L\'Europa del Novecento. Una storia. Riassunto dettagliato anno 2019/2020 PDF

Title L\'Europa del Novecento. Una storia. Riassunto dettagliato anno 2019/2020
Course Storia contemporanea
Institution Sapienza - Università di Roma
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Riassunto del libro L'Europa del Novecento" per esame di storia contemporanea...


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L’Europa del Novecento Bartolini, Bonomo, Gagliardi ‣ Il Novecento secondo Hobsbawm. Nel saggio del 1994 Il secolo breve, lo storico inglese Eric Hobsbawm propone una periodizzazione del Novecento: ‣ Età della catastrofe 1914-1945 ‣ Età dell’oro 1945-1975 ‣ Età della frana CAPITOLO 1 -L’ALBA DEL SECOLO

1. Il primato europeo ‣ Una lunga fase di sviluppo. L’Europa esce dall’Ottocento sull’onda di una lunga serie di progressi economici, tecnologici, sociali e politici. I quasi tutto il continente, il PIL si era quadruplicato e la produzione era aumentata. Si creò fra Asia ed Europa una “grande divergenza”, anche grazie allo sfruttamento del carbone. ‣ Trasformazioni strutturali dell’apparato produttivo. Una “seconda rivoluzione industriale” si sviluppò sulla base di una più stretta collaborazione tra ricerca scientifica e produzione industriale, in particolare nel settore manifatturiero. Aumentava il settore industriale e terziario, e lo sviluppo tecnologico portò all’emergere di nuovi settori oltre che a un aumento della produttività agricola. ‣ Crescita demografica e mondo interconnesso. Si consolidò un mercato sempre più globale; le informazioni, così come gli apparati culturali e istituzionali, circolavano globalmente grazie alle nuove tecnologie; si moltiplicarono le organizzazioni internazionali. ‣ La centralità dell’Europa. L’Europa era la forza politica e militare più influente nel mondo, in quanto esercita un controllo diretto su vaste zone dell’Africa e dell’Asia, soprattutto da un punto di vista culturale. L’Inghilterra perse gradualmente il suo ruolo di principale protagonista, lasciando spazio alla Germania, che in pochi anni divenne una vera e propria potenza. ‣ Prospettive di pace. Le profonde contraddizioni che segnarono la politica europea furono a lungo trascurate. La guerra iniziava ad apparire a molti un evento sconveniente, appartenente al passato. Le prospettive di pace si concretizzarono attraverso l'istituzione della Corte permanente di arbitrato nel 1899. Inoltre, fra i premi Nobel istituiti nel 1901, uno di essi fu dedicato alla pace. ‣ Inizio del secolo come belle époque. Nel 1900 ci fu la prima esposizione universale a Parigi. Quaranta paesi presentarono a 50 milioni di spettatori le novità tecnologiche e industriali. Lo sviluppo sembrava inarrestabile, la direzione intrapresa sembrava giustificare entusiasmo e piena fiducia nel futuro. ‣ Contraddizioni e squilibri. Già da inizio secolo, i marxisti, ma non solo, indicavano come lo sviluppo del capitalismo fosse accompagnato dall’acuirsi di squilibri e disuguaglianze. Alcuni intellettuali condannavano l’imperialismo. Nelle correnti artistiche si rilevò un’inquietudine che vedeva il progresso come un’illusione. Infatti, erano già in corso affermazione di movimenti nazionalistici e la corsa al militarismo delle maggiori potenze. ‣ Inquietudini culturali e artistiche. Diversi fermenti che animarono la cultura e le arti diedero espressione all’idea che le certezze consolidate si stessero sgretolando, che il progresso fosse un’illusione. ‣ Segnali di debolezza. Le potenze europee subiscono i primi rovesci militari nelle colonie (ad esempio, l’esercito italiano ad Adua, nel 1896). Alcune colonie avevano intrapreso processi di sviluppo economico rielaborando il modello occidentale. Inoltre, nonostante la crescita demografica europea, l’Asia rimaneva il continente più popoloso. Il rapporto dell’Europa con i paesi extraeuropei era in mutazione, in particolare con il Giappone e gli Stati Uniti, i quali crescevano demograficamente ed economicamente con una gran rapidità. Il Novecento si aprì nel segno di tendenze contrastanti. 2. La fine dell’ancien régime: industrializzazione, società di massa, secolarizzazione ‣ Sviluppo di inizio secolo. L’Europa conobbe un periodo di grande espansione fino alla Prima guerra mondiale. ‣ Il primato continentale della Germania. La Germania emerse come la prima economia del continente: attraverso la ricerca, all’istruzione e alla formazione di imprese, si specializzò nei settori più avanzati. L’Europa centrale e settentrionale vide un maggior sviluppo, mentre la Francia rimaneva legata ad un’economia agricola e il Regno Unito vedeva l’inizio del proprio declino. Anche alcune economie 1

