L’Europa del settecento PDF

Title L’Europa del settecento
Course Storia Moderna
Institution Università degli Studi di Sassari
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Parte del programma di Storia Moderna...


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L’incremento demografico In contrasto con il secolo di ferro, il 1600, caratterizzato dalla massiccia presenza della morte, il 1700 è contraddistinto da una forte crescita demografica, e crescita economica. I dati testimoniano un forte aumento a partire dagli anni ‘40: L'Europa passa da 118 milioni a 193 milioni, segnando quindi un aumento del 66% della popolazione. A eccezione dell’Africa, il caso europeo si colloca in un contesto mondiale, in cui sono gli Stati Uniti a spiccare (da 300.000 a 5 milioni, una crescita del 1233%). La popolazione mondiale passerà dai 510 milioni di inizio 1700 ai 919 milioni di inizio 1800, aumentando quindi del 56%. È importante però ribadire che le cifre devono essere prese con le pinze, dato che nel Settecento non esistevano forme di censimento della popolazione paragonabili, per accuratezza e attendibilità, a quelle che vedremo nel 800. L'unica forma di censimento diffusamente praticata era il censimento per fuochi ovvero nuclei familiari. Solo nella seconda metà del Settecento cominciarono ad affermarsi i primi censimenti per “anime”, a cominciare nel 1749 dalla Svezia, con le sue statistiche mensili di nascite e decessi e con i suoi censimenti triennali. I registri parrocchiali sono stati sottoposti a pesanti indagini data la presenza di lacune e imprecisioni tante e tali da provocare scetticismo circa l’attendibilità di tali informazioni. L'incremento demografico non si manifestò uniformemente: infatti la popolazione europea crebbe i ritmi diversi da paese a paese, e persino da regione a regione. Per questo motivo si parla di crescita molecolare. Un esempio del fenomeno è l'Inghilterra dove tra il 1700 e il 1800 vi sarà una crescita demografica del 57%, ma in modo differente a seconda dell'area: infatti nel Lancashire industriale vi sarà un aumento del +97%, mentre nel Somerset rurale vi sarà solo del +33%.

Sarebbe un errore la relazione tra aree in aumento demografico e paesi economicamente più progrediti. Prendendo in esempio sempre l'Inghilterra, sino al 1740 soffrirà di un aumento della mortalità, dovuta al dilagante alcolismo in seguito a un abuso del gin, abbassandosi però poi rapidamente verso la fine del secolo.

I fattori che hanno causato l'aumento demografico in Europa sono vari: I fattori particolari sono: ● Le annessioni territoriali, specificatamente in Russia, dove l’annessione di vari territori in seguito all’espansione territoriale attuata da Pietro il Grande, ad esempio l’Ucraina, contribuì all'aumento della popolazione. ● Le politiche popolazioniste, specificatamente il caso dell'apertura delle frontiere russe agli stranieri nel 1672 da parte di Caterina II, attraendoli con offerte vantaggiose come libertà di culto, sgravi fiscali ed atterrito militare, concessione quasi gratuita delle terre.





Bassa densità abitativa, perché le regioni a popolazione dispersa disponevano di molta terra libera utilizzabile per i coloni disposti a trasferirsi. L'esempio più eclatante sono le colonie inglesi del Nord America, ma il fenomeno riguarda anche l'Europa dell'Est. Il recupero demografico nelle zone colpite da conflitti del Cinque-Seicento, dove fanno spicco la Pomerania( + 138%), Alsazia( + 100%), Palatinato( + 95%).

