LA Parresia Socratica PDF

Title LA Parresia Socratica
Author federica fortunati
Course Teoria politica
Institution Università degli Studi di Palermo
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LA PARRESIA SOCRATICA!

Intanto c’è da dire che è stato Socrate a spostare la parresia dal suo uso pubblico, mediante il logos, al suo uso privato, mediante il bios, che è un nuovo elemento, che rappresenta il comportamento di vita. Adesso la parresia è associata al tema della cura del sé. Per comprendere meglio la parresia socratica, dobbiamo prendere come punto di riferimento il Lachete, è un dialogo di Platone dove la parresia compare diverse volte. In tutto questo dialogo abbiamo l’intreccio delle nozioni parresiastiche risolte nella parresia come coraggio di dire la verità, l’exetitas come pratica di prova dell’anima e l’epimeleia ovvero la cura che è l’obiettivo finale: PARRESIA: perchè Socrate è colui che ne fa uso, a cui gli interlocutori riconoscono il diritto di servirsene come vuole; EXETITAS: perchè sono gli interlocutori stessi, una volta accetta la parresia socratica, a porre questo principio di esame e di verifica come fondamento del dialogo è quindi la maniera di testare e di esaminare; EPIMELEIA : è proprio la cura, la cura dei giovani in particolare e Socrate deve prendersi cura di loro, cura del bios, della vita e della maniera di vivere. In questo dialogo abbiamo 4 personaggi e anche Socrate: i primi sono Lisimaco e Melesia che utilizzano la parresia perchè vogliono affermare che durante il corso della loro vita non hanno fatto nulla di eclatante, nonostante provengano da una famiglia abbastanza importante e quindi non sanno come educare al meglio i propri figli perchè non sono in grado di fornire esempi adeguati ai loro figli, essendo loro stati trascurati in gioventù; per questa ragione chiedono a Lachete e Nicia, entrambi famosi generali, di assistere ad una prova di un maestro di arti marziali, per capire se potrebbe essere un buon maestro per i loro figli. Appaiono da subito due temi fondamentali: la cura e il coraggio della verità. I due però sono in disaccordo perchè: Nicia —> ritiene utili queste lezioni perchè potrebbero essere un buon esercizio in vista di eventuali combattimenti; Lachete —> è contrario perchè sostiene che è inutile dimostrare la propria forza a qualcuno più debole di noi o comunque mostrare le proprie qualità solo in città dove non ci sono soldati ben addestrati. Chiedono quindi a Socrate un parere, dal momento che era rimasto in silenzio per tutta l’esibizione. Socrate risponde e ha ricordato loro che l’educazione riguarda la cura dell’anima, la parresia socratica quindi si occupa non ti techne ma del modo di vita, collegato alla pratica del dire il vero, la parresia socratica quindi si declina come etica.

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Socrate solleva loro altri interrogativi, chiede infatti che cosa sia il coraggio, se siete coraggiosi e se sono in grado di poter rendere conto della maniera di vivere. Lachete che è coraggioso, non è capace di rendere conto del suo comportamento, prima dà una dedizione troppo ristretta e poi troppo ampia; Nicia invece cerca di definire il coraggio attraverso competenze. Si arriva alla conclusione che nessuno è in grado di dare una definizione di coraggio neanche Socrate. Il coraggio qui è necessario. È un coraggio della verità che si compie non nella forma di una veridizione politica, ma come una parresia etica, che non deve essere esposta al pericolo della politica, con cui è incompatibile e che può ridurla in silenzio. Lisimaco e Malesia allora pensano che il miglio insegnate per i propri figli sia proprio Socrate e lui accetta a guidare i loro figli lungo il cammino della cura di sé e dell’ascolto del logos.

