Lettera a una professoressa riassunto PDF

Title Lettera a una professoressa riassunto
Author Ilaria Di Camillo
Course Pedagogia interculturale
Institution Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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LETTERA A UNA PROFESSORESSA E’ un libro pubblicato nel 1967, che ha rimesso in luce ed accusato con severità le contraddizioni della scuola italiana, sia per quanto riguarda il funzionamento della scuola dal punto di vista sociale, sia per quanto riguarda il modo in cui si faceva scuola e il senso del fare scuola. Gli autori del libro sono dei ragazzi di Barbiana, un paesino toscano, che grazie alla figura di Don Lorenzo Milani hanno avuto la possibilità di sperimentare un modo diverso di fare scuola. Il progetto di scrivere questo libro nasce quando due ragazzi che avevano studiato alla scuola di Barbiana vengono bocciati agli esami per il diploma per diventare maestri. Inizia quindi il progetto di analizzare il sistema scolastico italiano, in particolare per quello della scuola dell’obbligo, che era stato riformato solo pochi anni prima, nel 1962, quando con la stesura dell’art. 34 della Costituzione si era innalzato l’obbligo scolastico fino a 8 anni, ed era stata istituita la scuola media unificata. Tuttavia, neanche questa riforma era riuscita a combattere l’altissimo tasso di abbandono scolastico, che colpiva soprattutto i bambini provenienti da famiglie disagiate. E’ proprio questa situazione che i ragazzi di Barbiana criticano maggiormente. Milani afferma che arrivare alla terza media non è un lusso, ma ciò consente di acquisire quel minimo di cultura necessario. Chi non l’ha non può essere definito EGUALE: “Bisogna garantire 8 anni di scuola, non 4 classi ripetute ognuna due volte!” La scuola del tempo era rigidamente selettiva e classista. La selezione va a colpire soprattutto quei ragazzi provenienti da classi subalterne, che vengono definiti “svogliati” dagli insegnanti, o addirittura “inadatti a studiare”. Don Milani si batte contro queste tesi: non esistono ragazzi “svogliati” o “cretini”, tutti i ragazzi nascono eguali e in seguito non lo sono più per colpa della scuola, che non si preoccupa di eliminare gli ostacoli che comportano l’insuccesso scolastico per alcuni. La cultura imposta dalla scuola è fatta su misura dei ricchi, e di conseguenza risulta essere uno strumento di differenziazione. La critica di Don Milani va in particolare ai programmi, all’impreparazione degli insegnanti e alla loro incapacità di capire che non si può far parti uguali tra diseguali, e al modello di lingua proposto, troppo lontano dal comune parlare. A scuola, secondo lui, bisogna insegnare la lingua di tutti i giorni, perché è di questa lingua che si ha bisogno nella società, prima ancora di vuoti verbalismi. Le critiche dei ragazzi sono: -LA SCUOLA E’ DI CLASSE: ESPELLE I POVERI La scuola diventa di classe nel momento in cui riproduce le disuguaglianze socioeconomiche e culturali presenti nella società, non fornendo agli studenti i mezzi affinché tutti possano avere uguale possibilità di riuscita, impedendo la mobilità sociale (passare da una classe a un’altra). I ragazzi di Barbiana hanno sperimentato sulla propria pelle come la scuola fosse di classe, e per dimostrarlo a tutti non si limitano a lanciare accuse ma propongono prove, costituite da dati statistici ed organizzati in grafici e tabelle. Attraverso essi, ad esempio, i ragazzi dimostrano che il livello di istruzione e quello socioeconomico della famiglia influenza enormemente il successo scolastico dei figli. In sostanza la scuola premia chi ha alle spalle una famiglia già istruita e dotata di mezzi economici, ed espelle chi non ha tutto ciò. “La scuola è come un ospedale che cura i sani (ricchi) e respinge i malati (poveri)”, scrivono. Inoltre, troviamo una distinzione tra i figli dei laureati che studiano nei licei (come “Pierino il dottore”) e i figli che frequentano gli Istituti Professionali (come “Gianni il figlio del contadino considerato svogliato”, classe sociale più bassa).

