15- Rivoluzione Russa - Riassunto Il mondo contemporaneo. Dal 1848 a oggi PDF

Title 15- Rivoluzione Russa - Riassunto Il mondo contemporaneo. Dal 1848 a oggi
Course Storia Contemporanea
Institution Università degli Studi di Padova
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Riassunto capitolo 15 del libro, riguardante la Rivoluzione Russa...


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15. LA RIVOLUZIONE RUSSA DA FEBBRAIO AD OTTOBRE La prima guerra mondiale aveva portato molte difficoltà in Russia: frequenti le sconfitte militari, dovute a deficienze di armamento, organizzazione, approvvigionamento dell’esercito e ad un apparato produttivo debole unite alla nascita di una forte crisi economica poiché i contadini vennero inviati in massa al fronte e tutte le risorse furono dirottate verso al produzione industriale. Questi fattori determinarono un inasprimento del conflitto sociale e politico che, mentre negli altri paesi in cui era presente una classe borghese affermata, determinarono l’avvento delle liberal-democrazie, in Russia, dove la classe borghese era ristretta e debole, portarono al crollo del regime zarista. Nel Febbraio del 1917(calendario russo) a Pietrogrado uno sciopero generale di contadini e operai, contro il carovita, paralizzò il paese; lo zar decretò lo stato d’assedio e diede l’ordine di sciogliere le manifestazioni, ma le truppe fraternizzarono con gli scioperanti e si impadronirono della città (invece nel 1905 rivolta era stata sedata nel sangue dai cosacchi). Lo zar Nicola II Romanov decise di abdicare in favore del fratello Michele che rifiutò a sua volta l’incarico; pochi giorni dopo l’intera famiglia reale venne arrestata. La rivoluzione fu spontanea, rapida e poco contrastata. All’alba della rivoluzione le forze politiche si dividevano in: -Partito cadetto (dei cadetti) formato da liberali che chiedevano il suffragio censitario, la limitazione dell’autocrazia zarista, un’azione parlamentare costituzionale e l’evoluzione del sistema capitalistico-borghese -Socialisti rivoluzionari, orientamento socialista, non marxista, diffuso nelle campagne che chiedeva la riforma agraria e la socializzazione delle terre (terra ai contadini, in Russia è diffuso ancora il latifondismo) -Partito socialdemocratico diviso nei due schieramenti di bolscevichi (maggioranza rivoluzionaria) e menscevichi (minoranza riformista) Durante il regime zarista gli esponenti di questi partiti furono costretti all’esilio e alla propaganda clandestina (illegali, spediti nei campi di lavoro in Siberia). Caduto lo zar, nella società russa, dominata dalla contrapposizione fra una ristretta classe dirigente e la vasta massa di contadini, si crearono due centri di potere che crearono di fatto un vuoto di potere (impossibilità di prendere decisioni): il governo provvisorio formato dai liberali nominato dalla duma, favorevole alla ripresa della guerra, e il soviet di Pietrogrado, consiglio degli operai e dei soldati, e le altre assemblee popolari nate spontaneamente, ispirate dai bolscevichi (potere illegale, non riconosciuto), contrari al rientro in guerra. Per la prima volta il popolo russo partecipa alla discussione politica in un clima di grande fermento e partecipazione. Soviet= “consiglio”, organismi rivoluzionari sorti a Pietroburgo nel 1905, avrebbero poi dovuto costituire la struttura fondamentale dello Stato nato dalla rivoluzione bolscevica dell’Ottobre 1917. Nell’Aprile del 1917, tornò dall’esilio in Svizzera Lenin, aiutato dai tedeschi (speravano che con le sue idee e la sua influenza avrebbe convinto i russi a firmare la pace e a chiudere il conflitto). I punti del suo programma politico, contenuto nelle “Tesi di Aprile” erano: 1- tutto il potere ai soviet 2- riforma agraria 3- uscita della Russia dalla guerra

