Le imposte IRPEF, IVA, e IRES. Le imposte dirette e indirette PDF

Title Le imposte IRPEF, IVA, e IRES. Le imposte dirette e indirette
Course Finanza aziendale
Institution Università di Bologna
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Summary

L’imposta è un prelievo coattivo, è la manifestazione del potere coercitivo dello stato nei confronti dei cittadini, in quanto sono pagate anche senza l’erogazione di un bene o servizio.
In ogni sistema fiscale si possono individuare due grandi categorie di tributi: le imposte dirette e le imp...


Description

L’imposta è un prelievo coattivo, è la manifestazione del potere coercitivo dello stato nei confronti dei cittadini, in quanto sono pagate anche senza l’erogazione di un bene o servizio. In ogni sistema fiscale si possono individuare due grandi categorie di tributi: le imposte dirette e le imposte indirette. Le imposte dirette sono tributi che colpiscono una manifestazione immediata di capacità contributiva, rappresentata dalla percezione di un reddito o dal possesso di un patrimonio. Ad esse è affidato il compito di redistribuzione e di rendere evidente ai cittadini il ruolo dell’imposta come strumento di equità. Le imposte dirette sono rappresentate quasi esclusivamente da tributi che colpiscono i redditi, e dominano tre forme di imposizione: IRPEF, IRES e Imposte sostitutive. Esse forniscono quasi la metà dell’intero gettito tributario. Le imposte indirette sono tributi che colpiscono una manifestazione mediata di capacità contributiva. È regressiva perché è commisurata ai consumi, e la quota dei consumi delle famiglie povere è più alta di quelle ricche, in relazione al reddito. La più importante tra quelle indirette è l’IVA. Si possono poi sommare i contributi sociali sono prelievi commisurati ai redditi da lavoro a carico in parte dei lavori e dai datori di lavoro, e contribuiscono al finanziamento delle principali prestazioni del welfare. La struttura delle imposte dirette rappresenta l’aspetto più importante per capire la natura di un sistema tributario. Esse sono costituite da due grandezze che sono: reddito e patrimonio. Il reddito attribuisce particolare rilevanza alla sua divisione nelle componenti funzionali: reddito da lavoro, profitti, rendite e interessi. Il patrimonio è classificato in: attività finanziarie, terreni e fabbricati (mobiliare o immobiliare). Il concetto di profitto è sostituito da reddito di impresa, che include non solo i profitti derivati dalla vendita sul mercato di beni e servizi, ma anche da redditi derivanti da terreni, fabbricati o attività finanziarie dell’impresa che risulti proprietaria di tali beni, e sono compresi anche i guadagni o le perdite in conto capitale, cioè le variazioni in un dato periodo di tempo del valore delle attività patrimoniali (plusvalenze e minusvalenze). Il ruolo principale è svolto dall’imposta personale e progressiva sul reddito, l’IRPEF. È un tributo che ha carattere personale e tiene conto della condizione economica complessiva e delle caratteristiche soggettive o del nucleo familiare di appartenenza del soggetto passivo. Infatti, solo all’interno di un’imposta personale ha senso attuare la progressività dell’imposta che costituisce lo strumento principale per realizzare in modo efficace l’obiettivo di redistribuzione del reddito. Difficilmente ciò potrebbe essere raggiunto con le imposte reali, cioè quei tributi che colpiscono l’oggetto dell’imposta senza tenere conto delle caratteristiche del soggetto tassato. Le imposte reali colpiscono esclusivamente l’oggetto dell’imposta, un particolare reddito o patrimonio 1. Imposta personale: è un’imposta il cui ammontare è funzione di caratteristiche soggettive del contribuente. 2. Imposte reali: è un’imposta il cui ammontare è determinato solo in relazione all’oggetto dell’imposta (categorie di redditi o di patrimoni), senza tener conto delle caratteristiche del soggetto tassato 3. Presupposto dell’imposta: è il fatto o le circostanze al verificarsi delle quali scatta l’applicazione di un tributo; 4. Soggetto passivo: soggetto a cui la legge impone l’obbligo del pagamento del tributo; 5. Soggetto inciso: economicamente e di fatto ne supporta l’onere

6. Aliquota: è una percentuale o un importo in somma fissa da applicarsi alla misura unitaria delle base imponibile. Per valutare la razionalità di un’imposta personale, si considera l’attività di prelievo con i criteri di equità ed efficienza. 1. Equità: ha come obiettivo la ricerca dell’indicatore più appropriato per definire la capacità contributiva di un contribuente; 2. Efficienza: pone l’attenzione sulle inevitabili violazioni della condizione di ottimo paretiano che i tributi producono e cerca di valutare l’imposta sulla base delle distorsioni che essa induce nelle scelte del consumatore e dei produttori.

