Fotografia e pittura nel Novecento PDF

Title Fotografia e pittura nel Novecento
Author Alessandro Delfini
Course storia dell'arte contemporanea 1
Institution Sapienza - Università di Roma
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Cap 1. IN ZONA FUTURISMO Il futurismo è un movimento artistico, letterario, culturale e musicale che ha avuto origine agli inizi del XX secolo, nonché la prima avanguardia europea. Il primo manifesto futurista fu scritto da Filippo Tommaso Marinetti e pubblicato nel 1909. L’obbiettivo di questa avanguardia, soprattutto in ambito artistico è il dinamismo, ovvero la rappresentazione del movimento e l’idea di velocità. Si pensi per esempio “Forme uniche nella continuità nello spazio” di Umberto Boccioni, una delle figure più di spicco del movimento futurista, oppure al “Dinamismo del cane al guinzaglio” di Giacomo Balla, in cui viene rappresentato tutto il movimento compiuto da un cane al guinzaglio, in cui appare anche il dinamismo del padrone. Non ci si può sorprendere, quindi, del fatto che i futuristi respingano, se non addirittura rifiutino, la fotografia come possibile nuovo territorio dell’arte. Un rifiuto confermato dal fatto che solo nel 1930, insieme a tutti i manifesti creati dal movimento appaia quello sulla “Fotografia futurista” scritto e firmato da Guglielmo Sansoni, in arte Tato. Nel 1910, i fratelli Arturo e Carlo Ludovico Bragaglia, danno avvio a degli esperimenti fotografici nelle stanze del padre, creando un numero imprecisato di immagini. Il fratello maggiore Anton Giulio, decise di usare quegli esperimenti per riuscire ad entrare nelle grazie dei futuristi e scalare la vetta degli artisti, per così dire. Alla presentazione delle sperimentazioni dei fratelli davanti a Boccioni, presentando il Fotodinamismo, Anton Giulio arriva addirittura a screditare e criticare la fotografia tradizionale. Il problema è che Boccioni non era proprio d’accordissimo di questa cosa, arrivando anche a criticare le opere dei fratelli Bragaglia perché “rappresentano troppo la realtà. Alla fine, in una lettera a Sprovieri, scritta da Boccioni e firmata insieme a Balla, Carrà, Russolo e Severini, con l’aggiunta di Soffici, viene dichiarato l’allontanamento dei pittori futuristi da qualsiasi riguardo verso il fotodinamismo, poiché non rappresentante il dinamismo plastico da essi inventato. Stando alla suddetta lettera a Sprovieri, i motivi della scomunica erano incentrati su questioni teoriche riguardanti la resa linguistica del dinamismo. Il fotodinamismo: Il tema del dinamismo e la scoperta artistica di una nuova dimensione estetica estrapolata dalla pittoricità realistica tradizionale, influenza fortemente il fotodinamismo dei fratelli Bragaglia. Si ricordi la citazione di Boccioni ne il Manifesto Tecnico Futurista “Così un cavallo in corsa non ha quattro gambe; ne ha venti e i loro movimenti sono triangolari” Questa nuova dimensione della fotografia, studiata e applicata dal francese Etienne-Jules Marey, trova nei fratelli Bragaglia la sua nuova dimensione artistica. Proto Body Art e Narrative Art: Thayaht fu forse il primo artista a teorizzare interamente la body art degli anni 60. Le sue fotografie hanno come tema lui stesso. La fotografia ha la capacità di mantenere il gesto prolungarlo, strapparlo all’evanescenza della quotidianità e quindi di trasformare il corpo in opera d’arte. Altro artista futurista che teorizzò la body art fu Fortunato Depero, che on i suoi lavori riesce a rappresentare gli aspetti fondamentali della poetica futurista (Smorfia, Autoritratto con pugno, Autoritratto a nascondino) Depero fu anche un precursore della narrative art, ossia della fusione tra scrittura e fotografia in un’unica opera d’arte. In molte sue opere infatti è da notare che l’artista interviene con la scrittura che invade la struttura classica della fotografia. È anche da ricordare la fotografia di Giacomo Balla dove lo stesso artista è in posizione di attacco con un pennello in mano tenuto come una spada con davanti a lui una tela.