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periferiche videro uno sviluppo industriale, seppur lento, esposto a fluttuazioni e concentrato in alcune aree. Molti paesi soprattutto mediterranei rimasero indietro. Si verifica un lento ma costante aumento dei prezzi e dei redditi, che però coinvolse principalmente gli imprenditori e i professionisti qualificati. Si allarga la dimensione del mercato, più persone hanno accesso a beni di consumo durevole e beni voluttuari. Le produzioni in serie prevalgono sull’artigianato, e la rete commerciale si avvale di modalità di vendita estese e innovative (prezzo fisso, pubblicità, pagamenti a rate, ecc). Fordismo e taylorismo. Il rapporto con il consumo cambiò: nacquero nuovi prodotti e le modalità per acquistarli. Influenti furono anche i cambiamenti produttivi: iniziò ad affermarsi il modello "fordista" che nacque negli Stati Uniti da Henry Ford e dalla sua concezione di catena di montaggio. Il taylorismo era un sistema di organizzazione del lavoro che si basava sull'esigenza di far lavorare i propri operai studiando meticolosamente i tempi dei loro movimenti per poter avere la massima resa produttiva. La società di massa. Si andò verso la formazione di una società di massa. L’urbanizzazione favorì lo sviluppo di un vivere sociale basato su strutture impersonali e di grande estensione. Ci si allontanò dalla mentalità dell’ancien régime legata al familismo e ai legami con le comunità locali. Il tempo libero diventò un’opportunità per uscire dal contesto familiare. Si avviò il processo di secolarizzazione che dura ancora oggi. Nuovi consumi culturali. Gradualmente diminuì l’analfabetismo, e i mezzi di comunicazione di massa diventano influenti nella vita quotidiana, a partire da un più diretto coinvolgimento della popolazione nella vita politica. Il percorso di progresso era segnato da forti squilibri territoriali, ma anche disparità di genere.

3. Un nuovo protagonista: il movimento operaio ‣ Le condizioni delle classi lavoratrici. Un elemento qualificante della storia politica di primi anni del XX secolo fu la nascita dei movimenti dei lavoratori di sindacati e movimenti socialisti. Le condizioni degli operai erano estremamente critiche. Essi lavoravano 12 ore al giorni in condizioni nocive per la salute a svolgere mansioni estenuanti. Le loro case erano sovraffollate e prive dei servizi elementari. Le condizioni nelle campagne erano simili. Dilagava la disoccupazione e i redditi erano stagnanti. ‣ L’emigrazione. Persistevano forti correnti migratorie, in particolare dall’Italia (6 milioni di persone). 18 milioni di Europei lascarono l’Europa. ‣ Nascita dei partiti socialisti. Sorsero fermenti da parte di sindacati e partiti a orientamento socialista. Il socialismo unificava realtà sociali molto diversificate, mettendo in comunicazione sindacati e cooperative, favorendo l’alfabetizzazione. Nacquero le prime divergenze interne al socialismo: ‣ I riformisti ambivano ad una nuova società instaurata gradualmente attraverso riforme, una volta arrivati al governo tramite le elezioni. ‣ I rivoluzionari intendevano rovesciare i governi e instaurare una nuova società attraverso la dittatura del proletariato. ‣ La socialdemocrazia tedesca. I partiti socialisti raggiunsero un ampio consenso in molti paesi europei, primo fra tutti il Partito socialdemocratico tedesco. La SPD, guidata da Kautsky (componente maggioritaria) e Bernstein (minoranza revisionista) rivendicava inizialmente una fedeltà alle teorie marxiste, ma gradualmente assunse un orientamento più riformista. Fu il primo partito ad assumere una dimensione di massa e a sviluppare un modello organizzativo presente su tutto il territorio. Il riformismo era messo in discussione da una corrente rivoluzionaria minoritaria, guidata da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. ‣ In Italia, una strada analoga fu intrapresa dal partito di Filippo Turati. In Francia, il partito maggioritario era in opposizione con il sindacalismo rivoluzionario di Georges Sorel. ‣ I socialisti russi. I Russia, il Partito socialista rivoluzionario vicino alla socialdemocrazia tedesca è minoritario rispetto al Partito operaio socialdemocratico con a capo Nikolai Lenin, il cui programma è interamente votato alla lotta. Questa linea risulta maggioritaria, da cui “bolscevica”, e si separa dalla linea “menscevica” nel 1912. ‣ Rivoluzione russa del 1905. La povertà, l’autoritarismo del sistema politico, la diffusa propaganda rivoluzionaria è il cattivo andamento della guerra contro il Giappone portarono a proteste e scioperi diffusi. A gennaio del 1905, il governo zarista represse duramente una processione a San Pietroburgo diretta al Palazzo d’Inverno. Un moto insurrezionale guidato dai Soviet, organismi di rappresentanza degli operai, investì gran parte del paese, e coinvolse anche episodi di ammutinamento delle truppe. Lo zar reagì incoraggiando la formazione di milizie paramilitari nazionaliste, ma anche concedendo la libertà di 2