Domanda: descrivere i tipi di base imponibile usati nell’IRPEF. Il reddito rappresenta solo il primo passo per individuare la base imponibile e si può distinguere in fonti e usi del reddito. Le fonti sono rappresentate dal reddito di lavoro, dipendente o autonomo, dai redditi di capitale, investimenti immobiliari (rendite) e attività finanziare, cioè gli interessi. Vi sono anche le plusvalenze o minusvalenze, cioè l’incremento o il decremento di valore di un’attività nell’intervallo di tempo con riferimento al quale si misura il reddito. Per gli usi, il reddito piò essere speso in consumi di beni e servizi finalizzati a soddisfare bisogni individuali. Per quanto riguarda le fonti, si pone una distinzione tra: 1. Reddito prodotto 2. Reddito entrata Per quanto riguarda gli usi si parla invece di: 3. Reddito consumo o spesa. A. Reddito prodotto RP= SOMMATORIA DI Yi Assume come punto di riferimento della capacità contributiva i redditi ottenuti come corrispettivo della partecipazione ad una attività produttiva in un dato periodo di tempo e si indentifica con il concetto di valore aggiunto, definito come la somma dei redditi prodotti dai fattori di produzione. La base imponibile dell’imposta corrisponde al valore dei nuovi beni e servizi che in un dato periodo sono stati prodotti con l’impiego di lavoro dipendente o autonomo, di capitale fisico, finanziario e di fattori non riproducibili. I problemi che ne derivano riguardano: 1. Territorialità dell’imposta 2. Non è chiaro su come trattare i costi e l’ammortamento 3. Sotto l’aspetto dell’equità non vengono comprese e tassate le plusvalenze e le entrate straordinarie e occasionali. Questo potrebbe incentivare di molto l’evasione. B. Reddito entrata RE= sommatoria Yi+ CGt-AEt Il reddito entrata mette in luce la relazione tra le componenti patrimoniali (stock) e le componenti reddituali (flussi) ed è l’ammontare massimo di risorse che può essere potenzialmente consumato in un dato periodo, garantendo la stessa situazione iniziale all’inizio del periodo.

Esso può essere misurato dalla somma del consumo e dalla variazione del valore del patrimonio in un dato periodo di tempo. Questo consente di sottoporre a tassazione tutte le fonti del reddito e nell’imponibile è incluso il consumo effettivo ed anche la parte di risorse potenzialmente consumabili destinata al risparmio. Si evitano i problemi di evasione precedentemente evidenziati perché sono incluse le plusvalenze. RE = redditi da lavoro + redditi da capitale + plusvalenze nette + entrate straordinarie. C. Reddito consumo (spesa) RC= RP + prelievi- versamenti. Il fondamento equitativo di questa definizione è che gli individui vengono tassati sulla base delle risorse che essi sottraggono al valore prodotto dalla collettività. Una base imponibile espressa in questi termini è molto distorsiva perché l’individuo cercherà di ridurre il consumo e aumentare il risparmio. Non viene presa come base imponibile il consumo potenziale, ma il consumo effettivo dell’individuo: la base imponibile è pari al reddito meno il risparmio. Problema: si verificherebbe la doppia tassazione del risparmio. Sotto il profilo dell’equità si tratta di capire se si usa un’ottica: i. ii.

Uniperiodale dove la capacità contributiva viene valutata con riferimento ad un dato intervallo di tempo limitato, di solito un anno; Pluriperiodale, in questo contesto di fa riferimento al valore attuale delle imposte che ciascun contribuente sarà chiamato a pagare nell’arco della vita. In questo contesto si potrebbe avere il problema della doppia tassazione del risparmio, cioè si sottoporrebbe il risparmio a doppia tassazione, una volta nel momento in cui esso è prodotto e una volta nel momento in cui i frutti dello stesso vengono sottoposti a tassazione come reddito da capitale.

