La corrente dell\'Intuizionismo e la figura di Bergson PDF

Title La corrente dell\'Intuizionismo e la figura di Bergson
Course Filosofia del Diritto
Institution Università degli Studi di Padova
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Appunti di filosofia del diritto, la corrente dell'intuizionismo e la visione di Bergon. La teoria dello slancio vitale e del tempo....


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FILOSOFIA DEL DIRITTO – 3 marzo 2017 L’ Intuizionismo La corrente dell’Intuizionismo si sviluppa durante la ‘’Belle Époque’’, periodo compreso tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, che rappresenta un’epoca di relativa stabilità ed equilibrio prima dell’avvento della Prima guerra mondiale, che stravolgerà drasticamente gli equilibri europei. I due autori principali di questa corrente sono Henri Bergson e Georg Simmel. L’Intuizionismo è un movimento che matura in funzione antipositivista, intendendo per Positivismo quella corrente che tenta di spiegare tutta la realtà scientificamente, considerando come unico oggetto di indagine scientifica solo ciò che cade sotto i nostri sensi. Di fronte a questo riduzionismo operato dal Positivismo, la domanda da cui si originano le riflessioni dell’Intuizionismo è ‘’ È corretto considerare reale solo ciò che cade sotto i nostri sensi? ’’, ciò che non cade sotto i nostri sensi, che inerisce la nostra vita interiore con le emozioni, i sentimenti, con la volontà non deve essere osservato quindi secondo questa impostazione. L’istanza che muove Bergon è quella di elaborare strumenti speculativi che consentono di cogliere la realtà in maniera più profonda del Positivismo, la sua riflessione è un invito a non esteriorizzare la conoscenza. Il nostro modo di conoscere solo apparentemente può ridursi alle percezioni, perché si arrestano ad un grado superficiale di conoscenza mentre sotto l’involucro delle percezioni esiste una realtà da cui le percezioni stesse sono condizionate. Le percezioni si calano in un contesto di stati d’animo, di emozioni da cui le percezioni stesse ricevono la loro impronta, senso, coloritura. Il tema centrale da cui partono le riflessioni di Bergson è un tema originale, ed è il tempo. Quest’ultimo sembra apparentemente un tema estraneo alle riflessioni etiche-giuridiche, se non fosse altro che anche i fenomeni etico-giuridici sono immersi nel tempo. Riflettere sul tempo dà sempre un senso di ‘’vertigine’’, di ‘’inquietudine’’ (nella mitologia il dio Crono che tiene in mano una falce, l’immagine della clessidra), ed allo stesso tempo difficile definirlo e spiegarlo, Sant’ Agostino diceva nelle ‘’Confessioni’’ ‘’ Se nessuno me lo chiede so che cos’è , ma nel momento in cui qualcuno me lo chiede non sono in grado di dire che cosa sia’’. Il rapporto tra il tempo e il diritto è ambiguo, perché da un lato c’è un tempo che opera stratificando la realtà , consolidandola, dandole certezza – il tempo della consuetudine. Da un lato c’è un tempo che diventa memoria e stabilizza le situazioni giuridiche , dall’altro lato c’è una faccia del tempo meno conservatrice, si confronta con la mutevolezza delle cose e del tempo, il ‘’panta rei’’ (tutto scorre) di Eraclito (per cui noi ora siamo diversi da qualche minuto fa), un tempo che cancella il passato. Questo ha una diretta ricaduta sulle figure giuridiche , ad esempio della decadenza della prescrizioni (certi fatti diventano irrilevanti per il diritto) . C’è un tempo percepito ad intervalli, come il tempo all’interno del procedimento penale , da un lato c’è un tempo oggettivo, misurato dall’orologio, dai calendari, dai libri di scuola, mentre dall’altro c’è un tempo soggettivo , che muta, che mi fa sentire e vedere in modo diverso. Bergson si accorge che il tempo era stato percepito prevalentemente come una realtà spaziale, spazio in cui i fenomeni vengono collocati. Questa prospettiva è tipica della concezione positivista, per la quale il tempo è una sorte di linea immaginaria costituita da punti in successione ( per noi che siamo figli di questa cultura , il tempo per eccellenza è l’orologio, quest’ultimo non è altro che un insieme di punti messi in successione). L’uomo ha interpretato il tempo in chiave spaziale, sotto l’esigenza di ridurre il tempo ha uno strumento operativo di cui servirsi per scopi pratici. L’errore sta nell’aver assolutizzato questo tipo

