Riassunto del libro l\'uomo a una dimensione - Marcuse PDF

Title Riassunto del libro l\'uomo a una dimensione - Marcuse
Course Sociologia E Politiche Per Il Territorio
Institution Università degli Studi di Salerno
Pages 17
File Size 293.2 KB
File Type PDF
Total Downloads 88
Total Views 150

Summary

Riassunto del libro "l'uomo a una dimensione" - Marcuse...


Description

“L’UOMO A UNA DIMENSIONE” Herbert Marcuse PREFAZIONE DI LUCIANO GALLINO La letteratura in tema di teoria critica della società – impasto inimitabile delle teorie della società e della mente elaborate da Hegel e da Marx, da Lukàcs e da Freud – prodotta dal gruppo di studiosi tedeschi divenuto famoso come la Scuola di Francoforte copre un arco di oltre mezzo secolo. Essa va infatti dalla 1923, anno della sua fondazione, fino alla metà degli anni ’70, quando, ormai scomparsi quasi tutti i fondatori, l’ultimo e più giovane rappresentante del gruppo, Jürgen Habermas, di fatto passò a coltivare interessi che solo remotamente appaiono collegabili a quelli che caratterizzarono la Scuola. Anche se ci si limita ai libri, ai saggi, alle conferenze dei più noti tra gli autori che generarono il corpus della teoria critica – per citarne alcuni: Horkheimer, Fromm, Pollock, Adorno, Marcuse, oltre al già citato Habermas – si tratta di una letteratura vastissima che annovera molti capolavori. Eppure, di tutta questa massa di lavori intesa a far riflettere le società occidentali sulle proprie radici, forse nessuno ebbe la diffusione, l’influenza pubblica, l’impatto critico e polemico de L’uomo a una dimensione di Herbert Marcuse (1898-1979). Pubblicata nel 1964 per analizzare L’ideologia della società industriale avanzata, essa conserva a tutt’oggi un’attualità che rende evidente come tale ideologia non sia sostanzialmente mutata: «l’attualità di L’uomo a una dimensione non è soltanto legata al persistere delle stesse distorsioni, nelle società industriali avanzate, che il suo autore intravide all’epoca con lucidità. E’ la storia più recente che si è incaricata di restituire al libro una inquietante presa diretta». L’opera è stata scritta dal Marcuse che, emigrato negli Stati Uniti a seguito dell’ascesa del nazionalsocialismo in Germania (divenne cittadino americano nel 1940), ebbe modo di osservare l’ideologia della società industriale avanzata per eccellenza (quella statunitense), delineandone i tratti, oggi tipici di tutte le società del cosiddetto Primo Mondo. Il libro invita a riflettere sul fatto che le suddette società non rappresentino l’antitesi delle società totalitarie (contro le quali hanno combattuto la seconda guerra mondiale), ma una sorta di loro “evoluzione”; la prosecuzione, quindi, di un sistema repressivo che ha modificato i suoi modelli di dominio, così da renderli più efficaci, ad iniziare dall’inserimento, nella coscienza degli individui, della convinzione di vivere in un regime di autentica libertà (generando così una sorta di “falsa coscienza felice”). Il membro ideale e tipico della società industrialmente avanzata è, quindi, colui che è “colonizzato” nella sua coscienza dalle istanze che tale tipo di società propone/impone come necessarie, al punto tale da non avvertire i condizionamenti cui è sottoposto o, qualora li percepisse, da non riuscire né a tematizzare né, conseguentemente, ad esprimere il proprio disagio, progettando delle alternative. In tal senso egli (e come lui la società tutta) è “unidimensionale”: non riesce ad immaginare un mondo diverso da quello esistente, vive, con il suo corpo, le sue parole, i suoi ragionamenti, unicamente nella dimensione dello status quo. Ora, è evidente che, poiché tale problematica coinvolge tutti i membri di tale società (senza alcuna distinzione, ad esempio, di ceto, di classe), il nuovo “soggetto rivoluzionario” è colui che risulta essere impermeabile ai modelli di dominio del “sistema” (costituendo una sorta di “spontanea resistenza”), non introiettandoli, disponendo così di una coscienza autentica, che gli consente di vivere in una “bidimensionalità” nella quale, non solo lo stauts quo non assorbe la fantasia, l’immaginazione, la coscienza, ma nella quale queste stesse facoltà costituiscono un costante sprone al miglioramento di quello.

