Il web e gli studi storici, Minuti - Riassunto breve PDF

Title Il web e gli studi storici, Minuti - Riassunto breve
Author Silvia Odorico
Course Digital History
Institution Università degli Studi di Trieste
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Summary

Riassunto breve ...


Description

IL WEB E GLI STUDI STORICI – R. MINUTI Cap. 1 – Biblioteche e bibliografie online Biblioteche ed archivi sono indispensabili perché:        

Molti documenti non sono ancora stati digitalizzati; L’invenzione dei pc non è ancora stata assimilata da tutti; Documenti digitali sono disponibili grazie ad archivi e biblioteche; Molte volte le aziende private monetizzano i documenti che erano gratuiti; Solo le biblioteche e gli archivi garantiscono la lunga conservazione dei documenti; A volte il ricercatore ha bisogno di confrontarsi con figure professionali; Importante è l’aiuto di figure professionali, quali il bibliotecario e l’archivista; La maggior parte dei servizi delle biblioteche ed archivi è gratuito.

Le biblioteche e gli archivi offrono sempre più gratuitamente il servizio di internet:     

Interrogazioni cataloghi biblioteche Lettura integrale o parziali di alcuni testi digitalizzati Interrogazione banche dati Possibilità spedizioni articoli Possibilità di chiedere aiuto a dei professionisti

Biblioteche universitarie italiane individuabili in Cerca università nel sito del Ministero dell’istruzione. Il deposito legale delle biblioteche è invece dove gli editori e i tipografi sono obbligati a depositare un tot numero di copie di libri e periodici. Sono definiti Biblioteche Nazionali (Roma e Firenze). ICCU →Individua le istituzioni bibliotecarie italiane. WORLD GUIDE TOO LIBRARIES →Più vasto repertorio di biblioteche internazionali. Cataloghi collettivi →Utili per individuare la presenza di un documento in biblioteche differenti, possono essere definiti integrati quando per ciascuna versione differente contengono un’unica descrizione. Possono essere invece cumulati quando a ciascuna localizzazione corrisponde una diversa descrizione. I due più importanti cataloghi collettivi italiani sono SBN (Servizio bibliotecario nazionale) e ACNP (Archivio collettivo nazionale dei periodici). Il più vasto al mondo è il WORLDCAT nato negli USA nel 1967. I metaOPAC invece interrogano i vari OPAC disponibili online, il più famoso italiano è il metaOPAC ALAZAI. Quando una biblioteca fornisce in modo elettronico informazioni sulle proprie collezioni e le arricchisce con registrazioni dell’OPAC e il suo link, si hanno delle Biblioteche digitali, le quali possono essere:    

Mere collezioni digitali se costituite solo da documenti Biblioteche digitalizzate, ossia documenti preesistenti convertiti in formato digitale Sezioni specializzate di biblioteche accessibili solo tramite il web Aziende private che permettono l’accesso a documenti a pagamento

Possiamo distingue libri e periodici in:    

GRAFICI PURI, identici al cartaceo TESTUALI PURI, rendono possibile qualsiasi operazione sul testo MISTI, pdf Fruizione STREAMING che non permette all’utente di conservare quanto letto

Il più famoso progetto di digitalizzazione è GOOGLE BOOKS dal 2004, ove solo una parte di documenti digitalizzati è visualizzabile integralmente, ve ne sono anche altri, tra cui INTERNET ARCHIVE, WAYBACK, EUROPEANA etc. 1

Fra i progetti di digitalizzazione troviamo anche quelli che riguardano i periodici, tra cui JSTOR, PROJECT MUSE e PERIODICALS ARCHIVE ONLINE. Negli Open Archive, che sono dei depositi online, molti ricercatori pubblicano gratuitamente i loro articoli non ancora approvati dai comitati scientifici, ciò che li spinge è il tentativo di contrastare la logica delle concentrazioni territoriali a livello mondiale che ha messo nelle mani di una cerchia ristretta di soggetti privati un grande potere sulle modalità, tempi e costi della comunicazione scientifica. Sono quindi disposti a cedere gratuitamente i loro diritti economici agli editori commerciali che garantiscono loro forme di pubblicazione con maggiore impatto. Il risultato è che però gli enti pagano due volte i risultati della ricerca e gli autori perdono i loro diritti, infatti per cercare di uscire da ciò, si è pensato alla creazione di archivi ad accesso gratuito. Esistono due tipologie:  

ARCHIVI ISTITUZIONALI, rivolti ai dipendenti di un ente ARCHIVI DISCIPLINARI, dedicata ad una sola disciplina o argomento.

