La quarta rivoluzione luciano floridi PDF

Title La quarta rivoluzione luciano floridi
Course Sociologia economica
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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Ri as s unt o La Quarta Rivoluzione, Luciano Floridi 1 TEMPO

L’IPERSTORIA LE TRE ETA’ DELLO SVILUPPO UMANO Dividiamo la vita umana in pr ei s t or i ae s t or i a. Questo passaggio decisivo illustra al meglio che proprio l’invenzione e lo sviluppo delle ICT (le tecnologie dell’informazione e della comunicazione) hanno fatto tutta la differenza tra chi eravamo, chi siamo e chi potremmo essere e diventare. Storia pertanto è sinonimo dell’età dell’Informazione, questa linea di ragionamento suggerisce che l’umanità ha vissuto in differenti generi di società dell’informazione almeno dall’età del Bronzo, l’epoca che segna l’invenzione della scrittura in Mesopotamia e in altre regioni del mondo. Ur, la città-stato del Super (Iraq) rappresentava l’area più sviluppata e centralizzata al mondo, ma Ur non è esattamente ciò che abbiamo in mente quando parliamo di società dell’informazione. Una spiegazione, la più convincente, sostiene che solo molto recentemente il progresso e il benessere dell’umanità hanno iniziato ad essere, non soltanto col l egat ia, ma sopratutto di pendent idall’efficace e efficiente gestione del ciclo di vita dell’informazione. Una tale dipendenza ha comportato il nostro recente ingresso nell’i per st or i a. Preistoria e storia sono termini che operano come avverbi: esprimono comele persone vivono, ma non quandoe dov evivono. In questa prospettiva, le società umane dispiegano tuttora i loro modi di vita attraverso queste tre epoche. All’inizio del secondo millennio vi sono ancora società che vivono in una sorta di età preistorica, senza registrare documenti, se e quando queste tribù spariranno, sarà concluso il primo capitolo della nostra storia evolutiva. La maggior parte delle persone vive tutt’ora nell’età della storia, in società che fanno affidamento sulle ICT per registrare, trasmettere e utilizzare dati di ogni genere. In tali società storiche, le ICT non hanno ancora preso il sopravvento sulle altre tecnologie, in particolare su quelle fondate sull’uso di energia, in quanto risorse di importanza vitale. Infine, vi sono talune persone nel mondo che vivono già nell’età dell’iperstoria, in società e ambienti nei quali le ICT e le loro capacità di processare dati non sono soltanto importanti ma condizioni essenziali per assicurare e promuoveere il benessere sociale la crescita generale e lo sviluppo generale. [Es .t ut t ii membr i del G7-Canada,Fr anci a,Ger mani a,I t al i a,Gi appone,Gr anBr et agnaeSt at i Uni t i -si qual i fic anoc omesoci et ài per s t or i chepoi chéi nques t ipaesi al menoi l70% del PI L di pendedabeni i nt angi bi l i ,f ondat i sul l ’ usodi i nf or maz i one. ] E’ solo la generazione presente a fare esperienza delle radicali trasformazioni indotte dalle ICT, le quali stanno tracciando la nuova linea di passaggio tra la storia e l’iperstoria. Potrebbe essere utile rappresentare l’evoluzione umana in tre stadi: la preistoria, in cui non ci sono ICT, la storia, in cui ci sono le ICT che registrano e trasmettono informazioni ma le società umane dipendono principalmente da altre tipologie di tecnologie, l’iperstoria, in cui ci sono le ICT che registrano, trasmettono e soprattutto processano informazioni, in cui le società umane dipendono in modo cruciale dall’ICT. ISTRUZIONI