La presenza di un’imposta sul reddito di tipo progressivo pone il problema della scelta dell’unità impositiva. Se si opta per una tassazione individuale, si soddisfa il criterio di giustizia, secondo la quale in un sistema di imposizione progressivo non dovrebbe interferire la decisione o meno di formare una famiglia. Se invece di opta per una tassazione su base familiare, a causa della progressività, una coppia pagherebbe un’imposta più elevata della somma delle imposte calcolate sui redditivi individuali. La tassazione individuale evita distorsioni fiscali nelle scelte di partecipazione al mercato del lavoro, che si produce inevitabilmente nella tassazione sulla base del reddito familiare. Un criterio che viene utilizzato nei paesi in cui è presente un’impostazione di tipo progressivo è lo splitting, cioè prevedere che i redditi dei due coniugi vengano cumulati e divisi per due. In tal modo si ha un abbassamento dell’aliquota media. Ma purtroppo non tiene conto del ruolo degli altri coniugi all’interno del nucleo familiare. Un altro metodo allora che si può utilizzare è il quoziente familiare, cioè adottare come aliquota di tassazione per il reddito familiare, l’aliquota media di imposta che si applicherebbe al reddito pro capite del nucleo stesso, corretto per le economie di scala. Se si assume come unità impositiva l’individuo, non significa che il riferimento al nucleo familiare sia trascurato, perché vi sono strumenti come le deduzioni per figlio o coniuge a carico, o delle detrazioni dall’imposta. Irpef L’irpef è un’imposta personale e progressiva che colpisce il reddito complessivo delle persone fisiche. Essa tiene conto degli aspetti soggettivi del contribuente e a tale tributo è affidato il compito di realizzare la progressività prevista dalla Costituzione italiana.

Esso si caratterizza come un modello ibrido, in quanto vi è presente la nozione di reddito prodotto ed entrata, ma anche elementi di tassazioni del reddito spesa. È sostanzialmente un’imposta sui redditi da lavoro dipendente 52% e pensioni 30.69%. Nella scelta dell’unità impositiva, l’Irpef utilizza il criterio individuale e l’obiettivo di equità orizzontale nei confronti dei nuclei familiari viene realizzato tramite deduzioni e detrazioni. Il presupposto del tributo è il possesso di un reddito, in denaro o natura attribuibile al soggetto passivo. I soggetti passivi sono le persone fisiche, residenti e no. La base imponibile è costituita dalla somma di tutti i redditi del soggetto passivo. Sono comunque esclusi dalla base imponibile i redditi che sono ricondotti regimi sostitutivi, o assoggettati a tassazione separata.

Domanda: quali sono le categorie di reddito dell’Irpef? Ai fini della determinazione dell’imponibile i redditi sono classificati in sei categorie: 1. Redditi fondiari, cioè i redditi da terreni o fabbricati 2. Redditi da capitale, cioè redditi derivanti dall’impiego di capitale finanziario. Viene definito come reddito di capitale da sottoporre a tassazione ogni provento che derivi da rapporti avanti ad oggetto l’impiego di capitale, escludendo quei proventi che derivano da impieghi di capitale da cui possano conseguire utili o perdite in dipendenza di un evento incerto (plusvalenze e proventi di prodotti derivati). 3. Redditi da lavoro dipendente, cioè è costituito da tutti i compensi in denaro e in natura percepiti nel periodo di imposta in dipendenza del rapporto d lavoro, al netto dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro e del lavoratore. Vengono considerati secondo il criterio di cassa. 4. Redditi da lavoro autonomo è costituito dal reddito derivante dall’esercizio di arti e professioni e da altri redditi da lavoro autonomo. 5. Redditi di impresa, cioè quello derivante dall’esercizio di imprese commerciali, e può essere prodotto da un imprenditore individuale o in forma associata. Ai fini IRPEF ha rilevanza solo quella prodotta da imprenditori individuale o da società di persone. 6. Redditi diversi.