1

Introduzione LA PARALISI DELLA CRITICA: LA SOCIETÀ SENZA OPPOSIZIONE La minaccia di una catastrofe atomica, che potrebbe spazzar via la razza umana, serve nel medesimo tempo a proteggere le stesse forze che perpetuano tale pericolo. Egualmente ovvio è il bisogno di essere preparati, di vivere sull'orlo della guerra, di far fronte alla sfida. Se si tenta di porre in relazione le cause del pericolo con il modo in cui la società è organizzata e organizza i suoi membri, ci troviamo immediatamente dinanzi al fatto che la società industriale avanzata diventa più ricca, più grande e migliore a mano a mano che perpetua il pericolo. La struttura della difesa rende la vita più facile ad un numero crescente di persone ed estende il dominio dell'uomo sulla natura. I bisogni politici della società diventano bisogni e aspirazioni individuali, la loro soddisfazione favorisce lo sviluppo degli affari e del bene comune, e ambedue appaiono come la personificazione stessa della ragione. E tuttavia questa società è, nell'insieme, irrazionale. La sua produttività tende a distruggere il libero sviluppo di facoltà e bisogni umani, la sua pace è mantenuta da una costante minaccia di guerra, la sua crescita si fonda sulla repressione delle possibilità più vere per rendere pacifica la lotta per l'esistenza – individuale, nazionale e internazionale. Le capacità (intellettuali e materiali) della società contemporanea sono smisuratamente più grandi di quanto siano mai state, e ciò significa che la portata del dominio nella società sull’individuo è smisuratamente più grande di quanto sia mai stata. Sin dall'inizio ogni teoria critica della società si trova cosi dinanzi al problema dell’obbiettività storica, problema che sorge nei due punti in cui l'analisi implica giudizi di valore: 1) Il giudizio che la vita umana è degna di essere vissuta, o meglio che può e dovrebbe essere resa degna di essere vissuta. 2 ) Il giudizio che in una data società esistono possibilità specifiche per migliorare la vita umana e modi e mezzi specifici per realizzare codeste possibilità. Il fatto che la grande maggioranza della popolazione accetta ed è spinta ad accettare la società presente non rende questa meno irrazionale e meno riprovevole. La distinzione deve tuttavia essere verificata. Gli uomini debbono rendersene conto e trovare la via che porta dalla falsa coscienza alla coscienza autentica, dall'interesse immediato al loro interesse reale. Di fronte ai tratti totalitari di questa società, la nozione tradizionale della «neutralità» della tecnologia non può più essere sostenuta. La tecnologia come tale non può essere isolata dall'uso cui è adibita; la società tecnologica è un sistema di dominio che prende ad operare sin dal momento in cui le tecniche sono concepite ed elaborate. L’analisi di Marcuse è centrata su tendenze che operano nelle società contemporanee più sviluppate, all’interno ed all’esterno delle quali vi sono larghe zone nelle quali queste ancora non prevalgono.

LA SOCIETÀ A UNA NUOVA DIMENSIONE 1. LE NUOVE FORME DI CONTROLLO Per Marcuse la nostra società è irrazionale non soltanto per i mali e le contraddizioni che la pervadono, ma soprattutto democratica non-libertà che ci offre. L'indipendenza del pensiero, l'autonomia e il diritto alla opposizione politica sono private della loro fondamentale funzione critica in una società che pare sempre meglio capace di soddisfare i bisogni degli individui grazie al modo in cui è organizzata. Una società di questo tipo può 2

