MITO DI Ercole PDF

Title MITO DI Ercole
Course Antropologia culturale
Institution Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
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MITO DI ERCOLE...


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IL MITO DI ERCOLE

Il Mito di Eracle (Ercole) è probabilmente il Mito per eccellenza del Mondo Antico. Si tratta di una figura eroica, a tratti comica a tratti tragica, nella quale sono predominanti le caratteristiche della forza, dell'intelletto, del coraggio e della potenza sessuale. Ercole è un semidio in tutto e per tutto, al punto da essere adorato e venerato sia come eroe che come dio, ed essere asceso all'Olimpo dopo il trapasso del suo corpo mortale. Ercole è figlio di Zeus e Alcmena, quest'ultima nipote di un altro eroe semidivino, Pegaso, anch'egli figlio di Zeus. Lo stratagemma usato dal dio per giacere con la donna è assumere le fattezze del marito Anfitrione; il neonato venne presa in consegna da Atena che lo portò a Era senza dirle chi fosse; impietosita dal bambino strillante e affamato, Era lo allattò al proprio seno, e così facendo gli diede poteri sovrannaturali, in particolare una forza senza eguali. Ma l'inganno, una volta scoperto, non fece altro che alimentare l'odio di Era, già esasperata dall'ennesimo tradimento di Zeus, nei confronti di Ercole, fattore scatenante di molte delle avventure vissute in seguito dall'eroe. Ercole, diede sempre grande prova della sua straordinaria forza, fin da quando, all'età di soli otto mesi, strangolò senza sforzo due serpenti inviati da Era a d ucciderlo. Ercole, affidato ai migliori maestri, ricevette la visita di due ninfe, Piacere e Virtù, che gli diedero l'opportunità di scegliere se avere una vita facile e piacevole o una dura ma gloriosa, l'eroe senza indugio, scelse la seconda. Ercole ricevette la mano di Megara, la figlia maggiore del re di Tebe, Creonte, ma, durante un periodo di assenza dell'eroe, Megara venne violentata da Lico. Quando Ercole lo scoprì, in preda alla furia uccise Lico. Poi, spinto da Era che alimentò la sua collera e instillò in lui la follia, massacrò anche Megara e i figli che aveva avuto da lei. Tornato lucido, si dice grazie a una botta in testa datagli da Atena con una pietra, egli fu inorridito da quanto aveva compiuto e nella disperazione meditò perfino il suicidio. Egli desiderava espiare per fare ammenda dell'orribile peccato di cui si era macchiato; si recò, perciò, presso l'Oracolo di Delfi, per chiedere come. Il responso fu che avrebbe dovuto mettersi per dieci anni al servizio del re Euristeo, accettando qualsiasi compito gli fosse assegnato. Il re assegnò a Ercole imprese ritenute impossibili, dieci fatiche che erano impossibili da superare per un qualsiasi uomo, ma Ercole riuscì a passarle tutte. Ercole infatti era famosissimo non solo per avere una forza assolutamente fuori dall'ordinario, ma anche per il suo coraggio e la sua determinazione nell'affrontare i mostri che intimorivano gli esseri umani. Il primo dei Mostri che Ercole dovette affrontare fu il temibile leone di Nemea. I mpresa tutt'altro che facile in quanto l'enorme leone aveva una pelle impenetrabile alle armi (di fatto una specie di corazza) e artigli che tagliavano più di qualunque

spada. Ercole tentò di ucciderlo con delle frecce, ma queste rimbalzavano sulla sua pelle. Ma, alla fine, grazie alla sua forza straordinaria, riuscì ad ucciderlo soffocandolo. Tentò quindi di scuoiarlo, all'inizio senza senza successo, finché Atena gli suggerì di usare un artiglio dello stesso leone; poté così prenderne la pelle, che da allora indossò come mantello (una specie di giubbotto antiproiettile). Dovette quindi affrontare una creatura serpentina dalle molte teste: l'Idra, capace di uccidere un uomo col solo fiato. Il solo modo per abbatterla era quello di tagliarle l'unica tra le sue teste a essere immortale. Ercole era preparato a queste difficoltà, ma non al fatto che ad ogni testa tagliata ne crescessero due. L'eroe dovette allora avvalersi dell'aiuto di suo nipote, Iolao, il quale ebbe la geniale idea di bruciare con una torcia i moncherini delle teste tagliate, impedendo così che si moltiplicassero. Uccisa l'Idra e superate le altre sette prove rimase l'ultima, la più difficile: catturare Cerbero, il cane a tre teste che impediva alle anime dei morti di fuggire dall'Aldilà. Dopo essere stato iniziato ai Misteri Eleusini per consentirgli di entrare e uscire dall'Aldilà, Ercole vi si recò ed, una volta al cospetto di Ade (il Dio degli Inferi), gli chiese il permesso di portare Cerbero in superficie. Il dio glielo concesse a condizione che si dimostrasse in grado di sconfiggere il mostruoso cane senza adoperare armi, cosa che Ercole fu ben felice di fare. Superate tutte le prove e avendo ormai espiato il suo peccato, Ercole prese a vagare per il mondo offrendo i suoi servizi per il bene dell'umanità. Questo lo portò a compiere le sue famose imprese, per lo più scontri con Mostri che terrorizzavano gli esseri umani, come lo scontro con il brigante Temero, che amava uccidere i viandanti sfidandoli a testate, e che scoprì, con disappunto, che il cranio di Ercole era troppo duro per il suo, tanto da frantumarglielo. Uccise inoltre numerosi giganti, tra cui Porfirio, a cui impedì di stuprare Era, e Anteo, immortale fintantoché era in contatto con la terra ma che l'eroe uccise tenendolo sollevato dal suolo mentre lo strangolava. Essendo ormai trascorso del tempo dalla morte di Megara, Ercole si invaghì quindi di molte donne, ad es. durante il periodo in cui fu ospite dal re Tespio, l'eroe generò cinquanta figli con altrettante figlie del suo ospite, che, desideroso di avere una sua discendenza, gliene mandava una per notte facendogli credere che fosse sempre la stessa. La fine del grande eroe viene narrata nelle Metamorfosi di Ovidio: "Diretto in Tessaglia in compagnia di Deianira, Ercole giunse sulle sponde di un fiume impetuoso. Per lui non sarebbe stato un problema attraversarlo a nuoto, ma non così per la sua sposa. Il centauro Nesso si offrì allora di portare la donna dall'altra parte; ma, mentre Ercole si trovava ancora in acqua, tentò di rapire Deianira, morì trafitto da una delle frecce di Ercole, la freccia era intrisa col sangue dell'Idra e, quindi velenosissima. Progettando una vendetta postuma, il centauro diede a Deianira la sua tunica intrisa del suo sangue, avvelenato dalla freccia, dicendole che se mai avesse dubitato dell'amore di Ercole, fargli indossare quell'abito lo avrebbe riportato da lei. Anni dopo, quando la donna vide Ercole tornare dall'ennesima avventura portando con sé Iole, che sapeva essere una sua vecchia fiamma, invasa dalla gelosia, decise di usare la tunica del centauro e gliela fece consegnare dal suo servitore, Lica. Ercole indossò la tunica senza sospettare nulla e questa, attaccandoglisi al corpo e infettandolo col veleno, iniziò a causargli dolori atroci; non riuscendo a strappare la tunica senza portarsi via la carne e non sopportando più il dolore, l'eroe si fece

costruire una pira funebre e vi si gettò sopra". Alla sua morte, il padre Zeus lo accolse nell'Olimpo, dove egli si riconciliò con Era che gli concesse in sposa sua figlia Ebe....


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