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Un potere sempre più grande è disponibile a costi decrescenti per un numero sempre maggiore di persone, in una quantità e velocità sorprendenti. Questo è il missile che ha trasportato l’umanità dalla storia all’iperstoria. A questo punto pare scontato chiedersi dove porterà tutto questo potere computazionale, la risposta è: a interagire. [Es. le automobili dotate di connessioni rappresentano già il terzo dispositivo, dopo smartphone e tablet, in più rapida ascesa. E’ solo questione di breve tempo e tutte le automobili saranno connesse a Internet.] Dispositivi computazionali di ogni tipo generano una sbalorditiva quantità di dati: molti più di quanti l’umanità abbia mai visto in tutta la sua storia. Questa è un altra risorsa che ha reso possibile l’iperstoria: gli zettabyte. DATI Ogni giorno vengono generati dati di un numero sufficiente per poter riempire tutte le biblioteche americane più di otto volte. Questi sono numeri che continuano a crescere esponenzialmente e ininterrottamente nel prossimo futuro. Grazie alle ICT siamo entrati nell’età dello z et t abyt ee del cosiddetto ‘Big data’, un neologismo che descrive lo tsunami di dati che sta sommergendo il nostro ambiente. A dispetto dell’importanza del fenomeno, non è chiaro cosa esattamente significhi ‘Big data’. Non occorre essere un logico per giudicare oscura e vaga questa definizione. Soluzione epistemologica (relativa alla conoscenza) del libro al problema: Big data fa riferimento alla sensazione di inadeguatezza per cui abbiamo ingerito più di quanto siamo in grado di masticare, si tratta di un errore. Sì, abbiamo assistito ad una crescita esponenziale di dati su un numero sempre più elevato di temi, ma i dati restano un bene, una risorsa da sfruttare, nessuno ci costringe a digerire ogni bit disponibile. Stiamo diventando più ricchi di dati ogni giorno, e ciò non può costituire il problema essenziale. La soluzione dev’essere ripensata, sappiamo che un numero maggiore di migliori tecnologie e tecniche porterà solamente a generare più dati, accrescere le dimensioni del sistema digerente non è la via di uscita dal problema. La vera questione epistimologica con i big data è quella di disporre di pat t er n( s t r ut t ur e) di pi ccol ascal a.La difficoltà è proprio quella di individuare dove reperire, in tali immensi database, nuovi pattern dotati di valore aggiunto, e in che modo questi possono essere sfruttati per la creazione di ricchezza. Si tratta di un problema di potenza intellettiva e non computazionale. Disporre di pattern di piccola scala è importante, nell’iperstoria, perché costituiscono della nuova frontiera dell’innovazione e della competizione in ambiti differenti. Nel libero e aperto mercato delle idee, se qualcuno riesce a sfruttare tali modelli di analisi meglio e più rapidamente di noi, ci costringe a uscire dal mercato, sfortunatamente, pattern di piccola scala possono essere significativi solamente se aggregati, correlati, integrati. I big data sono destinati a crescere. L’unico modo per fronteggiare tale evento è sapere chi siamo e cosa stiamo cercando. MEMORIA L’iperstoria dipende dai big data ma vi sono due miti riguardo alla dipendenza dalla memoria digitale che devono essere trattati in questo primo capitolo.

