Morfologia spagnola PDF

Title Morfologia spagnola
Author Adelaide Guassone
Course Lingua spagnola
Institution Università degli Studi di Torino
Pages 19
File Size 249.7 KB
File Type PDF
Total Downloads 67
Total Views 194

Summary

Riassunto della dispensa di morfologia per l'esame di lingua e traduzione spagnola con Carrascon ...


Description

1.Morfologia, parola, morfema, morfi, allomorfi La morfologia è una sottodisciplina della grammatica. Si occupa della forma e della struttura interna delle parole, cioè delle parti minime con qualche forma di significato. La parola è l’elemento basilare e l’unità combinatoria del discorso. /bo'nita'kosa/ può diventare /'kosabo'nita/ mantenendo un significato e una struttura che si riconoscono come normali. Anche in quelle che non sono parole è possibile riconoscere dei significati: si tratta di porzioni di parole che bastano ad identificare un senso. "progresivo", "progresiva", "progresivos", "progresivas", "progresivamente", "progresividad" e persino "progresivizar", tutte le sue forme finite e infinite e quindi *"progresivización" ed altri derivati. Le parole sono formate da porzioni ―che possono essere costituite da un numero qualsiasi di fonemi― che rimangono, come la parola stessa, invariabili in combinazioni diverse e che si combinano tra di loro in maniera relativamente libera. In generale, esse sono formate solo da queste unità minori con una forma fissa e un significato propri, cioè che all'interno di una parola qualsiasi non rimangono né catene foniche né fonemi isolati senza un significato di qualche tipo. Questi "pezzi" di parola che vengono identificati tramite il descritto sistema di commutazione sono i morfemi. I morfemi sono delle concatenazioni o associazioni fonematiche stabilite, definite in modo fisso, e perciò invariabili, senza totale autonomia né indipendenza all'interno del discorso ma con capacità di combinarsi tra di loro, seguendo certe regole, per formare parole. Il morfema è l'unità linguistica più piccola dotata di un significato proprio. Ogni parola è costituita da almeno un morfema, mentre tutti i fonemi che formano una parola fanno parte prima di uno dei morfemi che s'integrano in quella parola. La parola può essere considerata come una catena morfematica. Il morfema viene considerato da due diverse prospettive: in quanto insieme di fonemi combinati in una forma stabilita viene definito morfo, mentre morfema è l’elemento a livello astratto della langue. Si trovano morfemi che nella loro realizzazione morfica presentano variazioni foniche: queste diverse realizzazioni di un singolo elemento vengono chiamate allomorfi del morfema. In spagnolo il morfema " des-", che appare davanti a numerose radici con senso privativo, oppure per indicare un'inversione del significato di esse, presenta vari allomorfi: " dis-", "des-", "de-". > Un altro caso di allomorfismo riguarda la variazione vocalica che presentano morfemi contenenti le vocali e e o, o i dittonghi ie / ue. Questi elementi formano due coppie e / ie e o / ue, che si alternano in diversi allomorfi di certi morfemi. Il caso più noto è quello dei verbi irregolari: pensar-pienso / poder-puedo, oppure diez-decimo, muerte-mortal. Se si sopprime iv, rimane un segmento "progres" con il quale è possibile costruire delle parole ("progreso", "progresos", "progresión", "progresista") il cui significato ha ancora molto in comune con quello di "progresiv". Poco accomuna le diverse parole che condividono l’iv stesso. L’idea di movimento corrisponde a gres (come in transgresion, o in ingreso), a pro si aggiudicherebbe quella di avanzamento o direzione verso il positivo. Se prendiamo un elenco di parole che contengano "iv" seguito solo dalle sequenze fonematiche /o/, /a/, /os/ o /as/ è facile verificare che sono tutte aggettivi e quindi che "iv" è un morfema che "crea" parole appartenenti a questa classe grammaticale.

