Mito di orfeo PDF

Title Mito di orfeo
Author Agnese Oragani
Course Letterature comparate
Institution Università degli Studi di Firenze
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Summary

Riassunto ...


Description

Il mito di Orfeo Introduzione: Ade è un luogo e un dio. Nell'Ade si accede guidati da Hermes, il dio dei passaggi, dopo aver attraversato le acque infernali sulla barca di Caronte, traghettatore di anime. È l'Odissea ad inaugurare il topos della discesa delle anime agli inferi nella letteratura occidentale: → Ulisse segue un cammino che poi si interra e che lo fa accedere agli inferi dove entra in contatto con le anime dei morti che possono accedere alla memoria bevendo il sangue. → Prima di Ulisse, troviamo però Eracle, personaggio prediletto dei Greci, era figlio di Zeus e della mortale Almena. Eracle lo si ricorda per le sue 12 fatiche che gli permettono di ottenere l'immortalità, l'ultima di queste si svolge proprio nell'Ade dove l'eroe deve recarsi per rapire Cerbero, il cane a tre teste di guardia all'oltretomba. → Anche nel mito di Teseo e il labirinto, troviamo una sorta di metafora tra il labirinto e l'Ade. Non si tratta di una vera e propria discesa agli inferi, poiché è ingegno dell'umano Dedalo. → Anche Orfeo, re della Tracia, luogo lontano e misterioso, tratta del tema della discesa nell'Ade. Orfeo, figlio del re Eagro (secondo un'altra tradizione, figlio di Apollo) e della musa Calliope, era un musico, poeta e cantore ed egli viene ad assommare in sé il lato apollineo e quello dionisiaco. In quanto musico e cantore, Orfeo trasgredisce l'ordine cosmico a cui sovraintendono gli dei. Facendo muovere alberi e pietre, entra a far parte di quella schiera di musici che sfidano l'armonia universale e ne pagano il prezzo. Orfeo incanta i signori e i demoni dell'ade, ma perde la sua amara Euridice. Dopo la sua perdita definitiva, anche i sentimenti di Orfeo mutano notevolmente nei confronti dell'amata, trasformandosi in negazione totale (disprezzo e rifiuto di tutte le donne e incitamento a pratiche omosessuali). Un altro atteggiamento trasgressivo che lo porterà ad una morte atroce: le donne di Tracia si vendicano facendolo a pezzi. ( Il motivo della CATABASI (discesa agli inferi) era un topos già noto nell'Atene classica, mentre il motivo del RESPICERE (voltarsi indietro) è un topos che compare da Virgilio in poi. Mito di Orfeo → tematiche trattate: musica e poesia, amore e duplice perdita, discesa agli inferi, disfatta e morte violenta. Grazie alla letteratura e alla poesia, tale mito ha trovato l'immortalità. Sono presenti diverse versioni al momento: 1) Versione Virgiliana “Le georgiche”: elegante ed essenziale versione di Virgilio, ripercorre fedelmente le tappe della leggenda, aggiungendo però l'elemento del perturbante del pastore Aristeo che insidia la bella sposa del cantore. L'episodio dedicato a Orfeo ha inizio in nome di Euridice – invocato dalla testa mozza del cantore e riecheggiato dalle rive del fiume Ebro, ha la sua patetica ed efficacia conclusione. Virgilio è il modello di Ovidio e insieme, i due, costituiscono le fonti primarie per la versione di Poliziano che introduce la “fabula” nella letteratura volgare ed inaugura con essa un filone destinato a svilupparsi in ambito musicale con Monteverdi, Offenbach e Stravinskij. Nella versione di Virgilio: dopo aver visitato l'oltretomba, Orfeo smette di venerare Dionisio per darsi al culto di Elio-Apollo, scatenando l'ira di Dioniso e subendo di conseguenza un attacco mortale per mano delle baccanti, seguaci del dio. 2) Versione di Ovidio in “Metamorfosi”: riprende la storia da Virgilio, ne scioglie però la sua stringatezza e con Ovidio si indugia nei passaggi, amplificandone le descrizioni, dando spazio alla parola dei personaggi. Elemento di novità: ripresa del tema dell'omosessualità che Virgilio aveva evitato di menzionare. È proprio una vera propaganda degli amori omoerotici. Si presenta inoltre una seconda discesa agli inferi per Orfeo: l'ombra del poeta scende sottoterra e riconosce i luoghi che aveva visto un tempo e cerando Euridice la ritrova e la stringe in un abbraccio appassionato. Ora là passeggiano uno accanto all'altro, a volte lui le sta davanti, a volte dietro, e si volta a guardarla senza più timore. In questa versione: le baccanti uccidono Orfeo perché questo le rifiuta e mostra pure rifiuto verso il