richiedere a buon diritto che i suoi principi e le sue istituzioni siano accettati come sono, e ridurre l'opposizione al compito di discutere e promuovere condotte alternative entro lo status quo. La società industriale contemporanea tende ad essere totalitaria. Il termine «totalitario», infatti, non si applica soltanto ad una organizzazione politica terroristica della società, ma anche ad una organizzazione economico-tecnica, non terroristica, che opera mediante la manipolazione dei bisogni da parte di interessi costituiti. Occorrono nuovi modi di realizzazione, tali da corrispondere alle nuove capacità della società. In tal senso la libertà economica significherebbe libertà dall’economia, libertà dal controllo di forze e relazioni economiche; libertà dalla lotta quotidiana per l'esistenza. Libertà politica significherebbe liberazione degli individui da una politica su cui essi non hanno alcun controllo effettivo. Marcuse ammette l’irrealizzabilità di questo progetto, ma se riuscissimo a vedere da un’altra prospettiva la nostra esistenza potremmo renderci conto che la maggior parte dei nostri bisogni e delle nostre aspirazioni sono “falsi”. I bisogni «falsi» sono quelli che vengono sovrimposti all'individuo da parte di interessi sociali particolari cui preme la sua repressione: sono i bisogni che perpetuano la fatica, l'aggressività, la miseria e l'ingiustizia. La maggior parte dei bisogni che oggi prevalgono, il bisogno di rilassarsi di divertirsi, di comportarsi e di consumale in accordo con gli annunci pubblicitari, di amare e odiare ciò che altri amano e odiano, appartengono a questa categoria di falsi bisogni". Ma in cosa consistono i bisogni veri? Per Marcuse sono quei bisogni che l’individuo può scegliere veramente in maniera autonoma, ovvero solo se e quando è libero di decidere. Infatti la caratteristica essenziale della società industriale è il modo con cui riesce a soffocare i bisogni autentici degli individui, mentre nel contempo alimenta e consolida il suo dominio instillando dei modelli e dei bisogni socialmente utili (il bisogno ossessivo di produrre e consumare fino allo spreco, il bisogno di lavorare fino all’istupidimento. L’individuo è talmente preso dal meccanismo sociale in cui è inserito da non rendersi conto della manipolazione a cui è sottoposto; egli è in completa mimesi con la sua società e perde così l’unica possibilità di opporsi a ciò che lo sovrasta, ovvero il pensiero, la dimensione “interiore” della mente. L'avvento di tale realtà a una sola dimensione non significa peraltro che il materialismo regni, e che le attività spirituali, metafisiche e bohémiennes stiano svanendo. Ma tali forme di protesta e di trascendenza non contraddicono più lo status quo e non hanno più carattere negativo. Al di sotto della sua ovvia dinamica di superficie, questa società è un sistema di vita completamente statico, che si tiene in moto da solo con la sua produttività oppressiva e la sua benefica coordinazione. Il contenimento del progresso tecnico da la mano allo sviluppo di questo nella direzione stabilita. Le aree più avanzate della società industriale mostrano da cima a fondo questi due tratti: una tendenza alla piena realizzazione della razionalità tecnologica, e sforzi intensivi per contenere tale tendenza entro le istituzioni stabilite. Ecco la contraddizione interna di questa civiltà, l'elemento irrazionale nella sua razionalità.

2. LA CHIUSURA DELL’UNIVERSO POLITICO Marcuse mette in chiaro perché i movimenti che, nei paesi capitalistici si richiamano al socialismo/comunismo, sono destinati a fallire: la loro base sociale è stata indebolita e i loro obiettivi sono stati alterati dalla trasformazione del sistema capitalistico. Ormai tali partiti si limitano a svolgere l'azione di opposizione legale, condannati a non poter essere mai radicali. In sostanza, una vita sempre più confortevole per un numero sempre più vasto di persone, porta le stesse a non poter immaginare nulla di diverso, dato che la capacità del sistema di manipolare e contenere l'immaginazione e lo sforzo sovversivi è parte integrante della società data. 3

L'effetto della meccanizzazione nella produzione fa sì che il lavoratore, specie quello manuale, viene anch'esso incorporato nella comunità tecnologica della popolazione amministrata. Infatti, il dominio prende la veste dell'amministrazione. Padroni e capitalisti vanno perdendo la loro identità per assumere la funzione di burocrati nella macchina delle corporations (...i famosi CEO attuali). Le società attuali sono moderatamente pluralistiche perché per l'individuo amministrato un'amministrazione pluralistica è assai meglio di un'amministrazione totale (come avviene negli Stati cosidetti totalitari).

