Antropologia Culturale 6.1 \"Lo Strutturalismo e il mito di Ercole\" PDF

Title Antropologia Culturale 6.1 \"Lo Strutturalismo e il mito di Ercole\"
Author Roberta Fenu
Course Cultural Anthropology
Institution Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
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Summary

Strutturalismo
Levi strauss
Gli universali strutturali
Il mito di Ercole
Le 12 fatiche
La promiscuità sessuale
Similarità con la cultura Seminole
L'ascesa all'Olimpo...


Description

Lo Strutturalismo Lo Strutturalismo si afferma attorno agli anni ’50 del ‘900 e nasce in linguistica grazie a Ferdinand de Saussure, fondatore della linguistica moderna. L’autore, in controcorrente rispetto alla tradizione prevalente, considerava la lingua come un prodotto sociale derivante dalla capacità del linguaggio, in cui i diversi segni vengono connessi gli uni agli altri tramite strutture logiche di opposizione e associazione per comunicare con gli altri in modo convenzionale e arbitrario. Egli distingueva tra “langue”, la parte sociale del linguaggio esterna all’individuo e “parole”, l’esecuzione linguistica individuale. Claude Lévi-Strauss è il teorico più importante dello strutturalismo applicato agli studi etnologici e antropologici. Considerando la necessità di studiare la cultura con lo stesso approccio con cui si affronta l’analisi del linguaggio, Lévi-Strauss pose alla base del suo pensiero il concetto di struttura. Le strutture sono concepite come entità inconsce, comuni a tutti gli uomini e astratte, sono matrici attraverso le quali il pensiero organizza la realtà in opposizioni, come quella tra natura e cultura. Lévi-Strauss si dedicò allo studio in particolare dei sistemi di parentela e dei miti. Egli, in “Antropologia strutturale” afferma che il compito della disciplina antropologica era quello di ricercare gli “universali strutturali”: quell'ordine mentale sottostante e comune a tutte le società da cui poi nascono gli infiniti elementi della variabilità culturale e sociale. Così come i fonemi assumono un senso solo all’interno di un sistema di regole che li mettono in relazione, questi principi stanno alla base e danno senso a ogni fenomeno sociale. Le popolazioni “selvagge” erano, secondo il francese, il terreno migliore per questo tipo di indagine in quanto le strutture in esse erano più facilmente rintracciabili. Lo “scambio delle donne” tra i primi gruppi umani, generava solidarietà e reciprocità, che sono il primo passo verso una condizione sociale e culturale più ampia e complessa. L’esistenza di una logica binaria universale è un altro elemento transculturale che l’autore osserva, ovvero quel sistema mentale che ordina, classifica e ci permette di capire il mondo tramite

un metodo bipolare di opposizioni e contrasti che si ritrova in tutti i miti cosmogonici (leggende sulla creazione dell’universo) delle diverse società. Infine, la simmetria è l’ultima caratteristica comune costante in ogni cultura, l’ultima categoria dello spirito umano. Nel suo libro ‘Tristi Tropici’ viene descritta la sua esperienza etnografica presso le popolazioni dell’America del Sud. La popolazione da lui descritta rappresenta un perfetto esempio dell’ipotesi strutturalista, fornendo un riscontro empirico delle strutture elementari alla base della società. Le case nei villaggi bororo erano predisposte a formare un cerchio in cui i clan esogamici Exerae e Tugarége ne occupavano ciascuno una metà. Ogni membro Bororo doveva accopparsi con l’altra metà del villaggio. In questo caso ritroviamo tutti gli elementi della teoria strutturalista: reciprocità, simmetria e pensiero binario. Levi-Strauss è stato, quindi, fondamentale nella messa al bando dell’etnocentrismo, opinione secondo la quale il proprio modo di vita è l'unico giusto. Il Mito di Ercole Semidio figlio di Zeus e Alcmena, Ercole è una figura eroica a tratti comica a tratti tragica, nella quale sono predominanti le caratteristiche della forza, dell'intelletto, del coraggio e della potenza sessuale. Ercole è un semidio adorato e venerato sia come eroe che come dio, che ascese all'Olimpo dopo il trapasso del suo corpo mortale. Ercole è figlio di Zeus e Alcmena, quest'ultima nipote di un altro eroe semidivino, Pegaso, anch'egli figlio di Zeus. Lo stratagemma usato da Zeus per giacere con la donna è assumere le fattezze del marito di Alcmena, Anfitrione. Mentre la dea dormiva, venne dato ad Ercole il latte di Giunone per dargli una forza straordinaria. Nella versione greca il neonato venne preso in consegna da Atena che lo portò a Era senza dirle chi fosse. Ma l'inganno alimentò l'odio di Era nei confronti di Ercole, fattore scatenante di molte delle avventure e tragedie vissute in seguito dall'eroe. Egli, però, diede sempre grande prova di sé, fin da quando, all'età di soli otto mesi, strangolò senza sforzo due serpenti inviati dalla dea a ucciderlo in culla. Il vero Anfitrione tornò