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Il primo mito concerne la qualità della memoria digitale. Le ICT posseggono un genere di memoria che dimentica, queste tecnologie divengono rapidamente obsolete, sono volatili e riscrivibili. Vecchi documenti digitali possono diventare inutilizzabili poiché la corrispondente tecnologia non è più disponibile. Una pagina Web che si aggiorna costantemente è un sito che non conserva memoria del proprio passato, il rischio è che le differenze siano cancellate, le alternative amalgamate, il passato costantemente riscritto e la storia ridotto a un perenne qui e ora. Il lavoro di custode dell’informazione è destinato a diventare sempre più importante. Vi è un rischio catastrofico per le immense quantità di dati create simultaneamente, la breve aspettativa di vita dei dispositivi ( Floppy, Hard Disk, Usb) è molto bassa e perciò si potrebbe causare una sorta di ‘boom demografico’ dove i big data invecchieranno insieme e diventeranno dati morti insieme. Naturalmente, grandi quantità di dati saranno registrati e trasferiti su altri supporti ad intervalli regolari,. Ma quali dati sopravviveranno e accederanno all’altro lato della transizione tecnologica? Nonostante tutto ciò l’industria del recupero dati ha conosciuto una diminuzione del fatturato, questo può sembrare strano dal momento che i big data sono in crescita e con loro i problemi relativi ai sistemi di immagazzinamento dei dati. Ciò può spiegarsi con il fatto che il cloud e l’immagazzinamento online hanno ampliato le possibilità di recuperare dato o di prevenire la loro perdita. [ Es.seunout i l i zz ai Cl oud,Dr opboxecc… ei l pr opr i ocomput erèdanneggi at o,i fil esonoancor a di sponi bi l i onl i neepossonoes ser ef aci l ment er ecuper at i ,cos ìc henonènec es sar i oi nt er v eni r e conunser v i z i odi r ecuper odat i ] Tuttavia, l’immagazzinamento di tali dati continua a fare affidamento su infrastrutture fisiche, le quali richiedono una costante manutenzione. L’industria del recupero dati scomparirà, ma una nuova industria dedicata ai fallimenti del cloud computing sta emergendo. Il secondo mito concerne la quant i t àdi memoria digitale. Dal 2007 il mondo ha prodotto più dati di quanti ne possa immagazzinare. Nella storia, il problema riguardava ciò che era da salvare: quali leggi o nomi sarebbero stati cotti nell’argilla o scolpiti nella pietra ecc. Nell’iperstoria salvare è l’opzione di default, il problema diventa cosa cancellare. Di default il nuovo tende a spingere via il vecchio ovvero ‘il primo ad entrare è il primo ad uscire’: pagine Web aggiornate cancellano quelle vecchie ecc. Metà dei nostri dati sono spazzatura, il fatto è che non sappiamo quale metà, ciò significa che abbiamo bisogno di capire meglio quali siano i dati che vale la pena preservare e curare. Ciò porta ad un circolo virtuoso vagamente rassicurante: dovremmo presto essere in grado di chiedere ai big data quali dati meritino di essere conservati. CONNETTIVITA’ I computer possono avere una limitata utilità se non sono connessi ad altri computer. La legge di Metcalfe dice che il valore di una rete è proporzionale al quadrato del numero di nodi connessi di un sistema, l’idea è semplice: più nodi si hanno, più è utile essere connesso e dispendioso non esserlo. Dopo poche interazioni, il valore di una rete cresce in modo vertiginoso, il grafico appare come una L specchiata, questa è la figura che rappresenta l’iperconnettività. CONCLUSIONI

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La generazione presente sta sperimentando il passaggio dalla storia all’iperstoria. Le società dell’informazione avanzate dipendono sempre più sensibilmente dalle ICT per il loro naturale funzionamento e sviluppo. Il potere di processare aumenterà e, al contempo, diventerà più economico, la quantità di dati raggiungerà misure impensabili e il valore della nostra rete crescerà in modo quasi verticale.Tuttavia, la nostra capacità d’immagazzinamento (spazio) e la velocità delle nostre comunicazioni (tempo) non stanno tenendo il passo. La questione da affrontare è la seguente: che tipo di ambiente iperstorico stiamo costruendo per noi stessi e per le future generazioni? L ’ i nf os f er a.

2 SPAZIO L’INFOSFERA L’ESSERE-TRA DELLA TECNOLOGIA Uno dei tratti che contraddistingue in modo più lampante qualsiasi tecnologia è il suo essere-tra. Utente Suggeritore

[Es. Alice è l'utente che interagisce, ciò che il sole fa è di suggerire di fabbricare un cappello quindi indossarlo. Pertanto possiamo convenire sul fatto di riferirci all'altro lato dell’essere-tra della tecnologia nei termini del suggeritore.] Quando le tecnologie sono tra utenti umani suggeritori naturali possiamo qualificarle come tecnologia di prim’ordine. Umanità Natura

L’esempio più antico di tecnologia di primo ordine è l’ascia che sta tra noi, utenti, e il legno, suggeritore. Le tecnologie di secondo ordine sono quelle che pongono gli utenti in relazione non più con la natura ma con altre tecnologie: vale a dire, sono quelle tecnologie i cui suggeritori consistono in altre tecnologie. Umanità Tecnologia

Alcune tecnologie di primo ordine sono inutili in mancanza delle corrispondenti tecnologie di secondo ordine alle quali sono associate. Le strade non necessitano delle auto per essere utili ma le viti richiedono un cacciavite. Anche le tecnologie di secondo ordine implicano un certo grado di reciproca dipendenza con quelle di primo ordine. Come mostra la storia del floppy disk fino a un certo punto è più semplice sostituire l'intero sistema che continuare a migliorare una parte. Non c'è motivo di avere floppy disk strapotenti se milioni di driver già esistenti non sono in grado di leggerli. Ciao spiega uno dei benefici balzi avanti tipici della tecnologia: un nuovo utilizzatore non deve avere a che fare con l'eredità di un precedente pacchetto tecnologico, ma può liberamente giovare della soluzione più recente innovativa. La tecnologia inizia a svilupparsi in modo esponenziale una volta che il suo essere-tra pone in relazione alla tecnologie in quanto utenti con le tecnologie in quanto suggeritore nello schema tecnologia-tecnologia-tecnologia.