I fattori generali riguardano 2 aspetti: la mortalità, e la natalità. Mortalità Il 1700 è caratterizzato sicuramente dal declino della mortalità, in modo comunque non uniforme: Infatti nei primi due decenni del 700 la fame, la peste e la guerra preannunciavano un periodo turbolento. Si ricorda l’epidemia di peste del 1708: espansasi dalla Slesia sino alla Costa baltica, con focolai in est Europa. A Marsiglia, tra il 1720 e il 1723, uccise quasi metà della popolazione. Smetterà di mietere vittime, almeno in Europa, nel 1743 a Messina (40.000 morti). Ma la pestilenza era un evento occasionale il cui tracollo demografico veniva colmato nel volgere di pochi anni. Infatti sono esagerate le stime sulle vittime prodotte dalle presidenze del Cinque-Seicento. Il vero problema Infatti erano le malattie endemiche (quali influenza, vaiolo) e non quelle epidemiche. Era infatti il vaiolo la malattia del secolo, Con 400.000 decessi l'anno in Europa. I motivi della diminuzione della mortalità sono ancora argomento di discussione. I progressi medico-igienico-sanitari, l'aumento degli ospedali, dove l'Inghilterra fa da protagonista (dai 5 di inizio secolo agli oltre 50 del 1800), e la diffusione a secolo inoltrato delle cliniche ostetriche e di più efficienti dispensari per i poveri, sembrano non essere motivo per cui la mortalità diminuì. Al contrario sembra che negli ospedali si morisse più facilmente, dato che i pazienti erano esposti al rischio di contagi letali, e che nelle cliniche ostetriche la mortalità fosse più elevata, tant'è che partorire in casa restava tutto sommato la scelta più sicura. Una causa della diminuzione della mortalità in Europa sembra essere il prendere piede di un'abbondante alimentazione grazie alla diffusione di nuove specie vegetali facilmente coltivabili e dall'altissimo potere nutriente, quali mais e patata. Si presentava quindi un'alimentazione piu' equilibrata, in contrasto con l'alimentazione ipoproteica e ipovitaminica del vecchio regime alimentare. Inoltre la diffusione del tè, che comportava l'ingerimento di acqua bollita, contribuiva a ridurre il rischio di contrarre malattie infettive. Natalità Sembra che il fattore primario dell'incremento demografico settecentesco sia l'aumento della

natalità. È giusta una relazione tra aumento della natalità ed espansione economica. Secondo il filosofo ed economista Adam Smith, la maggiore facilità di impiego per fronteggiare la domanda da parte di una popolazione in continuo aumento, incoraggerebbe il matrimonio, l’abbassamento dell'età matrimoniale (comunque più elevata rispetto agli altri continenti), e quindi alla maggiore disponibilità a mettere al mondo figli. Questa equazione prende valore nelle regioni in colonizzazione, dove spicca il Nord America, o regioni soggette a precoce industrializzazione, ovvero l'Inghilterra. Al contrario sono bassi i tassi di natalità laddove persiste il latifondo, in Polonia e Spagna, o dove tutta la terra disponibile era già intensamente coltivata, come nella Pianura Padana. I fenomeni in controtendenza, dove quindi vi sarebbe stata una forte natalità dove lo sviluppo economico era lento e poco, sono quelli di Napoli, con un aumento del più 47% contro una media italiana del 35%, e l'Ungheria, con aumento del 83% contro la media dei territori austriaci del 55%. All'interno del discorso sulla natalità è doveroso citare l'introduzione di nuovi modi di comportamento quali la ricerca del piacere fisico, e la diffusione della contraccezione. Curioso il dilagarsi in Normandia dell'ascetismo giansenista, padre della pratica dell’astinenza all'interno del matrimonio, dove l’atto sessuale era sinonimo di impurità. L’agricoltura Con aumento demografico esponenziale (un aumento del +66% : da 118 milioni a 193 milioni nel giro di un secolo), ci si è posti il problema come sfamare una popolazione in perenne aumento. Infatti l’offerta data dalla produzione agricola della rurale società europea del ‘600 non bastava a far fronte all’aumento della domanda. Con l’aumento della domanda inoltre, si presentò un incremento dei prezzi dei beni di prima necessità, soprattutto quelli di natura agricola. Marcato fu l’aumento del prezzo dei cereali, base dell’alimentazione. A contrasto di ciò, la maggiore domanda fu un incentivo per i proprietari terrieri ad accrescere la produzione. Il ‘700 è protagonista di un intenso sviluppo degli studi agronomici (e relativa fioritura di accademie agrarie, come l’Accademia dei georgofili a Firenze nel 1753), basati sulla dottrina della Fisiocrazia, un pensiero economico che vede l’agricoltura come base di ogni altra attività economica (in chiara opposizione con la dottrina del mercantilismo). La dottrina si basava sugli studi dell’economista Francois Quesnay e del suo Tableau économique. Il Tableau économique era un modello matematico che vedeva i diversi soggetti economici