a casa la notte stessa e si congiunse a sua volta alla moglie, che si ritrovò a concepire nel medesimo tempo due figli di padri diversi: Alcide, ribattezzato Eracle nel tentativo di renderlo meno malvisto a Era, moglie di Zeus, e Ificlo. Era allora pianificò un inganno per punire il marito, facendogli promettere che il discendente di Perseo prossimo a nascere sarebbe divenuto re. Poi cospirò con sua figlia Ilizia, dea del parto, per ritardare la nascita dei gemelli, e accelerò quella di un altro discendente di Perseo, Euristeo, che fu incoronato al posto di Ercole. Anfitrione, pur sapendo che Ercole non era suo figlio, si prese cura di lui e lo affidò ai migliori maestri e tutori. Gli fece insegnare la medicina dal centauro Chirone, il tiro con l'arco da Eurito, la scherma da Castore e l'arte della lotta da Autolico, preparandolo al suo destino. Ercole ricevette la visita di due ninfe, Piacere e Virtù, che gli diedero un'opportunità: quella di scegliere se avere una vita facile e piacevole o una dura ma gloriosa. L'eroe scelse la seconda. Dopo la battaglia contro Orcomeno, Ercole ricevette come ricompensa la mano di Megara, la figlia maggiore del re di Tebe, Creonte. Durante un periodo di assenza dell'eroe Megara venne violentata da Lico. Quando Ercole lo scoprì, in preda alla furia uccise Lico. Poi, spinto da Era che alimentò la sua collera, massacrò Megara e i figli che aveva avuto da lei. Tornato lucido, fu inorridito da quanto aveva compiuto e meditò il suicidio, ma venne dissuaso da suo cugino Teseo, che lo portò ad Atene per un rito di purificazione. Ma, Ercole desiderava ancora l'espiazione, e si recò presso l'Oracolo di Delfi per trovare un modo per fare ammenda. Ma, era ignaro del fatto che l'Oracolo fosse manipolato da Era. Il responso fu che avrebbe dovuto mettersi per dieci anni al servizio di Euristeo e accettare qualunque compito gli fosse stato assegnato dal re. In cambio, oltre al perdono, avrebbe ricevuto l'immortalità. Euristeo assegnò a Ercole dieci compiti da svolgere, che lo avrebbero portato in luoghi cari a Era e vicini all'aldilà. Queste dieci fatiche erano impossibili da superare per un essere umano, poiché il vero scopo delle prove era tentare di portare l'eroe alla morte, ma Ercole riuscì a passarle tutte. Al termine

delle dieci fatiche, tuttavia, altre due vennero aggiunte, in quanto Euristeo si rifiutò di considerare svolte due di esse. Le dodici fatiche che gli vennero comandate da Euristeo furono: 1. Uccidere il leone di Nemea, che aveva la fama di essere invincibile, e portare al re la sua pelle: temibile leone di Nemea, un mostro dalle dubbie origini, non poteva essere ucciso da armi umane in virtù della sua pelle impenetrabile, inoltre, il leone pare avesse l'abitudine di mutare forma, fingendosi una damigella in pericolo per attrarre e divorare guerrieri ed eroi. Ci sono due versioni su come Ercole riuscì a uccidere il leone: colpendolo all'interno della bocca, non protetta dalla pelle; stordendolo a colpi di clava e poi soffocandolo grazie alla sua forza. Tentò di scuoiarlo senza successo finché Atena gli suggerì di usare un artiglio dello stesso leone. Prese così la pelle, che da allora usò come mantello. 2. Uccidere l’Idra: L'idra era un essere velenoso al punto di poter uccidere un uomo col solo fiato, una creatura serpentina dalle molte teste figlia di Tifone ed Echidna che infestava e sorvegliava il lago di Lerna, nelle cui acque si nascondeva un passaggio per l'aldilà. Il solo modo per abbatterla era quello di tagliarle l'unica tra le sue teste a essere immortale. L'eroe dovette avvalersi dell'aiuto di suo nipote, Iolao, che bruciò con una torcia i moncherini delle teste tagliate, impedendo così che ricrescessero. Ercole riuscì a sconfiggere l'Idra. Dopo averla decapitata, ne seppellì la testa immortale sotto una roccia, e impregnò le proprie frecce nel suo sangue velenoso. 3. Catturare viva la cerva di Cerinea: un'enorme cerva sacra ad Artemide, dotata di zoccoli di bronzo e corna dorate, capace di correre più veloce di una freccia. Lo scopo della prova era tentare di scatenare su Ercole l'ira di Artemide per aver cacciato una creatura a lei consacrata. Tuttavia, dopo aver inseguito la cerva per un anno intero riuscì a catturarla e, Ercole incontrò Artemide e suo fratello Apollo sulla via del ritorno e chiese perdono per il suo gesto, promettendo di restituire la creatura dopo averla mostrata a Euristeo. La dea glielo concesse.

