto utile ai fini metrici, quindi frequentissima in poesia.  Nel tema del supino la i è breve e non lunga come nel tema del presente. (degradazione della ī in ĭ).  Coniugazione atematica per i tempi dell’infectum (quelli derivati dal tema del presente) tranne in tre voci: la 1 persona singolare dell’indicativo presenta eo, la 3 plurale dell’indicativo presente eunt e la 3 plurale dell’imperativo futuro eunto.  Il verbo eo è intransitivo, pertanto non ammette il passivo ma solo la forma impersonale (esempio: itur= si va; itum est= si andò; eundum est= si deve andare). Tra le forme impersonali ha particolare rilevanza l’infinito iri, poiché viene utilizzato per formare l’infinito futuro passivo dei verbi intransitivi attivi ( supinuno in -um + iri= laudatum iri)  Il verbo eo con diversi preverbi, dà origine a numerosi composti che si coniugano come il verbo semplice. Quasi tutti sono, come eo, intransitivi, ma alcuni, che hanno come preverbo una preposizione seguita normalmente dall’accusativo, si comportano a tutti gli 5

affetti come verbi transitivi e ammettono quindi anche la coniugazione passiva.  Composti particolari sono queo, quis, quivi, quitum, quire e nequeo, nequis, nequivi, nequitum, nequire. si riconnettono con il verbo eo anche se non è chiara la loro formazione e la loro origine. In genere in rtà classica queo è sempre preceduto da negazione. In genere queo e nequeo sono usati con il significato di posso e non posso, perché le circostanze lo consentono o lo impediscono, mentre possum o non possum sono usati con il significato di posso e non posso, perché se ne ha o non se ne ha la forza o la possibilità. Quas…oras: interrogativa indiretta retta da aggettivo interrogativo qui, quae, quod. Accedo, accedis, accessi, accessum, accedere. Qui..feraene: interrogativa indiretta retta da aggettivo interrogativo qui, quae, quod e dal pronome enclitico -ne. Teno, tenes, tenui, tentum, tenere. Quaerere…referre: due verbi in incipit e explicit. Quaerere: da quaero, quaeris, quaesii, quaesitum, quaerere. Verbo rogandi senza la costruzione tipica di questi verbi. Solitamente sono costruiti con il doppio accusativo: l’accusativo della persona a cui si domanda e l’accusativo della cosa che si richiede. Invece il verbo quaero (nel significato di chiedere per sapere) si costruisce con: l’accusativo delle cosa che si chiede e e/ex + ablativo della persona a cui si chiede . Referre: refero, refrs, rettuli, relatum, referre. Composto di fero, fers, tuli, latum, ferre, verbo anomalo con diverse particolarità.  La sua anomalia più evidente è quella di essere un verbo poliradicale. (attenzione: non politematico). È poli-radicale perché fero all’inizio era un verbo difettivo e quindi mancava del tema del perfetto e del supino, era però usatisismo con tane interferenze di significato con tollo= sollevare. Si è quindi verificato il suppletivismo, ovvero fero ha risolto le sue mancanze usando il perfetto ed il supino di un altro verbo. Tollo ha quindi perso perfetto e supino, che a sua volta rubato a subtollo. La radice è l’elemento irriducibile che ci fornisce il senso e l’appartenenza della parola. Fero presenta tre diversi temi verbali:  Tema del presente fer- da cui derivano tutte le forme dell’infectum.  Tema del perfetto tul-, presa in prestito dal verbo tollo.  Tema del supino lat- , sempre a prestito da tollo (tlatum >latum con grado apofonico 0)  I tempi dell’Infectum si coniugano come quelli di un verbo regolare della 3 coniugazione, ad eccezione di alcune forme che sono atematiche. 6