Domanda: definire cosa si intende per deduzione e detrazione. Una volta definite le singole componenti queste vanno sommate algebricamente per determinare il reddito complessivo. Si parte dal reddito complessivo, si tolgono le deduzioni tradizionali (che riducono la base imponibile del tributo) e si ottiene il reddito imponibile. Si applica le scale dell’aliquote e si ottiene l’imposta lorda e se si sottrae le detrazioni (agiscono a valle e riducono l’imposta lorda) e si ottiene l’imposta netta. La deduzione più importante riguarda i contributi previdenziali e assistenziali, e nei quali rientrano anche i fondi pensione, deducibili fino ad un massimo di 5164.54. Per i redditi da lavoro dipendente i contributi sono già esclusi e lo scopo è di estenderli anche ai redditi da lavoro autonomo. In realtà questa deduzione è coerente con un modello reddito spesa, perché in realtà con il reddito spesa viene esentato il risparmio – i contributi previdenziali e assistenziali vengono raffigurati come una sorta di risparmio e quindi questa deduzione è coerente con un modello di tassazione sulla spesa.

L’Irpef ha una definizione di base imponibile simile a quello del reddito prodotto, ma è un ibrido perché si intravede anche il reddito spesa. Esistono molte tipologie di deduzioni e variano a seconda del periodo che si considerano, ma si possono suddividere in deduzioni per: -

Rendita catastale immobile adibito ad abitazione principale (totalmente deducibile)

-

Spese mediche e di assistenza specifica per portatori di handicap

-

Oneri pagati per domestici e babysitter (limite 1549 euro)

-

Assegni corrisposti al coniuge

-

Erogazioni liberali (entro limiti stabiliti dalla legge deduzioni a favore del clero, donazioni a favore di onlus 10 % del reddito complessivo, organizzazioni non governative ecc.)

Una volta che togliamo le deduzioni, si ha il reddito imponibile, ed applicate le scale dell’aliquote e si ottiene l’imposta lorda, e dopo di che bisogna applicare le detrazioni. L’Irpef ha aliquote crescenti per scaglioni, quindi attua una progressività per scaglioni. La scala della aliquota è modificata continuamente, quindi è soggetta a verifica periodica. La progressività per scaglioni si attua ripartendo il reddito imponibile in diverse parti, a ciascuna delle quali viene applicata una diversa aliquota marginale secondo la scala prevista dalla legge. L’aliquota media effettiva è il rapporto tra imposta e reddito complessivo. Nel 74’ c’erano 32 scaglioni di reddito con aliquote che partivano dal 10 -82%. Nel 2009 ci sono 5 scaglioni di reddito con aliquote dal 23-43%. Una progressività è prevista sia in UK con 3 scaglioni e USA con 7. Le aliquote non includono l’addizionale obbligatoria dello 1.33-2.33 commisurata al reddito imponibile a favore delle regioni. Ogni regione ha una propria discrezionale perché può introdurre altri addizionali (sempre nei limiti della legge). Se le deduzioni sono superiori al reddito complessivo o se le detrazioni sono superiori all’imposta lorda, il debito di imposta è nullo. Ma il contribuente non usufruisce in tutto o in parte del beneficio delle deduzioni e/o detrazioni. Questo fenomeno è noto come incapienza. Se le detrazioni sono superiori all’imposta lorda o le deduzioni sono superiori allora non deve versare niente allo stato ma allo stesso tempo non riceve niente dallo stato. Le aliquote legali ci dicono quanto è dovuto dal contribuente per ogni unità di reddito imponibile. Se il reddito imponibile è significativamente più basso del reddito complessivo, l’aliquota legale non è un buon indicatore dell’indicatore dell’onere che il fisco impone al contribuente. Sono suddivise in 5 scaglioni: 23%.27%.38%.41% e 43% Mentre le aliquote effettive ci dicono quanto è dovuto dal contribuente per ogni unità di reddito complessivo. L’ aliquota effettiva è un indicatore migliore dell’onere che grava sul contribuente, in tutte le situazioni in cui il reddito imponibile è significativamente più basso del reddito complessivo, ad esempio perché ci sono deduzioni o altre agevolazioni. Non è tanto importante capire quale è l’aliquota legale ma quale sia l’aliquota effettiva che è misura del carico fiscale del soggetto. Per calcolare l’aliquota effettiva è necessario sottrarre deduzioni e detrazioni.