4. Catturare il cinghiale di Erimanto: era un'enorme bestia inviata da Apollo a uccidere Adone, uno dei favoriti della dea Afrodite, rea di aver accecato suo figlio Erimanto che l'aveva vista mentre faceva il bagno. Per avere consiglio su come catturare l'animale, Ercole si recò da Folo, un centauro che condivise con lui il suo pasto. Quando Ercole chiese del vino, il centauro si rammaricò per avere solo del vino datogli da Dioniso quale dono per tutti i centauri, che avrebbe dovuto condividere con loro. Ercole riuscì a convincerlo ad aprire comunque l'otre, ma quando questo venne stappato l'odore attrasse tutti gli altri centauri. Questi, furiosi per non essere stati chiamati a bere il vino assieme a Folo, attaccarono Ercole, che si vide costretto ad abbatterli con le proprie frecce avvelenate. Folo, incuriosito dalle frecce, ne raccolse una ma se la lasciò cadere, ferendosi e venendo avvelenato. Una delle frecce colpì anche il saggio centauro Chirone, maestro di Ercole. Questi, a differenza degli altri, era immortale, ma il veleno gli causò dolori atroci, al punto da spingerlo a rinunciare alla propria immortalità in favore di Prometeo e prendere il posto di quest'ultimo nella punizione inflittagli da Zeus per aver rubato il fuoco agli dei. La sua tortura non durò a lungo, poiché Ercole uccise il rapace che lo tormentava. Chirone rivelò all'eroe che per catturare il cinghiale avrebbe dovuto attirarlo nella neve. Fu così che Ercole riuscì a intrappolare la bestia e portarla al cospetto di Euristeo. 5. Pulire in un sol giorno le stalle di Augia, re dell'Elide, nelle quali dimoravano oltre mille capi di bestiame immortali: le stalle, che non venivano pulite da trent'anni, erano inondate di una quantità immensa di letame e immani nugoli di mosche oscuravano la vista in tutta la zona. Dopo aver detto ad Augia che si sarebbe occupato della pulizia, Ercole contrattò perché gli venisse dato un decimo del bestiame se fosse riuscito a concludere l'impresa in un giorno. Poi aprì una breccia nelle pareti dei locali e deviò il corso di due fiumi, l'Alfeo e il Peneo, perché portassero via lo sporco. Augia, convinto che l'eroe avrebbe fallito, non accettò il risultato e si rifiutò di consegnargli il bestiame promesso. Ercole lo uccise e consegnò il regno nelle mani di suo

