La morte del padre- Svevo hdcbwohebc wedocbwi PDF

Title La morte del padre- Svevo hdcbwohebc wedocbwi
Course Letteratura
Institution Liceo Scientifico Statale Camillo Cavour
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Summary

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Description

LA MORTE DEL PADRE Il passo è tratto da “La coscienza di Zeno”, opera composta da Svevo a partire dal 1919 e pubblicata poi nel 1923. Si tratta di un’opera composta da otto parti, comprendenti una Prefazione, in cui lo psicoanalista, indicato con la lettera S., spiega di aver pubblicato le memoriae del suo paziente Zeno Cosini per vendicarsi del suo aver interrotto la terapia analitica, un preambolo in cui il narratore Zeno espone i suoi primi tentativi di auto analisi e la sua diffidenza nei confronti di questa terapia, e poi sei capitoli che seguono un andamento tematico, ossia il fumo, la morte del padre, la storia del matrimonio di Zeno, la moglie e l’amante, storia di un’associazione commerciale, la psicoanalisi. Nel corso dell’opera si segue il corso dei pensieri del protagonista, con passato e presente liberi di sovrapporsi, si segue un po’ il flusso di coscienza. Si tratta dunque di un tempo misto, di un tempo reale. La forma dell’opera è quella di un diario, e la narrazione è impostata su un impianto autodiegetico, ossia il protagonista Zeno Cosini è anche narratore. Zeno è un inetto, è un nevrotico bisognoso di cure psicoanalitiche per prendere consapevolezza dei suoi traumi e sconfiggere la nevrosi di cui era affetto nell’età adulta.

Il passo proposto rappresenta uno dei grandi traumi della vita di Zeno, ossia la morte del padre. Già la morte della madre lo aveva segnato, ma la morte del padre fu una “vera grande catastrofe” come la definisce Zeno nel passo stesso. Sin dall’inizio emerge in modo chiaro ed evidente come la sua disperazione sia determinata dal costante senso di colpa per non aver accudito il padre e dalla consapevolezza che da questo senso di colpa derivi la sua malattia. Ai versi 28 e 29 Svevo afferma “Magari l’avessi assistito meglio e pianto meno! Sarei stato meno malato”, una chiara dimostrazione del suo senso di colpa e della consapevolezza che da questo derivi la sua malattia. Svevo inserisce nel corso del passo la descrizione del padre che viene rappresentato come un uomo che non si adatta, ma che resta sempre fermo nelle sue convinzioni, ad esempio viene presentata la sua diffidenza verso la teoria per la quale la Terra era in movimento. Il padre viene descritto da lui come una figura che non è in grado di cambiare, emerge, dunque, la distinzione che lui fa con l’inetto, l’incapace a vivere che nella sua imperfezione riesce a mutare, ad evolversi e ad adattarsi anche alle situazioni che appaiono insormontabili. La “sanità mentale” del padre, ma in modo sottointeso di tutti coloro reputati sani, era dovuta alla sua incapacità di mettersi in discussione, del sentirsi perfetto e del non

sentire, dunque, la necessità di indagare se stesso. I sani, dunque, sono cristallizzati in una loro forma definitiva mentre i malati come lui sono esseri in divenire pronti a trasformarsi in qualsiasi senso. Zeno nel corso degli anni non aveva mai cercato di avvicinarsi al padre, come dice Zeno stesso “non aveva mai vissuto per lui, anzi lo aveva evitato”. Quello con il padre era un rapporto basato sull’indifferenza e sul distacco, sia dal punto di vista affettivo che dal punto di vista culturale. Zeno rappresenta la forza della società moderna, volta al cambiamento, mentre il padre si rispecchia nella “debolezza” del passato, legato alla morale e alla religione. Il suo essere tradizionalista, la sua insofferenza e la sua ostinazione lo portano a non tollerare alcuni atteggiamenti di Zeno, quali la sua distrazione e la sua tendenza a ridere delle cose più serie, come quando aveva fatto fare un certificato medico falso per attestare il suo non essere pazzo. Però mentre all’inizio Zeno emerge come la figura del forte e il padre come la figura del debole, quando il padre viene coinvolto dalla malattia si osserva un progressivo ribaltamento delle figure e Zeno diviene il debole, mentre il padre viene da lui riconosciuto come il forte tra i due.

