L\' Italia DEI Comuni - Riassunto del libro realizzato da me, capitolo e paragrafo per paragrafo. PDF

Title L\' Italia DEI Comuni - Riassunto del libro realizzato da me, capitolo e paragrafo per paragrafo.
Author claudia boghian
Course Storia Medievale
Institution Università degli Studi della Tuscia
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Riassunto del libro realizzato da me, capitolo e paragrafo per paragrafo....


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L’ITALIA DEI COMUNI – SECOLI XI-XIII

Verso l’inizio del 2 millennio l’Europa era caratterizzata da un forte dinamismo ec., grazie alla crescita della prod. agricola (causata dall’aumento demografico) e all’espansione delle attività commerciali. Con lo sviluppo degli scambi rifiorirono le città, e accanto ai vecchi centri urbani sorsero nuovi insediamenti: il fen. della rinascita cittadina cambiò l’Europa. Le prime a svilupparsi furono le città costiere dell’Italia (che erano meno esposte alle invasioni grazie alla loro posizione ai bordi della penisola, e avevano opportunità di rapporti commerciali con l’Oriente); tra XI e XIII sec lo sviluppo urbano coinvolse l’Italia settentrionale, la Francia, l’area tedesca e quella dei Paesi Bassi; tra XIII e XIV sec si ebbe la ripresa cittadina nelle zone periferiche o semiperiferiche, l’Inghilterra, la penisola scandinava e l’Europa centro-orientale. Nelle città la pop. è stratificata; principi e signori territoriali laici o ecclesiastici esercitano il potere sul territorio; la pop. richiede il “diritto cittadino”. Da tali movimenti nacquero i comuni, un fen. che coinvolse l’intera Europa ma che in Italia assunse caratteri particolari. In Italia le città si affermarono come entità politiche indipendenti, come Stati cittadini. Lo sviluppo dei comuni nell’area italica assunse un carattere peculiare grazie alla solida struttura della rete cittadina di origine romana. Nel 1858, alla vigilia della 2° guerra d’indipendenza, Catteneo pubblicò il saggio “La città considerata come principio ideale delle istorie italiane”, dove il fen. cittadino era visto come il filo continuo che dava ordine alle vicende italiane. Per Cattaneo, l’elemento tipico dell’Italia è lo stretto legame tra la città e il territorio rurale circostante. Tale legame, nato in età romana, non venne meno né al tempo delle invasioni né dopo, quando le città si trasformarono gradualmente in città-stato, dando vita, con l’esperienza dei comuni, a quella che Cattaneo definisce l’epoca eroica delle città italiane. Nel saggio di Cattaneo ci sono alcuni temi di fondo: l’importanza della tradizione cittadina a partire dall’età antica, il 1

nesso città-territorio come elemento caratterizzante la storia delle città e dei comuni italiani.

1.LA CITTA’ PRECOMUNALE E LA NACITA DEL COMUNE

L’EREDITA’ DI ROMA E LA FORMAZIONE DELLA CITTA’ VESCOVILE: Nell’ordinamento municipale romano la città costituiva la testa, il centro direttivo del territorio circostante e tale rimase anche in età imperiale, in quanto i centri urbani mantennero una propria autonomia. Strettamente legate dal punto di vista politicoamministrativo, sociale, economico a un territorio rurale di varia estensione, le civitates romane erano dominata dalla presenza di un’aristocrazia che basava il suo potere soprattutto sulla proprietà fondiaria ma risiedeva in città. Al modello della centralità cittadina si ispirò nell’ambito dell’Impero l’ordinamento delle comunità cristiane, a capo delle quali stava il vescovo. Di qui la nascita della rete delle circoscrizioni ecclesiastiche, le diocesi, sull’esempio della rete municipale, e il rafforzamento della funzione delle città come centri organizzativi del territorio rurale. Fu il vescovo a garantire la sopravvivenza di un principio di autonomia nelle sedi cittadine. L’ondata delle invasioni nel V sec indusse gli abitanti delle città a rifugiarsi in campagna. I nuovi regni che presero forma nelle terre dell’ex Impero ereditarono dal vecchio ordinamento territoriale l’idea della città come centro di organizzazione politicoamministrativa. Le aristocrazie militari, che sostenevano il potere regio nei nuovi stati romano-barbarici, considerano che le città 2