parola e di stampa e istituendo un parlamento elettivo, la Duma. Si riaprì in confronti fra menscevichi (vincitori delle elezioni) e bolscevichi. ‣ Restaurazione assolutista. I liberali ebbero difficoltà nell’attuare le riforme e lo zar avviò una restaurazione assolutista. ‣ La Seconda internazionale e la dimensione nazionale del socialismo. La Russia fu un caso particolare in quanto fu l’unico paese in cui si giunse a una situazione insurrezionale. Negli altri paesi, la forza del movimento operaio rimase connessa alla legittimazione istituzionale. Il movimento operaio si inserì sempre di più nella dimensione nazionale. Entrò in funzione la Seconda internazionale, un organismo costituito nel 1889 come federazione tra i partiti di orientamento marxista. Essa tuttavia non riuscì a mantenere una coesione fra le linee dei singoli partiti, la cui azione è sempre più “nazionalizzata”. Le élite borghesi borghesi e liberali furono costrette a ricorrere a politiche di inclusione piuttosto che puntare sugli strumenti della repressione. 4. Stati, nazioni e imperi ‣ La legislazione sociale. In risposta all’ascesa del movimento socialista, i governi introdussero nuove garanzie e tutele, i primi pilastri dello Stato sociale, quali innovazioni nella legislazione del lavoro, la riduzione dell’orario, i sistemi assicurativi. Le legislazioni penali divennero più garantiste, concedendo il diritto di sciopero e maggiore libertà per i sindacati e i partiti socialisti. ‣ Estensione del diritto di voto. Prima della Prima guerra mondiale, quasi tutti i paesi europei passano al suffragio universale maschile (in Italia nel 1912). Gli operai, i contadini, le minoranze nazionali e i movimenti politici religiosi ebbero rappresentanza per la prima volta. Il voto alle donne era prerogativa di pochissimi paesi, fra cui la Finlandia e la Norvegia. ‣ Contraddizioni e persistenze del passato. Il processo di democratizzazione non fu lineare e univoco, e nella maggior parte dei paesi coesisteva con monarchie autoritarie stile ancien régime. La Germania, il paese più avanzato anche in termini di sistema assicurativo, previdenziale e istruzione, era gestita da un potere autoritario. ‣ Le differenze fra gli Stati. Il Regno Unito, con il partito liberale, realizzò un piano di riforme sociali e una politica fortemente progressiva. La Francia, con i partito radicale, promosse interventi analoghi in aggiunta a un’accentuata laicizzazione dello stato. Rimasero fortemente autocratici l’Impero austro-ungarico e l’Impero russo. ‣ Nazionalizzazione delle masse. Le classi dirigenti facevano appello all’unità della nazione, cementando l’identità collettiva con l’iscrizione pubblica, la leva obbligatoria, la stampa, le cerimonie le parate, ecc. L’obiettivo era far sì che persone in condizioni molto diversificate si riconoscessero in un passato, presente e futuro comuni di cui lo stato era garante, includendo le fasce sociali più isolate. Un esempio è il monumento alla Battaglia delle nazioni costruito nel 1913 a Lipsia: lo scopo era portare la popolazione tedesca a riconoscersi in un glorioso passato comune. I rituali “insegnavano” la nazione attraverso l’esperienza, in modo emozionale ed evocativo. ‣ Movimenti nazionalistici “dal basso”. Mentre la popolazione nell’Europa centrale e occidentale era piuttosto omogenea, negli imperi centro-orientali coesistevano una pluralità di nazionalità che spesso ambivano all’indipendenza politica. Sorgsero movimenti nazionalisti “dal basso” a favore dell’ordine costituito, fra cui la Lega pantedesca e il panslavismo, o nettamente contro, come il nazionalismo francese. Questi movimenti, collocati nella destra antiliberale, erano accomunati da un ripudio delle idee illuministiche e democratiche e contribuirono alla diffusione di idee razziste. Il razzismo colpì le popolazioni asiatiche e africane, gli slavi, e in particolare gli ebrei, la cui persecuzione fu incoraggiata dal regime zarista all’inizio del secolo. ‣ Gli imperi coloniali. La celebrazione dello Stato-nazione prevedeva una corrispondenza fra confini politici e omogeneità della popolazione. Tuttavia, l’inizio del secolo era anche il culmine dell’età degli imperi. La tradizione coloniale coinvolse la maggior parte degli Stati: solo l’Austria-Ungheria non conquistò territori extraeuropei. Da un lato, il colonialismo permise la diffusione di idee politiche, organizzazione delle città, la struttura dei tribunali, degli eserciti, dei censimenti e la diffusione dei saperi specialistici. Dall’altro, l’ordinamento liberale presente negli Stati nazionali non era esteso alle colonie, dove invece si sperimentavano pratiche di repressione e sterminio, fra cui campi di concentramento (es. gli spagnoli a Cuba) e lavori forzati (re Leopoldo II in Congo). L’impiego di moderne tecnologie per assoggettare le popolazioni sarà riprodotto durante le guerre mondiali (Arendt, Le origini del totalitarismo), ad esempio, i primi campi di concentramento furono sperimentati dagli spagnoli a Cuba. Fuori dall’Europa, anche Giappone e Stati Uniti acquisirono possedimenti coloniali. 3