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Tecnologia Tecnologia

In tal senso, noi, che eravamo gli utenti, non esercitiamo più un controllo nel processo, ma tutt'al più sul processo o, forse, non siamo affatto presenti in alcun modo significativo: siamo, cioè, del tutto fuori dal processo, e facciamo affidamento a tali tecnologie come beneficiari o consumatori. La prossima rivoluzione non sarà lo sviluppo verticale di una nuova sconosciuta tecnologia ma uno sviluppo orizzontale, dal momento che riguarderà il connettere tutto a tutto (a2a). Essenzialmente, le tecnologie di terzo ordine si propongono di rimuoverci - e con noi l'incombente peso umano del nostro essere-tra - dal processo. Le ICT possono processare dati in modo autonomo e intelligente, e in tal senso sono responsabili dei propri comportamenti. Una volta che tale caratteristica sia completamente sfruttata, l'utente umano può diventare ridondante. È difficile raffigurarsi un mondo moderno fatto di apparati meccanici che continuano a funzionare e a ripararsi anche dopo che l'ultimo uomo abbia lasciato la terra. La modernità meccanica ancora dipende dall'umano. Tuttavia, siamo già in grado di concepire un sistema computazionale totalmente automatizzato, che non richieda alcun intervento umano per esistere e svilupparsi. Lo sviluppo delle tecnologie, dal primo al secondo e infine al terzo ordine, solleva molti problemi. Tra questi, due appaiono particolarmente rilevanti nel quadro delle nostre considerazioni. In primo luogo, se la tecnologia è sempre caratterizzata dal suo essere-tra, quali sono i nuovi elementi in relazione che caratterizzano le ICT in quanto tecnologie di terzo ordine? Già in questo contesto si potrebbe obiettare che la domanda sia diventata superflua, proprio perché le ICT chiudono infine il processo lasciano le tecnologie interagire tra loro attraverso la tecnologia stessa. Con le tecnologie di terzo ordine l’essere-tra diviene un carattere del tutto interno alle tecnologie e, in tal senso, non più un nostro affare. Tale processo ha sollevato la preoccupazione che le ICT finiscono per modellare e perfino controllare la vita umana. In secondo luogo, se la tecnologia è sempre tra, allora quando è possibile dire che tale essere-tra sia più o meno riuscito? La risposta sta in una parola: i nt er f acc e. INTERFACCE Le tecnologie di qualsiasi ordine hanno due facce: l'interfaccia utente e il protocolli, che potrebbero essere rappresentati dalle freccette degli schemi soprastanti. In ragione dell'ordine dell'essere-tra della tecnologia, la faccia del protocollo può diventare sempre più impercettibile, al punto tale che la faccia dell'utente finisce per essere considerata la sola interfaccia. Es. tecnologia 1° ordine - ascia che fende il legno. L’impugnatura è l’interfaccia a disposizione dell’utente e il manico di lama è il protocollo che connette l’interfaccia al suggeritore, il legno. L'utente ha accesso ad entrambe le facce, in quanto ha bisogno sia di controllare la propria interazione con la tecnologia, sia l'interazione che questa intrattiene con il suggeritore. Es. tecnologia 2° ordine - il motore. Tutto ciò che l'utente percepisce e con cui interagisce nella trasmissione dell'auto è la leva del cambio e il pedale della frizione. Il protocollo (cioè, il modo in cui l'altra faccia del motore interagisce con il suggeritore rappresentato dal restante sistema di propulsione dell’auto) non è rilevante fin tanto che funziona correttamente. Per questo motivo, nelle tecnologie di secondo ordine tendiamo a non distinguere più tra l'interfaccia generale (che comprende anche il protocollo) E l'interfaccia