genere femminile, celebrando così l'omosessualità. 3) Versione di Poliziano: anche Poliziano che coniuga Virgilio e Ovidio, decide di terminare la sua fabula con l'immagine delle Baccanti scatenate in un canto che sigla in modo osceno lo smembramento di Orfeo. Ma solo Ovidio riprende il tema circolare dell'opera di Virgilio: la morte è irreversibile ed Euridice non potrà tornare da Orfeo, quest'ultimo solo con la morte potrà rivedere l'amata. Il Novecento riprende dalla storia di Orfeo due temi in particolar modo: 1) Quello del poeta-cantore 2) Il gesto di voltarsi indietro, il respicere, che causa la perdita di Euridice. Lo spartiacque tra passato e presente è rappresentato da Rainer Maria Rilke, la cui produzione poetica relativa ad Orfeo registra due valenze distinte: da un lato la rielaborazione classicheggiante che trova nella poesia giovanile Orfeo. Euridice. Hermes la sua espressione più alta, dall'altro quella riflessione sulla potenzialità e limiti della poesia e dell'arte che dispiega nei Sonetti a Orfeo. 4) Versione di Rainer Maria Rilke con “Orfeo. Euridice. Hermes.” : segna una tappa fondamentale nella ripresa del mito antico. Si dice che Rilke abbia tratto ispirazione da un bassorilievo attico del 5 secolo, conservato nel museo Archeologico di Napoli. Il Dio tiene per mano Euridice, ma nonostante questo legame, rimane discosto, come fosse separato dalla coppia che invece appare unita. Euridice ha il volto girato verso il suo amato, e anche Orfeo è rivolto verso di lei. Nonostante tutto, non sembra che il quadro poetico fatto da Rilke assomigli troppo alla rappresentazione del bassorilievo: la poesia di Rilke è dominata da senso di straniamento distanza. Anche Euridice pare distante ed estranea. 5) Versione di Cocteau, Orphée: 1925/26, versione più significativa dell'evoluzione della leggenda di Orfeo nelle Francia del 900. Si passa dalla poesia al dramma, i personaggi parlano ed agiscono, si fanno anche portavoce del messaggio trasmesso direttamente dagli autori. Nell'Orphée, prima produzione teatrale di Cocteau, lui stesso si esibisce con giochi di prestigio, figurazioni circensi. Il messaggio di questa stra tragedia è chiaro: invenzioni, magie non servono ad evitare il logoramento che la vita infligge ai sentimenti come a tutto il resto. Trama: Orfeo, poeta inquieto e corto di ispirazione, finisce col disfarsi di Euridice per due volte: la prima per distrazione e disamore, la seconda per precisa volontà “Ho voltato la testa a posta”. Solo la morte di Orfeo, con il suo sbranamento finale, ripristina gli equilibri turbati. Bufalino e di Pavese (L'inconsolabile) nella versione italiana del 900 → giungono a stessa conclusione di Cocteau. Si pensa che il respicere di Orfeo sia un atto meditato, quindi non un errore, ma un'azione consapevole. Questo perché, con la perdita di Euridice si può rinnovare la creatività perduta, la sua fonte di ispirazione poetica. La perdita anche della persona amata viene vista come una tappa nel cammino della vita, del poeta solitario che vive alla ricerca di sé. Il poeta rinuncia ad Euridice perché solo da morta essa può alimentare il suo canto. Il suo gesto è crudele ma allo stesso tempo eroico perché va al di là della sua persona, in nome della poesia. Versione di Bufalino in Il ritorno di Euridice → lo stesso gesto diventa l'amara verità per Euridice, mentre attende la barca di Caronte che deve riportarla indietro, sente crescere dentro di sé un male fisico che cresce sempre più e alla fine capisce che Orfeo si era voltato a posta. Solitudine di Orfeo → colpisce in questa storia la solitudine del poeta, Orfeo canta, ama, agisce, lotta e muore ma sempre da solo. Fin da principio sappiamo che è uno sposo felice ma lo incontriamo da vedovo. Da solo discende nell'Ade e solo ne ritorna. Canta il suo dolore in solitudine e muore sempre da solo. Proserpina impone ad Orfeo di non voltarsi indietro perché Euridice possa tornare tra i vivi. Ma Orfeo deve voltarsi perché Euridice non può tornare tra i vivi, perché Euridice è morta per sempre. La morte è irreversibile. Orfeo perde la sposa, ma salva la sua