Il governo provvisorio entrò in crisi e perse consenso perché non affrontò i problemi principali del paese, cioè la riforma agraria e la pace (voleva portare avanti il conflitto). L’opinione pubblica russa cominciò a svilupparsi. La crisi economica dovuta alla guerra si fece più aspra e i contadini iniziarono a prendere di mira nobili proprietari terrieri e contadini agiati (kulaki); al fronte si moltiplicarono gli atti di insubordinazione ed interi reparti disertarono, animati anche dalla notizia del rientro in patria di Lenin (speranza di acquisire terre). Dopo espliciti episodi di ribellione alcuni leader bolscevichi furono arrestati o, come Lenin, costretti a fuggire. Al governo socialrivoluzionario di Kerenskij i moderati contrapponevano la figura del generale Kornilov, che tentò un colpo di stato militare, con l’auto anche dei bolscevichi, ma fu stroncato. LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE In Ottobre Lenin, rientrato dalla Finlandia dopo le forti insurrezioni di Luglio, appoggiato da un importante leader, Trockij (responsabile aspetti militari), organizzò un assalto al governo provvisorio di Kerenskij (Rivoluzione bolscevica d’Ottobre). Tra il 24 e il 25 Ottobre 1917 dei militanti bolscevichi (guardie rosse) armati marciarono verso il Palazzo d’Inverno e fecero crollare il governo provvisorio, prendendo il potere (no resistenza). Il nuovo governo rivoluzionario, il Consiglio dei commissari del popolo, che comprendeva bolscevichi e una minoranza socialrivoluzionaria, emanò subito alcuni decreti decisivi: -nazionalizzazione delle principali industrie e banche del paese, affidate a delegati di operai -riconoscimento dell’uguaglianza di tutti i popoli della Russia e del diritto all’autodeterminazione -decreto sulla terra, le terre vennero confiscate ai grandi proprietari e redistribuite dai soviet ai contadini -avvio delle trattative di pace Nel Novembre 1917 si tennero le elezioni per l’Assemblea costituente, a suffragio universale e scrutinio segreto: i bolscevichi risultarono in minoranza con il 25% dei voti contro il 63% dei socialrivoluzionari. L’Assemblea rifiutò di riconoscere la legittimità del governo bolscevico e Lenin allora la fece sciogliere con la forza.

DITTATURA E GUERRA CIVILE Lenin riconosceva al solo proletariato il diritto di guidare il processo rivoluzionario attraverso le espressioni dirette dei soviet e la struttura organizzata del partito. Per Marx la dittatura del proletariato è ciò che avrebbe caratterizzato la fase postrivoluzionaria, per cui lo stato sarebbe stato governato con la forza e la violenza per mantenere il potere contro i capitalisti; successivamente si sarebbe arrivati al superamento dell’idea di proprietà privata e quindi alla fine della dittatura, con l’istituzione dei soviet (assemblee locali). Lenin si trovò invece in una situazione in cui non esisteva una classe proletaria e non aveva l’appoggio completo del popolo, per cui la dittatura del partito bolscevico tese, di fatto, ad identificare il partito con lo stato. Lenin “Stato e rivoluzione”. Il Partito cadetto fu dichiarato illegale e i suoi dirigenti furono arrestati; venne ridotta la libertà di stampa; vennero istituiti il Tribunale rivoluzionario centrale, e la Ceka, un corpo di polizia speciale, e il con il compito di imprigionare, torturare e qualora

uccidere i soggetti controrivoluzionari. Molti ufficiali, imprenditori ed intellettuali abbandonarono il paese (emigrazione politica). Vista l’avanzata tedesca, Lenin decise di firmare una pace separata (opposizione dei socialrivoluzionari). Il 3 Marzo 1918 fu sottoscritto il trattato di Brest-Litovsk, una pace durissima con cui la Russia dovette riconoscere l’indipendenza all’Ucraina e cedere i territori della Finlandia, della Polonia e delle Repubbliche baltiche (Lettonia, Estonia, Lituania) (perse il 75% del carbone e del ferro). Le minacce principali per il governo bolscevico erano la maggioranza della popolazione e i controrivoluzionari (zaristi, aristocratici ed esiliati). Tra il 1918 e il 1919 infuriò una spietata guerra civile, caratterizzata da devastazioni e sangue; l’intera famiglia reale venne uccisa ad Ekaterinburg dai bolscevichi. Da una parte i bianchi, truppe antibolsceviche formate da ex ufficiali zaristi, dai cosacchi (minoranza guerriera spietatissima) e appoggiate dalle potenze occidentali (Francia, Italia e Gran Bretagna) impaurite da un possibile contagio rivoluzionario. Dall’altra parte i rossi, ovvero l’armata rossa degli operai e dei contadini, guidata da Trockij, una milizia popolare caratterizzata da alti livelli di disciplina e fedeltà alla causa; in ogni reparto i comandanti militari erano affiancati da commissari politici (spesso infiltrati). La capitale venne spostata da Pietrogrado a Mosca. Nel ’19 i bianchi persero l’appoggio diretto dei governi occidentali, preoccupati per le proteste che l’intervento suscitava nei loro paesi e per paura di un contagio rivoluzionario degli stessi reparti inviati in Russia. Nel 1920 la nuova Repubblica di Polonia cercò di approfittare della debolezza del regime bolscevico per riprendersi alcuni territori appartenuti alla “grande Polonia”. Dopo l’offensiva russa a Varsavia e la controffensiva polacca, nel 1921 venne firmata la pace (P ottiene territori della Bielorussia e dell’Ucraina).