di concezione schematica e astratta del tempo, averla considerata come unica prospettiva, dimenticandosi di cogliere l’essenza del tempo, non solo l’aspetto strumentale. Bergson dice che solo all’interno di questa visione positivista possono giustificarsi i ‘’ quattro paradossi di Zenone di Elea’’. Zenone di Elea, allievo di Parmenide (Parmenide antagonista di Pitagora -sofisti – idea dell’es relativistico , al contrario dell’essere di Parmenide che si mantiene fisso) , eredita dal maestro l’idea dell’essere e della realtà come qualcosa che non muta infatti elabora questi paradossi. Il paradosso della tartaruga e Achille, Achille non potrà mai raggiungere la tartaruga perché la distanza tra loro sarà divisibile per infiniti punti successivi. Questo deriva da una visione del tempo che è stata spazializzata, figlia del Positivismo, il quale fa del tempo una linea immaginaria su cui noi facciamo scorrere punti in successione, in questo modo si giustificano i quattro paradossi, al di fuori di questa visione non si giustificherebbero. Il tempo storico è essenzialmente un’altra cosa secondo Bergson, il tempo è durata, continuità. All’interno della visione del tempo come durata, un certo fatto del passato può essere più presente del presente nella nostra mente. (la concezione del tempo nella sua essenza, come continuità e durata). Questa idea del tempo diviene il punto di partenza di una serie di altre di riflessioni. che sia prono in un discorso più ampio nel quale Bergson prospetta due diversi atteggiamenti conoscitivi che l’uomo può assumere. O ciò assecondando il fluire dell’esistenza, intesa come slancio vitale, o viceversa cercando di imbrigliare l’esistenza nelle maglie di un sapere concettuale, che rinchiude tutto in caselle e concetti. Questo duplice modo di conoscere la realtà è ben rappresentata dall’immagine del vulcano e dalla lava che rutta dal vulcano, come la lava cambia di colore quando esce, allo stesso modo ci sono due modi di cogliere la realtà. Se la realtà è un fluire vitale, solo un tipo di conoscenza che sia in grado di penetrare all’interno di questa fluidità potrà coglierne la vera essenza. In base a queste considerazioni, il pensiero di Bergson viene delineata la distinzione tra intelligenza e intuizione, posso afferrare la realtà con l’intelligenza o l’intuizione. L’intelligenza (la lava fredda) cerca di ricostruire i nessi logici – scientifici, mentre l’intuizione (coglie l’aspetto magmatico della realtà) coglie con uno slancio che va al cuore della realtà stessa, uno slancio che pervade all’interno del reale. L’intuizione coglie il senso profondo. Se la scienza, dice Bergson, è consapevole che il suo modo di conoscere è parziale ha comunque una sua legittimità, viceversa se assolutizza questo tipo di conoscenza, disconoscendo altre forme, la scienza si chiude nella sua frammentarietà. Bergson dà anche una riflessione in campo etico-giuridico, in un’opera che s’intitola ‘’ Le due fonti della morale e della religione’’. Afferma che anche la vita etica attraversa due momenti, che non vanno intesi in successione cronologica, ma vanno intesi come due momenti sempre potenzialmente sempre compresenti, il momento della pression e della apiracion sociale. Il primo in ordine logico è il momento della pressione, momento nel quale l’individuo vive all’interno di un gruppo, il quale elabora delle norme, ovvero schemi che servono a plasmare in maniera eteronoma la realtà e il suo comportamento. (eteronomo, comando che viene dall’esterno) L’individuo è sotto la pressione di qualcosa che viene dall’esterno. La pressione sociale indica l’esigenza che ha la vita stessa di organizzarsi, di non perdere lo slancio vitale, le regole che vogliono mantenere l’ordine vengono percepite come una pressione che si impone dall’esterno. Il momento della pressione sociale, per Bergson, è simboleggiato dall’immagine del formicaio, il fatto che le formiche seguono un loro ordine preciso.

L’aspirazione sociale rappresenta la rottura degli schemi, in una proiezione che li supera mettendosi al di fuori, un al di fuori indentificato nell’assoluto. La morale autonoma che nasce sulla spinta della aspirazione sociale, viene incarnata da due figure: il Santo e l’Eroe. Figure che organizzano la loro vita sulla spinta dell’aspirazione, aspirano a qualcos’altro a prescindere dagli schemi. Pressione e aspirazione sono le fonti della morale e della religione, avremmo due tipi di morale e due tipi di religioni secondo Bergson, una morale chiusa e una morale aperta, parallelamente una religione chiusa e una religione aperta. La religione chiusa è un atteggiamento dogmatico, mentre quella aperta è la testimonianza dei santi e dei mistici, trascendono la realtà semplice. Il diritto è espressione della aspirazione o della pressione sociale? Nel diritto stesso sono presenti entrambi i momenti, non può non essere pressione come norme eteronome che si impongono dall’esterno e alle quali dobbiamo ubbidire, non può essere solo questo, alla pura legalità si affianca anche il momento dell’autonomia, la dimensione dell’aspirazione sociale, dell’ideale della giustizia ( il diritto è giusto, sennò non è diritto) . In San Tommaso ‘’ Lex iniusta lex non est ‘’. Georg Simmel Simmel riprende Bergson, ponendo come fondamento della realtà l’‘’evoluzione creatrice’ , vita come evoluzione creatrice, anche per Simmel la vita è uno slancio che però per non rischiare di disperdersi in infiniti rivoli ha la necessità di creare delle dighe, dei punti fermi che contengono questa evoluzione creatrice, questo slancio vitale. Nella visione di Simmel questa necessità di accogliere lo slancio vitale affinché non si disperda è rappresentata, è la ragion d’essere proprio dalle istituzioni politiche - giuridiche. Per Simmel la vita non esprime delle forme definitive ma procede servendosi di queste, istituzioni politiche-giuridiche destinate ad essere travolte dallo slancio vitale, continuamente crea nuove istituzioni cui appoggiarsi per procedere, questo significa che né la vita può sussistere senza istituzioni, neppure le istituzioni non sono eterne, possono essere assolutizzate. Un processo continuo tra forme e contenuti, determinati contenuti si soggettivizzano attraverso delle forme, salvo il fatto che queste forme vengono travolte per dare vita a nuove contenuti. All’interno di questa prospettiva anche il diritto viene percepito come forma di un contenuto di una materia di tipo economico. Per Kant la conoscenza è sempre l’incontro tra l’esperienza (dati oggettivi forniti dall’esperienza) filtrata dalle forme a priori della nostra sensibilità – intelletto. L’aspetto critico dell’Intuizionismo sta nel fatto che pur volendo criticare la logica razionalistica, esso stesso rimane impigliato in essa, la distinzione tra intelligenza e intuizione è in fin dei conti basata sulla pretesa della ragione di porsi come giudice ultimo della realtà. Hegel, distinzione tra ragione astratta e ragione concreta....


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