Organizzazione aziendale corso completo PDF

Title Organizzazione aziendale corso completo
Course Organizzazione aziendale
Institution Università degli Studi di Foggia
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appunti di organizzazione aziendale corso completo del libro di testo...


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La burocrazia come organizzazione razionale e le sue varianti storiche 1) Comprende le istituzioni. Il concetto di un modello ideale Max Weber è uno dei padri fondatori della sociologia . Il modello di analisi weberiano può essere definito comprendente e istituzionale. E’ comprendente perché l’oggetto di studio della sociologia e l’agire dotato di senso. Questo definito da Weber come atteggiamento umano a cui l’individuo che agisce attribuisce un suo senso soggettivo il riferimento all’atteggiamento di altri individui. Scopo della ricerca sociologica è fornire una spiegazione comprendente dell’agire sociale di una o più persone. Spiegare vuol dire trovare le cause che si suppone abbiano provocato un dato agire; e comprendere vuol dire rendere evidente il senso che il soggetto ha dato al suo agire in rapporto a quelle cause. Inoltre l’analisi weberiana è istituzionale, perché è rivolta a studiare le condizioni e vincoli che determinate istituzioni sociali pongono sia all’ agire umano che al senso che i soggetti danno al loro agire. Weber non privilegia alcun fattore ritenendolo dotato di una particolare capacità di spiegare l’agire umano o le strutture sociali in cui gli esseri umani si trovano a vivere. Piuttosto l’attenzione di Weber è rivolta a studiare le infinite forme istituzionali apparse nel corso della storia umana. Lo studio riguarda sia i presupposti materiali, sociali, economici, culturali, religiosi che ne hanno permesso la nascita, si è le obbligazioni normative che discendano da quelle istituzioni e sia le affinità che possono esistere tra istituzioni in apparenza molto lontane tra di loro. Lo strumento fondamentale di ricerca per Weber è la costruzione di tipi ideali, ossia di modelli che non esistono nella realtà ma solo nella mente delle ricercatore. Per costruire un tipo ideale il ricercatore osserva e seleziona fra tutti gli aspetti di una data realtà agli elementi che gli appaiono più significativi; trascura gli elementi che gli appaiono irrilevanti o accidentali; infine collega tra loro gli elementi selezionati, di accentua a e li coordina in un quadro che deve essere internamente coerente e privo di contraddizioni. Il tipo ideale così costruito è una forma pura che non si trova nella realtà concreta ma che serve come modello orientativo per la ricerca su quella realtà. Il ricercatore osserva una specifica realtà e valuta in che misura essa si avvicina o si discosta da un certo tipo legale. In tal modo diventa possibile fare connessioni e confronti tra realtà differenti, stabilire quale realtà è più vicina e quale è più lontana da un dato tipo ideale. E’ importante sottolineare che il tipo ideale: a) Non nasce da medie statistiche ma è un concetto qualitativo costruito selezionando ed accentuando determinati aspetti della realtà osservata. Ne consegue che la capacità euristica di un tipo ideale dipende unicamente dalla bravura del ricercatore; b) Non è un modello morale di condotta non indica qualcosa che si possa desiderare.

2) forme pure di potere, legittimazione e burocrazia Weber costruisce tipi ideali anche per lo studio del potere. Egli definisce il potere come la possibilità per specifici comandi di trovare obbedienza da parte di un determinato gruppo di uomini. Per studiare il potere bisogna riconoscere che esso non è una qualità intrinseca di una persona, ma che ha una natura relazionale e specifica. È relazionale perché nasce dal rapporto tra chi comanda e chi accetta di obbedire, ed è specifica perché bisogna sempre stabilire le circostanze, le condizioni e limiti in cui un rapporto di potere si instaura. Il potere ha due proprietà fondamentali. La prima è che quando viene esercitato in maniera continuativa richiede di essere legittimato, ossia che i sottoposti l’accettino come legittimo.