Dadaismo Movimento artistico e letterario d’avanguardia, sorto a Zurigo nel 1916 e diffusosi poi in Francia e Germania, basato sulla negazione di tutti i valori razionali e sull’esaltazione di quelli istintivi, elementari, infantili, gratuiti e arbitrari dell’individuo. Tra i suoi esponenti più importanti vediamo: -

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Marcel Duchamp: uno dei più importanti esponenti del dadaismo, fu il primo artista ad usare il ready made, ovvero un oggetto estratto dal suo uso quotidiano ed esposto ad opera d’arte, il principale è “la ruota di bicicletta” seguita da “scola-bottiglie”, “fontana” e via dicendo. Marcel era solito anche travestirsi, creando anche una seconda identità, Rrose Sélavy, che appare spesso nelle sue fotografie, scattate da Man Ray, con l’obbiettivo di darle una certa esistenza. Man Ray: altro esponente importante del dadaismo, grande amico di Marcel Duchamp e inventore delle “rayograph” (rayografie), ovvero fotogrammi ottenuti poggiando oggetti direttamente su carta sensibile ed esponendoli semplicemente alla luce di una lampadina (1922). Duchamp e Ray inizialmente fondarono la Society of Indipendent Artist insieme a Walter Conrad Arensberg, un collezionista che nel 1915 li fece incontrare. Tornati in Francia, Duchamp presenta a Ray André Breton e Philippe Soupault, quest’ultimo ospitò la prima mostra di Man Ray nella sua libreria, dove venne esposta “Cadeau”, la famosa opera rappresentante un ferro da stiro su cui erano stati incollati dei chiodi. Francis Picabia: assieme al compagno, assunse i modi della rappresentazione tecnologica, arrivando ad usare pittoricamente la mano attraverso i moduli secchi, diretti e impersonali della macchina. Il lavoro pone a confronto due suoi ritratti: uno eseguito fotograficamente e uno disegnato a mano, per sottolineare le capacità linguistiche differenti delle due pratiche.

L’arte metafisica L’identità fotografica non è statica e cambia a seconda della situazione e degli ambienti culturali. Non esiste dunque una verità del mezzo. E nonostante le componenti stilistiche della pittura metafisica non abbiano diretti riscontri con quelle della fotografia, si può comunque delineare per tendenze e intenti teorico-critiche una fotografia metafisica. De Chirico ha parlato delle sue stesse opere come impronte che via via si accumulano per suggerire legami imprevisti. Questa è dunque una poetica dell’accumulo, dove migliaia di immagini si raccolgono per formare un caos esistenziale. Il metafisico sta proprio nel concetto di memoria. Questa ci fa considerare le cose del presente in un determinato modo, ce la fa vedere secondo un certo angolo. Ma se la nostra memoria si staccasse dal presente, queste cose che vedremmo, anche le più banali, le recepiremmo in modi assolutamente inediti e sorprendenti, metafisici. Surrealismo fotografico La fotografia surrealista è una tendenza artistica nel campo della fotografia il cui obbiettivo è esprimere l’essenza e le inquietudini dell’essere umano attraverso tecniche e tematiche legate al mondo dell’inconscio e dell’irrazionale. Questa tendenza nacque dal movimento d’avanguardia conosciuto come surrealismo, apportando un notevole rinnovamento dell’area pittorica e visiva. Tra gli esponenti più importanti vediamo:

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André Breton (che redigeva il “manifesto surrealista”, nel quale si esaltavano l’inconscio e la casualità: due elementi in grado di fornire un nuovo significato alla realtà quotidiana) Man Ray (maggior esponente del movimento con le rayografie, già espresse nel periodo dada, dette anche immagini “solarizzate”, una tecnica che disegna in negativo il profilo delle forme, trasformandole in elementi misteriosi e facendo apparire un alone di luce intorno ad esse) Eugène Atget (attivo già molti anni prima della nascita del surrealismo, le sue fotografie riprendono una Parigi misteriosa, fatta di vetrine di negozi in cui si riflettono i passanti, rappresentando Parigi come una scena del crimine) Claude Cahun (introduce il tema dell’asessualizzazione e della pluralità del soggetto, rappresentando la sua persona senza segni distintivi di femminilità o mascolinità)