come parti di un sistema organico in cui la ricchezza circolava ininterrottamente tra le classi, distinte in: ● Proprietari terrieri ● Lavoratori produttivi (agricoltori) ● Lavoratori sterili (artigiani e mercanti) Secondo tale modello, solo l’agricoltura può generare ricchezza, a differenza dell’industria e del commercio, che si limitano a trasformare e spostare quella già esistente. Marx affermerà che Quesnay fu il fondatore della moderna economia politica. Nel 700 si nota quindi una cosiddetta intellettualizzazione dell’agricoltura. Inoltre, importanti sono le invenzioni pratiche come la seminatrice meccanica di Jethro Tull. Tradizionalmente, con la Semina a getto, i semi di grano venivano sparsi a mano, facendone cadere la maggior parte su parti poco dissodate o diventando mangime per uccelli. La seminatrice di Tull praticava due profondi solchi paralleli, dove veniva depositato del semente per poi essere ricoperto dalla terra (tecnica definita Semina a solco). Il tasso di germinazione aumentò di 8 volte. Inoltre si venne a velocizzare le semina per il fatto che venissero praticati più solchi per volta. Per aumentare la produzione potevano essere attuate 2 diverse strategie: O si estendeva la superficie coltivata, strategia possibile solo in regioni poco densamente popolate o dove presenti aree paludose e boschive da rendere coltivabili, o bisognava Modernizzare la tecnica produttiva, adottando nuove strategie agronomiche, come la transizione dal sistema del maggese al sistema della rotazione delle colture. Il vecchio sistema del maggese prevedeva la coltivazione di un'unica specie agricola: i cereali. Il fatto di coltivare unicamente i cereali portava il terreno a inaridirsi, dato l’esaurimento di sali e delle sostanze minerali necessarie, obbligando a lasciare il terreno a riposo per 2-3 anni, dove veniva utilizzato come pascolo. Il maggese è l’effettivo campo lasciato a riposo o a pascolo, senza alcuna coltivazione. Gli svantaggi del sistema del maggese sono: ● Il fatto che un terzo dell’intera superficie coltivabile rimanesse incolta per il riposo ● Il fatto che, dato che tutta la terra era coltivata a grano, l’allevamento non fosse praticabile intensivamente, ** in quanto non vi era una coltivazione foraggera e quindi il bestiame doveva essere macellato alla fine dell’estate. ● Lenta rigenerazione del terreno Con l’introduzione del Sistema della rotazione sono stati superati i principali limiti del maggese. Il terreno, inariditosi a causa della monocoltura cerealicola, anziché essere lasciato a riposo,

veniva seminato di foraggi, che si nutrivano di differenti sali e sostanze (quindi si passa da una monocoltura ceralicola a una policoltura (cereali + foraggi)). Quindi mentre la terra si fertilizzava, anche grazie alle proprietà azotofissatrici delle piante foraggere, l’agricoltore poteva occuparsi alla produzione di foraggi per nutrire il bestiame, dando la possibilità di mangiare carne fresca anche d’inverno. Il sistema della rotazione delle colture quindi non solo consentiva la piena utilizzazione di tutta la superficie coltivabile, ma dava la possibilità di praticare allevamento in granda scala e di rigenerare il terreno velocemente. Charles Townshend è ricordato per essere l'ideatore del Sistema del Norfolk (o dei 4 campi), un sistema basato sulla rotazione delle colture, caratterizzato dall’introduzione della rapa e del trifoglio in un ciclo colturale che riduceva o eliminava il maggese, e puntava sull'allevamento del bestiame piuttosto che sui cereali. Seminato il grano, lo si sostituiva con la rapa, utilizzata per foraggiare il bestiame. Dopo ciò, si seminava l’orzo, impiegato per produrre la birra, e infine il trifoglio che, con le sue proprietà azotofissatrici, foraggiava il bestiame. Infine il ciclo ricominciava con la semina del grano. (Il Frumento era il cereale più pregiato, dato il suo alto valore nutritivo, con cui veniva fatto il pane bianco. Esso esige terreni molto fertili, ma non tollera le temperature troppo rigide, l’eccessiva umidità, e la siccità. Più resistenze del frumento, ma meno pregiato, era il Segale. A seguire l’Orzo e l’Avena, utilizzi sia come alimenti che come foraggio.) A causa della pressione demografica, si diffusero nuove specie agricole provenienti dalle Americhe e dall’Asia, quali Mais, Riso e Patata. La transizione dal maggese alla rotazione delle colture causata dall’espansione demografica, portò nuove forme di possesso della terra, con forti trasformazioni sociali ed economiche. L’esperienza Inglese Nel 1750 dominava ancora il vecchio modello inglese, caratterizzato dalla presenza di 2 specie di regime fondiario: Campi aperti (Open fields) e Terre comuni (Common lands). Nei Campi aperti sono presenti proprietà individuali non recintate ordinate in modo irregolare: le fasce di terra che appartenevano ad un unico proprietario erano distanti gli uni dagli altri e incastrati tra appezzamenti altrui. Per questo motivo non vi erano recinzioni: dato che le proprietà erano distanti tra loro, per raggiungere il proprio terreno il proprietario doveva obbligatoriamente attraversare i campi dei vicini, riducendo al terra coltivabile per consentire il passaggio. Inoltre, i proprietari dovevano concedere l’accesso agli abitanti del villaggio dopo il raccolto e durante il maggese, momento in cui effettivamente i campi si “aprivano”, per esercitare i