sono in grado di prestarsi alle esigenze di difesa. Anche se la maggior parte delle pop.barbariche risiede nelle campagne, alcuni gruppi ci sono anche all’interno delle città. Le città vescovili nell’Europa dell’alto medioevo si caratterizzano tutte come comunità di chierici e di popolo, che collaborano insieme col vescovo: il termine “civica” in età altomedievale indica i centri abitati in cui risiede un vescovo. Per tutto l’alto medioevo all’interno della città il vescovo rappresenta il punto di riferimento per la pop. Anche i sovrani cercano appoggio nei vescovi tramite la concessione di diplomi che conferiscono loro prerogative di carattere pubblico, in merito alla difesa militare. Funzioni pubbliche ≠ funzioni ecclesiastiche: nell’esercizio dei propri poteri i vescovi si servono di personale diverso a seconda dei casi (vassalli e collaboratori laici per le funzioni attinenti ai poteri civili, chierici e canonici per quelle attinenti alla sfera religiosa). LE CITTA’ NELL’ITALIA ALTOMEDIEVALE: L’Italia altomedievale non conobbe fen. diffusi di decadenza urbana. Nelle aree del Regno italico il governo vescovile si configurò come un rapporto di collaborazione con la cittadinanza. Nelle città si era consolidata in epoca longobarda e carolingia la pratica delle assemblee cittadine (conventus) in cui si trattavano questioni di interesse comune. Durante il periodo del Regno italico tali conventus presero anche decisioni politiche. La pop. cittadina dell’età precomunale era un insieme composito di ceti e aggregazioni sociali. All’assemblea dei notabili (esponenti dell’aristocrazia feudale, proprietari terrieri, mercanti) che costituivano l’élite cittadina erano demandate le decisioni di maggior peso inerenti al governo della città. Nasceva così una classe dirigente in cui, accanto ai rappresentanti dell’aristocrazia militare, si affermava un ceto di cives (composto da mercanti, giudici e notai) impegnato nel governo cittadino sotto la guida del vescovo. Al vescovo e ai concives (tutti i cittadini) spettava di valutare insieme gli interventi necessari alla riedificazione. Le caratt. sociali che distinguono la vita dei cittadini da quelli della campagna assunsero una valenza giuridica: nelle campagne i 3

contadini vivono come sudditi di fronte ai signori, mentre i cittadini hanno una libertà personale tipica della residenza urbana; questa libertà stimolò la mobilità sociale. IL GOVERNO DEL VESCOVO: Nella fase che precede la nascita del comune il vescovo ebbe un ruolo importante ma anche problematico: importante perché come punto di riferimento e coordinatore delle attività comuni, rappresentò la cittadinanza unita; problematico perché se per un verso il vescovo si presentò come il garante della cittadinanza di fronte all’autorità regia, per altro verso egli agì come una sorta di filtro, con lo scopo di attenuare lo slancio della città in quanto autonomo soggetto istituzionale. Anche là dove non si ebbe una esplicita cessione dei poteri pubblici alla Chiesa attraverso diplomi regi, i vescovi mirarono a esercitare funzioni di governo sulla città. Si formò una classe dirigente cittadina che come rappresentante dei cives ha progressivamente assunto nelle proprie mani la guida della città. Esponenti delle maggiori famiglie vennero inseriti nelle strutture organizzative della Chiesa cittadina. I cives erano impegnati nell’esercito, nella giustizia, nell’economia. Commissioni di boni nomine venivano incaricati di fare da portavoce della cittadinanza favorirono la formazione della magistratura dei consoli, che rappresentò la città nell’esercizio del potere esecutivo. L’ORIGINE DEL COMUNE: Le lotte sociali avviate nell’età di Corrado II contrassegnarono un periodo di gravi disordini. Sulla via del compromesso si giunse alla nascita del comune come organismo di autogoverno cittadino. Prima della nascita del comune, nelle città italiane sono documentate tracce di organismi rappresentativi della cittadinanza, sorti per iniziativa autonoma degli abitanti e privi di riconoscimento giuridico. Si ebbe un periodo di lotta delle investiture. La lotta contro il clero corrotto portò a distinguere la funzione temporale e quella spirituale delle gerarchie ecclesiastiche. L’autorità imperiale indirizzò ai cives quelle concessioni fino allora riservate al vescovo in quanto rappresentante e simbolo della civica. Vi era non solo una lotta tra 4