Astrattismo L’astrattismo è un movimento artistico che nasce nei primi anni del XX secolo, in zone della Germania lontane tra loro. Il movimento nasce dalla scelta degli artisti di negare la rappresentazione della realtà per esaltare i propri sentimenti attraverso le forme, linee e colori. Nella fotografia, l’astrazione può sembrare un paradosso se si pensa alla funzione di riproduzione meccanica e descrittiva della realtà. Tuttavia, il fatto che la fotografia sia difficilmente riconoscibile non è incompatibile con la propria definizione “stampa della luce su una superficie fotosensibile”. Qualunque sia la natura, l’immagine fotografica rimane sempre un’immagine o rappresentazione di qualcosa, anche se il fotografo utilizza vari processi per non far capire allo spettatore cosa realmente rappresenta. Le prime forme di fotografia astratta si manifestano in America nel 1910 con Paul Strand, con le foto intitolate “Porch Shadows” e “The Bowls”, foto in cui gioca con le forme e le luci usando inquadrature ravvicinate. Tra altri esponenti dell’astrattismo vediamo: -

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Alfred Stieglitz (fondatore della Photochrome Engraving Company, una stamperia a fotoincisione, stampando il giornale American Amateur Photographer. Nel 1897 fonda un altro giornale, il Camera Notes, e la Photo-Secession, fondata insieme a Steichen) Edward Steichen (fotografo e pittore lussemburghese, conduce la Little Galleries of the PhotoSecession, piccole gallerie della secessione fotografica, una galleria d’arte moderna situata a New York che favoriva la diffusione del nuovo stile fotografico. Ansel Adams: fotografo statunitense, noto per le fotografie in bianco e nero di paesaggi dei parchi nazionali americani e come autore di numerosi libri di fotografia, tra cui la trilogia di manuali di tecnica, The Camera, The Negative e The Print. Laszlo Moholy-Nagy: pittore e fotografo ungherese esponente del Bauhaus.

L’Informale La fotografia informale venne accolta nel 1961 da Umberto Eco come una comparizione stilistica con le tendenze pittoriche nella stessa corrente poetica. La logica di Eco funziona però da un punto di vista pittorico, quale mimesi della fotografia al quadro, dunque estetica e non concettuale. Per individuare invece un’effettiva fotografia informale, si dovrà andare alla ricerca degli intenti poetico-teorici, che probabilmente condurranno a un risultato pratico estetico dissimile a quello ottenuto in campo pittorico. Caratteristiche fondamentali della fotografia informale sono: -

Relazione con la realtà, con l’ambiente genericamente inteso, che sfocia in un aspetto performativo A causa del suo carattere intrinsecamente indicale, esclude qualsiasi interpretazione simbolica

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Immersione diretta e totale nel mondo stesso, fuori da schemi preordinati Idea dell’Astrattismo: approccio alla realtà in modo ideale, trascendente e razionale, all’informale, immersione nella sua fisicità, contatto con l’ambiente.

