Marcia dei quarantamila PDF

Title Marcia dei quarantamila
Author Giusy Rampolla
Course Storia contemporanea
Institution Università degli Studi di Catania
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Nome e Cognome: Giuseppina Rampolla Numero Matricola: Y47000490

La marcia dei quarantamila La marcia dei quarantamila fu una manifestazione tenutasi a Torino il 14 ottobre 1980. Migliaia di impiegati della FIAT sfilarono in segno di protesta contro i picchettaggi che impedivano loro, da 35 giorni, di entrare in fabbrica. La manifestazione ebbe come effetto diretto quello di spingere il sindacato a chiudere la vertenza con un accordo favorevole alla FIAT. Viene convenzionalmente indicata come l’inizio di un radicale cambio di relazioni tra grande azienda e sindacato nel Paese. Mentre i cancelli della Fiat erano presidiati da picchetti sindacali che da trentacinque giorni bloccavano anche le merci oltre all’ingresso dei lavoratori, un corteo di impiegati e di quadri attraversò la città di Torino, dietro uno striscione senza simboli che diceva: “Vogliamo la trattativa non la morte della Fiat”. Il corteo era uscito da un’assemblea dei quadri Fiat, tenutasi al Teatro Nuovo, e poi si era ingrossato man mano che procedeva, con la partecipazione spontanea di migliaia di cittadini. Si stupirono tutti, compreso Cesare Romiti, amministratore delegato dell’azienda automobilistica, che si aspettava soltanto un appoggio da parte dell’assemblea dei quadri, non dalla città. Il contraccolpo nel sindacato di quella inedita dimostrazione a favore del lavoro – e non contro – fu immediato e condusse alla soluzione della vertenza nel giro di tre giorni, con la trasformazione dei licenziamenti minacciati in cassa integrazione a zero ore: era la richiesta iniziale della Fiat respinta dal sindacato aziendale. Passò alla storia come la marcia dei quarantamila. Quella manifestazione di attaccamento all’azienda, di rifiuto delle prepotenze sindacali, e la rapida ritirata che impose, segnò la fine di un’epoca, quella iniziata con l’autunno caldo del 1969 e che poi si era protratta per tutto il decennio. In molte fabbriche si era destabilizzata la catena di comando, in particolare a

Torino si erano anche verificati gravi attentati terroristici, mentre la crisi innestata dall’aumento del petrolio aveva messo in ginocchio l’economia. Anche la stagione politica, che aveva appena concluso la fase del compromesso storico, era gravida di incertezze e contraddizioni. Quando il segretario del Pci Enrico Berlinguer si recò ai cancelli di Mirafiori, durante la durissima vertenza, per riprendere contatto con quei metalmeccanici che con il loro sciopero avevano dato un colpo decisivo al progetto di inserimento del Pci nell’area di governo, si lasciò sfuggire una frase che fu interpretata come l’impegno a sostenere anche forme di lotta estreme, come l’occupazione della fabbrica. Piero Fassino, allora segretario locale del Pci, ha poi ammesso di essere rimasto allibito. Venivano meno le tradizionali fonti di mediazione, lo scontro tra azienda e sindacati (ma anche all’interno dei sindacati che in parte consideravano avventuristica la condotta del consiglio dei delegati della Fiat) sarebbe finito solo con la sconfitta definitiva di uno dei due. La discesa in campo dei colletti bianchi, largamente appoggiati dalla cittadinanza, fece pendere la bilancia dalla parte dell’azienda. Fu l’inizio del cambiamento di un mondo, dei rapporti tra sindacato, politica e imprenditoria e di un intero quadro sociale. La Fiat, oggi, non è più la “fabbrica italiana auto”, ma un’impresa transnazionale La marcia dei quarantamila rafforza un insieme di tendenze, già evidenti nella società italiana alla fine degli anni ’70, verso una diversa distribuzione del potere e del vantaggio sociale. Essa segna la fine della politica dell’uguaglianza degli anni ’70, l’arresto di un processo di redistribuzione delle risorse a favore delle classi subordinate e di delegittimazione delle tradizionali gerarchie di status. Vista da questa prospettiva, la marcia dei quarantamila potrebbe essere interpretata come un contributo offerto alle forze che operavano (e tuttora operano) in direzione di un riequilibrio del sistema di stratificazione. Se si tiene conto della storia delle disuguaglianze nel nostro paese e del peso che questa tradizione ha nell’orientare decisioni, aspettative, credenze di singoli e di gruppi sociali, l’esistenza di queste forze non può meravigliare. Il contributo specifico della manifestazione di Torino al successo di una nuova politica della disuguaglianza fu quello di mostrare pubblicamente, per la prima volta dopo dodici anni, l’entità delle forze disponibili a

sostenerla e la loro determinazione nel negare qualsiasi valore all’esperienza storica precedente. Dando voce, identità e dignità a queste forze la marcia dei quarantamila ha fortemente contribuito a legittimare le pretese di larghi strati della classe media a una considerazione distintiva e al riconoscimento della loro superiorità relativa – questa volta sotto il vessillo della professionalità....


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