Papato e Impero, ma anche un dualismo tra regnum e sacerdotium, tra potere civile e potere spirituale. Il termine di “res publica” che durante l’esperienza comunale indica la città-stato come entità autonoma di ogni potere, compare già dal sec XII come segnale di una nuova coscienza cittadina: autodefinendosi “res publica”, le città alludono alla loro appartenenza al Regno. L’aspirazione al ripristino della pace cittadina sconvolta dai conflitti sociali e religiosi, la volontà di uscire dal vuoto di potere determinato dal venire meno dell’autorità statale (in conseguenza della crisi che investì l’Impero nella 2° metà del sec XI) favorirono la nascita di forme di autogoverno attraverso l’elezione di un certo nr di cittadini ai quali erano affidati alcuni poteri. Tali organismi rappresentativi della cittadinanza costituirono il nucleo necessario da cui sono poi scaturiti gli organismi comunali. All’avvio verso forme di autogoverno contribuì la crescita di un nuovo spirito civico nei cittadini. L’impegno a uscire dallo stato di disgregazione in cui si trovarono molte comunità cittadine appare chiaro dal documento “lodo delle torri” (1088-92), risalente ai primi anni di esistenza del comune a Pisa. Testimonia il documento che di fronte allo stato di crisi in cui si trovava la città a causa delle lotte fra gruppi di famiglie rivali, i pisani si riunirono in un’assemblea presieduta dal loro vescovo Daiberto. L’intervento del vescovo da un lato si rivolse alla cittadinanza esortandola a farsi carico delle decisioni di competenza dell’autorità pubblica; dall’altro diede un’indicazione per riportare l’ordine messo in crisi dalle lotte civili. Le caratt. del comune come punto di arrivo della conquista dell’autogoverno si differenziano da città a città. E’ però possibile individuare elementi di analogia che avvicinano i singoli processi. Tra la fine del sec XI e l’inizio del XII è attestata la nascita dei primi comuni, retti da consoli appartenenti all’aristocrazia cittadina. Verso la fine del XII sec, dopo la fine dello scontro che per circa 30 anni oppose le città all’Impero, si avviò una seconda fase caratt. dalla presenza alla guida del governo cittadino di un podestà al posto della magistratura collegiale dei consoli. Alla metà del XIII sec la crescente influenza dei ceti popolari consentì loro di 5

imporre accanto al governo podestarile propri rappresentanti e un capitano del popolo. La cerchia delle famiglie alla guida del comune comprendeva i nuclei dell’aristocrazia militare, che controllava grandi proprietà fondiarie ed esercitava i diritti signorili nelle campagne. I gruppi aristocratici erano organizzati in consorterie ed ebbero un ruolo nel promuovere il patto che prevedeva la nascita del comune. Ma accanto alla componente aristocratica furono protagonisti anche i ceti mercantili, che basavano il loro potere sulla ricchezza e quelli delle professioni (giudici, notai), che erano garanti della legalità. Da questa base sociale nacque l’ aristocrazia consolare, cioè la cerchia delle famiglie da cui erano scelti i consoli. Vi erano diverse famiglie: famiglie arricchite con i commerci acquistarono terre e diritti signorili, famiglie legate a una tradizione professionale accumularono potere nell’ambito politico, famiglie signorili si aprirono alle attività di commercio e alle professioni. Le grandi famiglie hanno giocato un ruolo decisivo nell’originaria costituzione dei comuni.

