Meccanismi energetici nello sport e generale PDF

Title Meccanismi energetici nello sport e generale
Author Alfonso Allocca
Course Teoria Dell'informazione
Institution Università degli Studi di Napoli Parthenope
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Summary

i meccamismi energetici a livello muscolare, tempi di attivazione, durata, potenza, latenza, capacità e come si interrelano tra di essi e i vari effetti che hanno sulla performance sportiva...


Description

Meccanismi energetici nello sport

Per capire come i vari sport agiscono nelle aree di produzione occorre capire quali sono i meccanismi energetici che sono alla base del gesto atletico. Il corpo umano possiede diversi processi per produrre energia e i vari sport si distinguono anche in base al meccanismo di produzione di energia privilegiato. Il tipo di benzina impiegato caratterizza la durata e l’intensità dello sforzo sostenibili e quindi determina quali fattori di prevenzione vengono attivati. Contrariamente a quanto avviene in una casa dove per il riscaldamento si può usare energia elettrica o termica, il nostro corpo impiega una forma meno visibile di energia, quella chimica.

L’ATP

Nell’organismo avvengono centinaia di reazioni, alcune delle quali possono cedere energia mentre altre l’assorbono. L’energia introdotta con gli alimenti non viene usata direttamente, ma impiegata per sintetizzare una sostanza immagazzinatrice di energia, l’ATP (o adenosintrifosfato). Tale energia viene poi ceduta quando l’ATP si lega con l’acqua e viene trasferita per l’utilizzo biologico (per esempio la contrazione di un muscolo). I processi energetici con cui si sintetizza ATP possono essere aerobici o anaerobici. Un processo è aerobico quando la presenza dell’ossigeno è indispensabile perché esso abbia luogo, è anaerobico quando può avvenire in assenza di ossigeno. La sintesi dell’ATP può avvenire anche in presenza di ossigeno, ma tale presenza non è indispensabile: si parla pertanto di reazione anaerobica. Un processo energetico è inoltre caratterizzato dalla velocità a cui avviene. I processi che portano alla produzione di ATP derivano dalla conversione dei macronutrienti (carboidrati, lipidi, proteine) e ogni processo arriva al suo scopo (la produzione di ATP) con una sua velocità, parametro di estrema importanza nella fisiologia dello sport, in particolare della corsa.

Il creatinfosfato (CP) Esiste un altro meccanismo energetico molto rapido, quello del creatinfosfato (CP). Il CP può produrre energia in assenza di ossigeno quando il gruppo fosfato si stacca dalla creatina. Il processo è molto rapido e tipicamente viene usato dalle cellule quando si passa da una bassa a un’elevata richiesta energetica; esempio classico sono le gare di sprint o gli scatti dei calciatori. Per ogni sport e, come nel caso della corsa, per ogni disciplina, cambia la percentuale del processo di produzione dell’energia privilegiato. Per esempio, nel calcio circa il 10% dell’energia spesa in una partita deriva dal meccanismo CP. Nella corsa invece, per distanze superiori a 1500 m, il meccanismo CP è praticamente nullo.

Meccanismi energetici nello sport Per capire come i vari sport agiscono nelle aree di produzione occorre capire quali sono i meccanismi energetici che sono alla base del gesto atletico. I tipi di meccanismo Un altro concetto che è bene ricordare subito è che le varie fonti energetiche lavorano in parallelo, non in serie. Ciò significa che, quando diciamo che sono coinvolti carboidrati, grassi e proteine nella produzione di energia per una corsa a una certa velocità, i meccanismi sono contemporanei, non successivi: nella maratona il 20% di consumo di lipidi non inizia quando termina il contributo dei carboidrati, ma nell’atleta allenato alla distanza già dai primi chilometri un 20% dell’energia proviene dai grassi. È per questo che un soggetto che corre i 10000 m che vuole correre una maratona deve allenarsi a bruciare i grassi; con il suo allenamento da specialista dei 10000 m brucerà probabilmente il 5% di grassi e il 95% di carboidrati, con il risultato che arrivato al 30-35 km finirà le scorte di glicogeno e si bloccherà, vittima di una paurosa crisi (il famigerato muro della maratona). Schematicamente sono cinque i principali meccanismi energetici: a) meccanismo anaerobico alattacido (del creatinfosfato) in cui si produce energia in assenza di ossigeno, utilizzando processi molto rapidi, ma che non possono durare a lungo (tipicamente una decina di secondi). Viene usato per scatti, salti, attività di potenza come il sollevamento pesi. b) Meccanismo anaerobico lattacido in cui si produce energia in assenza di ossigeno. Viene usato negli sforzi brevi, ma sufficientemente lunghi da produrre un affanno nella respirazione, per esempio una corsa di un chilometro. Si arriva a una situazione di crisi (dovuta all’accumulo di lattato nel sangue) che costringe il soggetto a diminuire la velocità per ritornare in equilibrio. c) Meccanismo aerobico glicidico in cui in presenza di ossigeno si bruciano prevalentemente carboidrati. È usato negli sforzi intensi in cui comunque si raggiunge un certo equilibrio, per esempio la corsa di una decina di chilometri. d) Meccanismo aerobico lipidico in cui in presenza di ossigeno si bruciano prevalentemente lipidi (grassi). È usato in sforzi di modesta intensità (come il jogging parlando tranquillamente) o in sforzi prolungati, dove affianca il meccanismo precedente (come nella maratona). La biochimica insegna che i lipidi non possono essere praticamente utilizzati se finiscono le scorte dei carboidrati (il già citato classico “muro” del maratoneta). e) Meccanismo proteico in cui si bruciano le proteine per ottenere energia. Come il precedente è un meccanismo che viene usato per ottenere energia quando i carboidrati scarseggiano e diventa tanto più importante quanto lo sforzo è prolungato (per esempio diverse ore). In questo caso si può dire che i muscoli vengono “smontati” per produrre energia.

Ognuno di noi può sfruttare i cinque meccanismi in maniera diversa, a seconda dell’allenamento e delle caratteristiche individuali congenite o acquisite. È importante però notare che ogni meccanismo comporta un’azione diversa nelle varie aree di intervento. Per esempio, se è prevalente il meccanismo CP (come nel saltatore in lungo) sarà massima l’azione dell’efficienza muscolo-scheletrica, ma sarà pressoché nulla la protezione cardiovascolare perché le durate sono troppo brevi per innescare i processi. Il meccanismo

anaerobico lattacido può esplicare un’utile azione ormonale, ma una modesta azione sul controllo del peso: gli sforzi e gli allenamenti sono tali da bruciare una quantità tutto sommato modesta di calorie (per esempio non certo paragonabili a quelle di un triathleta). Per fortuna ogni soggetto, nel suo gesto atletico o negli allenamenti che sono finalizzati al miglioramento, non usa un solo meccanismo energetico; ne consegue un beneficio globale che, pur essendo differente da sport a sport, fa preferire, dal punto di vista salutistico, chi fa sport al sedentario....


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