Metafora E VITA Quotidiana Lakoff PDF

Title Metafora E VITA Quotidiana Lakoff
Course Glottologia
Institution Università degli Studi di Bergamo
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Metafora E VITA Quotidiana Lakoff...


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METAFORA E VITA QUOTIDIANA LAKOFF Metaforada molti considerata solo come un artificio retorico che ha più a vedere con il linguaggio poetico che con quello quotidiano. Inoltre, essa è generalmente considerata come una caratteristica linguistica piuttosto che concettuale. In realtà la metafora è diffusa ovunque nella nostra quotidianità, e non solo nel linguaggio, ma anche nel pensiero e nell’azioneil nostro sistema concettuale è essenzialmente di natura metaforica, sebbene non ne siamo consapevoli. Noi agiamo in modo automatico, seguendo determinate linee di comportamento. Un modo per individuare queste linee è fare un analisi del linguaggio, in quanto esso si basa sul sistema concettuale che regola le nostre azioni. -Consideriamo l’esempio del concetto “discussione”metaforicamente la “discussione è guerra”. Questa metafora si riflette direttamente nelle espressioni che utilizziamo in tale contestoex. attaccare una posizione, indifendibile, strategia, demolire argomento, colpire nel segno, ecc. Noi parliamo delle discussioni in termini di guerra, in quanto in essa vinciamo o perdiamo contro un nemico, sebbene non ci sia un combattimento fisico. In conclusione la metafora “la discussione è una guerra” è una di quelle con cui viviamo regolarmente, sebbene inconsapevolmente (concetto metaforico-azione metaforica-linguaggio metaforico sistematico). Essenza della metaforacomprendere e vivere un tipo di cosa in termini di un altro. Le metafore linguistiche sono possibili solo perché vi sono metafore prima di tutto nel nostro sistema concettuale. Dunque per “metafora” si intende “concetto metaforico”. -Consideriamo il concetto metaforico “il tempo è denaro”che porta all’uso di determinate espressioni quando si parla di esso: ex. perdere tempo, risparmiare ore, costare, concedere, esaurire tempo. Il tempo nella nostra cultura è concepito come una merce pregiata, una risorsa limitata che utilizziamo per conseguire i nostri scopi. Dal momento che, nella nostra società il denaro è una risorsa limitata e le risorse limitate sono merci pregiate, allora appare lecita l’associazione tra tempo e denaro (inoltre concetti tipicamente associati con il lavoro). Tuttavia, la sistematicità con cui comprendiamo un determinato concetto metaforico, finisce spesso col nascondere altri aspetti di quello stesso concetto. Infatti ad esempio, noi ci concentriamo sull’aspetto combattivo della discussione, senza quasi mai considerare quello cooperativochi sta discutendo con noi può esser visto come una persona che ci sta dando il suo tempo, nonché una merce pregiata. Michael REDDY ha individuato un’importante metafora sui cui si basa il nostro modo di parlare del linguaggiola metafora “del canale”: le idee sono oggetti; le parole sono contenitori; la comunicazione è l’atto di spedire qualcosail parlante mette le sue idee (oggetti) in parole (contenitori) e li spedisce ad un ascoltatore (tramite la comunicazione). Reddy da prova di questa metafora con una larga serie di espressioni: ex. io ti ho dato quell’idea, mettere le idee in parole, concentrare più pensieri in meno parole, ecc. Ma anche questa metafora ha delle implicazioni che rimangono occulte (i significati sono oggetti implica che essi hanno un’esistenza indipendente). Vi sono frasi che non hanno significato al di fuori del contesto (siediti al posto del succo di mela); e frasi il cui significato dipende da chi le pronuncia o le ascolta (abbiamo bisogno di nuove fonti di energia).

