Lezione 7 Pedagogia Fondamentale PDF

Title Lezione 7 Pedagogia Fondamentale
Author Giorgia Sciandro
Course Pedagogia generale e speciale
Institution Università degli Studi di Palermo
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riassunto pedagogia fondamentale...


Description

LEZIONE 7 PEDAGOGIA FONDAMENTALE. Studiosi di diverso orientamento si trovano concordi nell’affermare che la pedagogia è una scienza pratica, ovvero è una scienza che muove dall’esperienza educativa. Nel delineare la genesi della pedagogia come scienza dei mondi della vita, abbiamo osservato che lo studioso di pedagogia è “uomo di scienza” in particolar modo. Poiché, infatti, intende studiare i fenomeni “educativi”, egli trova già il suo oggetto, di conseguenza non lo costruisce. Si potrebbe dire che prima della pedagogia, esiste l’educazione. Questa affermazione registra una regola interna della pedagogia intesa come scienza: se si smarrisce questa priorità ontologica dell’esperienza e della realtà in cui l’educazione si realizza, viene smarrita la pedagogia come scienza specifica. D’altra parte, non solo la pedagogia avvia il suo percorso di riflessione teorica a partire dall’esperienza viva dell’educare, ma tale percorso è svolto ai fini di un cambiamento. La pedagogia come scienza non si occupa solo dell’essere dell’educare e delle persone coinvolte nelle pratiche di cura educativa, ma anche del loro poter essere. Appunto per questo, molti autori ne parlano come di una scienza progettuale, e ciò specifica ulteriormente il suo carattere pratico. 7.1 Il significato dell’espressione “pedagogia fondamentale”: base empirica e fondamento teorico. La dizione “pedagogia fondamentale” viene preferita ma certamente non opposta alla dizione “pedagogia generale”. Essa si riferisce a un particolare atteggiamento di ricerca circa i fenomeni educativi, volto a coglierne appunto i fondamenti: non solo la base empirica, ma la profondità di senso che in qualche modo trascende l’esperienza e la pratica dell’educare. Cosa significa che la pedagogia fondamentale ha base ma non fondamento empirico? Significa che riconoscere la priorità dell’esperienza come regola interna della pedagogia come scienza, non significa dire che il suo termine ultimo di paragone è l’esperienza così come di fatto si dà; piuttosto che la pedagogia fondamentale è mossa dalla ricerca dell’essenza di ciò di cui facciamo esperienza. Si può anche dire che la pedagogia fondamentale di stile fenomenologico-ermeneutico è mossa dalla ricerca della verità, una verità che fenomenologicamente supera la verificabilità empirica. Si tratta pertanto di una scienza che potremmo definire eidetica, cioè tesa a cogliere l’essenza. Volendo essere precisi e fedeli all’insegnamento fenomenologico, dobbiamo dire che la pedagogia non è una scienza puramente eidetica. Con questa espressione Husserl, intende indicare quelle scienze che sono totalmente libere in tutti i loro passaggi da qualunque posizione dei dati di fatto e da qualunque riferimento all’esperienza concreta. Invece, la scienza pedagogica ha la sua genesi propria nell’effettività dei mondi della vita e c’è necessariamente almeno un altro momento in cui il nesso dell’esperienza non è contingente: quello che riguarda la progettazione del poter essere. Rimane comunque il fatto che non è nell’esperienza che la scienza pedagogica, come pedagogia razionale e critica, ha il suo fondamento. Husserl attenziona in modo particolare due aspetti: - La pedagogia come scienza nasce da un orientamento originariamente pratico, cioè da quello di un uomo pratico, l’educatore; - La pedagogia come riflessione teoretica nasce nell’intento di portare un giovamento a quest’uomo e alla sua pratica.

7.2 La pedagogia fondamentale e la filosofia pratica. Cosa significhi “atteggiamento teoretico” può esser ulteriormente chiarito, esplicitando il nesso, costitutivo nella pedagogia fondamentale, tra questa espressione e un’altra solo apparentemente