2. Classificazione dei morfemi Classificazione semantica 1. Morfemi referenziali - Morfemi lessicali – lessemi: contengono il nucleo di significato, l’idea centrale di una parola. Nell’esempio di progresiv, il lessema basilare sarebbe gres. Possono essere considerati come lessemi semplici parole che, pur contenendo diversi morfemi accanto a quello lessicale, si sono lessicalizzate con un significato preciso che ha fatto sì che si perdesse la sua natura derivata: ad esempio, il termine "gatillo" usato nel senso di "grilletto". Altri lessemi, come il citato "gres", non possono costituire delle parole complete se non con l'aggiunta di altri morfemi sia davanti sia dietro. - Morfemi circostanziali: aggiungono delle nozioni che completano o che modificano il significato dei lessemi, il nucleo di significato della parola. Ad esempio i prefissi colti iso, macro, infra, certe preposizioni che agiscono da prefissi come contra e sobre, e gli alterativi: diminutivi, accrescitivi, dispregiativi. Non modificano la classe grammaticale della parola, e tanti di essi formano derivati appartenenti a classi grammaticali diverse a partire da parole di diverse classi, come superdotado (agg.), superhombre (sost.), superabundar (verbo), o i colloquiali giovanili superfuerte, superrapido. Altri esempi di questo tipo di morfemi sono contra, in (prefisso negativo o privativo: inutil, invalidar), e anti. 2. Morfemi grammaticali: aggiungono al significato referenziale una funzione grammaticale - Morfemi derivativi: I morfemi derivativi transcategoriali vengono anche identificati tramite due aggettivi dei quali uno, con il prefisso de- (desostantivale, deaggettivale, deverbale) indica la classe di appartenenza della parola base, mentre l'altro (sostantivale, aggettivale, verbale, avverbiale) indica invece la classe del termine derivato. Alcuni esempi di questo tipo di morfemi possono essere il suffisso deverbale aggettivale "-ble", come "agradable", "presentable", "posible"; il suffisso desostantivale aggettivale " os-", seguito sempre dai morfemi di genere e numero ("vanidoso"); i due suffissi omofoni ma di significato diverso al, intracategoriale, con un allofono ar, l’altro è il suffisso desostantivale aggettivale che si trova in palatal, corporal, ecc. - Morfemi flessivi: indicano tramite la concordanza i rapporti grammaticali logici tra le parole di una frase.

Classificazione funzionale Ci sono lessemi che possono funzionale in maniera indipendente, formando semplici parole dal punto di vista morfologico (es. esquì, fusil, azul, grrande, mal, bien, ecc.), mentre tanti sostantivi e aggettivi comprendono necessariamente, oltre al lessema di base, i morfemi flessivi. Questi, come i derivativi, non possono funzionare in maniera indipendente e vengono chiamati affissi, in quanto si devono fissare sempre se una base. I morfemi circostanziali sono maggiormente affissati, ma in alcuni casi c’è una tendenza a diventare parole semplici (es. ex con il senso di precedente compagno sentimentale, narco come sinonimo di narcotraficante, super, mini, ecc.).

E’ possibile distinguere tra i lessemi e i morfemi circostanzali, quelli liberi e quelli legati, che hanno bisogno di morfemi aggiunti per poter funzionare nel discorso. Tutti i morfemi grammaticali sono vincolati. Grado di indipendenza  Morfemi liberi: lessemi e morfemi circostanziali Morfemi vincolati: lessemi, morfemi circostanziali, derivativi, flessivi.

Classificazione topologica I morfemi vincolati circostanziali, derivativi e flessivi vengono classificati anche in base alla posizione nella base lessicale. Se si aggiungono davanti alla base  prefissi Se si collocano dopo la base (a destra)  suffissi Se sono composti da due nuclei, uno prefissato e l’altro suffissato alla base (es. morfemi derivativi)  circonfissi Vengono esclusi nello spagnolo i morfemi infissi e transfissi, definiti come quegli affissi che sono inseriti dentro la radice. Alcuni studiosi parlano di infissi e interfissi dello spagnolo, usati come sinonimi, nel caso di certi morfemi che appaiono come aumento fonetico in certe derivazioni, come and-ar-iego, espald-ar-azo, hoj-ar-asca. In realtà appaiono a destra della base. Un unico caso in cui certi morfemi si comportano da infissi sono alcune derivazioni diminutive. I morfemi diminutivi si suffissano a destra della base, e a sinistra dei morfemi flessivi, ma in certe parole si collocano dentro la radice, come azùcar  azuqu-it-ar, Carlos  Carl-it-os. Nei nomi la parte finale della radice os/as è interpretata come l’insieme dei morfemi flessivi di genere (o/a) e di plurale (s), di conseguenza il morfema diminutivo si inserisce a sinistra di questi elementi. In azucar, la a finale può essere interpretata come morfema flessivo femminile. I morfemi flessivi propri del sostantivo e dell'aggettivo, cioè, quelli che indicano numero e genere, sono sempre, quando fanno parte di queste parole, dei suffissi che appaiono in posizione finale. Anche un numero elevato di morfemi flessivi del verbo occupa una posizione finale. I morfemi derivativi sono quasi sempre dei suffissi (-iv-, -os-, -mente); in pochi casi troviamo certi morfemi derivativi circonfissi, ad esempio nelle derivazioni deaggettivali verbali che seguono il modello di "a-tontar", “en-blanqu-ecer”. Frequente è la coincidenza tra i morfemi circostanziali e i prefissi, anche se i morfemi alterativi funzionano sempre come suffissi, tra la base e i morfemi flessivi.