Finora abbiamo esaminato le METAFORE STRUTTURALI, in cui un concetto è metaforicamente strutturato in termini di un altro. Da esse distinguiamo le METAFORE DI ORIENTAMENTO, ossia concetti metaforici che organizzano un intero sistema di concetti in termini di un altro. Molte di loro hanno a che vedere con l’orientamento spaziale e con l’esperienza fisica, ad esempio le opposizioni su-giù, dentro-fuori, ecc. Consideriamo ad esempio la metafora spaziale SU-GIU studiata da William NAGY: -Contento implica su; triste implica giù (oggi mi sento su/giù di morale). La posizione a capo chino si associa generalmente con l’idea di tristezza, mentre la posizione a testa alta con uno stato emotivo positivo. -Salute e vita sono su; malattia e morte sono giù (è caduto ammalato). La malattie gravi ci costringono a sdraiarci. -Condizione sociale alta è su; quella bassa è giù (sta facendo la sua scalata sociale). E così via…il controllo, la bontà, la virtù sono su. E’ difficile distinguere le basi fisiche e quelle culturali, poiché le prime dipendono proprio dalla cultura di riferimento. Le metafore sono sempre basate sull’esperienza, ma su esperienze assai diverse tra loro; l’esperienza su cui si basa il concetto metaforico contento è SU, e diversa da quella su cui si basa razionale è SU. Ma soprattutto le metafore sono basate sui valori culturali della nostra società; non tutte le culture attribuiscono la stessa priorità all’orientamento su-giù, vi sono culture in cui il concetto di equilibrio ha un ruolo molto più importante. Oppure lo stesso vale per l’orientamento non spaziale attivo-passivo, per noi attivo è SU e passivo è GIU’, invece in altre culture la passività è valutata molto più positivamente. METAFORE ONTOLOGICHE. La nostra esperienza degli oggetti fisici e delle sostanza fornisce un’ulteriore base per la comprensione, una base che va aldilà del semplice orientamento spaziale. Una volta che abbiamo identificato le nostre esperienze come entità a sostanze, allora possiamo categorizzarle e riflettere su di esse. Anche quando gli oggetti fisici non sono precisamente delimitati e definiti, noi li categorizziamo come se lo fossero, in base ai nostri propositi (ex. quando parliamo di montagne, angoli di strada, siepi, ecc.)gli scopi umani richiedono di imporre limiti artificiali ai fenomeni fisici. Così come le esperienze dell’orientamento danno luogo alle metafore di orientamento, così le nostre esperienze con gli oggetti fisici danno luogo alle metafore ONTOLOGICHEovvero modi di considerare eventi, attività, emozioni, idee, che consentono di quantificare, identificare aspetti, identificare cause o stabilire obiettivi. Ad esempio: -L’aumento dei prezzi può esser visto metaforicamente come un’entità attraverso il nome “inflazione”l’inflazione è un’entità (l’inflazione sta falciando i redditi; abbiamo bisogno di combattere l’inflazione). -La mente può esser vista come un’entità attraverso la metafora “la mente è una macchina” (la mia testa oggi non funziona; oggi sono un po’ arrugginito); oppure la metafora “la mente è un oggetto fragile” (bisogna trattarlo con delicatezza; quell’esperienza lo ha distrutto). Noi esseri umani siamo portati a concepire gli oggetti fisici intorno a noi come contenitori dotati di un interno e un esterno; imponiamo questo orientamento anche all’ambiente naturale e delimitiamo i territori in modo tale che essi abbiano una parte interna e una esterna, anche quando non c’è nessun confine fisico (siamo abituati a pensarci nel bosco, o fuori dal bosco). Questo modo di definire un territorio è un atto di quantificazione. Lo stesso vale anche per il “campo visivo” poiché anch’esso delimita il territorio che riusciamo a vedere, quindi metaforicamente anche “il campo visivo è un contenitore” (è fuori dalla vista

