Levin E Tolstoj - Anna Karenina viene pubblicato interamente nel 1877, prima pubblicato su Russkij PDF

Title Levin E Tolstoj - Anna Karenina viene pubblicato interamente nel 1877, prima pubblicato su Russkij
Course Letteratura Russa III
Institution Università degli Studi di Parma
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Summary

Anna Karenina viene pubblicato interamente nel 1877, prima pubblicato su Russkij Vestnik a partire dal 1875 tranne che per la conclusione, pubblicata a spese dell’autore a causa delle posizioni antinazionaliste che l’autore aveva inserito nell’ultima parte del romanzo, in contrasto con quelle del di...


Description

LEVIN E TOLSTOJ Nel grande romanzo di Tolstoj emergono tematiche sociali, politiche, religiose e filosofiche che interessavano i grandi compositori nella Russia del XIX secolo. Sappiamo che, per comprendere a pieno le opere dei maggiori autori russi dell'epoca, la prerogativa è interessarsi alle loro vite e alle loro metafisiche, e questo è quello che ho fatto. Ora, durante la lettura di Anna Karenina, leggendo di Levin, delle sue preoccupazioni, delle sue incertezze e delle sue idee, non ho fatto altro che riprodurre un pensiero: “PROPRIO COME TOLSTOJ”. Così, non ho resistito alla tentazione di produrre, nel modo più “personale” possibile, una specie di tesi su Tolstoj e il suo alter ego: Levin; sperando di esprimere al meglio i complicati concetti del credo tolstojano. Partendo in ordine cronologico, il primo aspetto su cui mi sono soffermata è -

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LA CONCEZIONE DELLA CAMPAGNA E IL RIFIUTO DELLA CITTÀ Fin dal primo momento possiamo notare la repulsione che prova Levin per la vita urbana sia diurna che notturna: quando Levin va a trovare Oblonskij si sente un pesce fuor d’acqua e non può fare altro che fissare le lunghe unghie del collega del suo caro amico con orrore e con chiaro dubbio sulla loro utilità; quando Oblonskij lo trascina al ristorante a mangiare ostriche, Levin gli dice chiaramente che si sente a disagio a mangiare quelle cose e che, per altro, non lo saziano affatto, sono costose e preferisce la zuppa di cavolo. Levin non ama la vita mondana, la disprezza, disprezza le abitudini degli uomini e delle donne che fanno parte di quel mondo e ai balli non si sente a suo agio. Non concepisce e non condivide i principi che regolano la vita degli aristocratici, gli sembrano cose frivole. Ma non appena torna nella sua campagna, tutto gli torna familiare. La natura, i contadini, il lavoro nei campi e la gestione della sua attività lo riportano a quella che è la sua vita serena. Questo è anche uno dei principali temi attorno ai quali gira il romanzo in questione è sappiamo che è una convinzione dell’autore. Il suo amore per la vita pastorale è sempre stato presente nella sua vita e quando ha provato ad interagire con la nobiltà del suo tempo, T si è sempre sentito ed è sempre stato una specie di “otsider”. IL LAVORO FISICO CHE PORTA AL DISTACCO DELLA MENTE DAL CORPO Nei momenti di crisi totale, Levin ama andare a falciare insieme ai contadini. È un’attività che gli procura un piacere sia fisico (misura la sua resistenza rispetto a tutti i contadini allenati) che morale (riesce a rilassarsi e a non pensare a tutto ciò che ossessionato la sua mente), e, inoltre, lo fa sentire parte di un insieme, al contrario della città dove si sente sempre fuori luogo. VISIONE DELL’AMORE E DELLA FAMIGLIA Il matrimonio di Levin e Kitty si fonda su una concezione metafisica dell’amore , sulla disponibilità e sul rispetto reciproco, sul confronto (le “scene di gelosia” sono di una dolcezza infinita a mio avviso) e sulla dedizione. Questo amore puro è reso ancora più puro dal doppio intreccio, e cioè dalla contrapposizione della coppia Anna/Vronskij: il loro amore si fonda sull’aspetto puramente carnale e questa è la condanna  L’amore non può essere soltanto carnale perché così è egoistico e distrugge, invece di creare. Il matrimonio, inoltre, dà stabilità all’uomo e gli è congeniale per la scrittura: dopo il matrimonio L inizia a scrivere il suo libro sulla sua visione di riforma agraria, allo stesso modo in cui T, dopo il matrimonio, ha modo di scrivere i suoi grandi capolavori: Guerra e Pace e Anna Karenina.