3. La flessione La flessione è la variazione morfologica di genere e numero nei sostantivi, negli aggettivi, nei pronomi, negli articoli di tempo, modo, aspetto e persona nei verbi. La flessione non cambia mai la classe grammaticale della base sulla quale agisce. I morfemi che la esprimono, chiamati morfemi flessivi e desinenze dalla grammatica tradizionale, si situano sempre a destra della base, in posizione finale. Nel caso delle forme composte (ausiliare + part.pass.) i morfemi flessivi, finali per la prima parola, appaiono in mezzo al composto, come succede in “hemos visto”, in “choches-bomba” oppure in “limpiacristales” con la desinenza di terza persona del presente indicativo. La flessione si caratterizza per introdurre una denotazione che non altera il significato della base. Un caso particolare di flessione è quello dei pronomi personali.

Per quanto riguarda la flessione di genere e numero, in alcuni casi non sono separabili. I casi di parole per quanto riguarda il numero come “celo/celos”, “esposa/esposas”, dove il morfema plurale modifica del tutto il contenuto semantico (zelo/gelosia, sposa/moglie,manette). Lo stesso avviene con i sostantivi che non hanno la caratteristica che funge da referente al genere (caso/casa, leno/lena, barco/barca, manzana/manzano). Ci sono anche casi in cui la sostantivazione di forme maschili e femminili di uno stesso aggettivo dà origine a parole con significato diverso, come batidor/batidora.

I morfemi di genere dello spagnolo Lo spagnolo conta tre generi: maschile, femminile e neutro. Il caso non marcato in spagnolo è il maschile, così i neologismi e i prestiti prendono solitamente questo genere quando non c’è un condizionamento semantico (el divo, la diva) o morfologico (finale in a) che imponga il femminile. Abbondano gli esempi di prestiti che, nello spagnolizzarsi, si adeguano morfologicamente al maschile: un julio, un amperio, un watio, un bit, ecc. Tra i sostantivi abbondano quelli che per logica semantica non hanno un unico genere. Non c’è un motivo per assegnare genere femminile a mesa, o maschile a vaso. Gli aggettivi ammettono dal punto di vista logico i due generi, sebbene non tutti includono l’allomorfo flessivo caratteristico di un genere o dell’altro: aggettivi come “azul” o “grande” sono considerati invariabili e il loro morfema di genere è Ø, un morfo composto da zero fonemi. I morfemi di genere si presentano sempre con un numero ridotto di allomorfi: Maschile: -o e -Ø Neutro: le scarse parole neutre esistenti condividono con il maschile la desinenza –o. Femminile: -a e -Ø Il genere degli articoli e dei pronomi dimostrativi L'articolo determinativo e i pronomi dimostrativi singolari sono le parole spagnole che presentano i tre generi, ma mentre le forme femminili sono caratterizzate dalla terminazione in -a, quelle del maschile singolare ―"el", "un", "éste", "ése", "aquél"― non presentano il morfema caratteristico, che corrisponde invece alle forme neutre ―"lo", "esto", "eso", "aquello"― e al pronome impersonale/aggettivo numerale "uno", ma ricompare nelle forme plurali del maschile (non esistono le forme plurali del neutro). L'articolo determinativo femminile singolare "la" ha un allomorfo morfologicamente identico alla forma maschile singolare "el", che si usa davanti a tutte le parole femminili che cominciano con la a- (oppure ha-) tonica: "el agua", "el alma", "el hacha", "el hada"; e si impiega anche davanti a certe parole che cominciano con la a- atona ("el arte", "el azúcar", "el azud"). Il genere nei sostantivi con genere solo grammaticale A. Per i sostantivi riferiti a oggetti o concetti senza sesso il caso generale è che siano maschili tutti quelli che finiscono con -o e femminili quelli che hanno la -a finale. Ci sono delle eccezioni: sono femminili, nonostante la flessione maschile, “la mano”, “la radio”, “la foto”, “la moto”. Sono maschili, nonostante la desinenza femminile: “el tranvìa”, “el dìa”, “el sofà”, insieme alle parole greche che finiscono in sillabe - ma, -pa, -ta: “el planeta”, “el mapa”, “el dilema” B. Per quanto riguarda altre terminazioni possibili, che non si corrispondono con i morfemi di genere, non li contengono o non li ammettono: 1. I sostantivi che finiscono in i tonica o atona sono generalmente maschili: el borceguì, el alhelì, el alioli, el ali, el esquì. 2. Sono maschili certi sostantivi che finiscono in in/òn/on, che spesso risultano dalla lessicalizzazione di