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La seconda proprietà è che per essere esercitato ogni potere legittimo ha bisogno di un atto apparato amministrativo che faccia da tramite tra il capo e sottoposti. L’apparato è molto diverso a seconda del tipo di legittimazione di cui gode il potere. Weber distingue tre forme o tipi puri di potere legittimo: il potere carismatico, il potere tradizionale e potere legale o razionale. Potere carismatico. Prende il nome da carisma e si fonda sulle qualità eccezionali e talvolta sovrraumane che i seguaci attribuiscono al loro capo. Nella sua forma pura, sottolinea Weber, il potere carismatico è irrazionale nel senso che manca di regole precostituite ed è rivoluzionario nel senso che rovescia il passato. L’apparato amministrativo del potere carismatico è rudimentale, formato da discepoli, uomini di fiducia che sono a contatto diretto con il capo, che hanno dato prova di dedizione e fedeltà. Sebbene manifesti la sua forma più pura nella sfera religiosa, il potere carismatico trova espressione anche nella sfera politica e quella economica. Ma tracce di carisma sono ravvisabili in tutte le situazioni in cui si obbedisce più per la capacità personale del capo di imporsi che non per il grado formale della sua carica. Il rischio tipico del potere carismatico sta nel prolungarsi del suo esercizio e nella successione del capo. Quando il movimento si affievolisce e soprattutto quando il capo muore o si ritira i successori non possono evitare la graduale trasformazione del carisma in pratica quotidiana che finisce con il trasformarlo in un potere burocratico o tradizionale. Potere è tradizionale. Fonda la sua legittimità su ordinamenti antichi e percepiti come esistenti da sempre. Il detentore del potere richiede obbedienza in virtù della dignità personale che gli è attribuita dalla tradizione.Egli può non avere doti personali di comando, ma i suoi sottoposti sono tenuti ugualmente a obbedirgli e riverirlo in virtù di quanto di sacro egli rappresenta rispetto alla tradizione. Tipico esempio di potere tradizionale è il sovrano che regna in base al diritto di sangue, l’appartenenza a una dinastia. Aspetti tradizionali si possono trovare anche oggi, ad esempio nelle grandi dinastie di imprenditori e in tutti quei casi in cui l’eredità o l’appartenenza a gruppi privilegiati giustificano l’esercizio di un potere. Nel potere tradizionale il criterio prevalente per assegnare cariche non la competenza ma il fatto di appartenere a un gruppo privilegiato. Ma proprio questo criterio costituisce la debolezza del potere tradizionale: esso è sempre minacciato dall’insorgere del carisma di qualche capo locale che si ribella alla tradizione o dall’argomento che occorre avere dei capi scelti in base alla competenza non in base alla tradizione. Potere legale o razionale. E così chiamato perché fonda la sua legittimità sulla presunzione che chi comanda eserciti la carica in virtù di una nomina legale, che sia competente, e che i suoi comandi siano conformi a uno ordinamento razionalmente orientato a ottenere determinati scopi. Si presume inoltre che l’ordinamento sia ispirato a criteri astratti e universali, applicabili in modo equo tutti i casi simili. Anche il detentore del potere legale è quindi tenuto a rispettare lo stesso ordinamento impersonale che lui fa rispettare ai suoi sottoposti. Il carattere universalistico del potere legale ne fa una prerogativa degli stati di diritto, dove i soggetti sono cittadini con diritti riconosciuti e non sudditi sottoposti a un capo sciolto dall’obbligo di rispettare le leggi che lui stesso impone.