ora; sto entrando nel mio campo visivo). E ancora ci serviamo di metafore ontologiche per comprendere eventi, azioni, attività e stati: una gara è percepita come un oggetto contenitore che ha al suo interno dei partecipanti e delle azioni; vari tipi di stato vengono concettualizzati come contenitori (è in crisi; è fuori dai guai; è in depressione). I più ovvi esempi di metafore ontologiche sono quelli in cui gli oggetti non umani vengono personificati. Ex. la sua teoria mi ha spiegato che..; la vita mi ha ingannato; la sua religione gli impone di. Spesso tali personificazioni hanno delle implicazioni: non solo consideriamo degli oggetti come persone, ma anche più specificatamente come avversari o nemici (come nel caso dell’inflazione). METONIMIAquando si usa un’entità per riferirsi ad un’altra che è collegata ad essa. Non è una metafora di personificazione, dal momento che non stiamo attribuendo qualità umane ad oggetti inanimati. Metafora e metonimia sono due processi differenti: la metafora è un modo di concepire una cosa in termini di un’altra; le metonimia invece permette di usare una entità che sta al posto di un’altra. Non è solo una questione di linguaggio, ma anche i concetti metonimici fanno parte della nostra vita quotidiana, dei nostri pensieri e delle nostre azioni; non sono casuali ed arbitrari ma sistematici e basati sull’esperienza. Caso particolare di metonimia: la sineddoche, ossia la parte che sta per il tuttol’automobile sta intasando le nostre strade (la massa di automobili). Altri esempi: abbiamo bisogno di facce nuove; odio leggere Heidegger; il tennis italiano ha bisogno di nuove racchette; Napoleone ha perso a Waterloo; il Senato pensa che l’aborto è immorale. Quando pensiamo ad “un Picasso” non ci riferiamo ad un capolavoro isolato, ma lo poniamo in relazione con l’artista e la sua tecnica (metonimia del produttore per il prodotto). -Il proverbio “il tempo vola” è un esempio della metaforail tempo è un oggetto che si muove. Il tempo riceve un orientamento avanti-dietro, il futuro è di fronte a noi e si muove verso di noi. Questo giustifica espressioni del tipo: guardiamo in faccia al futuro; le settimane seguenti. Altro modo in cui concettualizziamo il tempoil tempo sta fermo e noi ci muoviamo verso di lui. Ciò giustifica espressioni tipo: avanzando negli anni; ci stiamo avvicinando alla fine dell’anno. -Le idee sono cibi (quella richiesta non riesco a mandarla giù); le idee sono piante (le sue idee hanno dato frutti); le idee sono risorse (siamo rimasti senza idee); le idee sono soldi (è ricco di idee); l’amore è follia (è pazzo di lei); l’amore è magia (sono rimasto incantato); l’amore è guerra (lei ha lottato per lui); gli occhi sono contenitori di emozioni (ha la rabbia negli occhi); la vita è un contenitore (ho avuto una vita piena); la vita è un gioco d’azzardo (correrò i miei rischi). In italiano esistono sia espressioni letterali che idiomatiche. Le “frasi fatte” funzionano come singoli termini. E poi vi sono espressioni metaforiche che contengono parti che non vengono utilizzatead esempio noi diciamo “i piedi della montagna”, “il collo della bottiglia”, ma non diciamo la testa, le spalle o il tronco. Così “i piedi della montagna” è la sola parte che viene utilizzata della metafora “la montagna è una persona”. È importante quindi distinguere i casi isolati da quelli sistematici (come perdere tempo o attaccare le posizioni). Tutta la nostra esperienza è completamente culturale, possiamo solo distinguere esperienze che sono più “fisiche” da quelle più “culturali”.