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INTERESSAMENTO ALLA VITA CONTADINA E ALLA VENDITE DELLE TERRE L, durante la sua attività, è naturalmente portato ad interessarsi della vita contadina: sa che si devono assumere dei lavoratori al minor prezzo possibile, ma sa anche che assumerlo come servi non è giusto e non si deve; sa che, per quanto doloroso sia, un lavoratore che si assenta per la morte del padre va pagato meno, ma sa anche che non si possono non dare la mensilità ai vecchi servi che non fanno nulla; si interessa alla giustizia della compravendita di Oblonskij quando questi decide di comprare un pezzo di terra ad un prezzo decisamente svantaggioso per lui e cerca di fare giustizia e di convincerlo a non comprare nulla, ma Oblonskij non lo ascolta. Tutto ciò mi fa pensare al ruolo di T come mediatore tra contadini e proprietari terrieri e al suo difendere quasi sempre i contadini e i loro diritti, incurante di suscitare il malcontento degli aristocratici. RISPOSTE ATTRAVERSO LA GENTE SEMPLICE Quando L inizia a preoccuparsi seriamente per quella che credeva fosse la sua miscredenza, cerca una risposta nelle opere filosofiche (nelle quali T sostiene ci siano parole OSCURE, come SPIRITO) e gli sembra di capirci qualcosa; ma non appena prende una pausa da queste e “torna alla vita reale”, capisce che si tratta di argomentazioni artificiose. La risposta ai problemi esistenziali che lo inquietano viene infatti a Levin, come, del resto, allo stesso autore, dalla gente semplice. Non da Schopenhauer né dagli altri grandi autori, bensì dal contadino Platon, che vive per gli altri, che è animato dalla coscienza interiore del bene e del male, un dono naturale concesso a tutti gli uomini, al di là di ogni nazionalità o appartenenza o credo religioso. VISIONE RELIGIOSA T. era ossessionato dal pensiero della morte e da cosa ci fosse dopo. Egli affermò che amava la verità più di qualsiasi altra cosa al mondo. Questo lo costringeva ad ammettere che non esiste una prova dell’immortalità dell’anima o della sopravvivenza di qualsiasi forma di coscienza e lo portava alla riflessione sull’esistenza della vita umana (concetto da cui T. -proprio come Levin- era ossessionato fino all’autodistruzione: nel suo diario, infatti, T esamina la possibilità del suicidio -proprio come Levin-). Da questa meditazione nasce un pensiero: non abbiamo una vita terrena ed una ultra terrena ma abbiamo una vita buona e una vita cattiva, qui, sulla terra. Il Regno di Dio è qui e ora perché non vi è la prova di un’esistenza di un altro mondo. Dio è vita e conoscere Dio e vivere (vivere una vita buona) sono la stessa cosa: Dio è il Bene che, a sua volta è l’amore fraterno tra gli uomini. È proprio questo quello che Levin finalmente riesce a trovare in sé stesso alla fine del romanzo.

- VANGELO T affermava che le sue teorie erano solidamente fondate sulle Scritture e che i primi commentatori avrebbero semplicemente male interpretato i passi più importanti a causa della loro perversita o cortezza di ingegno (rileggi LEVIN ALLA FINE DEL ROMANZO)....


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