figlio, Fileo, che si era schierato contro il padre. Euristeo però si rifiutò di considerare valida anche questa prova, poiché Ercole aveva richiesto un compenso. 6. Disperdere gli uccelli che vivevano nel lago Stinfalo: nelle paludi del lago Stinfalo vivevano uccelli sacri ad Ares che si nutrivano di carne umana. Essi avevano becchi di bronzo, penne metalliche affilate come rasoi ed escrementi velenosi. Ercole non riuscì a inoltrarsi a sufficienza nelle paludi poiché non aveva abbastanza terreno solido su cui muoversi. In suo soccorso giunse Atena, donandogli un sonaglio di bronzo fatto realizzare appositamente da Efesto. Il suono di quest'ultimo spaventò gli uccelli facendoli levare in volo, così che Ercole poté bersagliarli con le sue frecce. 7. Catturare il toro di Creta: il toro di Creta, fu generato dal Minotauro assieme alla moglie del re Minosse, Pasifae. Giunto in città, l'eroe si incontrò con Minosse che, felice di sbarazzarsi dell'animale, gli concesse di portarlo via. Dopo aver preso alle spalle l'animale, Ercole lo afferrò e lo soffocò, senza però ucciderlo, per poi inviarlo a Euristeo. Questi, dal suo rifugio sicuro nella botte, propose di sacrificare la bestia a Era, ma la dea rifiutò il sacrificio poiché avrebbe dato gloria riflessa a Ercole. 8. Rubare le giumente di Diomede: Diomede, gigante re della Tracia e figlio di Ares, le nutriva con carne umana, dando loro da mangiare i suoi nemici uccisi in battaglia, rendendo le cavalle folli e incontrollabili. Rubate le cavalle con l'aiuto di alcuni suoi compagni, l'eroe rimase indietro a combattere Diomede, lasciando a sorvegliarle Abdero, che venne però divorato. Per la collera, Ercole uccise Diomede e lo diede in pasto alle sue stesse cavalle. 9. Rubare la cintura della regina delle Amazzoni: Ippolita, regina delle amazzoni intendeva donare la sua cintura a sua figlia Admeta. Ercole venne accolto con favore dalle donne guerriere e la stessa Ippolita, salita sulla sua nave portando doni di benvenuto, acconsentì a cedergli la sua cintura. Ma, Era non lieta di come le cose stavano

procedendo, si finse un'amazzone e sparse la voce che Ercole fosse giunto lì con l'intenzione di rapire la regina. Questa diceria fu alimentata dalle azioni di Teseo, che aveva accompagnato Ercole nel viaggio e aveva poi deciso di rapire una delle guerriere, Antiope. Le amazzoni, spinte da Era, attaccarono la nave, ma Ercole riuscì comunque a riportare la cintura a Euristeo. 10. Rubare i buoi a Gerione: nell'isola di Erythia viveva Gerione, una gigantesca creatura forse alata, figlia di Crisaotre e nipote di Medusa. Egli possedeva una mandria di buoi dal manto rosso, che a Ercole fu dato il compito di rubare. Durante il viaggio, Ercole separò i monti Abila e Calipe e piantò le Colonne d'Ercole, in corrispondenza dell'attuale stretto di Gibilterra. Poi, snervato dal lungo attraversamento del deserto libico, lanciò per protesta una freccia contro il sole, il dio Helios. Questi, ammirato il suo coraggio, gli concesse il proprio battello a forma di coppa per consentirgli di raggiungere la sua destinazione. Il furto in sé non si rivelò difficile. Uccise poi Gerione trapassandogli il cranio con una freccia. Il problema giunse quando si trattò di portare la mandria a Euristeo. Dapprima, parte dei capi venne rubata dal gigante Caco, che li fece camminare a marcia indietro per confondere le tracce, ed Ercole fu costretto a una deviazione per recuperarla, secondo alcuni con l'aiuto della sorella del ladro, Caca. Poi, Era inviò un tafano a infastidire e disperdere la mandria, costringendo l'eroe a impiegare un intero anno per rimetterla assieme e consegnarla a Euristeo, che sacrificò i bovini a Era. Quando Ercole riportò la mandria di Gerione a Euristeo, completando così la decima delle fatiche, suo cugino si rifiutò di dichiarare terminato il suo periodo di servizio, affermando che né l'uccisione dell'Idra di Lerna né la pulizia delle stalle di Augia erano valide, e gli assegnò altri due compiti. 11. Prendere le mele d’oro che si trovavano nel giardino delle Esperidi: le mele d'oro crescevano nel loro favoloso giardino, sull'albero attorno a cui era avvolto Ladone, il drago-serpente dalle