-I PROGRAMMI SONO STERILI, VECCHI E NOZIONISTICI Questa critica riguarda il modo stesso di fare scuola, da cui dipende molto il successo o meno degli studenti. Può renderli passivi o attivi, può riempire la loro testa di nozioni o sviluppare il loro senso critico e la capacità di ricerca. Lo scopo della scuola non è solo quello di preparare al mercato del lavoro, ma anche di formare cittadini sovrani. Don Milani e i ragazzi di Barbiana propongono un metodo diverso, che va contro il mero nozionismo dei programmi ministeriali, per abbracciare la continua ricerca critica del sapere (attraverso la lettura di giornali, ragazzi più grandi ed esperti che supportano i più piccoli..) La scuola deve essere vista come un privilegio, un luogo per acquisire la capacità di partecipare alla vita collettiva. Il maestro è il regista che favorisce la discussione, lo scambio, e la scuola è una comunità di vita, dove ognuno apprende. Nella seconda parte Milani pone una critica alle materie e ai programmi trattati. •

Il latino, che viene considerato inutile



La matematica che, sebbene deve essere insegnata tutta così com’è nei programmi della scuola dell’obbligo, può non essere insegnata tutta alle magistrali



La filosofia e la storia che non vengono trasmesse adeguatamente e valorizzate



ARTE DELLO SCRIVERE, materia non presente nei programmi, l’italiano di tutti i giorni, quello necessario per opporsi al potere delle classi dominanti.

La scuola di Barbiana propone tre riforme: 1) NON BOCCIARE: Per i ragazzi di Barbiana, bocciare non è una soluziona ai problemi degli studenti in difficoltà. Le difficoltà vanno recuperate, non punite. La scuola dell’obbligo non può bocciare, perché bocciare significa accanirsi contro qualcuno che non ha gli strumenti per potercela fare. Bocciare significa accentuare le disuguaglianze sociali. Appariva necessario aiutare chi era rimasto indietro per consentire a tutti di raggiungere la meta. (“tutti i ragazzi sono adatti a far la terza media e tutti sono adatti a tutte le materie”.) 2) TEMPO PIENO: Dato che Pierino non è nato diverso da Gianni, ma lo è diventato per l’ambiente in cui vive oltre la scuola (ricco di stimoli ed opportunità) è giusto che vi sia un doposcuola che offra anche a tanti Gianni queste opportunità. Così, “il doposcuola è una soluzione più giusta, il ragazzo ripete, ma non perde l’anno, non spende e voi gli siete accanto uniti nella colpa e nella pena”. A Barbiana tutti i ragazzi andavano a scuola dalla mattina presto fino a buio, estate e inverno, 12 ore al giorno, 365 giorni all’anno. Perché la scuola non è un obbligo, ma un privilegio, e nessuno era “negato per gli studi”. I ragazzi nel libro sottolineano che i professori non hanno intenzione di fare ripetizioni a tutti in quanto hanno la scusa di rivedere i compiti a casa e di studiare. Essi tirano in ballo anche lo sciopero, affermando che con l’orario che hanno, il loro sciopero fa schifo. 3)DARE UNO SCOPO AGLI “SVOGLIATI”: “Cercasi un fine. Bisogna che sia onesto. Grande. Che non presupponga nel ragazzo null’altro che d’esser uomo.” La scuola dovrebbe formare il cittadino di domani. Per aumentare la motivazione allo studio è sufficiente che gli argomenti trattati siano attuali e legati alle esperienze degli allievi. Bisogna preparare gli alunni alla vita sociale e politica del paese. Per questo è importante conoscere le lingue, ed acquisire la capacità di capire e farsi capire. Milani precisava inoltre “SE SAI SEI, SE NON SAI SI IN BALIA DEGLI ALTRI”.

Essi distinguono due tipi di FINE:



Il fine ultimo: quello di dedicarsi al prossimo.



Il fine immediato: quello di intendere gli altri e di farsi intendere.

L’attività di insegnamento di Don Milani consiste nell’intento di far acquisire ai suoi parrocchiani la capacità di leggere e comprendere il Vangelo, da cui si è sviluppato poi l’intento di fare acquisire una più profonda padronanza della lingua, fondamentale per divenire padroni di sé stessi....


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