Il contenimento del mutamento sociale La teoria marxiana classica raffigura la transizione del capitalismo al socialismo come una rivoluzione politica: il proletariato distrugge l'apparato politico del capitalismo, ma conserva l'apparato tecnologico, socializzandolo. V’è continuità nella rivoluzione: la razionalità tecnologica, liberata da restrizioni e distruzioni irrazionali, si sostiene e giunge a consumazione nella nuova società.

4

Sotto questa spinta, le classi lavoratrici nelle zone avanzate della civiltà industriale stanno subendo una trasformazione decisiva, oggetto di molta ricerca sociologica. Elencherò qui i fattori principali di questa trasformazione: 1)

La meccanizzazione sta sempre più riducendo la quantità e l'intensità dell'energia fisica erogata nel lavoro. Tale evoluzione ha grande importanza per il concetto marxiano di lavoratore (proletario). Per Marx, il proletario è in primo luogo il lavoratore manuale che spende ed esaurisce la sua energia fisica nel processo di lavoro, anche se lavora con le macchine. L'acquisto e l'uso di questa energia fisica, in condizioni subumane, a favore dell'appropriazione privata del plusvalore, comportava i rivoltanti aspetti inumani dello sfruttamento. La nozione marxiana denuncia la sofferenza fisica e l'indigenza del lavoratore. È questo l'elemento materiale, tangibile, nella schiavitù e nell'alienazione del salariato – la dimensione fisiologica e biologica del capitalismo classico.

2)

Nello stadio avanzato di meccanizzazione, come parte della realtà tecnologica, la macchina afferma il suo più vasto dominio riducendo l'«autonomia professionale» del lavoratore manuale. Secondo Marx, la macchina non crea mai valore: essa trasferisce semplicemente il proprio valore nel prodotto, mentre il plusvalore risulta dallo sfruttamento del lavoro vivente. Con l'automazione non si può misurare il rendimento di un singolo individuo; si può misurare semplicemente il grado di utilizzazione dell'impianto. Se tale concetto viene generalizzato non v'è più, ad esempio, alcuna ragione di pagare un uomo a cottimo o ad ore, ossia non v'è più alcuna ragione di conservare il «sistema di retribuzione dualistico» degli stipendi e dei salari. Daniel Beli, l'autore di questo studio, procede collegando questo mutamento tecnologico al sistema storico dell'industrializzazione: il significato dell'industrializzazione non venne in luce con l'avvento delle fabbriche, bensì venne in luce con la misurazione del lavoro. Quando il lavoro si può misurare, quando si può vincolare un uomo alla mansione, quando si può imbrigliarlo e misurare il suo rendimento in rapporto ai pezzi lavorati e pagarlo a cottimo o ad ore, allora si può parlare di industrializzazione in senso moderno.

3)

II nuovo mondo tecnologico del lavoro porta in tal modo a indebolire la posizione negativa della classe lavoratrice. Questa è la servitù allo stato puro: esistere come strumento, come cosa. A mano a mano che la reificazione tende ad assumere carattere totalitario in virtù della sua forma tecnologica, gli organizzatori e gli amministratori si trovano sempre più a dipendere dall'apparato che essi organizzano ed amministrano. E tale dipendenza reciproca non è più la relazione dialettica tra il Padrone e il Servo, spezzata nella lotta per esser riconosciuti dall'altro, ma è piuttosto un circolo vizioso che racchiude sia il Padrone che il Servo.