poesia. Virgilio – Georgiche Virgilio, 70 a.C- 19 a.C: Le Georgiche → poema in esametri tra 36 e 29 a.C composto da 4 libri. Opera didascalica dedicata al lavoro nei campi, all'apicoltura. Trama: Aristeo era un apicoltore (ricordiamoci che il libro conclusivo delle Georgiche era dedicato proprio all’apicoltura) ma il suo sciame di api si era estinto all'improvviso. Recatosi presso il vecchio del mare Proteo 3, riesce a scoprire la causa di questa moria: in passato aveva importunato la ninfa Euridice e questa, per sfuggire alle sue attenzioni, era stata morsa da un serpente. Il cantore Orfeo, promesso sposo della ninfa, disperato per l’accaduto, era sceso negli Inferi dove, grazie alla dolcezza della sua musica, era riuscito a convincere i sovrani infernali Plutone e Proserpina a restituirgli l’amata. Solo una era la condizione richiesta: Orfeo, mentre tornava sui suoi passi, non si sarebbe dovuto voltare fino a quando non avesse raggiunto il regno dei vivi. Ovviamente Orfeo rompe questo patto perdendo per sempre la sua Euridice. Orfeo respinse da quel momento l'amore di ogni donna, le Baccanti lo fecero a pezzi e ne sparsero i suoi resti per le campagne. La sua testa venne portata via dal fiume Ebro, mentre ancora si udiva “Euridice”. In questa versione: Euridice sembra quasi rimproverare il gesto di Orfeo. Orfeo e il pastore Aristeo hanno affinità: entrambi possono essere considerati eroi civilizzatori. Però differenza principale → Aristeo segue le prescrizioni divine e viene ripagato e si ha una rigenerazioni delle api dalla carcassa dei suoi buoi nonostante la sua colpa (aveva causato la morte di Euridice), Orfeo invece disubbidisce gli dei e viene punito. Ovidio – Metamorfosi Metamorfosi → poema epico-mitologico, 250 vicende mitiche legate da filo cronologico, totale 15 libri. Il libro decimo si apre con il volo di Imeneo di ritorno da Creta, dove ha celebrato il matrimonio di Ifide e Iante. La giovane Ifide è stata fin da bambina scambiata per un maschio, ma si innamora della bella Iante ed è cosciente del suo impossibile sentimento. La madre invoca Iside e viene esaudita: così Ifide, trasformata in maschio, corona il suo sogno e sposa Iante. Ovidio inserisce dunque la storia di Orfeo ed Euridice dopo una vicenda d'amore a lieto fine. Trama: Narra il mito che Orfeo avesse ricevuto un regalo dal dio Apollo: una lira che aveva imparato a suonare così bene da incantare ogni creatura. Il suo grande amore - nonché sua sposa era Euridice, figlia di Nereo e Doride. Il loro amore, pur forte, non era però destinato a durare: uno dei figli di Apollo, il pastore Aristeo, si innamorò infatti di Euridice: nel tentativo di fuggire da lui la ragazza corse nel bosco e un serpente la morse. Euridice morì, lasciando Orfeo nella disperazione. Ma Orfeo non si diede per vinto, e per riavere indietro la sua sposa decise di mettersi in viaggio verso l'Ade. Questa è quella che viene descritta come la catabasi agli inferi, ovvero la discesa di Orfeo nel regno dei morti per portare indietro con sé, di nuovo alla vita, Euridice. Orfeo negli inferi si trovò di fronte a enormi sfide, ma grazie alla sua lira superò ogni prova: ammansì Cerbero e Caronte e arrivò al cospetto di Ade e Persefone, che mostrarono pietà verso di lui e stima per il suo coraggio. Ottenne così di poter riportare indietro con sé Euridice, ma ad una condizione: non voltarsi mai indietro fino a che non fosse uscito fuori insieme a lei. Orfeo si incamminò verso la luce, con l'ombra di Euridice a seguirlo. Quando i due erano ormai quasi fuori dall'Ade, Orfeo fu però colto da un orribile sospetto: e se l'ombra che camminava con lui non fosse quella di Euridice? Orfeo, in preda al dubbio si voltò all'improvviso infrangendo la promessa ed Euridice fu inghiottita nuovamente dagli inferi. A nulla valsero i tentativi successivi del ragazzo di tornare indietro ancora una volta per riportarla con sé. → indizi di omosessualità, Orfeo respinge tutte le donne di Tracia e pare dar inizio all'amore verso gli uomini.