Le detrazioni contribuiscono a definire la progressività dell’imposta, in quanto permettono di realizzare la discriminazione qualitativa dei redditi e consentono differenziazioni del carico fiscale a seconda della fonte del reddito. Inoltre, permettono di affrontare problemi di equità orizzontale, trattando diversamente soggetti che appartengono a nuclei familiari con diversa composizione e quindi diversa capacità contributiva. Le detrazioni si possono classificare in categorie a. Per fonti di reddito: detrazioni differenziate per diverse tipologie di contribuenti (lavoratore dipendente, autonomo e pensionato), sono costanti fino ad un determinato intervallo e si annullano a 55.000 euro. Le detrazioni per fonti di reddito non sono cumulabili. b. Per carichi di famiglia: introdotti con l’obiettivo di raggiungere l’equità verticale, chi è ricco deve versare più imposte relativo alla numerosità della unità familiare. La capacità di un individuo di pagare le imposte dipende dalla famiglia in cui vive, e le detrazioni svolgono il ruolo di personalizzazione dell’imposta. Esistono 2 tipologie: i.

Coniuge a carico: scopo di riequilibrare il carico fiscale dei nuclei familiari monoreddito. Sono ammessi solo se il coniuge percepisce redditi inferiori a 2840 euro.

ii.

Figli a carico: dipende dall’età del figlio, discriminante il fatto che abbia un’età maggiore o inferiore a 3 anni. Dipende anche dal numero di figli minori a carico. Ci sono costi di gestione diversi, economie di scala sulla gestione dei figli. Le detrazioni per i nuclei con quattro figli sono maggiori.

c. Per oneri personali: (pari a 19% della spesa) alcune prevedono delle franchigie e altre dei limiti all’importo massimo. - spese mediche possono essere detratte se superano la franchigia di 129.11 euro per il 19% ripartibili in 5 anni se superiori a 15000 euro - contratti assicurativi sulla vita (limiti sull’imposta massimo posto al 19% di 530 euro, 100,7 euro) - interessi passivi; mutuo prima casa con dei limiti a 4000 euro di interessi. - contratti di locazione (limiti, giovani tra i 20 e i 30 anni con reddito minore di 16.000 la detrazione è di 991 euro) d. Per canoni di locazione e mutui per la prima casa: la rendita catastale è esclusa dall’imponibile IRPEF. e. Altre detrazioni con finalità di incentivazione Una volta calcolata l’irpef netta, il contribuente può scomputare dall’imposta dovuta un insieme di crediti di impresa. Si tratta ad esempio di crediti dovuti in relazione ad imposte pagate all’estero. Ed una volta calcolata l’Irpef netta, e sottratti i crediti di impresa, il contribuente scomputa le ritenute subite alla fonte e ottiene le imposte da versare. Nel caso in cui le ritenute subite sismo maggiori dell’imposta dovuta, il contribuente può richiedere il rimborso di quanto pagato in più, o può utilizzare questo suo credito nei confronti dell’erario per compensare il versamento di altre imposte. In presenza di deduzioni e detrazioni, una valutazione dell’onere dell’imposta per il contribuente non può essere compiuta solo sulla base delle aliquote legali, che variano al variare del reddito imponibile.

Significative sono le aliquote medie effettive, pari al rapporto tra l’imposta netta e il reddito complessivo del contribuente. Inoltre, esistono diverse strutture di aliquote medie al variare del reddito complessivo. Sono tracciate inoltre, le aliquote legali (sul reddito imponibile), l’aliquota media effettiva lorda (calcolata come rapporto fra imposta al lordo della detrazione e reddito complessivo), che riguarda tutti i contribuenti diversi dai lavoratori e dai pensionati, e l’aliquota media effettiva (pari al rapporto fra imposta netta e reddito complessivo). Vi è inoltre, l’aliquota marginale effettiva, cioè la variazione dell’imposta per una variazione unitaria del reddito complessivo. Anche loro sono differe...


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