Riassunto Fubini - L\' estetica musicale dal Settecento a oggi PDF

Title Riassunto Fubini - L\' estetica musicale dal Settecento a oggi
Course Storia dell'Arte Contemporanea
Institution Università di Bologna
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L’ESTETICA MUSICALEDal ‘700 ad oggi Enrico FubiniRIASSUNTICap. II – L’illuminismo e gli enciclopedisti L’unità tra arte e ragione: Rameau L’avvento di Rameau nei primi decenni del ‘700 creò grande scompiglio: era accusato di “italianismi” (accusa più infamante per un musicista francese), di avere un...


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L’ESTETICA MUSICALE Dal ‘700 ad oggi Enrico Fubini RIASSUNTI Cap. II – L’illuminis L’illuminismo mo e gli enciclopedist enciclopedistii 1.

L’ L’u unità tr tra a arte e ragione: Rameau

L’avvento di Rameau nei primi decenni del ‘700 creò grande scompiglio: era accusato di “italianismi” (accusa più infamante per un musicista francese), di avere una musica barocca e barbara, piena di dissonanze ed artifici inutili. Secondo i lullisti, Rameau vuole fare di quest’arte una scienza, quando essa non necessita d’altro che di gusto e sentimento. Egli, non avendo grandi conoscenze letterarie o filosofiche, affrontò il problema della musica dal punto di vista fisico-matematico (“razionalismo razionalismo cartesiano cartesiano”): come già in Pitagora e Cartesio, anche Rameau affermava che, se la musica può essere ridotta a scienza, essa può rivelare nella sua essenza un ordine immutabile ed eterno (si scaglia quindi contro coloro che la definivano un’arte minore, un piacere dei sensi estraneo alla ragione e all’intelletto). Egli era convinto che l’armonia si fondasse su un principio originario e naturale e perciò razionale ed eterno:

“La musica è una scienza che deve avere regole stabilite, derivanti da un principio evidente che non può rivelarsi se non attraverso la matematica” Secondo Rameau, questo principio è presente naturalmente in ogni corpo che, vibrando, produce il perfetto accordo maggiore (dato dal quarto, quinto e sesto armonico in natura) da cui deriverebbero tutti gli altri accordi possibili (solo la triade minore non è riconducibile alla maggiore, e questo è spiegato da Rameau con gli armonici inferiori). Queste teorie e le possibilità espressive della musica si fondano quindi sulla proprietà del CORPS accordo perf perfetto etto etto. SONORE di contenere già in esso stesso e nei suoi armonici l’accordo Egli non esclude però una relazione tra musica e sentimento: essa ci piace perché essa esprime attraverso l’armonia la na natura tura stessa (natura che intende come sistema di leggi matematiche). Rameau, secondo la concezione newtoniana, come si evince dal suo Traitè de l’Harmonie, crede che non esistano contrasti tra ragione e sentimento o tra natura e legge matematica, ma esiste un perfetto accordo che implica che gli elementi cooperino armonicamente tra loro. Non è sufficiente SENTIRE la musica: essa deve essere resa intellegibile nelle leggi che la regolano e la ragione ha autorità solo se non contrasta l’esperienza dell’udito. Rameau non prende posizione nel dibattito tra musica francese e musica italiana: secondo lui infatti, la musica è ra razionalità zionalità pura e perciò è il linguaggio più universale; le differenze tra una nazione e l’altra riguardano le melodie con cui hanno a che fare ed il gusto. Rameau fu isolato ed incompreso nel suo secolo, accusato di essere un arido intellettualista che voleva fare della musica una scienza, ma rimarrà un punto di riferimento importante per tutto il Romanticismo (all’epoca fu infatti il primo ad aver messo in luce l’autonomia autonomia e il potere espressivo della musica musica).