‣ Lenin considerava l’imperialismo come “fase suprema del capitalismo”. 5. Alleanze e contrasti tra le grandi potenze ‣ I limiti del predominio europea. Il dominio europeo non era indiscusso. Gli Stati Uniti si profilavano come la principale economia del pianeta, e nelle colonie si moltiplicavano i fenomeni di ribellione al dominio occidentale, spesso in nome di un’identità nazionale, appigliandosi al bagaglio ideologico importato dallo stesso nazionalismo europeo. ‣ Tensioni in Europa. Le tensioni e rivalità fra le potenze coloniali furono generalmente ricomposte in sede diplomatica e anche tramite importanti accordi (fra cui l’Entente cordiale nel 1904). Piuttosto, fu all’interno del continente che si configurarono delle aree di tensione che segnarono le relazioni internazionali: I. la rivalità franco-prussiana che risaliva alla guerra del 1870, con la vittoria della Prussia e l’annessione dell’Alsazia e Lorena e lo sviluppo del “revanscismo” (sentimento di rivalsa francese). La contesa per il controllo del Marocco fu infiammata e a favore della Francia, alimentando spinte militariste e nazionaliste in Germania. II. la rivalità fra Regno Unito e Germania rispetto alla potenza della flotta militare III. Rivalità fra Austria-Ungheria e Russia per il controllo dei Balcani, zona resa instabile dalla crisi dell’impero ottomano. IV. I Balcani diventarono il focolaio determinante in seguito a dei disordini derivati dal disgregamento degli Stati alleati (Serbia, Bulgaria e Grecia. sostenute dalla Russia) che avevano sconfitto l’Impero ottomano. ‣ Sistemi di alleanze. Intorno a questi campi di tensione si configurarono due sistemi di alleanza: ‣ La Triplice alleanza (1882), un patto difensivo che legata Austria-Ungheria, Germania e Italia; ‣ La Triplice intesa (1894), un patto di mutua protezione fra Regno Unito, Francia e Russia. ‣ Si rafforzarono le politiche militariste con una corsa agli armamenti. Crebbe l’esaltazione di tipo marziale, un’esaltazione della guerra nel discorso pubblico. ‣ D’altro lato, le connessioni economiche e culturali e le attività di diplomazia mitigavano i contrasti. Tuttavia, nonostante la classe dirigente fosse consapevole della distruttività di una “guerra totale”, ogni stato si armò per trasmettere insicurezza agli altri, confidando forse troppo nella diplomazia. ‣ Questa catena di eventi e di convincimenti errati fece sì che l’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo nel 1914 provocò lo scoppio della II guerra mondiale. CAPITOLO 2 - GUERRA E RIVOLUZIONE