Per effettuare una ricerca però non bisogna solo integrare le indagini degli open archive come Google per vari motivi:        

La maggior parte dei cataloghi bibliotecari descrive solo macrodocumenti e non microdocumenti Non tutti i cataloghi bibliotecari descrivono il contenuto tematico La maggior parte delle biblioteche è generalista, cioè include documenti riguardanti più discipline, difficilmente ottimali per le esigenze specifiche Le biblioteche specializzate sono create pensando a una particolare tipologia di utenza locale È raro che le biblioteche riescano a documentare in maniera esaustiva l’intero spettro cronologico e linguistico della letteratura scientifica mondiale su un argomento In certe discipline, come in ambito storico, gli open archive sono poco utilizzati Le informazioni recuperate nel web aperto bisogna sempre valutarne l’attendibilità I motori di ricerca generalisti come Google non hanno accesso né ai contenuti delle risorse informative a pagamento né alla maggior parte degli OPAC.

Proprio per questi motivi è molto importante la consultazione delle bibliografie che sono degli elenchi di brevi descrizioni relative ad una serie di documenti che hanno una o più caratteristiche in comune. Le bibliografie CORRENTI sono autonome e si prefiggono come obiettivo quello di coprire una particolare tipologia di documenti, non potranno mai raggiunger e il loro scopo però perché vengono sempre prodotti nuovi documenti. Un altro strumento di ricerca bibliografica è GOOGLE SCHOLAR che svolge vari tipi di ricerca e permette di recuperare:      

Una parte della digitalizzazione di libri e periodici cartacei Testo completo ad accesso gratuito Testo completo a pagamento Descrizioni bibliografiche Descrizioni bibliografiche localizzate da OPAC Citazioni bibliografiche minimali di libri ed editori.

Le principali tappe di una ricerca bibliografica sono:   

Consultazione di una bibliografia Consultazione cataloghi Recupero dei documenti visti in precedenza in biblioteca/archivio

Altre possibilità inedite di ricerca: 

Ricerca a testo pieno o frasi 2



Possibilità offerta da molti siti di biblioteche universitarie di integrare l’OPAC locale con altre fonti digitali



Adozione di software particolari



Ampliamento consigli bibliografici.

I principali strumenti online per la ricerca bibliografica si basano su tre diversi metodi:   

Integrazione di un archivio di dati Scorrimento di liste di intestazioni Navigazione ipertestuale

Cap. 2 – La ricerca archivista sul web Gli archivi non sono generati per essere utilizzati quali strumenti di conoscenza del passato. I documenti che li compongono non sono organizzati in previsione di una loro utilizzazione quali fonti storiche, nella maggioranza essi sono prodotti e conservati per finalità di carattere pratico. Gli archivi si producono, si sedimentano e si conservano in conseguenza di transazioni di natura giuridica, economica, amministrativa: non si vive per produrre documenti piuttosto si producono documenti per vivere. Con il trascorrere del tempo da strumenti di una determinata attività pratica diventano testimonianza di un passato assumendo lo status di fonti per la sua ricostruzione. La loro utilizzazione quali fonti storiche presuppone un’analisi critica, che faccia i conti con le loro finalità e le forme della loro produzione e con le intenzionalità di chi ha concorso ad attualizzarli. Negli archivi sono presenti solo un numero di documenti sopravvissuti ad un processo di selezione volontaria e involontaria; oltretutto il processo di trasmissione dei documenti può prendere direzioni impreviste a seguito di guerre, conquiste, mutamenti di assetti territoriali ecc. Tutto ciò fa sì che la ricerca archivistica sia un processo tutt’altro che lineare. La ricerca si rivela ricca di imprevisti, ne va ignorato come la dimensione emotiva del rapporto con i documenti costituisca un elemento che la influenza. Sebbene quasi ogni ricerca sulle fonti archivistiche si presenti come un’esperienza unica e diversa, è possibile tracciare un modello generale relativo ai suoi caratteri essenziali:     

