La civiltà micenea storia dell\'arte greca PDF

Title La civiltà micenea storia dell\'arte greca
Author Andrea B.
Course Archeologia
Institution Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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Summary

riassunto della civiltà micenea per esame di storia dell'Arte Greca e Romana...


Description

LA CIVILTÀ MICENEA (1600 – 1100 a.C.) Quando la civiltà cretese si avvia verso il declino (intorno al 1500 a.C.), in Grecia sono già arrivati, a partire dal 2500 a.C. circa, gli achei, un bellicoso e organizzato popolo della steppa appartenente al gruppo linguistico indoeuropeo. Trafficanti spregiudicati e abili guerrieri, gli achei riescono, almeno parzialmente, ad assorbire la più raffinata cultura delle popolazioni indigene, divenendo una delle più grandi ed evolute potenze del tempo, organizzata in principati indipendenti insediati in rocche difficilmente espugnabili. Intorno al 1100 a.C., però, essi devono cedere alla superiorità militare di genti del loro stesso ceppo, i dori, che li costringono ad abbandonare le loro sedi, nel Peloponneso sud-orientale, e a spostarsi in Asia Minore, dove peraltro continuano a prosperare e a fondare ricchi insediamenti. Micene (il centro maggiore, da cui deriva il nome di questa civiltà), Argo, Sparta, Orcomeno, Pilo, Tirinto furono le principali città achee. Ma il termine “città” designa forse impropriamente questi agglomerati abitativi, formati da palazzi fortificati nei quali, in caso di pericolo, si rifugiava tutta la popolazione residente in case sparse sui pendii. La città vera e propria infatti, con l’acropoli fortificata, le case più o meno sontuose, le botteghe e la piazza, appartiene a una fase più tarda della civiltà greca I caratteri guerrieri della civiltà micenea, contrapposti a quelli più eterei e gioiosi espressi a Creta, emergono chiaramente nell’architettura. A Tirinto, per esempio, gli scavi archeologici hanno portato alla luce un complesso fortilizio assai munito, con torri di vedetta, ingressi segreti, scale e passaggi sotterranei. Di norma i palazzi dei sovrani erano edificati all’interno delle cittadelle fortificate, spesso sulle alture a scopo difensivo. Il tipico palazzo miceneo altera notevolmente gli schemi di quello cretese: è più austero e prevede una successione più rigida e regolare dei locali. La corte centrale, assente, viene sostituita dal megaron, o “sala grande e del trono”, coperto da un soffitto sorretto da colonne lignee con basi in pietra. Attorno al megaron si dispongono gli ambienti residenziali e di servizio. Gli elementi architettonici caratteristici del periodo miceneo sono, oltre al megaron: 1-Le mura, così massicce che il mito voleva fossero state costruite dai Ciclopi, figure mitologiche caratterizzate dalla statura gigantesca e con un solo occhio posto nel mezzo della fronte. 2-le tombe a cupola (tholos). La vista dei massi rudemente squadrati che le compongono produce un effetto marcatamente plastico, di grande solidità e potenza. Lo stesso discorso vale per gli interni: l’esempio più famoso di tomba micenea, il cosiddetto Tesoro di Atreo, mostra un lungo corridoio scoperto (drómos), delimitato da possenti mura, che porta a un ambiente circolare coperto a cupola. L’impressione che se ne ricava è quella di un luogo chiuso, come sigillato per l’eternità. L’arte micenea si esprime principalmente nei corredi funerari delle tombe regali. Grazie soprattutto alle ricerche dell’archeologo tedesco Heinrich Schliemann e delle scuole archeologiche greca e inglese, sono emersi già alla fine dell’Ottocento diversi elementi utili a definire il ruolo della civiltà micenea nel contesto culturale coevo. Un ruolo cruciale rivestono i corredi funerari trovati nelle tombe regali dette degli Atridi, sei tombe del XV secolo a.C. situate a destra della Porta dei Leoni, il monumentale accesso principale alla cittadella di Micene.

I corredi includono le famosissime maschere funebri (Maschera funeraria detta di Agamennone) e armi ageminate che mettono bene in evidenza il peso degli influssi cretesi nelle soluzioni espressive adottate dagli artisti micenei. Di un gruppo di tombe a thólos sul pendio dell’acropoli, oltre al Tesoro di Atreo – così chiamato proprio da Schliemann, convinto di trovarsi in presenza della tomba del padre del re Agamennone, Atreo – fa parte anche la Tomba di Clitennestra, importante perché vi furono rinvenute alcune tavolette d’argilla scritte in lineare B. La scultura non ebbe presso gli achei grande sviluppo. Come nella civiltà cretese, è quasi assente la grande statuaria e modesta la presenza di statuette in terracotta, apparentemente di carattere votivo. In pittura prevalgono i motivi della caccia e della guerra, valori imperanti nella società achea. È possibile che parecchie opere si debbano ad artisti venuti da Creta: un tema nettamente minoico, per esempio, si osserva in due splendide tazze auree venute alla luce in una tomba a thólos di Vaphiò, le cui decorazioni descrivono con travolgente vigore la cattura e la doma di tori....


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