1. Estate 1914 ‣ Attentato di Sarajevo, 28 giugno 1914. Il bosniaco indipendentista Gavrilo Princip uccide l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono asburgico. ‣ I Balcani erano un “focolaio” in quanto in essi convergevano le mire espansionistiche dell’AustriaUngheria e della Russia. Inoltre, vi erano molti movimenti indipendentisti locali. ‣ Rivalità fra paesi. Le rivalità fra gli stati erano alimentate dalla percezione che gli stati fossero accerchiati e dovessero autodifendersi. Germania, Francia e Regno Unito rivendicavano i propri interessi e l’intenzione di impedire il predominio di una potenza. Ciascun governo cercava di capire le mosse degli altri, nessuno voleva passare per aggressore né farsi sopraffare e rispettare accordi e alleanze. Era un convincimento comune che una strategia offensiva e tempestiva avrebbe garantito un vantaggio. Dopo la corsa agli armamenti e la ricerca di nuove alleanze (già iniziata prima), nel 1914 si passò alle dichiarazioni di guerra. ‣ Dichiarazioni di guerra. Il 28 Luglio, 5 giorni dopo l’ultimatum in cui si chiedeva alla Serbia di rinunciare alla propria sovranità delegandole le indagini, l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia. La Russia mobilitò le sue truppe in sostegno della Serbia. La Germania il 1 Agosto dichiarò guerra alla Russia e il 3 alla Francia. Il giorno dopo invase il Belgio neutrale per entrare in Francia, e scese in campo il Regno Unito in difesa del Belgio. ‣ Rispetto alle guerre locali degli anni precedenti, il 1914 vide il nascere di un conflitto su larga scala, a causa del coinvolgimento dell’Austria. Pur appartenendo alla Triplice alleanza, l’Italia si dichiarò neutrale. Scese in campo il Giappone per contrastare le rivendicazioni della Germania in estremo oriente. ‣ Le popolazioni nelle città accolsero la guerra con entusiasmo patriottico. Nelle campagne, vigeva l’indifferenza per la politica internazionale e la preoccupazione. L’entusiasmo patriottico travolse anche i partiti socialisti (tranne quello italiano) i quali rivendicavano la loro partecipazione attiva alla mobilitazione. Questo segnò la fine della Seconda internazionale e la crisi dell’internazionalismo socialista. 4

2. Una guerra lunga ‣ L’avanzata tedesca sul fronte occidentale. Si scagliò sul fronte occidentale verso il Belgio, secondo il piano Schlieffen che prevedeva di concentrare gli sforzi verso la Francia prima di rivolgersi a Oriente. In Belgio, i tedeschi sferrarono duri attacchi alla popolazione civile. La controffensiva francese si mobilitò quando i tedeschi erano già molto vicini a Parigi. Dopo alcune grandi battaglie, il fronte si stabilizzò, dando via ad una sanguinosa guerra di posizione. I francesi erano sostenuti dal Regno Unito. ‣ I nuovi armamenti, fra cui fucili e cannoni più precisi e soprattutto le mitragliatrici, consegnarono la superiorità militare al difensore, e tutte le strategie tradizionali si rivelarono inefficaci. ‣ Le trincee. Soprattutto sul fronte occidentale, furono costruiti molti chilometri di trincee, delle fosse di massimo 9 metri protette da filo spinato. Le trincee erano separate da quelle nemiche dalla “terra di nessuno”. Le trincee furono messe in comunicazione fra di loro, e spesso ce n’erano due o tre a qualche chilometro di distanza, in cui stazionavano le truppe di riserva e i depositi. ‣ Guerra di posizione vs. guerra di movimento. Sul fronte orientale si configurò invece una guerra di movimento. Dopo alcuni successi dei russi, si imposero i tedeschi, e i russi inizia...


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