Individuazione dell’esigenza informativa da soddisfare e formulare il proprio questionario di ricerca Traduzione del questionario storico in questionario archivistico Identificazione dell’archivio Localizzazione degli specifici documenti Consultazione e interpretazione critica dei documenti

Oggi l’intero percorso di ricerca può essere compiuto sul web. Per una ricerca è importante individuare il soggetto, dovrà poi essere localizzata l’istituzione archivistica che ne conserva la documentazione. Le citazioni di documenti nelle note a pie di pagina e l’indicazione degli istituti archivistici visitati e dei fondi consultati possono offrire allo studioso spunti per avviare una ricerca di archivio. Altro importante punto di riferimento è la consultazione di repertori guida stampa come la GUIDA GENERALE DEGLI ARCHIVI DI STATI ITALIANI. Un ausilio non secondario è rappresentato da canali informali quali il confronto con studiosi più esperti. La funzione di mediazione fra utenti e documentazione che svolge l’archivista si è sempre esplicitata attraverso il rapporto diretto con i ricercatori. Nell’incontro tra questi ultimi e il personale delle sale studio si stabilisce una sorta di negoziazione comunicativa. Sul web si affermano nuove forme di mediazione. Questa condizione impone di ridisegnare le strategie di ricerca degli archivi. Certo, anche utilizzando la rete si può attingere all’aiuto di chi lavora negli archivi che può fornire consigli preziosi, ad esempio indirizzando e-mail. Oppure si può ricorrere all’aiuto degli iscritti alle liste di discussione degli archivisti dei vari paesi. Per quanto concerne l’Italia l’elenco degli archivi di stato è reperibile sul Sito della Direzione 3

