La Scrittura Runica PDF

Title La Scrittura Runica
Course Filologia Germanica Classe 1
Institution Università Ca' Foscari Venezia
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Lezione sulle Rune...


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LA SCRITTURA RUNICA (FUTHARK ANTICO)

Com’è noto, le popolazioni germaniche adottarono la scrittura come sistema di fissazione del sapere dopo la conversione al cristianesimo, che avvenne in momenti diversi all’interno dell’ampio territorio abitato da genti che parlavano lingue germaniche. Occorre tuttavia precisare che la fase precedente la conversione (e la successiva adozione dell’alfabeto – principalmente latino – come sistema scrittorio), pur essendo ampiamente dominata dall’oralità, fu caratterizzata dall’uso di un tipo di scrittura che definiamo runica. I caratteri utilizzati si chiamano infatti rune. La parola è attestata in tutte le lingue germaniche antiche (con continuazioni anche nelle fasi moderne di queste lingue) con il significato principale di ‘segreto’:

got. rūna asass./ata. rūna(stab) ags. rūn an. rún

Nonostante il valore etimologico della parola, è opportuno precisare che la maggior parte delle iscrizioni runiche a noi note indicano con chiarezza che i (brevi) testi incisi attraverso l’uso dei grafemi della serie runica avevano perlopiù un valore comunicativo chiaro. Non si deve pertanto credere che questo tipo di scrittura venisse utilizzata per fissare testi dal significato oscuro o esoterico, anche se sono senz’altro attestati numerosi esempi di un uso delle rune legato a scopi magici. Come nelle scritture alfabetiche – a cui però, a rigore, non appartiene -, anche per le rune esiste una successione stabilita per i singoli grafemi. Tale serie (a 24 segni) è desumibile da nove iscrizioni risalenti al V-VI secolo e si presenta così:

(Tratto da Klaus Düwel, Runenkunde, Stuttgart 2008. Tra / / è indicato il valore fonologico dei grafemi).

Sulla base dei primi sei segni è stata coniata la parola futhark per indicare l’intera serie runica (così come la parola alfabeto è stata creata a partire dai primi due grafemi, alfa e beta, della serie greca). Il futhark antico è utilizzato nelle iscrizioni che vanno dall’inizio del III sec. all’inizio dell’VIII secolo. Le iscrizioni risalenti all’epoca vichinga (inizio IX sec.-metà dell’XI secolo) e ai secoli medievali successivi impiegano invece una serie ridotta (chiamata futhark recente), composta da 16 segni.1 Oltre a possedere un valore fonetico (ad esempio, la prima runa corrisponde al suono /f/), ciascun grafema possiede anche un valore semantico, ossia corrisponde a una parola che esprime un concetto. Ad esempio, la runa ᚠ (di nuovo, la prima delle serie) corrisponde al significato espresso dalla radice germanica *fehu (‘bestiame, bene mobile’; cfr. td. Vieh, ‘bestiame’). [L’elenco completo dei nomi delle rune e del significato associato a ciascun grafema si trova allegato a questo testo, vd. Allegato 1]. Quando si legge un’iscrizione runica, occorre tenere presente che l’andamento potrebbe essere da destra a sinistra o da sinistra a destra. Nei casi in cui la medesima iscrizione presenti un cambio di verso della scrittura, si parla di andamento bustrofedico dell’iscrizione (similmente all’andamento dell’aratro. Der. del gr. βουστροϕηδόν , avv., comp. di βοῦς «bue» e tema di στρέϕω «volgere»). Abbiamo inoltre esempi di iscrizioni il cui verso è orientato in maniera verticale. Già

1 Nell’Inghilterra anglosassone, invece, il sistema a 24 segni si amplia ulteriormente, giungendo a includere oltre 30 grafemi.

nelle iscrizioni più antiche è più diffuso l’andamento da sinistra a destra, che poi si impone soprattutto in area nordica. Il verso dell’iscrizione è stabilito da alcuni grafemi (ad esempio, dai primi sei segni della serie). La suddivisione della serie a 24 segni in tre gruppi (chiamati ættir, ‘famiglie’, plurale della parola islandese antica ætt, usata con riferimento alle rune in manoscritti islandesi del XVII secolo) DOCUMENTAZIONE