Henri Cartier-Bresson: Autore simbolo del reportagismo. Per lui importante era il gesto fotografico, rispetto al risultato: visione comportamentista della fotografia. Per lui la formalità è qualcosa che già appartiene al reale. Quindi, come per la pittura informale americana (Pollok) che concepiva l’arte della pittura come atto a conclusione del quale resta una traccia, così per Cartier-Bresson l’atto di ritagliare la viva realtà è lo scopo della fotografia. Fotografa con fare istantaneo, l’informale non può trovarsi costretto a scegliere cosa fotografare e cosa tralasciare. La Pop Art Movimento artistico nato nel Regno Unito e negli USA tra la fine degli anni 50 e l’inizio degli anni 60. Questo movimento è un’espressione dell’immaginario collettivo, ed è un’arte rivolta alla massa e non al singolo individuo. Tra gli esponenti più importanti dell’arte Pop vediamo Andrew Warhola Jr. in arte Andy Warhol, pittore, grafico, produttore cinematografico, televisivo… Il rapporto tra Pop Art e fotografia è sempre stato un argomento molto discusso. La pop art è forse la prima corrente artistica ad aver inglobato in maniera forte e costante la fotografia all’interno del proprio linguaggio e, secondo molti, pertanto la prima ad aver interrotto il famoso “combattimento per l’immagina” ingaggiato tra pittura e fotografia fin dalla nascita di quest’ultima. Nella pop art, la fotografia non è presente solo in maniera diretta, attraverso l’uso esplicito del mezzo da parte di molti artisti, ma anche in un modo più sottile, indiretto, in quella che è stata definita la “filosofia del fotografico” che sostiene e caratterizza tutta la poetica pop. Le neoavanguardie: Body, Narrative e Conceptual Art Con il termine Body Art si intendono tutte quelle forme artistiche che utilizzano il corpo come mezzo d’espressione e/o linguaggio. Ad oggi le forme più comuni di Body Art sono tatuaggi e piercing. Altre pratiche tipiche della body art: la scarificazione, il Branding, gli impianti sottopelle, il body painting ed altre forme di modificazione corporea. Il termine body art è stato inizialmente adottato da una corrente artistica diffusasi negli USA e in Europa negli anni 60 e successivamente iscritto nel più ampio ambito della “performance art”, ossia la prassi artistica teorizzata da Allan Kaprow che fece dell’azione dell’artista l’opera stessa, spesso coinvolgendo il pubblico. La body art ha alle spalle esperienze e riferimenti importanti, quali il futurismo, surrealismo e dadaismo. Un capostipite del genere è l’opera “Tonsure” di Marcel Duchamp: si rasò i capelli sulla parte alta della nuca e una striscia che la congiungeva alla fronte. In Italia, invece, vediamo tra i principali esponenti Gina Pane, in preda alla sofferenza per le automutilazioni che si produce ad ogni dimostrazione d’arte estrema. La Narrative art, invece, è una forma d’arte concettuale particolarmente frequentata nella seconda metà degli anni 70. Si collega alle pratiche fotografiche legate al recupero della memoria e del tempo. Le sequenze fotografiche e la scrittura convivono ma, in virtù della loro appartenenza a statui linguistici differenti, costringono il pensiero a due percorsi separati che condurranno a riunire immagini e testi in una dimensione esclusivamente mentale ottenuta grazie alla partecipazione emotiva dell’osservatore. I riferimenti più diretti del movimento sono Marcel Proust e Herbert Marcuse.