3 ) superiorità tecnica e ambivalenze della burocrazia L’apparato amministrativo tipico del potere legale è la burocrazia. Weber insiste sulla superiorità tecnica della burocrazia rispetto a qualunque altra forma di gestione amministrativa. Per capire le ragioni bisogna avere chiari due punti. Il primo è la distinzione che due Weber traccia tra razionalità rispetto al valore e razionalità rispetto allo scopo. Il valore è qualcosa di eticamente buono, desiderabile in quanto tale, mentre lo scopo è qualcosa che uno o più individui si prefiggono di raggiungere indipendentemente dal suo valore etico. Weber non sostiene che la burocrazia sia orientata verso dei

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valori, ossia che i suoi scopi siano sempre benefici e desiderabili. Una burocrazia può anche essere usata per scopi di sfruttamento, di oppressione e di morte. Ciò che Weber sostiene è che la burocrazia grazie alla sua intrinseca razionalità e in quanto strumento tecnico superiore a qualsiasi altro tipo di amministrazione fino ad allora comparso nella storia umana. Proprio per questa superiorità, Weber vede la burocratizzazione come una tendenza generale della società moderna. Ma il potere burocratico ha una particolarità. A differenza dei poteri carismatico e tradizionale, esso è acefalo, vale a dire non ha dentro di sé le direttive supreme, di natura politica che guidano le scelte generali di uno paese o di una organizzazione. La burocrazia è sempre un apparato al servizio di un potere politico. Il massimo responsabile di un apparato burocratico è un funzionario che prende le direttive da un capo politico. Tra capo politico e funzionari dell’apparato si instaura un rapporto complesso. Da un lato i funzionari hanno bisogno di direttive politiche per la loro azione, e dall’altro il capo politico ha bisogno dei funzionari per avere informazioni e realizzare il suo programma. Ma attuando i programmi voluti dai politici e i funzionari li interpretano e li adattano: possono attenuarli, ritardarli, persino nascostamente sabotarli se comportano novità che essi reputano contrari ai loro interessi di ceto. Il problema è dunque come evitare degenerazioni burocratiche nel funzionamento dello stato impostando un rapporto corretto tra potere politico e potere burocratico. La tesi di Weber è che le maggiori probabilità di successo nel controllo dell’apparato burocratico si hanno nei paesi in cui sono soddisfatte due con indicazioni: dove esiste libertà di stampa e di denuncia, e dove si è formata una classe politica non dilettante, cioè professionalizzata e quindi dotata di sufficienti conoscenze tecniche e amministrative per controllare la macchina burocratica.

4) la burocrazia tra tipo ideale e varianti storiche Weber delinea uno modello ideale dei principi costitutivi e del funzionamento di una burocrazia moderna intesa tanto come amministrazione pubblica che come impresa privata. 1) fedeltà d’ufficio: è previsto il dovere di obbedienza ai superiori in quanto detentori di un ruolo formale e non in quanto specifiche persone. I superiori possono cambiare, ma il dovere di obbedienza rimane a differenza di quanto avviene nel potere carismatico in quello tradizionale dove la fedeltà è data alla persona e non al ruolo. 2) competenza disciplinata: a ogni dipendente sono affidati compiti specializzati precisi da svolgere secondo norme prestabilite che garantiscono il massimo di formalizzazione e di standardizzazione. 3) gerarchia degli uffici: è previsto un rigido sistema di subordinazione dell’autorità con poteri di direzione e di controllo dei superiori sugli inferiori. La gerarchia è sia una struttura di governo dall’alto al basso che un canale di comunicazione dal basso in alto. 4) preparazione specializzata: lavorare in una burocrazia richiede da un lato un corso di studi predeterminato per acquisire le conoscenze necessarie allo svolgimento dei compiti e dall’altro offre generalmente ai funzionari una posizione di prestigio sociale. 5) concorsi pubblici: per entrare in una burocrazia o per passare a livelli superiori sono previsti dei concorsi per valutare con criteri universalistici merito dei concorrenti. 6) sviluppo di una carriera: si lavora in una burocrazia lungo tutto l’arco della vita attiva, con la possibilità di ricoprire posizioni sempre più alte e più retribuite per motivi di merito e di anzianità. 7) Attività tempo pieno: il lavoro svolto in una burocrazia e una professione svolta in modo continuativo e non può essere una attività secondaria o saltuaria.