opposta: ragion pratica. Aristotele usa l’espressione “ragion pratica” almeno in due differenti accezioni: per indicare sia la capacità di fare filosofia pratica, sia la capacità di esercitare la saggezza pratica. Diciamo subito che sul modello della prima possiamo pensare la ragion pratica – che è ragionare sulla prassi – del pedagogista, mente sul modello della seconda possiamo pensare la ragion pratica – che è ragionare nella prassi – di quel particolare “uomo pratico” che è l’educatore. La scienza pratica, ovvero l’etica secondo il linguaggio husserliano, procede con rigore, ma non può procedere come lo stesso rigore con il quale si seguono le scienze esatte e dimostrative che riguardano gli oggetti immutabili. Aristotele afferma che la scienza pratica deve far riferimento agli éndoxa: cioè deve sempre fare i conti con i beni umani, che riguardano tutti gli uomini e deve fare i conti con il pensiero della gente. 7.3 La pedagogia fondamentale e la saggezza pratica. La seconda accezione di “ragion pratica” è quella che la intende come “saggezza”, cioè come quella specifica virtù dianoetica che permette di realizzare di volta in volta le diverse virtù etiche. Per essere virtuosi nella vita pratica, infatti, avendo riconosciuto un fine buono, occorre ragionare e calcolare quali siano i mezzi migliori per raggiungerlo in un contesto concreto e particolare, quindi anche quale sia il tempo più opportuno per operare. Ciò vale anche per gli educatori e le educatrici; solo e soltanto loro possono offrire una specifica modalità di comprensione della realtà educativa, agli stessi pedagogisti. Una scienza pratica, sia essa l’etica o la pedagogia, può aiutare l’educatore ad approfondire il senso della sua esperienza, allagarne le prospettive. Ma quanto più ci si avvicina alla vita pratica, tanto più è in gioco il saper deliberare e fare dell’educatore. La scienza pedagogia può supportare la saggezza di chi è chiamato a deliberare, a decidere e operare in diverse situazioni. Ancora una volta la scienza pratica aiuta l’uomo a considerare e a scegliere quale sia il fine da perseguire. 7.4 I momenti della pedagogia fondamentale: primo schema. Fissando un primo schema vediamo i momenti che compongono la riflessione di logos integrato pedagogica scientifica. Il primo momento è quello dell’inventario dell’esperienza che ha il carattere di una ricognizione empirica e problematica: l’esperienza comincia a essere descritta, con i suoi punti critici ma anche con domande di senso e di risorsa. A tal fine, ci si serve anche di indagini statistiche e soprattutto psico-sociali, che spesso rivelano qualcosa di non trascurabile dei vissuti dei soggetti considerati e della loro pedagogia spontanea. In questo primo passaggio, si può fare riferimento anche alle “buone prassi” presenti nei mondi dell’educare: in esse si possono riscontrare delle realtà percepite con immediatezza anche dal senso comune come “esemplari”. In seguito alla prima ricognizione dell’esperienza, lo studioso di pedagogia fondamentale coglie l’esigenza di portare a chiarezza la problematicità emersa; avverte l’esigenza di mettere ordine tra i concetti confusi e argomentazioni poco coerenti. In questo passaggio emerge la domanda veritativa, la quale fa sentire l’esigenza di attingere a uno studio dei fenomeni specifici condotto con una logica specifica a essi adeguata: è l’esigenza di determinare meglio ciò di cui ci si sta occupando. Nel secondo momento lo studioso di pedagogia fondamentale entra in una riflessione critica i cui primi passi sono quelli già tracciati dalle altre scienze applicate allo studio dell’educazione. Si tratta di scienze dei dati di fatto o empiriologiche, che cioè hanno nell’esperienza verificabile la ragion d’essere e il cirterio fondativo, e il pedagogist non può disconoscerne almeno le principali e più attuali linne di ricerca.infatti, i contributi di spiegazione dei fenomeni offerti da queste scienze aiutano a prendere una prima distanza dall’atteggiamento spontaneo e naturale, evitando generalizzazione. Pertanto questo secondo momento rappresenta una riflessione di specificazione. Tuttavia, la pedagogia fondamentale, pur avendo come base l’esperienza concreta non si ferma a

livello della spiegazione, ma cerca una comprensione più profonda. Lo studioso di pedagogia fondamentale quindi evidenza le aree di interesse e gli ambiti problematici, domande e questioni rimase implicite. In questa fase quindi di logos integrato, la pedagogia fondamentale svolge un momento di riflessione. Il terzo momento coincide con il livello di fondazione pedagogica. Esso si articola in due momenti: il momento teoretico e il momento prassico-poietico. La fondazione pedagogica mira ad articolare una radicale indagine di senso che possa rendere evidenti, i caratteri essenziali e costitutivi del fenomeno in questione (ed è quanto si realizza nel momento teoretico, interessato a cogliere il “che cos’è”) e, di conseguenza, a esplicitare adeguatamente direzioni metodologiche per la prassi educativa (ed è quanto si realizza nel momento prassico-poietico, interessato a esplicitare il “come”). 7.5 Note sul ritorno prassico-poietico all’esperienza. La finalità propria della pedagogia fondamentale è duplice: tracciare profili essenziali dell’educare (il senso) e, a partire da questi, direzioni per la prassi (la teoria del metodo), che siano appropriate ai mondi vitali effettivi e storici in cui l’educazione ha luogo. Si tratta di una duplicità inscindibile non si può perseguire l’una finalità senza l’altra. Allo stesso tempo, si intuisce che, poiché il momento teoretico si compie e si riempie di significato nel momento poietico-prassico, la pedagogia fondamentale è, segnata dal primato della ragion pratica. La pedagogia come scienza, può aiutare i “pratici” a fare un’ermeneutica del loro fare, una sua lettura critica e orientata a cogliere nuovi sensi intesi tanto come nuovi significati, quanto come nuove direzioni....


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