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2. Gli enciclopedisti e il mito della musica italiana La rappresentazione dell’opera buffa “ Serva Padrona” del 1752 diede il via alla celebre guerra tra buffonisti (futuri enciclopedisti) ed antibuffonisti, una polemica che sottintendeva motivi estetici, culturali e filosofici. Da una parte i difensori del gusto classico ed aulico della tradizione francese (antibuffonisti), dall’altra gli enciclopedisti, che hanno contribuito a formare la base della concezione della musica come più alta espressione dei sentimenti. La terminologia è sempre la stessa: imitazione della natura, buon gusto, ragione ed espressione degli affetti. Gli enciclopedisti riconoscevano nella musica italiana la più grande antagonista dell’opera francese francese, rappresentata dal melodramma di Lulli e Rameau. Rousseau è sicuramente la personalità più di spicco tra i buffonisti: A lui fu affidata la stesura del nucleo di voci musicali più importante dell’Enciclopedia che formarono il suo Dictionnaire de musique. Per quanto riguarda i gusti musicali:  ama l’opera opera italiana per la sua semplicità e spontaneità,  ama il canto come fusione del cuore,  aborre la musica francese per la sua mancanza di immediatezza e per la sua artificiosità  aborre la polifonia , il contrappunto e la musica strumentale in quanto contrari alla natura (caratteristiche che un secolo prima Lecerf aveva attribuito alla musica italiana). E’ quindi evidente come sia mutato anche il concetto di natura: per Lecerf era ragione e tradizione, per Rousseau è im immediatezza mediatezza e sentimento. Rousseau concepisce la musica solo come canto poiché in esso la musica trova la sua natura originaria: quando l’uomo era allo stato di natura, musica e parola costituivano un nesso inscindibile con cui esso poteva esprimere appieno le sue passioni ed i suoi sentimenti. In origine, perciò, le lingue erano musicalmente accentuate e la civiltà fece perdere ad alcune di esse la melodiosità originaria. Secondo Rousseau, le lingue n ordiche (francese, inglese, tedesco) sono troppo precise, dure ed articolate, parlano alla ragione ma non al cuore e si prestano ad essere scritte e lette. Le lingue ori orientali entali e meridionali (arabo, persiano e soprattutto italiano) sono molli, musicali e sonore e si prestano ad essere parlate ed udite. Il melodramma, essendo unione di mus musica ica e poesia, è un potenziamento espressivo dell’una e dell’altra. Armonia e melodia, appaiono invece come due elementi contrastanti che si escludono a vicenda: se la musica deve trovare la sua condizione originaria come accento delle parole, la sua essenza sarà la successione temporale, ovvero la melodia; l’armonia, ovvero la contemporaneità dei suoni, rappresenta (per Rousseau) una deviazione, una corruzione della vera essenza della musica, esattamente come polifonia e contrappunto. Essa non offre che una bellezza convenzionale, un diletto superficiale, che non susciterà mai alcuna passione non imitando la natura. La natura infatti:

“Ispira canti, non accordi e detta melodie, non armonie” La melodia non rappresenta direttamente le cose, ma eccita nell’animo gli stessi sentimenti che si provano vedendo quelle cose, imita le inflessioni della voce, esprime lamenti, grida di dolore e di gioia:

“non imita, ma parla” La musica è perciò un’arte di espressione ed imitazione.

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Confrontiamo il pensiero di Rameau con quello di Rousseau: RAMEAU

ROUSSEAU

Ha individuato il fondamento eterno e naturale della musica nel principio unitario che sta alla base dell’ar ar armonia monia e la rende un’arte arte privilegiata ed assoluta

Ha rivalutato la musica dal punto di vista del sentimen sentimento to to, considerandola come il linguaggio che parla al cuore più da vicino

La musica rivela la ragione supr suprema ema ed è quindi uni universale versale (uguale in tutti i tempi e per tutti i popoli)

La musica esprime ed imita le infinite sfumature del cuore umano ed il carattere della melodia varia di popolo in popolo

La musica è dotata di una compr comprensibilità ensibilità universal universale e, poiché ogni uomo è dotato di ragione

La comprensione della musica è un f atto storico-cu storico-culturale lturale lturale: ognuno è toccato solo dagli accenti che gli sono familiari

Il carat carattere tere mat matematico ematico è visto come il fondamento dell’armonia

Il carattere matematico è visto come un artificio inutile che allontana la musica all’arte. Infatti, la melodia è frutto del genio ed il genio non osserva nessuna regola