Orfeo alla fine si trova seduto nei boschi a suonare, attira intorno a sé pante e animali, cantando le storie di fanciulli amati dagli dei. Orfeo viene trovato dalle baccanti e viene ucciso selvaggiamente poiché queste iniziano a lanciare sassi, rami e zolle fino a che il giovane non muore: Orfeo viene trucidato. Le membra giacevano sparse tutte intorno: la sua testa e la lira finirono nel fiume Ebro, la testa arrivò fino alle sponde di una spiaggia dove un serpente apre la bocca per morderla, ma Febo interviene e l'ombra del poeta può finalmente scendere agli inferi. Ora Orfeo ed Euridice passeggiano là standosi accanto, a volte lui la precede, a volte la segue. In questa versione: Euridice sembra adesso rassegnata e non rimprovera il marito per averle causato la seconda morte, questa volta definitiva. Angelo Poliziano – Fabula di Orfeo Filologo e poeta umanista, nacque a Firenze, 1454/1494, periodo di Lorenzo il Magnifico. Fabula di Orfeo è un componimento teatrale in metro vario, uno dei primi testi teatrali di argomento profano. Caratteri: sacra rappresentazione + antico dramma satiresco. Trama: narra di Euridice, moglie di Orfeo, che muore punta da una serpe nel tentavo di sfuggire al pastore Aristeo, che vuole amarla. Per questo motivo, nel dramma Euridice si lamenta di essere stata sottratta ad Orfeo ingiustamente e in modo violento. Orfeo, disperato scende all’Averno per liberarla e con il suo canto riesce a muovere a compassione Plutone e Proserpina. I due regnanti dell’oltretomba acconsentono di ridargli l’amata Euridice a patto che non si volga mai indietro a guardarla prima di essere ritornato sulla terra. Inizia così il viaggio di ritorno dei due amanti, ma il patto non viene osservato, e Orfeo perde definitivamente la sua amata. Ritornato sulla terra, poi, il mitico cantore si ripromette di volgersi solo all’amore dei fanciulli (INCITA AMORE OMOSESSUALE), non potendo più amare un’altra donna e ripudiando, quindi, ogni femminil consorzio. Per questo motivo le Baccanti fanno scempio del suo corpo e intonano un inno al loro dio Bacco, che ricorda molto da vicino un canto carnascialesco cantato a più voci e accompagnato da cembali e tamburelli. Originariamente la storia si concludeva con la testa del mitico cantore che, staccata brutalmente dal collo e gettata nel fiume Ebro dalle Baccanti, rimaneva a galla e mentre veniva trasportata dalla corrente continuava a cantare e ad invocare Euridice. n realtà, Poliziano conclude diversamente la sua rappresentazione con il coro delle Baccanti che trionfano per il loro crimine, proprio per rendere il mito classico partecipe della realtà storica a lui contemporanea. Pertanto, è molto probabile, come ha sostenuto Vittore Branca, che Poliziano non credesse che la poesia e la bellezza vincano la violenza e gli orrori del mondo. Rainer Maria Rilke – Orfeo. Euridice. Hermes.(1904) componimento poetico, ispirazione da un bassorilievo Attico del V secolo a.C trama: La lirica si apre con l'immagine del regno dei morti che si compone di rupi e selve, ed è visibile un unico sentiero. I colori predominanti sono il rosso del sangue, che sgorga dalle radici e affluisce agli uomini, il grigio che ricopre l'intero ambiente e il bianco pallido del sentiero. In questo scenario appare Orfeo con un manto azzurro, con la sua cetra a fianco, seguito da due viandanti di cui controllerebbe la presenza se il non voltarsi significherebbe la rovina. I due viandanti sono Hermes, messaggero degli dei, e Euridice che nella poesia viene chiamata “lei”. Euridice viene guidata da Hermes e non sa chi possa essere l'uomo che la precede. Alla fine Orfeo si volta ed Hermes è costretto a riportare Euridice nel regno dei morti. In questa versione: Euridice non rimprovera Orfeo perché ormai la giovane è completamente imbevuta dalla morte, pare addirittura non capire cosa stia succedendo o chi sia l'uomo che le sta davanti. L’estraniamento […] è il forte di ogni individuo, e questa poesia si occupa, in parte, anche