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8) segreto d’ufficio: la burocrazia prevede la non divulgazione delle pratiche d’ufficio e la rigida separazione tra vita d’ufficio e vita privata dei funzionari. 9) stipendio monetario fisso, pagato dalla amministrazione per cui si lavora. Nella burocrazia pura non si ricevono compensi economici diretti dai clienti o dagli utenti dell’amministrazione. Costoro pagano l’amministrazione che a sua volta provvede a stipendiare i propri dipendenti. 10) non possesso degli strumenti del proprio lavoro da parte dei dipendenti. Gli strumenti sono dati in dotazione dall’amministrazione e i dipendenti sono tenuti a rendere conto del loro buon uso. I dieci punti descritti delineano un modello ideale di burocrazia che, nella sua forma pura non esiste nella realtà. Il solo scopo del modello e di valutare in che modo e in che misura specifiche burocrazie comparse nella storia romana si avvicinano o si discostano dalla forma pura.

5) la leadership della burocrazia: razionale, carismatica o tradizionale? Il burocrate puro immaginato da Weber è legittimato a dare ordini perché possiede una autorità che gli proviene dal suo ruolo formale e dalla presunzione di chi lavora con lui che egli sia competente, nel doppio significato di dare comandi conformi alla legge e idonei agli scopi perseguiti dall’organizzazione. Il problema è di vedere quali conseguenze in termini di analisi sociologica derivano dal riconoscere che in una organizzazione burocratica si può obbedire anche per ragioni differenti da quelle indicate da Weber. Uno spunto ci proviene da alcune riflessioni del sociologo israeliano Etzioni sul concetto di carisma. Egli osserva che il carisma non nasce solo da del rifiuto di un ordine preesistente, quindi fuori e contro le istituzioni, ma può nascere anche dentro le istituzioni, sull’onda del successo che il capo ottiene nell’opera di rafforzarle e rinnovarle. Egli osserva che il carisma può non riguardare il vertice dell’organizzazione mentre ci possono essere persone inserite a livelli intermedi che possiedono un carisma legato alla loro eccezionale abilità in un dato campo di competenza. Questo avviene tipicamente nelle organizzazioni professionali “ ospedali, scuole e istituti di ricerca”. Il problema nasce quando il professionista carismatico è sostituito oppure quando entra in contrasto con il vertice o altre parti dell’organizzazione. Scoppiano allora dei conflitti interni che possono danneggiare l’intera organizzazione e che richiedono interventi straordinari dall’altro. Infine in una burocrazia ci possono essere anche aspetti tradizionali. Vi è una agire tradizionale quando dirigenti, funzionari o impiegati sono assunti e fanno carriera più in virtù della loro appartenenza a un gruppo sociale che non per i loro meriti effettivi. Vi sono i casi eclatanti in cui il figlio di papà supera spudoratamente un concorso che dovrebbe essere in meritocratico è universalista. Le raccomandate sono una tipica pratica tradizionale.

6) burocrazie professionale o burocrazia meccanica? Gouldner osserva che il principio weberiano di competenza disciplinata si fonda su una tensione che lo rende intrinsecamente instabile. La competenza contrasta con la disciplina. Chi è preposto a un ruolo che richiede alta competenza e responsabilità si comporta con l’autonomia derivante dalla padronanza delle conoscenze professionali necessarie. Ogni intervento esterno, anche di superiori gerarchici, tende a essere visto come un’interferenza che può minacciare quella autonomia. La maggior parte delle burocrazie sono organizzate in modo da distinguere tra lavori di elevata professionalità dove il principio di competenza è istituzionalmente riconosciuto come superiore al principio di disciplina, e lavori di