Infine, si definisce arte concettuale qualunque espressione artistica in cui i concetti e le idee espresse siano più importanti del risultato estetico e percettivo dell’opera stessa. Il movimento artistico che porta questo nome si è sviluppato dagli USA a partire dalla seconda metà degli anni 60 e si è sviluppato in tutto il mondo. La definizione di arte concettuale nel contesto dell’arte contemporanea si deve a Joseph Kosuth che lo utilizzò verso la metà degli anni 60 per definire il suo obbiettivo di un’arte fondata sul pensiero e non più su un ormai frainteso ed equivoco piacere estetico. Nel 1965, infatti, Kosuth realizzò l’opera “Una e tre sedie” che comprendeva una vera sedia, una riproduzione fotografica della stessa e una pagina del dizionario del termine “sedia”: l’artista si proponeva di richiamare lo spettatore a meditare sulla relazione tra immagine e parola, in termini logici e semiotici. Oltre le ideologie: cronache degli anni 80. Si definisce il concetto di Kitsch “autentico in versione supermercato, cioè stravolto da qualcosa che rende il pezzo raro alla portata di tutte le tasche”. Le foto considerate kitsch sono tali non per l’immagine in sé ma per la filosofia di rapporto col mondo. Robert Mapplethorpe: Fotografo che parte con lavori che si potrebbero definire di gusto new dada, utilizza il carattere concettuale e formale della fotografia contemporaneamente con quel principio di mescolamento (dove si mescolano, in ambito generale, il concettuale con il pittorico; in ambito specifico, i fotografi puri con quelli artisti; l’arte pura e l’industria culturale), nuovo di questi anni. Mescolamento anche tra arte-vita e per la sua stessa identità sessuale. Importante nella sua vita fu l’incontro con Patti Smith, la quale fece diventare, spesso, i suoi lavori copertine dei suoi album. Convissero nel Chelsea Hotel di Manhattan e si pensa che sia stata lei a spostare le sue opere verso la questione dell’identità sessuale, sulla quale egli si stava misurando. La totale fusione di arte e vita accompagnerà l’intero operato di Mapplethorpe fino alla sua morte. Come nell’autoritratto della sua morte del 1989, ormai scavato dalla malattia si ritrae con un fondo completamente nero, con in primo piano la mano destra che regge un bastone con un teschio. Si spinge ad un’unione di arte-vita senza censura, estendendo le sue opere ad aspetti scabrosi della sessualità. Nelle sue opere pone in gioco se stesso: o come diretto protagonista, o come complice di tutti i soggetti. Il ciclo di lavori che meglio riassume il suo operato è quello dedicato alle pratiche sadomasochiste diffuse tra una certa cultura gay di New York di fine anni 70. Allora il tema basso della fotografia pornografica si lega all’alta composizione tipica della classicità pittorica. Mapplethorpe non ricercava la “bella immagine”, non utilizzava i caratteri formali per cercare di far riscattare la fotografia del suo carattere meccanico, ma unisce tranquillamente, una relazione con il soggetto, un diario. Conosceva tutte le persone che fotografava. Helmut Newton: Tedesco, si trasferisce a Singapore dove inizia a lavorare come fotoreporter, ma viene licenziato per mancanza di professionalità. Rifiutava l’immagine istantanea, il “momento decisivo”, dettato da Cartier-Bresson. Lui preferiva la posa studiata che avvicinava al regno della finzione. Dal reportage, si sposta dunque alla moda. La moda la vede più adatto a sé stesso: 1. La possibilità di mescolare arte e industria culturale; 2. La sua capacità, tipica di qualsiasi artista, di anticipare il gusto degli anni a venire evoca un clima d’epoca dove convergono: o Ossessione sessuale o Ostentazione del lusso o Esibizione dei muscoli o Immagine di una donna dominante sul gusto erotico immaginario maschile o Giochi di ruolo sofisticati

Questa presenza caratterizzante dell’esagerazione riporta al tema kitsch, vissuto da Newton in modo giocoso e pienamente consapevole, diceva infatti: “sono un buon fotografo di categoria B, la categoria B è fantastica” Il kitsch e la categoria B, sono dei modi per liberarsi dalla questione arte. Le sue foto sono comunque delle foto di buona qualità, ma il carattere formale è decisamente sottomesso a quello concettuale. Per lui l’erotismo coincide con la pornografia. Il rapporto che aveva con il corpo nudo era principalmente concettuale. Un esempio è il soggetto preferito sia da lui che da Mapplethorpe, Lisa Lyon campionessa di culturismo che metteva in mostra il corpo scultoreo e plastico, ma anche il suo aspetto androgino; era l’ambiguità sessuale il carattere che più interessava i due fotografi. Tutti i nudi di Newton sono storie, una sorta di narrative art. Il nudo è il nuovo abito della moda. Mette in mostra come l’esibizione diretta e sfacciata del desiderio, faccia raffreddare i rapporti, e far diventare il desiderio freddo. Newton poi giunse ad anticipare il Post Human di Jeffrey Deitch, rappresentando il corpo umano con soggetti robotici altamente artificiali con protesi, collari ortopedici, bastoni ecc… Questo talmente esaltato nelle sue opere “In Dummyland” in cui i manichini vengono umanizzati e indistinguibili ai soggetti umani, che a loro volta vengono resi simili a manichini. Bruce Weber: Riconferma la nuova figura che si sa muovere abilmente tra la ricerca artistica e industria culturale. I suoi soggetti sono gli statuari boys, gli stereotipi maschili che esagerati portano poi ad un’ambiguità sessuale. Fotografando gli atleti delle olimpiadi e il divo cinematografico Matt Dillon. Tra reportage antropologico e messa in scena cinematografica dunque lo spettatore finisce per trovarsi nella condizione di ambiguità dei soggetti delle foto, combattuto fra due identità pensate come lontane e inconciliabili, ma allo stesso tempo percepite come vicine e intercambiabili. Cindy Sherman: perfetta erede del concettualismo anni 70 recupera il formale, però preoccupandosi del concettuale. Ut...


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