cento teste che non dormiva mai. Per trovare il giardino, egli cercò il dio fluviale e metamorfico Nereo, dotato di onniscienza, e lo imprigionò. Ercole richiese poi l'aiuto di Atlante, il titano padre delle Esperidi che reggeva il cielo sulle proprie spalle, offrendosi di sostituirlo mentre andava a prendere le mele. Al suo ritorno Atlante tentò di ingannare Ercole offrendosi di consegnare le mele al suo posto, intenzionato a non riprendere il suo compito. Ercole finse di accettare ma gli chiese di riprendere il cielo per qualche minuto per permettergli di sistemarsi. Quando Atlante si fece nuovamente carico della volta celeste, l'eroe prese le mele e se ne andò. 12. Portare il cane infernale, Cerbero, vivo a Micene: l'ultima fatica fu progettata per essere la più difficile. Egli venne inviato nell'Ade a cercare e catturare Cerbero, il cane a tre teste figlio di Tifone ed Echidna che impediva alle anime dei morti di fuggire. Dopo essere stato iniziato ai Misteri Eleusini per consentirgli di entrare e uscire dall'aldilà, Ercole si recò nel regno dei morti, al cospetto di Ade per chiedergli il permesso di portare Cerbero in superficie. Il dio glielo concesse a condizione che si dimostrasse in grado di sconfiggere il cane senza adoperare armi, cosa che Ercole fu ben felice di fare. Quando Euristeo si vide consegnare Cerbero dovette necessariamente considerare concluse le prove. Dopo di che Ercole iniziò a vagare per il mondo cercando di fare del bene all'umanità. Questo lo portò a compiere le sue prime imprese, come lo scontro con il brigante Temero, che amava uccidere i viandanti sfidandoli a una lotta a testate. Sconfisse sul monte Citerone un leone che faceva strage di pecore e rimase per un periodo ospite del re Tespio. Poi tornò verso Tebe e incontrò gli araldi del re di Orcomeno, giunti lì a richiedere un tributo di guerra. Incollerito per l'atteggiamento di costoro, l'eroe tagliò loro naso e orecchie, scatenando così un attacco di rappresaglia. Nello scontro, Ercole uccise con le sue mani il re di Orcomeno, ma la battaglia non fu priva di vittime, tra le quali Anfitrione. Inoltre partecipò alla spedizione degli Argonauti al fianco di Giasone, uccidendo numerosi giganti, tra

cui Cicno, Porfirio, a cui impedì di stuprare Era, e Anteo, che era immortale finchè era in contatto con la terra e che l'eroe uccise tenendolo sollevato dal suolo e strangolandolo. Terminate le dodici fatiche, essendo ormai trascorso del tempo dalla morte di Megara, Ercole si invaghì di Iole, figlia del suo maestro d'arco Eurito, e ne vinse la mano in una gara di tiro con l'arco. Eurito si dimostrò poco desideroso di concedere sua figlia a un uomo che aveva ucciso la propria moglie e non tenne fede al patto. Accusò Ercole di avergli rubato dei buoi, che in realtà erano stati trafugati da Autolico. In compagnia del suo amico Ifito, unico tra i figli di Eurito a essersi schierato dalla sua parte, l'eroe si mise in cerca dei capi rubati per dimostrare la sua innocenza, ma durante l'impresa Era lo accecò nuovamente con un impeto di follia, spingendolo a gettare Ifito giù da una torre. Tornato in sé, l'eroe cercò di fare ammenda, ma questa volta nessuno accettò di compiere il rito purificatore. Egli tornò a Delfi, dove l'Oracolo si rifiutò di dargli una risposta, facendolo infuriare e costringendo la Pizia a richiedere l'aiuto di Apollo, che si manifestò per affrontarlo. Lo scontro fu talmente violento che Zeus dovette intervenire per separare i due e obbligare la sacerdotessa a dire a Ercole cosa avrebbe dovuto fare per espiare. Fu così che egli si fece vendere come schiavo alla regina Onfale della Lidia, che presto lo promosse a proprio compagno. Ercole lasciò Onfale dopo tre anni e si imbarcò in una missione di vendetta contro tutti coloro che gli avevano fatto torto, a partire dai Boreadi che uccise a colpi di clava, pentendosene subito dopo e dando loro degna sepoltura. Durante questo periodo si innamorò della sacerdotessa Auge, dalla quale ebbe due figli. Giunto in Caledonia per consegnare alla figlia di Eneo, Deianira, un messaggio inviatole dal regno dei morti dal fratello Meleagro, egli si innamorò della donna e decise di sposarla, anche se per farlo dovette sconfiggere il dio fluviale Acheloo, che lo affrontò mutandosi prima in serpente e poi in toro. Ercole riuscì a batterlo e metterlo in fuga, spezzandogli un corno. Da questo caddero delle gocce di sangue che diedero vita alle sirene. Durante il periodo in cui

fu ospite dal re Tespio, l'eroe generò cinquanta figli con le altrettante figlie del suo ospite, che desideroso di avere una sua discendenza, gliene mandava una per notte facendogli credere che fosse sempre la stessa. Inoltre, durante il periodo a servizio di Euristeo, in apparenza l'eroe si consolò principalmente con amanti di sesso maschile. La non proprio gloriosa fine dell'eroe viene narrata nelle Metamorfosi di Ovidio. Diretto in Tessaglia in compagnia di Deianira, Ercole giunse sulle sponde di un fium...


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