diminutivi e accrescitivi: el algodon (il cotone), el planton (il bidone), el baston (la canna), el limon (il limone). Non appartengono a questo gruppo i sostantivi astratti che finiscono con gion/sion/tion/cion. Anche alle terminazioni e e an corrisponde il maschile: el andèn, el badèn, el comejèn, el desvàn, con qualche eccezione: la sien. 3. Sono sempre maschili gli infiniti verbali sostantivati: el sembrar, el haber; e anche altre forme verbali sostantivate: un pagarè, el debe. 4. I sostantivi che finiscono con morfemi derivativi di nome di agente applicati a oggetti si possono presentare nella forma maschile tor/dor: el cogedor, el colector, el tractor, el ventilador, oppure in quella femminile dora: la batidora, la segadora. Al maschile si assegnano sempre i sostantivi formatisi sullo schema morfologico dei participi attivi (suffisso -nte) per fare riferimento a oggetti: el pulsante, el volante, ecc. 5. Lo stesso con i sostantivi formati con il suffisso -aje: el peaje, el equipaje. 6. Al genere maschile appartengono i nomi di alberi che non finiscono con a: el roble, el peral, el adebul, e anche i sostantivi formati con i suffissi al/ar per indicare il luogo dove crescono vegetali: un pinar, un encinar, un patatal, ecc. 7. Appartengono al genere maschile tutti i nomi propri di fiumi (el Tajo, el Sena, el Dora), le catene montuose (los Pirineos, los Alpes), i capi, i golfi, i laghi (el cabo de Buena Esperanza, el lago de Garda). Sono anche maschili i nomi propri di squadre sportive e i termini che designano le marche delle automobili. Le ditte produttrici invece sono femminili: “trabajo en la Fiat”. 8. Sono femminili i sostantivi che finiscono con i morfemi derivativi tud, ad, ez, umbre; quelli che finiscono in gion, sion, tion, zon, cion, corrispondenti a nomi astratti d’azione: la prontitud, la beatitud, la caridad, la suciedad, la estupidez, la costumbre, la religion, la presion, la gestion. 9. Al genere femminile appartengono i termini medici costruiti sul morfema derivativo itis per far riferimento alle infiammazioni: la otitis, la iritis, la dermatitis. Lo stesso vale per la maggior parte dei derivati con sis: la catarsis, la crisis. 10. I nomi delle lettere sono sempre femminili: la be, la ce, la eme. I numeri sono di solito maschili, come i sostantivi numerali. Mentre sono femminili: la decena, la centena. 11. Esistono sostantivi che ammettono tutti e due i generi: -

-

El mar: maschile nell’uso comune, femminile quando si parla del suo stato dal punto di vista meteorologico (mar agitada), nella locuzione aggettivale e avverbiale, intensiva e quantitativa “la mar de” (un sacco, un mucchio), e spesso nell’uso poetico. El/la color, el/la calor: femminili nell’uso popolare di certe zone del sud della Spagna El azùcar: azùcar blanco, azùcar morena. Confusione per l’uso anomalo dell’allomorfo “el” dell’articolo determinativo femminile, in quanto il suo uso è prescritto solo davanti alle parole che cominciano con -a.

