Lo Stile di Seneca - Traina PDF

Title Lo Stile di Seneca - Traina
Author Giorgia Ferrari
Course Letteratura latina anno quinto scientifico
Institution Liceo (Italia)
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Summary

Stile drammatico, linguaggio dell'interiorità, linguaggio della predicazione...


Description

Lo Stile di Seneca ➣ Lo stile di Seneca è uno stile ‘drammatico’, in senso letterale e teatrale/tragico in quanto

rappresenta perfettamente le contraddizioni dell’anima, che è in contrasto con sé stessa, e le inquietudini dell’uomo! ↓! si può dividere in linguaggio dell’interiorità e linguaggio della predicazione! ➣ Seneca sviluppa il messaggio dell’anima riflettendo sul rapporto dell’uomo con sé stesso e forgiando il linguaggio dell’interiorità, che indaga l’interiorità dell’uomo attraverso un’analisi di tipo psicanalitico ↓! • nell’interiorità come possesso Seneca svolge il tema dell’autopossesso (del se habere),!

# # # # ↓! approfondendolo dal concetto epicureo dell’appartenere a sé stessi, attraverso il calco ➝ utilizza termini che erano già presenti nel mondo latino e gli attribuisce un’accezione filosofico-esistenziale, ricavandoli principalmente dal campo semantico giuridico e da quello economico-finanziario. ! ↳ alcuni termini che abbiamo incontrato nell’incipit delle Epistulae ad Lucilium, dove il tema del se habere è dominante, provenienti da questi due linguaggi sono:! - vindica, proveniente dal linguaggio giuridico ➝ «rivendicare il possesso di qualcosa illegalmente sottratto», per Seneca di beni immateriali e primo fra tutti il tempo! - iactura, proveniente dal linguaggio economico-finanziario ➝ «perdita di (in termini economici)», Seneca la utilizza per indicare la perdita di tempo! - pretium, dal linguaggio economico-finanziario! - aestimet, dal linguaggio economico-finanziario! - manus inieceris, proveniente dal linguaggio giuridico ➝ «mettere le mani su qualcosa per rivendicare l’eredità», in questo caso del tempo! - imputari, dal linguaggio economico-finanziario ➝ «mettere in conto»! - debere, dal linguaggio economico-finanziario ➝ «dovere, essere debitore»! - ratio impensae, dal linguaggio economico-finanziario ➝ «conto della spesa»! - pauperatis, dal linguaggio economico-finanziario ➝ «povertà», in questo caso di tempo! - parsimonia, dal linguaggio economico-finanziario! + suum esse (essere di sé stesso), sui iuris esse (essere di proprio diritto, appartenersi giuridicamente), conseguenza di vindicare in contrapposizione con alienum esse (essere un altro)! • nell’interiorità come possesso utilizza anche il riflessivo (e i pronomi personali in prima, seconda e terza persona) per esprimere la partecipazione all’azione dell’agente! utilizzato dal filosofo in modo 3 modi differenti: !

dell’azione e il secondo indiretto che rappresenta il punto di arrivo, come te tibi.! ↓! altri esempi: se, te, me (diretti), sui, sibi, secuum (indiretto), tibi ex te, ex se sibi, te tibi (coesistenza)!

• nell’interiorità come rifugio, dall’incontrollabilità del mondo esterno, Seneca utilizza verbi

dinamici, che implicano movimenti, come revocare o recedere, con l’accusativo riflessivo come termine di movimento ➝ in questo modo il ritorno dell’animo umano dal mondo esterno assume l’aspetto di una fuga dal turbo rerum, dal turbine delle cose, che è capace di distogliere il sapiens da sé stesso creando caos anche all’interno dell’animo! ↳ frequente in questo caso il tema del se recedere, cioè del ritornare dentro si sé, sottolineando l’interiorizzazione, cioè il ripiegamento verso sé stessi, come unico modo per riottenere quell’equilibrio che durante il principatus si era perso.! ➣ Il cambiamento che avviene a livello politico, cioè la perdita di funzione del civis, che non ha più la libertas (il dover rispettare le leggi e le regole dello stato), porta Seneca a sviluppare il linguaggio se prima si avevano testi più strutturati, in cui c’era la ricerca di armonia, durante il principatus, una forma di governo assolutistico nel quale il cittadino non può più esprimersi liberamente, viene a meno questo equilibrio e si hanno testi in cui ogni frase ha un proprio senso compiuto, nelle quali ogni parola ha un ruolo e un significato sempre preciso (➝ dalle Epistulae: «esprimi un significato più di quanto dici»)! ↳ questo avviene perché c’è la ricerca di un equilibrio diverso, dentro a sé stessi ➝ per cui l’uomo, che prima era inserito all’interno della società, intermediaria tra lui e il cosmo, ora ha perso la sua funzione di civis e si ritrova ad affacciarsi al cosmo, e con Seneca si ritrova così a ripiegarsi dentro sé stesso per andare a riscoprire la propria interiorità e mettersi in discussione! ↓! il linguaggio della predicazione viene quindi utilizzato per rivolgersi al pubblico e comunicare le riflessioni ottenute sull’interiorità. ! • Seneca nei suoi testi utilizza uno stile paratattico, che da incisività e nel quale ogni breve frase è l’espressione di un pensiero, e una coordinazione principalmente per asindento! • la sua cellula stilistica è la sententia, una breve espressione o formula in cui il filosofo condensa i concetti fondamentali del suo pensiero filosofico! • impiega uno stile epigrammatico attraverso l’utilizzo del fulmen in clausola, cioè una chiusura a effetto o sorpresa.! • utilizza spesso per collegare la figura etimologica (homo-homini…), l’antitesi e l’anafora • l’utilizzo del tu diatribico, con il quale si rivolge al discepolo, che, tuttavia, non interviene mai direttamente ma viene reso in tal modo partecipe al dialogo, e dando un coinvolgimento emotivo anche da parte del lettore stesso, è parte del linguaggio della predicazione...


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