L\'uomo a una dimensione PDF

Title L\'uomo a una dimensione
Author Dominique Defelice
Course Epistemologia pedagogica e delle scienze umane
Institution Università degli Studi di Firenze
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L’ uomo a una dimensione Marcuse Nel 1964, Herbert Marcuse pubblicava un saggio, L’ uomo a una dimensione con il sottotitolo: l’ ideologia della società industriale avanzata. L’ inizio del saggio già sintetizzava il tutto: “una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà prevale nella città industriale avanzata, segno di progresso tecnico”. Protagonista è la società industriale avanzata, non si dice capitalistica. Per cui l’ oggetto dell’ analisi diviene più tempo. Marcuse considera sullo stesso piano delle classiche società capitalistiche occidentali, anche le società che, pur non richiamandosi politicamente al capitalismo, ne accettano i fondamenti economici, identificati con il massiccio ricordo all’ industrializzazione che, a sua volta, deriva per Marcuse dal progresso tecnico. Marcuse sembra quindi ribaltare la classica concezione marxiana che vede nella struttura produttiva capitalistica il fondamento del progresso tecnico. La tecnica assume una sua indipendenza rispetto all’ economia spingendola in una certa direzione. Tutto questo apre uno scenario molto più complesso delle consuete analisi critiche al capitalismo ed introduce la crititca alla cosiddetta neutralità delle tecniche, che viene pesantemente messa in discussione. Insomma, dato un certo sviluppo tecnico, tutto quello che consegue sembra inevitabile e la società diviee fortemente dipendente da questo progresso. A tecnica contiene i germi della sottomissione dell’ uomo sull’ uomo. In altre parole, la libertà nelle società attuali viene trasformata in una non-libertà attraverso meccanismi tesi a persuadere la gente di vivere nell’ esatto contrario. Questo ribaltamento è il concetto chiave della critica non solo di Marcuse ma in genere espressa da tutti i rappresentanti della Scuola di Francoforte. Il primo capitolo del libro si riferisce alle nuove forme di controllo. Marcuse inizia dicendo che è possibile distinguere tra bisogni veri e bisogni falsi. I bisogni falsi sono quelli che vengono sovrimposti all’ individuo da parte di interessi sociali particolari e sono i bisogni che perpetuano la fatica, la miseria e l’ ingiustizia. La maggior parte dei bisogni che oggi prevalgono: il bisogno di rilassarsi, divertirsi, di comportarsi e consumare in accordo con gli annunci pubblicitari, appartengono a questa categoria. Subito dopo afferma un concetto chiave del libro: che uno degli aspetti più inquietanti della civiltà industriale avanzata sia il carattere razionale della sua irrazionalità. Marcuse considera la cultra industriale avanzata più ideologica delle precedenti, in quanto al presente l’ ideologia è inserita nello stesso processo di produzione ed emergono forme di pensiero e di comportamento ad una dimensione. Il secondo capitolo del libro è dedicato alla chiusura dell’ universo politico. In sostanza, una vita sempre più confortevole per un numero sempre più vasto di persone, porta le stesse a non poter immaginare nulla di diverso, dato che la capacità del sistema manipolare e contenere l’ immaginazione e lo sforzo sovversivi è parte integrante della società data. L’ effetto della meccanizzazione nella produzione fa sì che il lavoratore, specie quello manuale, viene anch’ esso incorporato nella comunità tecnologica della popolazione amministrata. Infatti, il dominio prende la veste dell’ amministrazione. Padroni e capitalisti vanno perdendo la loro identità per assumere la funzione di burocrati nella macchina delle corporation. Marcuse rileva che tutto ciò che una volta rendeva antagonista una parte consistente della popolazione rispetto al potere è ormai disinnescato; odio e frustrazione sono privati del loro bersaglio specifico ed il velo tecnologico maschera la