2.LA PRIMA FASE DEL COMUNE E LO SCONTRO CON L’IMPERO

L’ESPERIMENTO COMUNALE: Lo scarso materiale relativo alla fase di formazione del comune non permette di seguire il percorso che portò alla nascita del consolato come istituzione permanente. Il termine “consul” si ricollega all’uso di fare riferimento alle categorie giuridiche romane. La coesistenza fra potere del vescovo e potere dei consoli consentì al nuovo organismo comunale di crescere e rafforzarsi, e di legittimare la propria autorità sotto la tutela dell’autorità vescovile. All’inizio il regime dei consoli non sostituì il governo del vescovo, ma stabilì con questo rapporti di collaborazione. Il carattere graduale del processo, che dalle prime forme spontanee di organizzazione cittadina condusse alle istituzioni comunali, è 6

stato verificato da Ottavio Banti sul piano linguistico: egli osserva che il termine “civitas” viene usato, oltre che per indicare la città e tutta la sua pop, anche per indicare il suo ordinamento pubblico, per cui essa si governa autonomamente, con propri magistrati e proprie leggi. L’evoluzione politico-istituzionale fu accompagnata dal progressivo modificarsi del significato del termine “comune”, che dal 3-4 decennio del sec XII venne usato per indicare l’ordinamento pubblico cittadino. Il termine “civitas” si ricollega all’interesse ei comuni e dell’impero. Il termine “comune” si diffuse quando la realtà comunale si era già consolidata. Il comune nacque come creazione dal basso, non fu oggetto di un esplicito atto di fondazione. I diplomi regi e imperiali emanati tra XI e XII sec a favore di alcune città non si proponevano come fine di legittimare l’esistenza di organismi cittadini autonomi, ma intendevano dare alle comunità cittadine prerogative e consuetudini. IL GOVERNO DEI CONSOLI: Nonostante le differenze di struttura, la magistratura consolare fu una caratt. ricorrente del comune nella sua prima fase. Il nuovo collegio consolare era composto in maniera diversa non solo da città a città, ma anche all’interno della città stessa da un anno all’altro. Ai consoli erano demandati il potere esecutivo e quello giudiziario. Più tardi si ebbe una separazione dei compiti, per cui le funzioni politiche erano affidate ai consules de communi, quelle giudiziarie ai consules de placitis (o consules iustitie). Il mandato consolare aveva scadenza annuale; al termine dell’incarico i consoli erano sottoposti a sindacato, cioè a una valutazione delle azioni compiute. Per assumere l’incarico dovevano pronunciare una formula di giuramento (“breve”) che li impegnava a tutelare il bene della città. I cittadini che partecipavano al comune si impegnavano a collaborare e a sostenere l’azione dei loro rappresentanti. In un primo tempo i consoli venivano nominati per acclamazione dell’assemblea generale dei cittadini. Il diritto di partecipare all’assemblea tendeva a essere limitato a una parte della pop cittadina: i membri delle famiglie che avevano dato vita al comune, i proprietari terrieri, i mercanti e gli artigiani ricchi. Nelle città di piccole dimensioni l’assemblea generale riuscì ad 7

esercitare un proprio ruolo, mentre in quelle maggiori vennero adottati procedimenti di elezione indiretta. Tra l’assemblea e i consoli si inserì il Consiglio, che prese il posto dell’antico parlamento; il parlamento cmq non venne meno, ma gli fu riservato un ruolo formale, di ratifica delle delibere adottate in sede consiliare. La composizione del Consiglio variava da città a città e di tempo in tempo. Si formarono un Consiglio maggiore (che aveva il potere di deliberare) e un Consiglio minore (incaricato di affiancare i consoli nell’esercizio del potere esecutivo). Nell’intento di espandersi all’esterno il comune dovette fare i conti con i centri di potere consolidati nelle aree rurali, con le autorità superiori, in primo luogo con l’Impero. Nello sforzo di imporre un dominio sullo spazio circostante ciascun comune cercò di contendere ai vicini il controllo sulle aree rurali, dando luogo a lunghi conflitti intercittadini. LO SCONTRO CON L’IMPERO AL TEMPO DI FEDERICO I: Le competenze assunte dai comuni in materia di moneta, amministrazione della giustizia,fisco, posero le premesse per lo scontro con l’Impero, a cui erano formalmente sottoposte le terre del Regno d’Italia. Il contrasto si ebbe nella 2° metà del sec XII, quando Federico I Di Svevia tentò di ristabilire l’autorità regia sulle città italiane, suscitando la reazione dei comuni, decisi a resistere e a riaffermare la propria autonomia. Ottone di Frisinga (zio dell’imperatore) riconosce la ricchezza e la potenza delle città lombarde, sottolineando l’amore dei lombardi per la libertà, di cui era espressione il governo consiliare. Ottone dice che le città italiane superavano tutte le altre città del mondo grazie all’assenza dei sovrani, ma rimprovera ai loro abitanti di non rispettare le leggi. Secondo Ottone, Milano si elevava sopra le altre città non solo per la sua ampiezza e l’abbondanza di uomini validi, ma anche perché ha sottoposto al proprio dominio le città di Lodi e di Como. Conflitto tra Federico I e i comuni alla metà del sec XII: Federico I aveva bisogno di riprendere il controllo sull’Italia. 2 interpretazioni dello scontro dei comuni italiani contro l’imperatore tedesco: interpretazione imperiale (c’era l’esigenza di 8