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dell'utente. In tal senso, il termine” interfaccia” si riferisce soltanto all'interfaccia dell'utente, dal momento in cui il protocollo non risulta più facilmente percepibile o accessibile. Es. tecnologia 3°ordine - modem. Poiché l'interfaccia, mette in connessione, in questo caso, la tecnologia con la tecnologia per mezzo di un'altra tecnologia, si tende a interpretare l'interfaccia come un insieme di protocolli. Nessuno di noi è invitato ne coinvolto nel processo, restiamo totalmente esterni. Torniamo a casa e il nostro telefono si connette automaticamente ai servizi wireless di casa nostra, aggiorna le applicazioni e dialoga con altri dispositivi ICT presenti. DESIGN Le interfacce, così come le tecnologie alle quali sono associate, si evolvono. Tale evoluzione è resa possibile, tra l’altro, dal design. Il design di buone interfacce richiede tempo e ingegnosità. Può trattarsi di comprendere l’ovvio (un impugnatura di agile presa) o eliminare l’inutile (un vetro, quello della lavatrice, ormai diventato superfluo), il buon design è quello che tiene conto e sfrutta al meglio l’ordine delle tecnologie in questione. Nelle tecnologie di primo ordine, sia l'interfaccia utente sia il protocollo devono essere accessibili e di buon uso. Nelle tecnologie di secondo ordine occorre che il buon design si concentri solamente sul lato utente dell'interfaccia, che deve essere di facile utilizzo, mentre il protocollo può restare invisibile. Nella tecnologia di terzo ordine, entrambi i lati dell'interfaccia, quella utente e il protocollo, dovrebbero diventare per noi impercettibili dal punto di vista funzionale. LA POLITICA DELLA TECNOLOGIA Le interpretazioni della politica dell'essere-tra della tecnologia possono oscillare tra due posizioni estreme. A un estremo, si può interpretare l'essere-tra della tecnologia come un genere deleterio di distacco e una perdita del passato contatto con la natura e l’autenticità. Questa posizione può spingersi fino al punto da associare l'essere-tra della tecnologia alla perdita di corporeità, delocalizzazione, globalizzazione, consumismo. All'estremo opposto, si registra l'adesione piena di entusiasmo e ottimismo alla liberazione promossa dell’essere-tra della tecnologia. Questa interpretata come amplificatore, un modo di accrescere lo spazio della comunicazione e della realizzazione personale. L'idea del essere-tra tecnologico non è concepita come un processo rischioso, ma come una forma di controllo che ci rende più potenti e abili. è chiaro che nessuna delle due posizioni estreme può essere realmente presa sul serio. Tuttavia, varie combinazioni di questi due semplici ingredienti dominano l'attuale dibattito sulle politiche della tecnologia. LE ICT COME TECNOLOGIE CHE INTERPRETANO E CREANO Nelle società iperstoriche, le ICT divengono le tecnologie caratterizzanti del primo, secondo e terzo ordine. In breve, le ICT ci fanno pensare al mondo in termini informazionale e rendono informazionale il mondo di cui facciamo esperienza. Le ICT stanno mutando la natura vera e propria, e in tal senso il significato stesso, della realtà, trasformandola in un infosfera. Si tratta anche di un concetto in evoluzione. A un livello minimo, l’infosfera indica l'intero ambiente informazionale costituito da tutti gli enti informazionali, le loro proprietà, interazioni, processi e reciproche relazioni. A un livello massimo, l’ infosfera è un concetto che può essere utilizzato anche come sinonimo di realtà, laddove interpretiamo quest'ultima in termini informazionali.

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in tal caso, l’idea è che ciò che è reale è informazionale e ciò che è informazionale è reale. Gli strumenti (hardware, database..) hanno oggi la stessa intrinseca natura delle loro risorse (dati grezzi) con cui sono pertanto perfettamente compatibili. Metaforicamente è come avere pompe e tubi fatti di ghiaccio per veicolare l’acqua: si tratta sempre di H2O. Nell’infosfera, popolata da enti e agenti parimenti informazionali e in cui non vi è differenza fisica tra processori e processati,...


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