Diritti collettivi: una serie di antichi diritti consuetudinari consistenti nella libertà di attività come il pascolo o la spigolatura (a favore della fascia più povera della popolazione: i cottagers. Oltre tutto i proprietari dovevano seguire il ritmo del sistema dei 3 campi, consistente nella divisione del territorio in 3 fasce dove 2 sono coltivate e una lasciata a maggese, con lo scopo di prevenire l'esaurimento del terreno. Con il sistema dei campi aperti vi era quindi un limitato potere di disporre da parte dei proprietari delle terre. Le Terre comuni erano una proprietà comune indivisa, utilizzata per attività come il pascolo o come riserva di legna (usati dai cottagers). Siccome la terra era già tutta coltivata, per far fronte all'aumento demografico era necessario modernizzare le tecnica produttiva. Ma per fare ciò, bisognava poter disporre della propria terra liberamente in modo pieno ed esclusivo. Si diffusero dal 1760 le barriere e le recinzioni, accompagnate da una ricomposizione fondiaria, basata sulla permuta dei terreni. Ciò causò la perdita dei Diritti collettivi, la chiusura dei vecchi passaggi o imposizione di pesanti oneri di transito, e la latifondizzazione dei terreni con relativa espulsione di soggetti più deboli, portando proteste popolari con gravi e frequenti disordini. Con l’eliminazione dei Campi aperti e delle terre comuni, i campi recintati davano modo di seguire il sistema della rotazione delle colture e relativo aumento della produzione agricola. La produzione agricola aumentò dal 1700 al 1800 del 60%, e dal 1700 al 1850 del +85%, e l’allevamento selettivo aumentò in modo esponenziale. Le ricadute sociali causate dall’introduzione delle barriere sono tema di dibattito. Da un lato una tesi negativa, che sottolinea la latifondizzazione, lo spopolamento delle campagne, e l’aumento del vagabondaggio. Da un lato una tesi positiva, che sottolinea la nascita di un nuovo ceto di piccoli e medi proprietari che danno possibilità di impiego nelle nuove aziende agricole. Inoltre vede la migrazione verso le città solo come una ricerca di retribuzioni più elevate. L’esperienza francese La differenza sostanziale tra la l’esperienza inglese e quella francese era il fatto che in Francia, a differenza dell’Inghilterra, persisteva la feudalità, assoggettando il proprietario delle terre a degli obblighi di natura feudale. L’Inghilterra era stata sfeudalizzata nel 1647 con l’abolizione della Court of Wards e dei titoli feudali, mentre la Francia dovrà aspettare per la soppressione dei diritti feudali soltanto nel