 Altra particolarità riguarda i significati: fero in origine significava portare un peso fisico e da qui sono nati altri e due significati metaforici: trasferire un’informazione e sopportare (un peso morale, osicolgico, dolore etc.). constituit: constituo, constituis, constitui, constitutum, constituere nemorum: nemus, nemoris. Circondato da boschi clausam: claudo, claudis, clausi, clausum, claudere. Horrentibus: horreo, horres, horrui, horrere. Indica orrido nel senso di un luogo freddo. Indicava un tipo di paura particolare ovvero quella che fa gelare il sangue, che fa drizzare i peli. occulit: occulo, occulis, occului, occultum, occulere ipse: pronome determinativo. Ipse sottolinea un termine dell’enunciato e lo contrappone ad altri. Ipse in questo caso è Enea. Graditur: gradior, graderis, gressus sum, gradi. Uno Achate: Achates, Achatae. Unus, una, unum ha due particolarità:  Fa parte degli aggettivi pronominali (genitivo e dativo singolare vengono uniformati per i tre generi: unius e uni)  Di solito svolgono funzione predicativa. Comitatus: dal verbo deponente comitor, comitaris, comitatus sum, comitari. Il particpio perfetto di un verbo deponente o semideponente ha normalmente valore attivo ed esprime un’azione anteriore rispetto a quella del verbo reggente: per esempio hortatus= che ha esosrtato. Tuttavia alcuni participi si allontanano dalla norma generale. Il verbo comitor veniva usato anche con valore passivo, insieme ad adeptus ( che ha ottenuto/che è stato ottenuto ) o expertus ( che ha sperimentato/ che è stato sperimentato) o populats ( che ha saccheggiato/che è stato saccheggiato). Lato ferro: ablativo di materia. Di solito si esprime con e/ex/de + ablativo oppure l’aggettivo corrispondente. Bina hastilia: binus, a, um + hastile, hastilis crispans: crispo, crispas, crispavi, crispatum, crispare. Cui: nesso del relativo Media silva: complemento di luogo senza in, per questioni metriche. Medius aggettivo di denominazione geografica. Gerens: gero, geris, gessi, gestum, gerere Os, oris: bocca Vel qualis: introduce una similitudine con una fanciulla della Tracia, Palice, che si era data alla pirateria. Qualis aggettivo relativo. Threissa: cerca sul vocabolario Traeissa= di Tracia. Fatigat: fatigo, fatigas, fatigavi, fatigatum, fatigare= domare Praevertitur: praevertor, praeverteris, praeverti = occupa, conquista, sconvolge. Volucrem Hebrum: volucris, e + Ebro fiume della Tracia Suspenderat: suspendo, suspendis, suspendi, suspensum, suspendere. 7

Habilem arcum: aggettivi in bilis in latino indicano ciò che è possibile fare. Rappresentano contemporaneamente una possibilità e una passività dell’azione. Venatrix: come una cacciatrice, complemento predicativo del soggetto. Genu/sinus fluentes: accusativi di relazione. Genu, genus IV declinazione + sinus, sinus IV declinazione + particpio presente da fluo, fluis, fluxi, fluctum, fluere. Nuda /collecta: riferiti alla giovane (soggetto). Colligo, colligis, collegi, collectum, colligere Prior: prior, prius. Aggettivo comparativo derivato dalla preposizione prae= davanti. Superlativo=primus. Heus: interiezione che indica il richiamo. È come se lei stesse dicendo: ascoltatemi. Non si tratta di un verbo ma lo traduciamo così per evitare di tradurre: ehi. Iuvenes: iuvenis, iuvenis. Monstrate: imperativo. Quam: aggettivo indefinito quis, quid. Mearum sorarum è genitivo partitivo Errantem/prementem: participi predicativi. Erro, erras, erravi, erratum, errare + premo, premis, pressi, pressum, premere. Come se fossero retti del verbo videor. Succinctam: succingo, succingis, succinxi, succinctus, succingere. Participio predicativo di quam. Tegmine: tegmen, tegminis. Ipallage perchè non è maculata la lince ma la sua pelle. Figura retorica per mezzo della quale un aggettivo che si presenta grammaticalmente riferito ad un sostantivo in realtà logicamente deve essere riferito ad un altro sostantivo. Discrepanza tra attribuzione grammaticale e logica. Particpio predicativo che migliora l’immagine della giovane che vaga. Non immediatamente dipendente da videor. Lincys: lynx, lincys Apri: aper, apri. Spumantis: participio attributivo da spumo, spumas, spumavi, spumatum, spumare= sbavare di rabbia. Orsus: da ordior, ordiris, orsus sum, ordiri. Cominciare Mihi: dativo di agente Memorem: memoro, memoras. Memoravi, memoratum, memorare. Congiuntivo indipendente di tipo dubitativo. I tempi usati sono il presente per un dubbio nel presente o nel futuro. L’imperfetto per un dubbio riguardante il passato. La negazione è sempre non. Quem: aggettivo interrogativo da quis, quid. tibi: dativo di possesso sonat: uso particolare del verbo con significato transitivo. Uso transitivo di questi verbi è molto particolare e normalmente è usato solo in poesia. Quaecumque: aggettivo indefinito. 8

Leves: levo, levas, levavi, levatum, levare. Insieme a sis è un congiuntivo esortativo che introduce una richiesta che è quasi una preghiera propizia. Orbis: orbis, orbis. Iactemur: iacto, iactas, iactavi, iactatum, iactare. doceas: doceo, doces, docui, doctum, docere introduce due interrogative indirette. Regge il doppio accusativo dela persona e della cosa. Non può avere il ...


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