Generale Archivi, una lista che conta 5000 siti web relativi a istituzioni di tutto il mondo è curata dal 1995 da Terry Abraham. Per acquisire le conoscenze di base che servono ad orientarsi nel mondo degli archivi e cominciare a formarsi una propria archival intelligence si può fare ricorso sul web a vari altri strumenti. In molti siti di istituzioni archivistiche non mancano sezioni dedicate a orientare gli utenti. Esistono anche strumenti che si propongono di assistere l’utente di tradurre in temi archivistici il proprio questionario storico (es. SAN e Catalogo delle risorse archivistiche). Il primo strumento a cui un ricercatore alle prime armi avrà la tentazione di rivolgersi per rintracciare informazioni e documenti archivistici sarà Google. La conseguenza è che il motore di ricerca può restituire una quantità di link a siti o documenti che contengono le parole ricercate, ma che non hanno alcun rapporto con ciò che si sta cercando o ne hanno uno molto indiretto. La ricerca con i motori è proficua in base a cosa viene cercato e da come viene formulata la query. È sempre importante capire la provenienza delle informazioni recuperate e valutarne l’affidabilità. Gli elementi che differenziano i sistemi archivistici italiani sono tre. I primi due riguardano la loro architettura complessiva, il terzo le soluzioni tecnologiche adottate. Alcuni sistemi incorporano la dimensione inventariale, in altri casi comprendono vari elementi del contesto storico, istituzionale e archivistico. In terzo luogo, le tecnologie utilizzate non sono sempre le stesse, queste differenze possono influire sulle interfacce di presentazione nonché sulle modalità di ricerca e di navigazione. È opportuno esplorare due sistemi sviluppati dalla direzione generale per gli archivi: il SISTEMA GUIDA GENERALE DEGLI ARCHIVI DI STATO ITALIANI e il SISTEMA INFORMATIVO DEGLI ARCHIVI DI STATO (SIAS), che descrivono il patrimonio documentario degli archivi di stato. Il primo costituisce la trasposizione in formato digitale dei 4 volumi cartacei della Guida Generale degli Archivi di Stati Italiani realizzata fra il 1998 e il 2000. La nuova versione del sistema si è sviluppata a partire dal 2009 e presenta nuove interfacce di consultazione. Una di esse permette l’ingresso nel sistema attraverso un percorso di natura storico-istituzionale, a seconda del periodo storico selezionato si sviluppano sulla mappa d’Italia i diversi contesti statuali o politico istituzionali. Il secondo invece è stata varato nel 2003 contiene informazioni aggiornate, tuttavia nel consultarlo il ricercatore deve tener conto di alcuni limiti che il sistema presenta. Innanzitutto, non vi sono descritti tutti gli archivi di stato e inoltre il contenuto informativo è piuttosto limitato. Gli archivi di stato non sono solo i soggetti che conservano fonti primarie, al contrario il panorama archivistico italiano si caratterizza per un accentuato policentrismo conservativo che coinvolge una miriade di soggetti pubblici e privati. Il risultato più significativo è costituito dal SISTEMA INFORMATIVO UNIFICATO PER LE SOPRINTENDENZE ARCHIVISTICHE (SIUSA), una banca di dati che contiene descrizioni di fondi e delle loro partizioni, informazioni sui soggetti che li conservano e descrizioni dei soggetti che li hanno prodotti. A complicare le ricerche dell’utente esistono nel panorama archivistico italiano oltre a quelli citati precedentemente molteplici altri sistemi di carattere regionale, locale o tematico. Queste difficoltà possono essere in parte aggirate rivolgendosi al catalogo delle risorse archivistiche accessibile sul portale SAN. Esso rappresenta un sistema di secondo livello, un aggregatore di dati provenienti dai sistemi archivistici presenti sullo spazio web italiano, i quali riservano nel catalogo SAN sintetiche schede descrittive. Ciascuna scheda contiene il collegamento diretto alla scheda corrispettiva presente nel sistema d’origine dei dati. Se il catalogo del SAN consente di ampliare le ricerche a molte delle risorse archivistiche presenti nello spazio web italiano, altri sistemi permettono di restringerle entro contesti più circoscritti. Un primo criterio deriva dalla giurisdizione territoriale degli enti che ne hanno promosso la realizzazione questi sistemi regionali non si limitano a descrivere i fondi e le aggregazioni documentarie ma pubblicano inventari completi dei fondi archivistici. Dall’esplorazione dei sistemi archivistici lo studioso può trarre suggestioni e spunti per individuare le fonti documentarie da utilizzare, a questo punto il suo percorso di ricerca si biforca. In molti casi il web non è in grado di soddisfare ulteriormente le esigenze informative e quindi lo studioso si 4

deve recare presso l’istituzione che conserva la documentazione. In altri casi è possibile continuare l’indagine in linea passando da una ricerca tesa selezionare i fondi archivistici da esplorare. Per compiere ulteriori passaggi occorre individuare gli inventari, banche dati o altri simili strumenti che descrivono questi fondi. Un notevole serbatoio di inventari a stampa proposti in formato PDF è ad esempio è quello realizzato dalla Direzione Generale degli Archivi. L’operazione di migrazione digitale può avere esiti problematici. Da un lato mette in circolazione informazioni sugli archivi, dall’altro la logica con la quale tali strumenti sono stati realizzati non sempre si adatta con linearità al nuovo ambiente del web. La consultazione degli inventari pubblicati online dovrebbe permettere allo studioso di stabilire quali serie, buste, registri, fascicoli o singoli documenti sono rilevanti per la sua ricerca. A questo punto il ricercatore si trova di fronte ad un bivio: o recarsi fisicamente in archivio o proseguire la sua ricerca sul web. I documenti archivistici in rete sono andati polarizzandosi attorno a due modelli divergenti. Il primo punta sulla riproduzione di singoli documenti aggregati in gallerie digitali o in archivi inventati che contribuiscono a spettacolarizzare le pagine dell’archivio grazie al loro pregio estetico o al loro significato simbolico; il secondo è invece basato sulla riproduzione di interi fondi. Lo storico Thaller definisce i documenti digitalizzati in:    