1789. In Francia esistevano tre specie di regime fondiario: ● Domaine Proche (o Riserva signorile) ● Mouvance ● Terre Comuni Come in Inghilterra, i campi erano tradizionalmente aperti, con la differenza che tale situazione rimarrà immutata anche nella seconda metà del ‘700, sia per quanto riguarda il Domaine Proche, sia riguardo la Mouvance. Il Domaine Proche Il Domaine Proche era l’insieme delle terre, denominate feudi, che circondavano il castello del signore, che spesso, ma non necessariamente, ne era il proprietario. Il signore esercitava direttamente il potere sulla terra, impiegando alle sue dipendenze bracciantato agricolo, oppure le dava in affitto o a mezzadria. La Mouvance La Mouvace era l’insieme delle terre di proprietà dei contadini, normalmente di modesta estensione. In qualche raro caso, si trattava di una Proprietà Allodiale, ovvero libera dai vincoli e degli obblighi del signore poiché il possesso era originario, ovvero non derivante da un'antica concessione feudale. Nella stramaggioranza dei casi si trattava di una Proprietà Utile, ovvero soggetta ai vincoli e agli obblighi nei confronti del signore, che, per un' “antica concessione”, beneficiava una Proprietà Eminente. La Mouvance pertanto era soggetta a due proprietà, la Proprietà Utile (signore) e la Proprietà Eminente (contadino proprietario), dove il contadino doveva sottostare a pesanti obblighi verso il signore, quali: Il pagamento di un canone in denaro, il CENS, o in natura, il Champart, il 5% del raccolto. Il pagamento dei Diritti di bannalità, ovvero imposte sul mulino, frantoio e sul forno. Il pagamento dei Diritti Casuali, nel caso in cui la proprietà fosse stata venuta o trasmessa ereditariamente. Le Terre comuni Le Terre comuni erano oggetto di proprietà collettiva che tutti potevano utilizzare. Nel Settecento furono pressoché assorbite dal Domaine Proche.

Le recinzioni rimasero sporadiche in Francia, lasciando il paesaggio sostanzialmente inalterato. Alla vigilia della rivoluzione (1789), il maggese continuava a predominare quasi ovunque nel regno. I signori erano recalcitranti a sostenere i costi della recinzione e a investire nella modernizzazione dell’agricoltura, dato che nel caso in cui avessero voluto guadagnare di più, potevano semplicemente aumentare i tributi a carico dei cittadini. L’aristocrazia francese preferiva vivere di rendita, trasmettendo questa mentalità parassitaria anche ai ceti inferiori, che aspiravano anch’essi a “vivere senza lavorare” (il che rappresentava uno status symbol decisamente più gratificante che dell’investimento produttivo).

In generale l trasformazioni agricole settecentesche Il settecento è caratterizzato da una generale riduzione del maggese più o meno a seconda dell’area. In Francia il sistema politico del feudalesimo fondato sul vassallaggio (dove il vassallo, ricevuta la terra in beneficio dal sovrano, esercitava funzioni di governo come amministrare la giustizia, riscuotere i tributi o arruolare i soldati) non esisteva più, ma sopravviveva nella forma di feudalità, un sistema economico fondato su prerogative del titolare del feudo (signore) come il potere legale di imporre ai cittadini determinati obblighi. Non si può definire propriamente Rivoluzione Agraria, poiché la diffusione delle innovazioni in agricoltura si può paragonare a un lento contagio che a una svolta repentina.

Accademia dei Georgofili L’Accademia dei Georgofili fu fondata a Firenze nel 1753 da una cerchia di proprietari terrieri, letterati e scienziati con lo scopo filantropico di promuovere lo sviluppo delle scienze in campo agronomo. L’accademia divenne illustre grazie al sostenimento e alla protezione di Pietro Lopoldo, facendone motore di un vasto programma di riforme agrarie, in linea con pensiero del dispotismo illuminato. Gli studi per la bonifica della Maremma toscana portarono alla moderna scienza della pianificazione territoriale, mentre gli Studi sulle relazione tra clima e agricoltura portarono alla moderna meteorologia. Motore di questi studi fu l’analisi della grande carestia del 1746, provocata da una sfortunata concatenazione di eventi climatici insoliti che avevano distrutto i raccolti.

I contadini I contadini erano ceto disomogeneo p...


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