Come osserva Düwel (2008, p. 11), abbiamo circa 370 iscrizioni che attestano l’uso del futhark antico. Di queste, solo una piccola parte consente un’interpretazione sufficientemente chiara del testo (da un punto di vista linguistico). Ovvero: anche se i caratteri dell’iscrizione sono chiaramente leggibili, spesso risulta molto difficile riuscire a capirne il significato. Da un punto di vista geografico, i reperti a noi noti coprono un’area molto ampia, che include anche regioni dell’Europa orientale (ad esempio, le attuali Romania e Ucraina).2 Ad ogni modo è soprattutto nel territorio germanico settentrionale (Svezia, Danimarca, Norvegia), nel territorio meridionale dell’area germanica continentale e in area insulare (nell’Inghilterra altomedievale) che si trova la stragrande maggioranza degli oggetti con iscrizioni runiche. Le rune venivano incise su oggetti di vario tipo. Tra i supporti scrittori più importanti ricordiamo, ad esempio, il legno, l’osso, il metallo e la pietra (moltissime sono le pietre con incisioni runiche in Svezia, Danimarca e Norvegia). Occorre tuttavia ricordare che, oltre all’abbondante documentazione epigrafica, abbiamo anche alcuni esempi importanti di testi vergati su pergamena o carta (si parla, in tal caso, di documentazione manoscritta delle rune, o runica manuscripta).3 In totale – quindi includendo anche la documentazione dei periodi successivi a quello più antico, nei quali vengono utilizzato il cosiddetto futhark recente – ci sono noti oggi circa 6500 reperti, di varia estensione e natura, che contengono iscrizioni runiche, così distribuiti geograficamente:

Svezia (circa 3600, di cui 2500 pietre runiche) Norvegia (circa 1600) Danimarca (circa 850) 2 Nell’ambito degli ampi spostamenti vichinghi il territorio su cui si estendono i reperti si espande notevolmente: oltre alla Groenlandia a nord e alla Russia a est, ricordiamo il Pireo (Grecia) a sud. 3 Ne è un esempio il celebre Codex Runicus, interamente redatto utilizzando segni runici all’inizio del XIV secolo. Esso contiene, in particolare, il testo delle leggi della Scania ( Skånske lov), che in epoca medievale (e fino alla metà del XVII secolo) faceva parte del regno di Danimarca.

Islanda (circa 100) Groenlandia (oltre 100) Germania (oltre 80) Inghilterra (circa 90) Isole Orkney (circa 50) Paesi Bassi (circa 20) Irlanda (circa 20) Fær Øer (circa 10) LA LINGUA DELLE ISCRIZIONI PIÙ ANTICHE

Solo in alcuni casi (pochi) è possibile ricondurre con certezza un’iscrizione in futhark antico a una precisa lingua, nell’ambito della familia linguistica germanica (suddivisa, com’è noto, in: germanico settentrionale, germanico occidentale e germanico orientale). Tra questi casi citiamo, ad esempio, la punta della freccia di Kowel [cfr. slide ‘Esempi di documentazione epigrafica’, slide n. 6], attribuibile chiaramente al gruppo germanico orientale (gotico) in quanto il nome tilarīds presenta l’uscita in –s (tilarīds) come marca morfologica del nominativo singolare maschile. La lingua delle iscrizioni di area scandinava (fino al 500 circa) viene considerata come una sorta di lingua germanica nord-occidentale unitaria, anche se non mancano divergenze di opinioni tra i runologi. Alcuni la definiscono infatti come ‘koiné runica’ o come ‘lingua franca’ (in quanto in essa sarebbero state appianate le differenze linguistiche regionali), mentre altri vi riconoscono una lingua germanica nord-occidentale dotata di tratti caratterizzanti, e soprattutto realmente parlata e usata. TEORIE SULL’ORIGINE DELLE RUNE

Non sappiamo nulla di certo sull’esatta origine della scrittura runica. Nel corso del tempo, tuttavia, sono state avanzate tre ipotesi principali, che si distinguono nell’identificazione del modello alfabetico da cui le rune avrebbero tratto origine: la tesi latina, la tesi greca e la tesi nord-etrusca. Ciò che accomuna tutte e tre le posizioni ricostruttive è infatti l’assunto secondo cui alla base della scrittura runica ci sia un alfabeto dell’area mediterranea.

a) TESI LATINA

Alla base della scrittura runica ci sarebbe il modello scrittorio latino. A sostegno della plausibilità di questa tesi viene addotta la chiara somiglianza di alcuni segni runici con lettere dell’alfabeto latino (soprattutto le rune per f, r, b e m). Non è tuttavia chiaro quale forma di scrittura latina sarebbe stata presa a modello e quando avrebbe avuto inizio il processo di creazione della scrittura runica (cfr. l’articolo di Henrik Williams, Reasons for Runes, da leggere tra i materiali caricati su Moodle).

b) TESI GRECA

Il modello scrittorio utilizzato sarebbe l’alfabeto greco. Oggi questa tesi gode di un credito molto minore rispetto al passato.

c) TESI NORD-ETRUSCA

Secondo questa tesi, la scrittura runica sarebbe stata creata utilizzando come modello un alfabeto nord-etrusco dell’area alpina (alfabeti regionali come, ad esempio, il retico di Bolzano, Magré e Sondrio) o della pianura veneta (il venetico di Este). Questi alfabeti erano basati, indirettamente o direttamente, su quello etrusco, che a sua volta derivava da quello greco.

Delle tre tesi, quella latina (ripresa recentemente da Henrik Williams) e quella nord-etrusca sono quelle maggiormente accreditate....


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