ristabilire l’autorità dello Stato sulle terre italiane sottoposte all’Impero) e quella comunale (c’era la volontà di difendere le autonomie conquistate e di ottenere il riconoscimento e la sottomissione delle città italiane all’Impero). Tra il 1154 e il 1184 Federico I intraprese 6 spedizioni in Italia senza però riuscire a condurre a termine il proprio disegno politico. Per riaffermare i diritti dell’Impero, insieme all’uso della forza militare, Federico colse la necessità di ripristinare la legge, cioè i diritti di natura pubblica di pertinenza all’Impero. La 2° spedizione in Italia venne preparata sul piano militare e sul piano diplomatico, con l’invio in Italia del cancelliere Rainaldo di Dassel e del conte Ottone di Wittelsbach per sottoporre ai rappresentanti cittadini e ai signori feudali il giuramento di fedeltà all’impero. La mobilitazione militare ebbe come 1 obiettivo Milano, che nel 1158 fu costretta a capitolare. Nel 1158 fu convocata a Roncaglia una dieta che aveva il compito di ristabilire le prerogative imperiali in tema di regalie, precisando i diritti dell’imperatore sul patrimonio demaniale presente nelle aree del Regno d’Italia. I diritti regali erano costituiti da diritti di carattere patrimoniale ( controllo sulle terre dei liberi, vie di comunicazione, dazi e pedaggi, potestà di coniare monete e riscuotere multe ecc) ma anche dalla potestà di chiedere sostegno per le campagne militari intraprese dall’imperatore. Alle 3 dichiarazioni approvate a Roncaglia testimoniano la volontà di Federico di riappropriarsi di beni e diritti demaniali; la prima affermava la piena giurisdizione dell’imperatore sulle terre del demanio, la 2° riguardava la gestione dei palazzi imperiali, la 3° stabiliva i tribuni spettanti al sovrano. Una costitutio pacis emanata a Roncaglia proibiva la formazione di leghe tra diverse città e le guerre private. Dopo la sconfitta di Milano i comuni italiani furono costretti ad accettare le clausole imposte dall’imperatore, giurandogli obbedienza e consegnandogli ostaggi a garanzia della loro fedeltà. Se le città toscane obbedirono alla volontà imperiale, in Lombardia invece c’era uno spirito autonomistico cittadino. Per mantenere legati a sé i comuni a lui fedeli, Federico concesse loro privilegi che smentivano i principi 9

sanciti a Roncaglia. L’ordinamento instaurato nell’Italia centrosettentrionale e i privilegi concessi a singole città costituirono il primo riconoscimento dei poteri di governo e di giurisdizione dei comuni italiani, anche se sotto il controllo imperiale. Negli anni ’70 a Milano i legati imperiali, inviati a imporre magistrati di nomina regia, furono minacciati e respinti. L’assedio posto da Federico intorno alla città ebbe come esito nel 1162 la sua resa. Gli abusi dei funzionari imperiali indussero le città lombarde a unire le proprie forze. Lombardi, veneti ed emiliani, accomunati dallo scopo di difendere le proprie libertà, si unirono nella Societas Lombardiae, la Lega Lombarda (1167) e sfidarono l’imperatore rivendicando a sé un diritto imperiale, la fondazione di una nuova città, Alessandria (1168). I cittadini protestavano contro il ripristino di diritti caduti in disuso. Negli anni successivi alla nascita della Lega Federico si impegnò in Germania; alla sua 5° discesa in Italia (1174) Federico venne sconfitto a Legnano dalle forze militari milanesi e costretto a concludere una t...


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