Prospettive di contenimento C'è ragione di sperare che questa catena di produttività e repressione insieme crescenti possa mai essere spezzata? Per dare una risposta bisognerebbe tentare di proiettare nel futuro gli sviluppi del presente, supponendo che l'evoluzione sia relativamente normale; trascurando, in altre parole, la possibilità realissima di una guerra nucleare. In tale prospettiva, il Nemico assumerebbe carattere «permanente», ossia il comunismo continuerebbe a coesistere con il capitalismo: quest'ultimo continuerebbe ad essere capace di mantenere e anzi migliorare l'attuale tenore di vita per una parte crescente della popolazione. La base materiale di tale capacità si troverebbe in questi fattori: a) la crescente produttività del lavoro (progresso tecnico); b) l'aumento del tasso di natalità della popolazione soggetta; 5

c) un'economia perennemente impostata sui bisogni della difesa; d) l'integrazione politico-economica dei paesi capitalistici, e l'espansione delle loro relazioni con le zone sottosviluppate. Per Marx, l'automazione pare davvero essere il grande catalizzatore della società industriale avanzata. È un catalizzatore esplosivo che opera un mutamento qualitativo nella base materiale, strumento tecnico del salto dalla quantità alla qualità. Nello stadio attuale del capitalismo avanzato, le organizzazioni dei lavoratori si oppongono giustamente all’automazione quando questa non sia compensata da altre forme di occupazione, rischiando però di intralciare l’elevazione della produttività del lavoro. Se l’automazione si arrestasse, si indebolirebbe la posizione del capitale nei confronti della concorrenza nazionale ed internazionale, provocando una depressione di ampia portata e riattivando il conflitto degli interessi di classe. Grazie al potere dell'amministrazione totale, nel sistema sovietico l'automazione procede con maggior rapidità tale da indurre il mondo occidentale ad accelerare la razionalizzazione del processo produttivo. Tale razionalizzazione incontra una ferma resistenza da parte dei lavoratori, ma ad essa non si accompagna una radicalizzazione politica. Sul piano politico, la presenza d'un maggior numero di impiegati nei sindacati dei lavoratori fornirà ai portavoce di questi e ai liberali l'occasione per identificare più veracemente gli «interessi dei lavoratori» con quelli della comunità. La base di massa dei sindacati come gruppo di pressione continuerà ad ampliarsi, e i loro dirigenti si troveranno inevitabilmente implicati in contrattazioni di maggior portata, interessanti l'economia nazionale. Se consideriamo quali prospettive esistono per contenere il mutamento sociale nell'altro sistema di civiltà industriale, nella società sovietica, ci si imbatte sin dall'inizio in due aspetti che rendono ardua ogni comparazione; a) dal punto di vista cronologico la società sovietica si trova ad uno stadio precedente di industrializzazione, con larghi settori non ancora usciti dallo stadio pretecnologico; b) dal punto di vista strutturale, le sue istituzioni economiche e politiche sono essenzialmente diverse (nazionalizzazione totale e dittatura). L'argomento vale inoltre a smascherare l'ideologia repressiva della libertà, secondo la quale la libertà umana può fiorire anche in una vita in cui prevalgono fatica, miseria e stupidità. Di fatto la società deve innanzi tutto creare i requisiti materiali della libertà per tutti i suoi mèmbri, prima di poter essere una società libera; deve innanzi tutto creare la ricchezza prima di poterla distribuire a misura dei bisogni liberamente sviluppatisi dell'individuo. L'affermazione di Marx per cui la liberazione della classe lavoratrice deve esser opera della classe medesima, implica appunto questo a priori. Il socialismo deve diventare realtà con il primo atto della rivoluzione, poiché esso deve già esistere nella coscienza e nell’azione di coloro che han portato avanti la rivoluzione. Esiste una «prima fase» nella costruzione del socialismo, durante la quale la nuova società è ancora contrassegnata dai tratti di nascita della vecchia società. Stando a Marx, la «seconda fase» è già letteralmente costituita nella prima. Il modo di vita qualitativamente nuovo generato dal nuovo modo di produzione appare nel corso della rivoluzione socialista, che è il fine e si verifica alla fine del sistema capitalistico. La costruzione del socialismo comincia con la prima fase della rivoluzione. L'industrializzazione, invece, in zone arretrate, per restare indipendente, occorre che sia rapida. In queste circostanze, per trasformarsi in società industriali le società sottosviluppate devono liberarsi al più presto possibile delle forme pre-tecnologiche. Questo vale specialmente per i paesi dove persino i bisogni più vitali della popolazione sono lungi d...


Similar Free PDFs