LA TERZA INTERNAZIONALE Durante questo periodo vide la nascita la Terza Internazionale Mosca1919-1943 o Comintern (Internazionale Comunista) al fine di coordinare gli sforzi dei partiti rivoluzionari di tutto il mondo e di sancire la rottura definitiva con le socialdemocrazie europee. Lenin impose diverse regole (21 punti) tra cui il cambio del nome del partito da socialista a comunista (1921 Convegno di Livorno – Partito Comunista Italiano pci) e l’obbligo per i partiti stranieri aderenti di sostenere in tutto la linea politica russa in cambio di sostegno in caso di scoppio della rivoluzione (URSS paese guida, accettazione leninismo).

DAL COMUNISMO DI GUERRA ALLA NEP I comunisti affrontarono la guerra civile con drastiche misure economiche e politiche per risolvere la situazione di carestia e crisi nel paese (la gente muore di fame per le strade). Il comunismo di guerra prevedeva: -la nazionalizzazione delle imprese, anche medie e piccole (stato dirige le attività economiche) e delle banche (cancellati i debiti con l’estero) -la statalizzazione del commercio interno (no commercio privato) -rigida disciplina del lavoro, di tipo militare -requisizione forzata di tutto il grano eccedente le necessità di sopravvivenza e semina -nascita dei Kolochotz, fattorie collettive o cooperative agricole lasciate in

concessione dallo stato a gruppi di contadini, e Sovchotz, fattorie sovietiche o aziende agricole dello stato, appartenenti allo stato e coltivate da contadini (dipendenti statali). I proprietari terrieri e i contadini agiati (kulaki) si schierarono contro questo sistema e per questo vennero torturati e deportati con esecuzioni di interi villaggi. Grazie al comunismo di guerra il regime bolscevico riuscì ad armare e nutrire il suo esercito ma le grandi città si spopolarono per la fame e la disoccupazione mentre nelle campagne i raccolti furono più che dimezzati. La Russia aveva perso 16 milioni di cittadini, tra morti del conflitto mondiale, del conflitto civile e vittime della repressione e vittime delle epidemie e della carestia (primavera-estate 1921). Il “comunismo di guerra” ebbe conseguenze disastrose nelle campagne, perché i contadini reagirono alle requisizioni di grano riducendo la produzione, consumando di più e alimentando il mercato nero, facendo così aggravare la crisi agricola. Le città si spopolarono e élite economiche e professionali e classe operaia si assottigliarono sempre di più (aumento del dissenso). Nel 1921 durante il X congresso del Partito comunista, Lenin decise per l’abbandono del “comunismo di guerra” e per l’adozione della Nuova politica economica (Nep) che reintroduceva elementi di profitto individuale e libertà economica con l’obbiettivo di rianimare la produzione interna. Con la Nep: - nelle campagne cessarono le requisizioni e venne stabilito dallo stato un prezzo fisso per gli ammassi (scorte per lo stato) - i contadini furono lasciati liberi di vendere le eccedenze e di assumere manodopera salariata - venne liberalizzato il commercio interno per permettere ai contadini di vendere le eccedenze - vennero consentite piccole imprese private artigianali e commerciali con meno di 21 dipendenti. Lo stato mantenne il controllo di industria pesante, banche e commercio estero. La Nep portò risultati positivi e una maggiore differenziazione sociale: nelle campagne si rafforzò il ceto dei contadini benestanti, i kulaki; nei villaggi nacquero e si svilupparono figure di piccoli imprenditori e commercianti, i nepmany. La maggiore sacrificata dalla scelte della Nep risultò essere la classe operaia (molti disoccupati e salari bassi). La Nep, accolta favorevolmente sul piano internazionale (vista come un ritorno al capitalismo), incontrò invece una forte opposizione nel partito, in primo luogo per motivazioni politiche e ideologiche, poiché i bolscevichi la ritenevano un cedimento alla logica di mercato (capitalismo), e come un rischio per il rafforzamento degli elementi piccolo-borghesi, considerati ostili al socialismo. Per bilanciare le concessioni economiche venne inasprita la repressione con arresti, deportazioni e condanne a morte di elementi ritenuti pericolosi. All’interno del partito si iniziò a parlare di deviazionismo rispetto alla linea ufficiale (stretta la morsa autoritaria verso contadini che vendevano in nero o altri che non rispettavano le norme).Gli oppositori della Nep, tra i quali Trockij, ritenevano necessario accelerare l’industrializzazione sfruttano le materie prime strategiche (ferro, carbone, petrolio) e la forza lavoro.