Le metafore basate su semplici concetti fisici sono fondamentali nel nostro sistema concettuale poiché senza di esse non potremmo muoverci nel mondo, tuttavia non sono molto ricche e non ci dicono un gran che sull’oggetto in questione. Le metafore strutturali costituiscono la fonte più ricca. Nelle discussioni si è soliti usare espressioni del tipo: se tu non lo fai, allora io.., di solito tu sbagli, ecc. Vi sono settori in cui queste tattiche sono disapprovate in quanto considerate “irrazionali” e scorrette, ad esempio nel mondo legale, accademico, diplomatico o ecclesiastico, in cui ci si basa su una forma più elevata di discussione “razionale”. Ne derivano espressioni del tipo; è possibile assumere che, chiaramente, ovviamente, come ha dimostrato.., ecc. In un’educata conversazione fra due persone è possibile distinguere: i partecipanti, le parti, gli stadi, la sequenza lineare e alternata, la causalità, il proposito. Una normale conversazione può trasformarsi in una discussione, e quindi in un “combattimento”. È possibile inoltre fare una distinzione tra discussione come processo (atto dell’argomentare) e discussione come prodotto (ciò che è stato scritto in seguito ad un’argomentazione). Si può parlare quindi di “discussione razionale con un solo partecipante”, ossia un ramo specializzato del concetto di discussione/argomentazione. Questo ramo ha delle restrizioni e implica il rispetto di certi aspetti: il contenuto che sostenga la tesi, il progresso dalle premesse alla conclusione, la struttura con connessioni logiche, la forza di resistere alle critiche, l’importanza di alcuni punti rispetto ad altri, la chiarezza dl discorso. Metafore connesse a questo concetto: l’argomentazione è un viaggio (siamo partiti dalla premessa che)un viaggio definisce un percorso (stiamo prendendo la direzione sbagliata). Combinandole otteniamo: una argomentazione definisce un percorso (stai seguendo il mio argomento?). E se il percorso di un viaggio è una superficeallora il percorso di un’argomentazione è una superfice (abbiamo già coperto questi punti). Quando invece vogliamo parlare del contenuto di una discussione usiamo la metafora “un’argomentazione è un contenitore”. Queste due metafore (arg. è un viaggio; arg. è un contenitore) sono coerenti ma non consistenti, che è differente. Le due metafore sarebbero consistenti se vi fosse un modo unico di soddisfare completamente entrambi i propositi con un unico concetto. Il concetto di CAUSALITA’ deve essere considerato come un raggruppamento di altre componenti. Il primo apprendimento di esso avviene durante l’infanzia quando il bambino si rende conto di poter manipolare gli oggetti e sono soliti gettarli per terra. Il concetto di causalità è basato sul prototipo di “manipolazione diretta” che emerge direttamente dalla nostra esperienza. Tale prototipo è fondamentale e primitivo, una “gestalt” composta da proprietà che accadono naturalmente nella nostra vita quotidiana. Quando due metafore soddisfano con successo due scopi, allora si creano delle sovrapposizioni nelle metafore stesse. I concetti sonofondati, strutturati, definiti e collegati gli uni con gli altri (x sottocategorizzazione o per implicazione metaforica). “Astrazione” e “omonimia” sono le due più importanti strategie utilizzate dai linguisti e dai logici quando si sono occupati dei concetti metaforici, pur non facendo alcun riferimento alla metafora. Se noi diciamo: “ha puntellato io muro” o “ha puntellato il suo argomento” l’omonimia dice che essi sono due concetti diversi ed indipendenti che non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro; l’omonimia debole invece ammette che ci possano essere dei collegamenti.