riproduzione della disuguaglianza e dell’ asservimento. In sostanza, la società attuale porta la servitù al suo stato puro: esistere come strumento, come cosa. E tale cosa non è che non sia tale se non sente di essere cosa. Quello che interessa sottolineare è che il declino della libertà e dell’ opposizione non è un fatto di deterioramento o di corruzione morale od intellettuale. È piuttosto un processo sociale obiettivo, nella misura in cui la produzione e distribuzione di quantità crescenti di beni e servizi fanno dell’ ubbidienza un atteggiamento tecnologico razionale. Marcuse usa per tutto ciò sotto la dicitura di vita amministrata. Il terzo capitolo tratta della desublimazione repressiva. Qui Marcusa rispolvera concetti della psicoanalisi per mettere in evidenza alcuni dei meccanismi sottili che sono posti in essere per creare la non-libertà che però appaia come libertà. Per farlo si concentra sull’ esempio dell’ Arte e sua sua carica dirompente che, una volta, possedeva. L’ artista e sua opera d’ arte stavano in una dimensione diversa rispetto allo status-quo. La verità portata dall’ arte era un’ altra verità bem distinta, che non doveva turbare l’ ordine economico e politico, ma che si poneva al di fuori del sistema. Oggi il rapporto è mutato e il potere assillante della società svuota la dimensione artisica, assorbendone i contenuti antagonistici. Il nuovo totalitarismo si manifesta pluralista, dove le opere e le vertià più contradditorie coesistono pacificamente in un mare di indifferenza. Questa osservazione è molto importante per capire il pensiero di Marcuse: la capacità di coesistenza di tuto e il contrario di tutto è l’ arma per annullare le possibili caricheantagonistiche. Per Marcuse, ritualizzata o no, l’ arte contiene la razionalità della negazione. Nella società tecnologica lo iato tra alienazione artistica e ordine sociale viene progressivamente colmato. Questo avviene attraverso la sua incorporazione nella società, posta in essere tramite la circolazione delle opere d’ arte come attrezzatura che adorna la vita quotidiana, fino a che l’ arte diviene strumento pubblicitario per vendere, confortare o eccitare. Risultato: l’ atrofia degli organi mentali necessari per afferrare contraddizioni ed alternative. Nella sola dimensione che rimanem quella della razionalità tecnologica, la coscienza felice tende a prevalere. Gli individui sono portati a scorgere solo nell’ apparato produttivo l’ agente effettivo del pensiero e dell’ azione, cui l’ individuo deve cedere il passo. Amaramente, Marcuse constata che, nel regno della coscienza felice, non c’è posto per sensi di colpa ed il calcolo utilitaristico s’ incarica di tenere a bada la coscienza. Uno dei capitoli più interessanti è quello che tratta la chiusura dell’ universo di discorso. Qui Marcuse fa particolare riferimento agli aspetti linguistici del discorso. Egli riparte dal concetto della coscienza felice per definirla come credenza che il reale è razionale e che il sistema mantiene le promesse, riflettendo il nuovo conformismo che è un lato della razionalità tecnologica, tradotta in comportamento sociale. L’ amministrazione totale elabora un proprio linguaggio, in cui il comportamento unidimensionale s’ esprime. Per cui, analizzando i punti nodali dell’ universo di discorso pubblico, compaiono proposizioni analitice autovalidantesi, che funzionano come formule magico-rituali ma ben ficcate nella mente dell’ ascoltatoremediante ripetizioni ossessive. Gli opposti sono conciliati e unificati in modo tale che nel commercio e nella politica il discorso e la sua comunicazione si rendono immuni alla protesta e al rifiuto. Ecco perché questo universo di discorso si ciude in sé, escludendo qualsiasi altro discorso che non si svolga nei suoi termini. Assimilando tutti gli altri termini ai propri, promette tolleranza e unità. Per fare questo, il linguaggio si articola in costruzioni che impongono all’ ascoltare un signiicato obliquo e abbreviato, bloccando lo sviluppo del contenuto, considerato solo nella forma in cui è offerto. Le proposizioi prendono la forma dei comandi suggestivi, sono evocative piuttosto che dimostrative e l’ insieme