12. Per quanto riguarda i sostantivi senza indicazione morfologica di genere, che finiscono con una consonante o con le vocali e/u, se ne trovano indistintamente dei due generi, e non c’è nessuna regola per stabilire un rapporto tra generi e forme. “La muerte, la fuente, la clave, la llave, el guerte, el puente, el lacre, el coche. Particolare attenzione ai sostantivi che hanno genere diverso in italiano e spagnolo: la sal, la flor, la miel, la leche.

Il genere nei sostantivi con referenti sessuati 1. Sostantivi che sulla stessa radice applicano i due morfemi di genere a seconda del sesso: nino/nina, hermano/hermana, e i sostantivi derivati con suffissi che ammettano le due terminazioni maschile e femminile, come è il caso di ero/era: lechero/lechera, panadero/panadera. 2. Sostantivi che al maschile presentano l’allomorfo Ø e al femminile -a: doctor/doctora, profesor/profesora. Tra essi si possono aggiungere i nomi che finiscono in e: elefante/elefanta, e quelli derivati con un suffisso

-nte (un/una cantante), che tendono a formare il femminile con a: jefe/jefa, presidente/presidenta. 3. Sostantivi che al maschile presentano sia l’allomorfo Ø sia o, e al femminile spesso l’allomorfo femminile a: poeta/poetisa, actor/actriz, rey/reina. 4. I nomi di professione, tendenza ideologica o religiosa formati con il suffisso ista sono invariabili nei confronti del genere: el/la artista, el/la pianista. Simili a questi sono gli aggettivi sostantivati formati con il suffisso icida: el/la parricida, el/la fratricida. 5. Sostantivi che hanno forme radicali diverse per il femminile e per il maschile: hombre/mujer, toro/vaca. 6. I sostantivi appartenenti al genere epiceno: nomi di animali, hanno un’unica forma invariabile Σche, che è maschile o femminile per designare le bestie di entrambi i sessi. Il sesso è indicato con le parole macho (maschio) e hembra (femmina).

Il genere negli aggettivi Gli aggettivi presentano due casi: A. Quelli variabili nei confronti del genere seguono due paradigmi: 1. maschile in -o e femminile in -a. "bueno/buena, malo/mala, santo/santa, lento/lenta, blanco/blanca, negro/negra". Gli aggettivi possessivi posposti relativi alla prima e seconda persona del plurale, sia preposti sia posposti (mìo/a, tuyo/a, suyo/a, nuetro/a, vuestro/a, suyo/a) appartengono a questo tipo. 2. maschile in -θ (terminano di solito in consonante) e femminile in -a: "holgazán/holgazana", tutti quelli che finiscono con i morfemi -dor/-dora, -tor/-tora: "gesto salvador/idea salvadora, chico emprendedor/chica emprendedora, organismo gestor/empresa gestora". I dimostrativi e gli aggettivi indefinitivi (algun/alguna, ningun/ninguna) appartengono a questo tipo. B. Quelli invariabili nei confronti del genere possono finire con qualsiasi fonema incluso uno dei morfemi di genere (come "hombre belga/mujer belga; jersey rosa/camisa rosa"). Gli aggettivi possessivi preposti relativi alle tre persone del singolare e alla terza del plurale (mi, tu, su), appartengono a questo tipo.

I morfemi di numero dello spagnolo Lo spagnolo possiede il singolare e il plurale, che si presentano nei nomi sostantivi e aggettivi, negli articoli e nei pronomi. I nomi collettivi, come la parola gente, il cui plurale è raro e non ha un significato diverso. In altri casi troviamo sostantivi che con una struttura plurale designano un oggetto singolare: las gafas, los anteojos (gli occhiali). Gli aggettivi indefiniti maschili "algún" e "ningún" si basano per la formazione dei loro plurali, sulle forme non apocopate del singolare maschile dei relativi pronomi "alguno" e "ninguno", e fanno "algunos" e "ningunos". Tuttavia è bene notare che i plurali "ningunos", e il suo femminile "ningunas" hanno un uso alquanto ridotto. Infine i pronomi indefiniti "algo, alguien" e i relativi negativi "nada" e "nadie" sono invariabili nei confronti del numero...


Similar Free PDFs