dell’estraniamento. Proprio a questa parte, specificatamente, la nostra poesia deve la sua durevole suggestione. […] Tutto sommato, ciò che costituisce il nocciolo di Orfeo. Euridice. Ermes è una frase di uso comune, che esprime quella essenza e suona più o meno così: “Se te ne vai, io muoio”. […] Questa poesia assomiglia a un sogno inquietante nel quale si conquista qualcosa di molto prezioso solo per perderlo dopo un momento.” Jean-Cocteau – Orfeo (1927) Poeta, saggista, drammaturgo, sceneggiatore, regista, attore. Orfeo, tragedia in un atto e un intervallo. Trama: i personaggi sono → - Orfeo e Euridice in abiti da campagna. - Heurtebise: rappresenta Hermes, con la tuta azzurra degli operai, un fazzoletto scuro al collo e ciabatte bianche. - La Morte: una giovane bellissima in abito da ballo rosa acceso e mantello di pelliccia. Indossa un'uniforme da chirurgo con guanti di gomma quando giunge. - Gli aiutanti della morte hanno un'uniforme e maschera bianca, guanti di gomma come chirurghi. La storia si sviluppa all'interno del salotto nella villa di Orfeo, ci viene fatta una descrizione dell'arredamento nella stanza. È presente in una nicchia, un cavallo bianco di cui Orfeo pare quasi invaghito poiché questo gli permette di ottenere delle frasi per i suoi componimenti poetici. Orfeo ha infatti perso quella notorietà poetica che aveva ottenuto grazie ai suoi bellissimi componimenti poetici del passato, adesso deve riacquistare fama con dei nuovi componimenti che siano in grado di stupire. Euridice si sente trascurata dal suo amato, e spesso i due si trovano a litigare poiché Euridice non si sente più amata come un tempo e pensa che adesso le attenzioni del marito siano rivolte soltanto al cavallo bianco che funge da oracolo. Questo aveva predetto il ritorno di Euridice con una famosa frase “Madame Euridice ritornerà dall'Ade”, frase amletica ma premonitrice. Orfeo nota che ogni giorno Euridice rompe un vetro della casa e pensa che il suo atteggiamento sia dovuto all'invaghimento per il signor vetraio Heurtebise, in realtà Euridice cerca solo di attirare l'attenzione su stessa poiché Orfeo non se ne cura più. Quel giorno è Orfeo a rompere il vetro di una finestra per via della gelosia che prova nei confronti della moglie forse “invaghita” di un altro uomo. Heurtebise si reca in casa di Orfeo, e quest'ultimo se ne va. Euridice si confida con Heurtebise e gli chiede se ha parlato con Aglaonice riguardo a quella cosa “stabilita”, Heurtebise annuisce e porge a Euridice la zolletta di zucchero avvelenata da dare al cavallo, in cambio però ci dice che Aglaonice ha chiesto che venga riportata la lettera. Heurtebise sta per dare il veleno al cavallo, ma ecco che rientra in casa Orfeo perché ha dimenticato la fede di nascita. Si compie quasi un miracolo: Orfeo toglie la sedia da sotto i piedi di Heurtebise che finge di riparare il vetro, e questo resta sospeso nel vuoto. Euridice si sente tradita dall'amico e lo invita ad andarsene, prima però si fa dare la lettera di Aglaonice e la inserisce in una busta, quando lecca la gomma per chiudere la lettera, si accorge che ha un sapore strano. Euridice inizia a sentirsi male a causa dell'inganno di Aglaonice, e chiede a Heurtebise di cercare Orfeo per poterlo salutare un'ultima volta. Euridice resta da sola in casa e nel frattempo entra però in scena la morte seguita dai suoi aiutanti che sono venuti a prendere la giovane, inoltre fanno pure sparire il cavallo. Prima di andarsene la morte dimentica però i suoi guanti di gomma, che vengono notati da Heurtebise e da Orfeo al loro ritorno. Heurtebise suggerisce a Orfeo di riprendersi Euridice scendendo nell'Ade con la scusa di riportare i guanti alla morte, che in cambio potrà concedergli la sua amata. Orfeo acconsente e scende nell'Ade grazie alle indicazioni di Heurtebise: attraverso lo specchio potrà scendere nel regno dei morti. Quando fa ritorno è insieme a Euridice, ma questi hanno il divieto di guardarsi in faccia. La sfida è grande e i due litigano dopo poco, Orfeo guarda Euridice che improvvisamente torna nel regno dei morti. La reazione di Orfeo è spaventos...


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