Illustrativi Leggibili Paleografici Migliorativi

Cap. 3 – Le riviste digitali e la ricerca storica La distinzione tra rivista a stampa e digitali è prevalentemente una distinzione di circuiti distributivi e quindi di modalità di fruizione dell’informazione; essi sono sempre più interconnessi e compenetrati perché le nuove tecnologie informatiche tendono a inglobare i precedenti canali e a diventarne il fulcro. Si distinguono riviste digitalizzate, originariamente a stampa e ora accessibili anche in formato digitale, e riviste integralmente digitali ossia e-journal, presenti solo sul web. Le riviste a stampa si rivolgono a comunità esistenti al di fuori di circuiti della rete che trovano nelle riviste un luogo di scambio di idee e di aggiornamento. Il loro obiettivo non è quello di creare comunità virtuali ma di allargare il circuito dei loro abbonati e lettori. Una rivista a stampa solitamente ha due siti di riferimento: quello dell’editore con gli articoli a pagamento, e quello della redazione dove si trovano materiali gratuiti e servizi non accessibili dal primo. Le riviste a stampa digitalizzate sono poco interessate all’ipertestualità e utilizzano il web soprattutto come canale di distribuzione aggiuntivo a quello tradizionale. Sono accessibili sono in formati immagine (PDF) perché esso garantisce maggior stabilità al testo stampato e una protezione del copyright. Le riviste native digitali hanno l’aspirazione di suscitare una comunità virtuale e a tal fine spesso adottano formati aperti come l’HTML o linguaggi di marcatura più raffinati come l’XML e offrono strumenti interattivi ai lettori come rubriche di commento degli articoli e forum. L’HTML consente sia la ricerca intertestuale sia la navigazione ipertestuale tramite link. L’esigenza di superare i problemi legati alle riviste a stampa come costo, spazio, lunghi tempi di pubblicazione e l’organizzazione, ha portato gli studiosi a misurarsi con la divulgazione e a far circolare a titolo gratuito le loro ricerche. I promotori considerano l’ open access un requisito essenziale; questo tipo di riviste si pongono come strumento di diffusione del sapere. Due condizioni necessarie per l’Open access:  

I titolari dei diritti sull’opera devono renderla accessibile a qualsiasi utente con licenze non commerciali Una copia del lavoro e dei materiali che lo accompagnano deve essere depositata in un formato elettronico appropriato presso almeno un repository digitale gestito da un’istituzione adeguata che si impegni ad attuare l’open access. 5

Le riviste a stampa restano privilegiate per la maggior autorevolezza assicurata dalla tradizione, ma quelle digitali stanno crescendo in reputazione. A causa della volatilità del web, le riviste integralmente digitali hanno sollevato numerosi problemi giuridici. I rimandi a documenti o testi altrui rompono i confini rigidi tra le forme editoriali e per questo è più difficile normarle, in quanto vengo meno i limiti dimensionali, tipici della rivista cartacea e si possono inserire documenti e fonti multimediali. In questo caso non è più nitida la distinzione tra autore, editore e utente. Il diritto d’autore ha costituito uno degli aspetti più spinosi in quanto i link e l’ipertestualità consentono facilmente di incorporare testi, fonti e immagini altrui e allora la citazione può trasformarsi in plagio. Soltanto con la creazione delle licenze non commerciali Creative Commons dal 2001 si è avviata la costruzione di fondamenti giuridici sufficienti a risolvere alcuni dilemmi della libera circolazione. Nel 2013 la legge 212 ha disposto l’accesso libero alle pubblicazioni scientifiche finanziate per età da fondi pubblici. Si sta lavorando alla creazione di un repository digitale per le università che dovrebbe unificare alcune piattaforme esistenti e risolvere alcuni pr...


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