L’astrazione è inadeguata da diversi punti di vista, ad esempio non assegna alcun significato alle metafore su-giù. Si può evincere che i curatori di dizionari e gli altri studiosi abbiano interessi differenti da noi. Noi siamo interessati al modo in cui la gente comprende le proprie esperienze, e vediamo il linguaggio come una fonte che ci consente di capire i principi della comprensione, i quali sono spesso di natura metaforica. Noi tendiamo a vedere la definizione in modo molto diverso dal solito. Sui dizionari cercano di essere obiettivi e di citare le proprietà intrinseche dell’oggetto in questione. Ad esempio, non si troverà mai su un dizionario “follia” o “viaggiare” come significati di amore, si troverà piuttosto tenerezza, affetto, ecc (proprietà intrinseche, diverse da quelle interazionali da noi promosse). Secondo Rosch, noi categorizziamo le cose in termini di prototipi. Una sedia prototipica ha determinate caratteristiche; ma noi identifichiamo come sedie anche quelle non prototipiche, sulla base degli elementi di somiglianza con il prototipo. Le proprietà interazionali sono fondamentali per determinare la somiglianza, tra esse vi sono quelle percettive, funzionali, motorie, applicative. Le categorie possono essere estese in vari modi, ad esempio per via degli “hedges” o modificatori che definiscono vari tipi di relazioni. Ed esempio: per eccellenza (presceglie membri prototipici di una categoria), a rigor di termini (presceglie casi non prototipici che però vengono inclusi nella categoria), liberamente parlando, tecnicamente. Questi vari Hedges ci permettono di situare oggetti, eventi ed esperienze in un vasto numero di categorie a seconda degli scopi. Le categorie sono illimitate ma non sono casuali. I concetti non sono definiti solo in base alle proprietà intrinseche, ma soprattutto in base a quella interazionali. Noi parliamo in ordine lineare, in una frase diciamo alcune parole prima di altre. Sappiamo quale parola occupa la prima posizione in una frase e se due parole sono vicine o lontane l’un l’altra, poiché concettualizziamo la forma linguistica in termini di SPAZIO. Come ha dimostrato BOLINGER, un’esatta parafrasi non è possibile perché il cambio di forme implica un cambio di significato. Metaforala vicinanza è potenza di effettoquindi la frase “chi sono gli uomini più vicini a lui?” significherà “chi sono gli uomini che hanno la più grande influenza su di lui?”. A questo proposito vi è anche una regola studiata da BORKIN, quella della Negative Transportation, in cui si colloca la negazione più lontano dal predicato che essa logicamente nega. Se la negazione è più lontana, la sua forza di negazione è più debole. Ex. Maria non pensa che egli partirà fino a domani vs Maria pensa che gli non partirà fino a domani. Così come la negazione ha un effetto più forte in “harry è infelice”, che in “harry non è felice”. Metaforauno strumento è un compagno (io e la mia vecchia macchina..). La parola CON indica compagnia (sono andato al cinema con Sally), ma essa indica anche lo strumento (ho affettato il salame con il coltello). Questa non è una coincidenza ma deriva dalla metafora sovracitata. Allo stesso modo, l’uso di termini spaziali come IN ed A per esprimere il tempo (in un’ora, alle dieci) ha senso dato che il tempo è concettualizzato metaforicamente in termini di spazio. Il fatto che le domande terminano con intonazione ascendente, mentre le affermazioni con intonazione discendente, è coerente con la metafora: l’ignoto è su, il noto è giù.

Le classica teoria della metafora sostiene che le metafore riguardano il linguaggio e non il pensiero o l’azione; mentre noi sosteniamo che la metafora è in prima luogo una questione di pensiero, e che la sua funzione principale è quella di fornire una comprensione di un tipo di esperienza in termini di un altro tipo di esperienza. In generale le metafore sono basate su CORRELAZIONI all’interno della nostra esperienza. Queste correlazioni possono essere di due tipi: co-occorenze basate sull’esperienza (ex metafora su-giu) e similarità basate sull’esperienza (ex la vita è un gioco d’azzardo). I filosofi hanno discusso a lungo se le metafore fossero espressioni linguistiche vere. Verità per loro significa verità oggettiva, assoluta. La tipica conclusione filosofica è che le metafore non possono asserire delle verità, e che, se possono in qualche modo farlo, è solo indirettamente attraverso qualche parafrasi letterale e non metaforica. Noi invece crediamo che l’idea di verità non debba essere legata a qualcosa di oggettivo ed assoluto. La verità è sempre relativa ad un sistema concettuale, che è largamente definito dalla metafora. Consideriamo importante dare una descrizione della verità libera dal mito dell’oggettivismo....


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