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scarso contenuto professionale dove il principio di disciplina sovrasta su quello di competenza. La tesi di Gouldner è che occorre passare da modello unico weberiano di burocrazia a un modello dualistico che distingue tra una burocrazia basata sul principio di competenza e un’altra basata sul principio di disciplina. Un altro modo di concettualizzare la differenza tra due burocrazie è quello suggerito da Mintzberg che distingue tra burocrazia professionale e burocrazia meccanica. La prima comprende ruoli che richiedono vasti margini di discrezionalità e di iniziativa personale, la seconda comprende mansioni ripetitive e standardizzate secondo procedure prestabilite. Su tutte e due le burocrazie, sostiene Mintzberg l’organizzazione esercita dei controlli. Mentre però nella burocrazia meccanica il controllo è esercitato sulle modalità di prestazione del lavoro affidato, nella burocrazia professionale il controllo è esercitato sulla formazione iniziale dei funzionari, assunti dopo una verifica delle loro capacità e i sui risultati che essi hanno raggiungono entro un certo periodo di tempo. Un originale criterio per valutare i differenti gradi di professionalità in seno a una organizzazione burocratica è quello escogitato da Jaques. Egli osserva che quanto più un lavoro è ricco di contenuti discrezionali e di professionalità tanto più lungo è il periodo massimo di tempo in cui un dipendente è autorizzato a prendere di sua iniziativa decisioni che riguardano un dato ammontare di risorse appartenenti all’organizzazione. Il modello di Jaques ha il vantaggio di offrire una scala di livelli di professionalità crescente e quindi permette di costruire un quadro più articolato di quello offerto dalla semplice polarizzazione tra burocrazia meccanica e burocrazia professionale. Esso consente anche di precisare che il concetto di burocrazia professionale non si limita alle professioni colte ma comprende tutti i lavori, anche manuali, che richiedono una rilevante discrezionalità e abilità di mestiere nel loro esercizio. Va però osservato che il modello di Jaques richiede oggi una revisione. Entra in crisi il presupposto di Jaques che esista una equivalenza tra responsabilità e autonomia. Sono sempre più diffusi lavori tecnici dove all’aumento di responsabilità corrisponde una diminuzione dell’autonomia, nel senso che l’addetto è tenuto a conoscere e rispettare scrupolosamente tutte le procedure previste per la gestione di una apparecchiatura. Il taylorismo investì le fabbriche nella prima metà del XX secolo si impone come espressione estrema di razionalizzazione burocratica in fabbrica. In base al principio che per ogni problema esiste una sola soluzione ottimale da trovare e perseguire con criteri scientifici, tutto nella fabbrica venne sottoposta a misura, controllo, ordine, programmazione minuziosa, specializzazione delle mansioni a tutti i livelli. Il taylorismo può essere giudicato come la manifestazione estrema di una burocrazia meccanica.Taylor calcolò che era possibile aumentare anche di tre o quattro volte l’efficienza produttiva delle fabbriche se si separava completamente il lavoro tecnico da quello esecutivo e se si standardizzata quest’ultimo prescrivendo in modo meticoloso tempi, movimenti fisici e strumenti da usare. All’operaio non era richiesto di pensare ma soltanto di ubbidire eseguendo mansioni ridotte a pochi gesti da ripetere ossessivamente migliaia di volte al giorno. Allo stesso modo come modello weberiano di burocrazia si introduce la distinzione tra burocrazia professionale burocrazia meccanica così, appare opportuno distinguere tra il taylorismo originario e forme attenuate di taylorismo, fino alla cosiddetto neotaylorismo informatizzato che oggi troviamo in tante produzioni a tecnologia avanzata. In questi anni tuttavia si assiste anche a un altro fenomeno: che mentre nelle fabbriche vi è un diffuso abbandono delle forme estreme di taylorismo, questo conosce una imprevista fioritura nei servizi. Non è soltanto McDonald’s a simboleggiare un rigoroso neotaylorismo nell’ organizzazione del fast food. Si può definire neotayloristico anche il lavoro telefonico nei call center dove decine di

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addetti contattano i possibili utenti seguendo codici comunicativi rigorosamente predeterminati.

7) Gerarchia di ufficio Soprattutto tra gli anni 30 e 50 la scienza del management ha lungamente esaminato e discusso le differenti forme che può assumere una gerarchia. Ci sono gerarchie lunghe, con molti livelli e gerarchie corte, con pochi livelli; gerarchie che prevedono uno scopo scrupoloso controllo dall’alto e gerarchie che lasciano discrezionalità ai sottoposti; gerarchie fondate sulla...


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