della comunicazione ha carattere ipnotico. Alla fine del tutto c’è lo scopo di identificare la cosa con la sua funzione, sbarrando la strada ai tentativi di differenziare, separare e distinguere. Codesto linguaggio, impone senza tregua immagini e milita contro lo sviluppo e l’ espressione di concetti (che invece non identificano necessariamente la cosa con la sua funzione). Il linguaggio unificato, funzionale è il linguaggio anticritico e antidialettico. Non solo, esso diviene anche profondamente antistorico, nel senso che ricordare il passato come fonte di conoscenza viene considerato pericoloso, per cui si costruisce una società praticamente senza memoria. La cosa straordinaria è che le persone oggetto di tale discorso, pur non credendo affatto a quello che viene detto loro oppure non curandosene, alla fine agiscono in conformità ad esso. Questa è la grande novità del nostro tempo. Conseguenza di tutto ciò è che il linguaggio della politica tende a diventare quello della pubblicità. Alla fine la congiunzione tra politica, affari e divertimento è comleta. Epitaffio di questa tendenza è che la razionalità del progresso è ambivalente: soddisfa nel mentre esercita il suo potere repressivo e reprime nel mentre soddisfa. I successivi due capitoli riguardano il pensiero negativo e la sconfitta della logica della protesta e l’ altro ancora, sul successivo passaggio al pensiero positivo dove razionalità tecnologica e la logica del dominio coincidono. Con la gestione scientifica della produzione è aumentata la produttività e con esso il tenore di vita, per cui razionalità tecnico-scientifica e manipolazione delle coscienze sono saldate insieme in nuove forme di controllo sociale. La scienza della natura si sviluppa ormai su un a priori tecnologico (sfruttamento delle scoperte ai fini pratici) che scorge nella natura null’ altro che uno strumento potenziale, da controllare e organizzare. Tale a priori tecnologico diviene un apriori politico, nel senso che la trasformazione della natura implica quella dell’ uomo. Marcuse è anche costretto, dal suo stesso ragionamento, a criticare l’ avalutatività della scienza pura. La razionalità scientifica favorisce una specifica organizzazione della società, proprio perché concepisce una forma pura che può essere piegata a qualsiasi fine. È importante comprendere che il dominio oggi si perpetua e s’estende non soltanto attraverso la tecnologia ma come tecnologia, espandendosi fino ad assorbire tutte le sfere della cultura. L’ assenza di libertà non appare avere un carattere d’ irrazionalità, né deriva da fattori politici ma sembra piuttosto dovuta alla sottomissione all’ apparato tecnico che accresce i comodi della vita e aumenta la produttività del lavoro. L’ orizzote si allora su una società razionalmente totalitaria. Il mondo tende a diventare materia di amministrazione totale, che assorbe in sé anche gli amministratori. I successivi capitoli servono a rinforzare questi concetti, portando esempi o apliando i conceti già espressi. In essi Marcuse ha intuizioni notevoli, ad esempio quando dimostra che i nostri discorsi nel descrivere sentimenti e affetti hanno bisogno di riferirsi ai termini degli avvisi pubbliccitari, delle pellicole cinematografiche, dei politici, dei bestellers. Oppure asserisce che ormai quello che si dice e si ascolta non può essere preso alla lettera, non tanto perché è menzognero, ma perché tutto ciò che si dice è ormai un coarcevo di contraddizioni manipolate. Il linguaggio, una volta multidimensionale, è oggi unidimensionale, in cui significati differenti e sontraddittori, non penetrano più, sono tenuti in disparte e l’ eventuale portata esplosiva e del significato è ridotta al silenzio. È possibile trovare vie d’ uscita a tutto questo? Marcuse affronta questo prolema negli ultimi capitoli del suo libro. Per Marcuse la non libertà è il risultato dela libertà di coloro che fanno le scelte e che controllano il processo produttovo, per cui

qualsiasi aboizione della necessità che rendono schiavi incrementeranno la possibilità di libertà. Per lui il tenore di vita raggiunto nelle aree industriali più avanzate non è un modello conveniente di sviluppo se l’ intento è arrivare alla pacificazione. Forme di limitazione della libertà saranno sempre più probabili, a fronte della concessione di libertà atte a rafforzare l repressione. Questo genera l’ incedibile fatto che la gente sopporti tranquillamente l’ inquinamento, mangiare alimenti sempre meno naturali e altri eventi drammatici, mentre non potrebbe tollerare di essere privata della televisione e degli atri intrattenimenti che servono a riprodurre la non-libertà. Questo perché la società unidimensionale altera la relazione tra razionale e irrazionale. Nel capitolo conclusivo emergono alcune ipotesi di Marcuse che troveranno posto in questo movimenti. Ad esempio, secondo lui il popoo non può più esser visto come agente del mutamento sociale ma, per Marcuse, resterà compunque sempre un sostrato di reitti e di stranieri, di sfruttati e di perseguitati, di altre razze e di altri colori, di disoccupati e di inabili. Proprio costoro, saranno per l’ autore i veri oppositori rivoluzionari, perché resteranno al di fuori del processo democratico. Alla fine di questa sintesi, è abbastana facile rilevare che le ipotesi di Marcuse, pur riferendosi agli anni sessanta del secolo scorso, mantengono una loro validità nell’ attualità storica. Non è una forzatura osservare come i meccanismi mediali previsti per sviluppre la non libertà senza che le masse abbiano consapevolezza dell’ unidimensionalità avvolgente ogni aspetto della loro vita quotidiana, sia quasi un dato di fatto ammesso da molti osservatori sociali. Marcuse, tuttavia, va oltre nel suo saggio e cerca di trovare le reali radici di questo processo. Così facendo mette in discussione parecchie cose, tanto che le sua critica può definirsi oggi ancora più radicale di quando il saggio fu scritto, dato che gli stessi osservatori sembrano ai nostri giorni maggiormente restii a toccare alcuni simulacri ideologici e culturali trattati invece sietatamente dall’ analisi di Marcuse....


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