LA FINE Della Civiltà Micenea nolkjfd PDF

Title LA FINE Della Civiltà Micenea nolkjfd
Author Anonymous User
Course Storia d'Italia
Institution Università per Stranieri di Perugia
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Description

La fine della civiltà micenea e la tradizione sulle migrazioni doriche Dalla fine del XIII secolo, fino alla metà circa del secolo successivo, il mondo miceneo conosce innegabili segni di declino.I fatti archeologicamente più evidenti sono le distruzioni dei palazzi di Micene, di Tirinto, di Pilo alla fine del Miceneo III B. Già il fatto che esista un periodo miceneo III C significa comunque che a queste distruzioni non si accompagna una scomparsa repentina della civiltà. o

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Quanto alle cause della distruzione dei palazzi, potevano essere le più diverse: cause naturali, come terremoti disastrosi accompagnati da incendi, ma anche invasioni e guerre. Gli incendi potrebbero essere anche opera umana , cioè di invasori o distruttori , ma anche opera di ribellioni interne , tuttavia non è facile ammettere nelle condizioni del mondo antico una grande efficacia nel produrre dei rivolgimenti politici , che altrimenti sarebbero stati documentati dalla tradizione greca.

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La tradizione epica e storica greca ha invece un nome preciso per i conquistatori dei grandi centri micenei: sono i Dori nel Peloponneso, sono i Tessali in Tessaglia; ma è interessante osservare come nella stessa tradizione antica, i Dori figurino più come conquistatori che come distruttori e che in varie regioni (Argolide, Messenia, Laconia) diano vita a forme di convivenza o di vera e propria fusione coi popoli precedenti.

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Non è lecito liquidare la tradizione sulle migrazioni doriche con l'argomento di una sua assoluta incongruenza con i dati archeologici , appartenti all’epoca in cui l’invasione dorica del Peloponneso dovrebbe aver avuto luogo .

o I Dori non appaiono nella tradizione antica né come grandi distruttori né come grandi costruttori: la penetrazione appare come una conquista ora più ora meno veloce, ma nel suo insieme graduale, accompagnata da fatti di penetrazione e di appropriazione di un patrimonio culturale precedente.

La guerra di Troia e il declino della società micenea: Della spedizione contro Troia l’esito apparente, o quanto meno immediato, è la vittoria degli Achei, ma una vittoria che non porta a una o

stabile conquista della Troade, a un florido insediamento greco sulle rovine della civiltà vinta; è una spedizione punitiva, e riuscita come fatto punitivo, ma pagata a caro prezzo da tutti, nelle case dei prìncipi achei reduci da Troia. Sarà forse una proiezione di un ‟umanissima nozione, tutta greca, della guerra; un male naturale, sì, ma pur sempre un male per i Greci, che non hanno mai avuto una cinica nozione della guerra come un semplice fatto naturale e necessario. La vittoria greca sui troiani è una strana vittoria, l’epos stesso non da una trionfalistica celebrazione. Dopo il racconto epico della guerra , segue una memoria di fatti di contorno che parla di ritorni degli eroi, accompagnati da lutti, seguiti da dissidi, esìli, da profonde convulsioni del mondo dei regni micenei: e tutto questo è di circa tre generazioni anteriore all'epoca della presunta invasione dorica del Peloponneso. o

Questo declino della civiltà micenea si svolge in due tempi:

1) Prima dell’arrivo dei Dori, una prima crisi interna causata da conflitti sociali tra strati diversi della popolazione, o tra il sovrano e un “embrionale aristocrazia, accompagnate forse dall’irrompere di fattori distruttivi esterni, tutto questo inserito in un quadro di crescita del mondo miceneo cui però non corrispondono le risorse adeguate; tutti questi fattori potrebbero aver preparato l’invasione dei popoli del mare , di cui i testi egiazioni della metà del XII agli inizi del XII a.C. attestano la presenza 2) A tutto questo si succede una progressiva trasformazione delle condizioni di popolamento in aree vitali del mondo greco, come il Peloponneso, la Tessaglia e Creta. Vi si accompagna anche un rapporto diverso col territorio, passando dal dominio dei signori e di una società a vertice palaziale dell‟epoca micenea, alla proprietà di tribù di invasori, i Dori, organizzate in una forma molto meno gerarchica e verticistica: le pianure, un tempo dominate dai palazzi, diventano l’oggetto di spartizione delle nuove tribù. Non si può però considerare tutte le trasformazioni di quest’epoca come cambiamenti „importati‟ dagli invasori Dori. C’è un grande mutamento nell'area mediterranea che riguarda l’uso dei metalli di particolare (ma non esclusiva) destinazione militare – questo cambiamento segna anche il passaggio dall’età del Bronzo all’età del Ferro. Ciò presuppone e produce cambiamenti di ordine economico e di civiltà in genere, e cambiamenti di ordine sociopolitico; vi sono nuove rotte di scambio e traffico, entrando in gioco le regioni dell’Anatolia orientale, ove si estrae e da cui si importa il ferro. La stessa possibilità di un uso più ampiamente diffuso di armi nel nuovo metallo si accompagna a una nuova organizzazione militare. Che furono i Dori portatori della cultura che fa uso del nuovo metallo, o di nuovi tipi di armi , sembra una connessione troppo schematica. Certamente ci furono novità di ordine sociale e politico connesse con le istituzioni che i Dori portarono, o si diedero, nella conquista; a queste novità sociopolitiche si adattano innovazioni della tecnica metallurgica, della tattica militare, delle espressioni

artistiche, di cui i Dori non furono necessariamente né gli inventori né i soli fruitori. A tutto questo si accompagna un crollo delle precedenti forme di potere, più accentrate, di tipo monarchico e palaziale ....


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