La parresia socratica è diversa dalla parresia politica di Euripide per una serie di elementi: la parresia di Socrate si manifesta tra due essere umani e non nella relazione tra il parresiasta e il suo demos o l’assemblea. Con Socrate abbiamo l’introduzione di un nuovo elemento, ovvero il bios che è il cuore della parresia socratica ed è riferito al comportamento di vita, l’oracolo prediceva che cosa sarebbe accaduto, mentre la parresia socratica significa mostrare quello che si è, non la propria relazione con gli eventi futuri ma l’attuale relazione che si ha con la verità. La parresia socratica viene considerata come una relazione che gli individui intrattengono con loro stessi.

LA PARRESIA DANNOSA PER LA DEMOCRAZIA

La parresia è una pratica che può essere dannosa in democrazia sia per la città e anche per chi la esercita. Per quanto riguarda la città perchè viene intesa come la libertà che tutti possano prendere la parola, visto che in democrazia tutti sono considerati uguali, e tutti hanno il diritto di prendere la parola, lascia quindi spazio a tutte le forme di parresia, anche le peggiori. Per chi la esercita perchè richiede un certo coraggio che in democrazia rischia di non essere apprezzato, vengono infatti ascoltati solo coloro che dicono cose belle, cose che il popolo vuole sentirsi dire, questi vengono chiamati adulatori e invece non vengono ascoltati e ignorati coloro che dicono ciò che è vero e 2

ciò che è bene anche se poco piacevole. La parresia quindi non esiste là dove esiste la democrazia. Denunciare il cattivo funzionamento della parresia nella democrazia ateniese è il dovere morale che si assume Socrate come riferisce Platone nell’Apologia. Socrate, a rischio della sua vita, rivela, contrariamente a quanto pensa la maggioranza persuasa dalla retorica, come su di lui sono state dette cose non vere, come quella di corrompere i giovani. Socrate invece dice la verità e lo dimostra anche con il suo comportamento. In Socrate la parresia filosofica coincide con la vita reale, la parresia quindi è una scelta di vita. Non è soltanto una tecnica dialogica, non è una funzione politica ma è necessaria in relazione alla politica. Socrate si è sempre rifiutato di fare politica perchè se si fosse fatto avanti per dire la verità, lo avrebbero ucciso, quindi non è per paura della morte che Socrate ha rinunciato all’attività politica ma se lo avessero ucciso non poteva più essere d’aiuto a sé stesso e agli ateniesi. Questa denuncia della democrazia, incapace di lasciare spazio all buona parresia appare chiara in un testo di Demostene, dopo aver enunciato una verità coraggiosa ma offensiva per chi l’ascolta. Ha qui luogo il gioco parresiastico di sfida-ricatto ovvero si costringe l’ascoltare ad accettare una verità offensiva e lo si offende una seconda volta insinuandone l’incapacità di accettare la verità, affinché il discorso vero possa trovare il proprio posto. Un’altra critica alla democrazia di Atene è la costituzione degli ateniesi, che tramite un falso elogio della democrazia, ne evidenzia e critica la natura caotica. In questo caos, che rifiuta la buona costituzione e il buon regime, non sono i migliori a prendere le decisioni ma la maggioranza. E se i migliori sono la minoranza, i peggiori sono la maggioranza e sono proprio loro a prendere le decisioni per la propria felicità e non per il bene della città. Anche Aristotele denuncia il cattivo funzionamento della parresia in democrazia. Aristotele fa emergere un nuovo tipo di opposizione: quello tra ricchi e poveri. Se i ricchi sono la maggioranza e i poveri la minoranza, si potrebbe parlare di democrazia? Ovviamente no perchè la democrazia rimane sempre il governo dei poveri a prescindere dal loro numero, elimina anche la distinzione migliori-peggiori facendo notare che un buon cittadino non per forza deve essere virtuoso. Abbiamo stabilito che la democrazia non può ospitare la buona parresia. Bisogna allora capire quale struttura politica si adatta come luogo del dire il vero. Si tratta del rapporto tra il principe e il suo consigliere. Il gruppo di persone che il principe ascolta 3

non è l’assemblea ma il suo entourage ed è proprio qui che sembra che la parresia trovi il suo posto. Ma questo non significa che questo rapporto implichi una buona riuscita della veridizione. Ci sono dei rischi perchè può capitare che il sovrano non accetti la verità ed è disposto ad ascoltare solo gli adulatori.