Trama Nel corso del passo viene narrata la morte del padre, il quale una sera durante la cena aveva iniziato a sentirsi male rendendo necessaria la visita di un dottore. Emerge il senso di colpa di Zeno, quando si rende conto che alle domande sullo stato di salute del padre dei giorni precedenti non sapeva dare risposta. Il medico comunica che la fine era vicina, ma che comunque avrebbero provato a farlo riprendere tramite l’uso delle sanguisughe, che andavano a far diminuire la pressione sanguigna, tuttavia anche se si fosse ripreso le probabilità di una lunga sopravvivenza erano quasi nulle e probabilmente sarebbe stata necessaria la camicia di forza. Altro senso di colpa che accompagna Zeno è dovuto alle risposte che egli da al medico che danno l’impressione di volere morto il padre, in quanto considerava inutile provare a risvegliarlo se lo avrebbero condannato a delle sofferenze. In effetti dietro allo sgomento e al dolore di Zeno compare spesso il desiderio della morte del padre. Lo psicoanalista S., nella prefazione, aveva avvertito il lettore che il diario avrebbe contenuto tante verità ma anche tante bugie. Zeno, infatti, nutre sentimenti negativi verso il padre che lo portano a farne una descrizione corrosiva della figura paterna. E i sentimenti negativi si trasformano in veri impulsi aggressivi e malvagi che si manifestano nel suo desiderio di morte del padre, ma si tratta di impulsi che il protagonista non ammette a se stesso, anzi anche a distanza di anni tende a costruirsi alibi e inganni, che rendono il racconto inattendibile.

Ma la causa massima che ha suscitato il senso di colpa in Zeno e che lo ha portato alla malattia è lo schiaffo che il padre gli dà l’istante prima di morire. Questi, infatti, dopo giorni di agonia, riprese conoscenza solo per pochi attimi durante i quali scaglia uno schiaffo sul volto del figlio. Il senso di colpa di Zeno è grande, ma per sfuggirvi egli arriva alla conclusione che si fosse trattato di un gesto inconsulto dovuto ad un momento di perdita di lucidità. Effettivamente durante l’intera opera ci si ritrova dinanzi ad un narratore, Zeno, che cerca costantemente di giustificarsi. Zeno, infatti, si autoinganna al fine di autoassolversi e di liberarsi dal senso di colpa, e ciò rende evidente la sua inattendibilità. Si tratta di meccanismi psicologici inconsci di cui egli stesso non si rende conto.

Si può notare l’influenza di Freud nell’ambivalente rapporto di amore e odio stabilito dai bambini nei confronti del padre: il bambino vuole essere come il padre che ammira ma allo stesso tempo prova rancore e ostilità nei suoi confronti e questa ostilità provoca senso di colpa. Questo è definito complesso edipico. L’individuo nevrotico, e quindi Zeno, non avendo superato tale complesso non riesce a liberarsi del senso di colpa che continua ad angosciarlo e ad opprimerlo.

Stile Dal punto di vista formale il narratore è autodiegetico, ossia coincide con il protagonista, la focalizzazione è interna, coincidente con il punto di vista inattendibile di Zeno personaggio, la principale forma del discorso è il monologo del protagonista narratore. Il linguaggio è molto chiaro e ben costruito per una corretta comprensione del lettore, e si tratta di una lingua semplice, in quanto c’è da ricordare che la lingua madre di Svevo, nato e vissuto a Trieste, era il tedesco e che quella di scrivere in italiano è stata una scelta personale dell’autore, che ha comportato senza dubbio l’uso di una lingua non complessa....


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