L’UNIONE SOVIETICA: COSTITUZIONE E SOCIETÀ La prima costituzione della Russia rivoluzionaria era stata varata nel ’18 e sanciva che il potere doveva “appartenere unicamente ed interamente alle masse lavoratrici e

ai loro autentici organismi rappresentativi: i soviet degli operai, dei contadini e dei soldati.” Nel Dicembre 1922 nacque l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (Urss), il primo grande stato socialista della storia. L’Urss era una repubblica federale e la Costituzione del 1924 assegnava tutto il potere ai soviet degli operai, dei contadini e dei soldati, ma in realtà il potere effettivo era esercitato dal Partito comunista (controllava la polizia politica e i candidati alle elezioni). La Costituzione sanciva il suffragio universale maschile e femminile per l’elezione degli organi locali, come il Congresso dei soviet, ma escludeva diverse categorie di persone considerate nemici dello stato: ex-nobiltà, e clero. L’Urss venne isolata sul piano internazionale, non riconosciuta e osteggiata dai paesi occidentali (riconosciuta nel 1933 dagli U.S.). I comunisti si impegnarono a cambiare la società nel profondo: -impegno per l’educazione della gioventù e la creazione dell’ “uomo nuovo”, istruzione resa obbligatoria fino a 15 anni (privilegiata l’istruzione tecnica su quella umanistica), insegnamento della dottrina marxista e iscrizione in massa alle organizzazioni giovanili di partito. -lotta contro la Chiesa ortodossa (confische e arresti, lasciati spazi limitatissimi)e scristianizzazione del paese -riconoscimento del solo matrimonio civile, semplificazione delle procedure di divorzio e legalizzazione dell’aborto -proclamazione dell’assoluta parità fra i sessi e parità di condizioni tra figli naturali e figli legittimi Gli anni dopo la rivoluzione rappresentarono una stagione di intensa sperimentazione, accesi dibattiti tra le varie correnti e di straordinaria fioritura creativa. Questa stagione ebbe breve durata perché sempre più condizionata dall’invadenza del potere politico sempre più autoritario.

DA LENIN A STALIN: IL SOCIALISMO IN UN SOLO PAESE Nel 1922 Lenin fu colpito da una serie di ischemie (paresi) che gli portano difficoltà motorie e linguistiche fino alla morte nel 1924. Con la sua morte si intensificò il problema della successione al potere nel Partito comunista, aperto già da tempo. I due contendenti principali erano Stalin (che Lenin aveva definito rozzo, crudele, irascibile e non adatto alla guida politica del partito) e Trockij. Nel 1922 Stalin fu nominato segretario generale di partito, cioè responsabile tecnico, e ciò gli permise di controllare la selezione e destinazione dei futuri funzionari di partito: riuscì così a costruirsi una base di potere nell’apparato. Il principale terreno di scontro tra i due fu la prospettiva in cui si sarebbe dovuto muovere il socialismo: -Trockij sosteneva la teoria della rivoluzione permanente secondo la quale l’Urss avrebbe dovuto intensificare il processo rivoluzionario, forzando l’industrializzazione e mettendosi a capo di una rivoluzione internazionale. -Stalin sostenne la teoria del socialismo in un solo paese, secondo la quale era necessario consolidare il socialismo nell’Unione sovietica senza far conto sull’illusoria estensione della rivoluzione; ribadì la necessità di promuovere l’industrializzazione e la posizione favorevole alla Nep.

L’apparato si schierò con Stalin e nel 1927 Trockij e altri leader dell’opposizione furono espulsi dal partito. Nel 1929 Trockij venne esiliato (verrà ucciso in Messico nel 1940 da un sicario di Stalin). Con l’uscita di scena di gran parte del gruppo dirigente storico, Stalin si installò saldamente alla guida del governo e del paese, tentando di portare l’Unione Sovietica alla condizione di grande potenza industriale e militare....


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