IL CINISMO Il cinismo più che una dottrina filosofica è un modo di vivere. Il modo di vivere e il dire il vero sono legati tra loro. Il cinico è costantemente caratterizzato come il parresiasta per eccellenza. I cinici erano vagabondi, non avevano casa, né proprietà né famiglia. Vivevano per strada, si lavano poco e possedevano un solo vestito. Il cardine della vita cinica è la critica alle norme del vivere sociale. Il cinico deve essere indifferente alla abitudini, agli oggetti e ai desideri indotti dalla società. Il filosofo cinico basta a sé stesso. Dopo aver osservato deve ritornare tra gli uomini per annunciare ciò che ha visto e deve farlo coraggiosamente, senza paura. La filosofia cinica è figlia dell’insegnamento socratico, anche se si distacca dal pensiero socratico. Socrate è autorizzato alla parresia, ad esempio nel Lachete solo perchè nella propria vita ha dato prova e garanzie di essere adatto a tale pratica, infatti quella di socrate è una parresia filosofica detta etica ed è legata al modo di vivere, infatti per lui la parresia è un modello di vita da seguire inoltre Socrate ha dimostrato sempre quello che ha detto, quindi coerenza tra quello che dice e quello che fa. La parresia socratica si manifesta tra due essere umani, il cinico preferisce parlare alle grandi folle. Sono state mosse delle critiche sul cinismo: intanto perché ci sono svariate forme di cinismo: per esempio Demetrio, acculturato ma povero che rifiuta le tentazioni con parole insolenti ( Seneca) e Peregrino, vagabondo che insegna agli idioti, si suicida dandosi fuoco ( Luciano). Sono state fatte delle denunce, anche violente nei confronti dei cinici cui si contesta la volgarità, l’ignoranza, mancanza di cultura, facevano riferimento a comportamenti scandalosi; mancanza di testi teorici, il cinismo ha una dottrina rudimentale, rozza e Luciano sosteneva che i cinici fossero artigiani, gente umile che si mettevano a far filosofia senza averne le capacità, volevano imitare lo stile di vita filosofica per ricevere lo stesso trattamento.

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Mentre le altre forme di filosofia si dedicano principalmente al logos, il cinismo si dedica al bios, si espone esponendo la propria vita, mostra la verità vivendola ed è questo il coraggio della verità del cinico. I principi basilari del cinismo sono: 1. La filosofia come preparazione alla vita e questa preparazione implica che ci si occupi intanto di se stessi; 2. Per occuparsi di se stessi bisogna studiare solo ciò che è utile alla vita e per la vita, Diogene ad esempio si stupiva dei musicisti che accordavano la lira invece di accordare l’armonia della loro anima; 1. Si deve alterare il valore della moneta, ovvero restituire il suo vero valore. Questo è il principio fondamentale di vita del cinico: conosci te stesso in modo da sostituire la conoscenza di sé alla falsa opinione che ne hanno gli altri. Esempio: quando Diogene si reca a Delfi e l’oracolo di Apollo gli dice di alterare il valore della moneta, ma il dio non gli sta dicendo di falsificare la moneta ma di cambiarne il valore, in modo da consentire alla moneta di circolare con il suo valore reale. Diogene era uno dei più famosi cinici: la sua vita era dedicata a sfidare e infrangere le norme sociali: ovvero c’è tempo e luogo per ogni cosa. Questa regola ancora oggi governa le nostre vite, non tutto si può fare in ogni luogo, si mangia a tavola, si dorme a letto, Diogene invece si serviva di ogni luogo indifferentemente per ogni uso o per soddisfare qualsiasi bisogno corporeo, metteva in discussione le convenzioni del vivere quotidiano. Sosteneva che una vita felice era possibile solo in accordo con la natura. La vita sociale e le sue regole, secondo Diogene, non portano alla felicità anzi creano falsi bisogni. Ma la sua vita non era solitaria anzi voleva convincere i suoi concittadini ad aprire gli occhi.

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