L’unica cosa che avvicina i due pensatori è la volontà di restituire alla musica la sua dignità di art arte e e la sua autonomia espressiva. Grèt rèt rètry ry ry, compositore di opere comiche. Uno dei seguaci di Rousseau fu Ernest G Anche secondo Grètry, la musica trova la sua più alta espressione nella melodia e nel can canto to, che è l’esaltazione del potere espressivo della parola per eccellenza e nel me melodramma lodramma si manifesta la perfetta fusione tra musica e poesia. Egli insiste sul concetto di g enio enio: esso non deve sottostare a regole, al contrario deve imporne di nuove. Nella polemica tra buffonisti ed antibuffonisti (tra Rousseau e Rameau), solo D’Alembert si schiera dalla parte di Rameau tanto da pubblicare un breve saggio in cui ne riassume i concetti. Però, i rapporti tra i due si inclinarono ben presto e D’Alembert si ancorò alla tradizione razionalistica. Nel suo Discours preliminaire, egli ricostruisce una rigida gerarchia d elle arti fondata sul concetto di im imii tazione della natura, in cui la musica occupa l’u ult ltimo imo posto posto:

“ La poesia, che viene dopo pitt pittura ura e scultura, imitazione solo delle parole disposte secondo un’armonia gradevole all’orecchio, parla all’immaginazione più che ai sensi. Essa rappresenta gli oggetti in modo vivo e toccante. La musica è all’ultimo gradino della scala dell’imitazione, non perché la sua limita ta ad un imitazione sia meno perfetta, ma perché sembra che essa sia oggi limita piccolo numero di immagini immagini, il che è da attribuirsi alla sua natura ma anche alla scarsa inventiva e alle poche risorse di coloro che coltivano quest’arte” “La musica che alla sua origine forse non era destinata a rappresentare che rumori, è diventata a poco a poco una specie di discorso, persino un linguaggio con cui esprimere i sentimenti dell’anima”. Quindi, se per Rousseau la musica trae il suo aspetto espressivo e linguistico dalla natura, per D’Alembert D’Alembert, lo trae dal progresso (che converte l’iniziale carattere specificatamente onomatopeico in linguaggio dei sentimenti) => Teoria di estrazione illuminista. Vo Voltai ltai ltaire re si esprime poco sulla musica, ma secondo lui essa è un’arte che si rivolge soprattutto ai sensi ed è perciò lontana dallo spirito (il suo giudizio si limita al “mi piace o non mi piace”). Diderot è invece la personalità più rivoluzionaria tra gli enciclopedisti . Nello scritto Principes generaux d’acoustique, abbozza la teoria dei rapporti : il piacere della musica consisterebbe nella percezione dei rapporti tra i suoni. Si tratta quindi di una legge psicologica che cambia da luogo a luogo e da tempo a tempo (se è

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eterna la facoltà dell’uomo di percepire i rapporti tra i suoni, è invece var variabile iabile la modalità in cui questo avviene). La percezione ci riporta ad un livello inconscio, istintivo, più vicino al sentimento che all’intelletto. Infatti, la superiorità de della lla musica si fonda proprio sul fatto che, poiché la musica mostra meno direttamente gli oggetti, essa lascia più spazio alla nostra immaginazione, permettendoci di intravedere l’essenza delle cose. La musica diventa per Diderot la cri animal , il linguaggio proprio della società più primitiva. Essa è quindi anche l’arte più realistica perché, proprio per la sua inde indetermi termi terminatezza natezza natezza, può arrivare a esprimere gli angoli più segreti e altrimenti inaccessibili alla realtà:  L’imprecisione imprecisione della musica è paragonata allo schizzo che per la sua incompletezza, lascia ampio margine all’immaginazione,  La musica vocale vocale, invece, è paragonata al quadro, poiché le parole definiscono e precisano l’espressione dei suoni. Nel suo Dialogo, Diderot fa intervenire un personaggio immaginario, il nipote di Rameau, che è disprezzato per la sua condotta, ma lodato per le sue intuizioni artistiche: egli riconosce nella musica italiana la necessità di esprimere le passioni più forti poiché la musica è l’arte più violenta di tutte. La rivalutazione della musica pura è legata alla scoperta delle emozioni oscure, delle passioni forti ed incontrollate, istintive. La figura di Diderot rappresenta quindi la definitiva rottura con l’aulico e il classicheggiante; l’affermazione del valore d ella pura sensazione sensazione, dell’immediatezza immediatezza e dell’autonomia autonomia artistica della musica. Significativa la posizione di Kant nella sua Critica sul Giudizio, in cui parla della musica per concludere la sua divisione delle belle arti, analizzando le posizioni principali di pensiero della sua epoca ed assegnandole l’ultimo ultimo gr gradino adino della scala, in quanto la musica è:

“arte del giuoco delle sensazioni” Egli però afferma che la musica potrebbe addirittura risalire la gerarchia fino ad occupare un posto accanto alla poesia. Infatti, sebbene essa ci parli per mera sensazione, è in grado di commuovere variamente ed intimamente lo spirito (seppur con effetto passeggero). Secondo la ragione perciò le spetterà l’ultimo posto, secondo il piace piacere re re, il primo. In quest’ultimo caso essa diventerebbe il linguaggio degli affetti affetti, la lingua universale della sensazione, comprensibile da ogni uomo. Dalla filosofia di Kant prenderà spunto tutto il formalismo ‘800, da Hanslick in poi.

Cap. III – Il Romanti Romanticismo cismo 1.

Linguaggio musicale e linguaggio p oetico

Le concezioni edonistiche della musica proprie degli illuministi, hanno fondamento nelle funzioni esercitate dalla musica nella società del tempo: funzione ricr ricreativa eativa ed utilitaristica. Infatti, il musicista era uno stipendiato presso chiese o famiglie nobili ed il suo compito era quello di produrre musica per funzioni o cerimonie, accompagnare eventi. Melodramma a parte (che veniva rappresentato in teatro dove comunque la musica doveva essere subordinata alla poesia), la musica da camera non era eseguita in sale da concerto o davanti a vasti pubblici ma doveva solo creare un ambiente di festa o disporre alle preghiere ed alla concentrazione dei fedeli (aveva perciò sempre un ruolo inessenziale o quantomeno secondario). E’ facile perciò capire perché la musica non fu un tema di discussione dei filosofi del tempo: poiché non dice nulla alla ragione, non educa, ha potere solo per i nostri sensi. Per gli stessi motivi, invece, il Romanticismo pone la musica in una posizione di privilegio rispetto alle altre arti: essa non ha bisogno di esprimersi attraverso il linguaggio comune poiché coglie la realtà ad un livello molto più profondo rifiutando qualsiasi espressione linguistica poiché

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inadeguata. La musica stru strumentale mentale pura è quella che più si avvicina a questo ideale. Secondo Mozart che, a cavallo del Romanticismo, inverte la posizione di Gluck, la poesia deve essere figlia obbediente della musica perché la musica deve essere il centro attorno al quale si svolge l’azione drammatica:

“Tanto più piace un opera quanto più il piano di lavoro sia ben elaborato e le parole siano state scritte solo per la musica e non per amore di quella miserabile rima. L’ideale sarebbe che un buon compositore, intenditore di teatro, incontrasse un bravo poeta.” Questa affermazione delle ragioni della musica è sia alla base della rivalutazione d el linguaggio musicale musicale, sia della scoperta della musicalità in poesia. Il nuovo interesse dei romantici per l’espressione dei primitivi ed il canto popolare portò l’attenzione sugli elementi originariamente musicali del testo poetico: la musica perciò si trasforma in una celebrazione mistica. Gli scritti di Herder (dal Saggio del linguaggio del 1772 sino a Kalligone del 1800) hanno rappresentato un punto di riferimento importante: egli riconobbe nell’arte dei suoni il vertice delle possibilità estetiche dell’uomo. Il cant canto o originario originario, quello in cui poesia e musica sono la medesima cosa, è il linguaggio proprio dell’uomo:

”Se il linguaggio dell’uomo primitivo era il canto, esso era per lui naturale ed era conforme ai suoi originari istinti allo stesso modo per cui il canto è naturale per l’usignolo, che è una gola vibrante” La musica è l’arte dell’umanità solo se la si riscatta da questa generica attività animalesca e la si integra nel linguaggio poetico che, per quanto sia primitivo, è già un linguaggio vero e proprio e non il semplice grido emotivo delle bestie. L’opera sognata da Herder, sarebbe stata l’incarnazione epica del suo ideale artistico, l’espressione più autentica ed originaria dell’uomo, dove poesia, musica, azione e decorazione, formano un tutto (aspirazione ad arte integrale integrale, unione di tutte le arti). lingua ua più antica è la musica, la quale Anche Hamann nella sua Metacritica affermava che la ling costituisce il fondamento ed il prototipo di ogni misura del tempo. Inoltre, la lingua originaria è sentimento ed espressione insieme, riflessione ed immediatezza: è creazione. Il melodramma rappresenta ancora l’arte più alta in quanto è l’unione di tutte le arti in un’espressione più completa. Quell’arte che per gli illuministi era considerata la più lontana dalla ragione e dalla filosofia, viene qui riletta in chiave metafisica come mezzo di raggiungimento di altre dimensioni altrimenti inaccessibili. Schlegel paragona la musica alla filosofia, così come il tema (variato, svolto, contrastato) è paragonabile alla meditazione di una serie di idee filosofiche La musica è tanto più significativa, quanto è più lontana e libera dal linguaggio verbale verbale: il linguaggio della musica appartiene ad un altro ordine rispetto a quello umano e va giudicato con altri metri poiché in esso si cela l’espressione più autentica ed originaria dell’uomo. Goethe Goethe, il poeta meno disposto a riconoscere la supremazia della musica, le riconobbe un potere sovrumano sovrumano: essa rappresenta un tempio attraverso il quale entriamo nel divino poiché, essendo un’arte slegata da ogni materialità, ci fa presentire un mondo più completo, in cui forma e contenuto si identificano. La posizione di Goethe è sempre stata oscillante tra l’attrazione per l’elemento ir irraz raz razio io ionale nale nale, quasi demoniaco, dell’arte dei suoni (“La musica si situa così in alto che nessun intelletto può raggiungerla, emana una forza che si impadronisce di ogni cosa e nessuno è in grado di spiegare” ) e la sua aspirazione al alla la chiarezza, alla compostezza classica che lo porta a rifiutare la musica senza parole (“Paragono melodie, canti e passaggi senza parole e significato, a quelle farfalle o uccelli variopinti che ci svolazzano davanti… Il canto invece si eleva come un genio al cielo”).

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2. Wackenroder: la musica come linguaggio privilegiato L’opera di Wackenroder Wackenroder, Fantasia sull’arte di un monaco amante dell’arte, è quella di un giovane letterato che parla di pittura e musica non come competente ma come osservatore entusiasta. Questo è un atteggiamento tipico del primo Romanticismo dello STURM UND DRANG: di fronte all’arte è necessario l’a abban bbandono dono dono, la contemplazione (caratteristiche tipiche dell’amatore dell’arte e non del critico). Il critico analizza, scompone, viviseziona l’opera, non coglie la vita nell’arte né capisce l’opera nella sua unità:

“Esiste un precipizio ostile che divide il cuore che sente e le ricerche dell’esploratore: il cuore è un’entità divina, indipendente e chiusa, che non può essere aperta né analizzata dalla ragione”. Quindi, la chiave d’accesso all’opera d’arte è il s sentimento entimento entimento, non l’intelletto:

”Ogni opera non può essere afferrata e compresa pienamente con lo stesso sentimento che l’ha fatta nascere, il sentimento può essere compreso solo dal sentimento” Tutte le arti, secondo Wackenroder, rappresentano un mezzo per manifestare i propri sentimenti ma la musica è l’arte arte per eccellenza eccellenza, superiore a tutte le altre per capacità espressiva (poiché è il linguaggio originario dei sentimenti) e grazie al rapporto tra suono e sentimento (grazie al quale abbiamo un accesso privilegiato ai segreti più intimi dell’uomo, all’essenza delle cose, in pratica a Dio stesso). La musica ha quindi un caratt carattere ere sacro sacro, dipinge i sentimenti umani in modo sovrumano, è un’arte concilia che concilia, che placa ogni contra...


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