Orlando furioso PDF

Title Orlando furioso
Author Carla Boasso
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Cagliari
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Orlando furioso, appunti e “parafrasi”...


Description

Letteratura Italiana Orlando Furioso.

Tra tutte le definizioni che sono state date del Furioso, la migliore è quella di Calvino,che definisce il poema come un’opera che si rifiuta di cominciare e si rifiuta di finire. Si rifiuta di cominciare perché è in un certo senso il continuo di un'altra opera, l’Orlando innamorato di Boiardo, altro poema cavalleresco di un paio di generazioni prima. Poem ache ha un grande successo e una grande quantità di continuatori, visto che rimane incompiuto per due ordini di motivi: Nel 1494 l'autore interrompe la scrittura dell’opera a causa degli avvenimenti storici, in particolare l’inizio della guerra in Italia, il fatto che Carlo VIII scenda con le sue truppe in Italia, rompendo l'equilibrio che aveva visto Lorenzo il magnifico come uno dei suoi principali artefici. Lorenzo è morto p, finisce l'epoca delle diatribe tra I comuni italiani perché la penisola diventa terra di conquista in cui le maggiori potenze europee tendono ad esercitare la propria egemonia: Francia e Spagna in testa. A causa dell’incalzante procedere degli avvenimenti storici Boiardo interrompe una stesura che poi non riprenderà più a causa della sua morte. Una grande quantità di autori si cimentano nell’impresa di interrompere il finale, Ariosto, una ventina d'anni dopo ci da la prosecuzione, sebbene la sua opera si metta in assoluta autonomia rispetto all’opera di partenza, tanto che il nome di Boiardo, all'interno del Furioso non viene mai evocato. Ariosto e Boiardo operarono entrambi a Ferrara, presso la corte degli Estensi, in un ambiente in cui si apprezzava particolarmente la letteratura francese come I romanzoni arturiani così come les chansons des gestes, I cantari, tutta la tradizione cavalleresca che aveva avuto in Boiardo il suo più nostalgico cantore. L'atteggiamento di Boiardo e Ariosto è completamente diverso sotto questo aspetto. Il modo in cui Boiardo si pone rispetto alla materia, all’argomento e al mondo cavalleresco è un atteggiamento nostalgico. Lo stesso non si può dire di Ariosto che ha un atteggiamento decisamente disincantato rispetto alla materia cavalleresca, canta di un mondo che sa perfettamente essere in tutto e per tutto tramontato. Ci sono alcuni riferimenti, nel furioso, all’archibugio, che segna un passaggio tecnologico significativo, perché sempre meno, storicamente parlando, assisteremo a duelli spada contro spada, ma sempre di più all’uso delle armi da fuoco. Tra l'altro nel caso dell’Orlando Furioso stiamo ovviamente parlando di materia epica, ma non è un’epica frutto di una sorta di emergere dei valori, della cultura, degli ideali di un popolo, come era in passato per l'epica, ma è un poema epico interamente progettato e costruito a tavolino, in relazione con una struttura di potere, che è la corte degli Estensi a Ferrara, e non è un caso che il dedicatario dell’opera fosse Ippolito d’Este, presso il quale Ariosto lavorava. Il poema si rifiuta di cominciare perché il poema del Boiardo finiva con Angelica in fuga e all'interno del Furioso Angelica continua la sua fuga, ma è allo stesso modo un poema che si rifiuta di finire perché Ariosto continua a metterci mano. Abbiamo infatti tre edizioni dell’Opera: 16, 21,32… La trentadue è l'ultima ma semplicemente perché di lì a poco Ariosto muore, perché fosse stato vivo avrebbe continuato a metterci mano. Tra l'altro nell’ultima edizione del 32 Ariosto aggiunge 6 Canti, rispetto alle versioni precedenti per un totaled i 46 Canti e aggiunge quei Canti dentro il poema, finendo per allargarlo, dilatarlo al suo stesso interno. C’è poi la questione ulteriore che è quella dei cinque Canti che dovevano costituire il finale del poema e che fanno riferimento alla sorted i Ruggero dopo il matrimonio di Bradamante. Ruggero andrà in contro alla morte. Quei cinque Canti sono di tono più amaro, più pessimistico e siccome stridono con il resto di un'opera che è costruita all’insegna del diletto, in cui prevale il tono comico, quei cinque Canti finali avrebbero spostato l’equilibrio dell’opera, per cui Ariosto alla fine decide di non inserirli. Essi verranno pubblicati postumi. L'edizione da noi studiata è quella del 32 con 46 Canti. Dice poi Calvino che il Furioso è un poema di un movimento continuo, è il poema del movimento, movimento che nasce dal desiderio. ( Etimologicamente il desiderio fa riferimento a una distanza dall’oggetto del desiderio. Tutti I personaggi del Furioso sono in continuo movimento per cercare di colmare la distanza rispetto all'oggetto desiderato. Non è detto che la distanza venga colmata e molto spesso quando entrano in possesso dell’oggetto desiderato, oggetto non a caso. Tutti sanno che Orlando è

innamorato di Angelica e la insegue per tutto il poema, ma spesso e volentieri I cavalieri implicati nella vicenda del Furioso inseguono non una donna o un uomo, ma un oggetto, un’arma, un animale. È come se potessimo parlare del Poema come un grande campo di forza all’interno del quale si aprono costantemente altri camp idi forza, le cui linee vanno in ogni direzione. Se contempliamo lo spazio e il tempo del Furioso ci renderemo conto che l'autore tende a dilatarli enormemente. Ariosto se ne frega dell’unità aristotelica di spazio, tempo e azione, se si fosse rispettata L'Unità aristotelica, avremmo avuto un poem ache deve tendenzialmente tendere all’unità di azione, con un evento principale attorno a cui ruota tutta la vicenda, all’unità di spazio, nel senso che l'opera si sarebbe dovuta ambientare in uno spazio circoscritto, e all' unità di tempo, nel senso che il poema sarebbe dovuto durare per una quantità di tempo limitata. Mezzo secolo dopo Ariosto, il Tasso, autore di un altro poema cavalleresco, la Gerusalemme liberata, probabilmente tende a rispettare molto di più le unità aristoteliche: abbiamo un’azione principale ben delineata, un luogo centrale che è Gerusalemme, e una quantità di tempo relativamente circoscritta, anche se poi I personaggi deviano rispetto alla centralità di Gerusalemme, vivendo delle avventure anche al di fuori della Terra Santa. In Ariosto c'è una vera e propria polverizzazione dell’azione, c'è una varietà di vicende, di situazioni incredibile. Non è un caso che per il Furioso si parli di un romanzo cavalleresco, perché per quantità di personaggi e vicende è un’epica che ricorda la materia romanzesca e gli intrecci romanzeschi. Ovviamente tra Ariosto e Tasso cosa succede? La controriforma che produce un pesantissimo clima culturale, per cui le opere stesse sono oggetto di censura e controllo. Ariosto a differenza del Tasso si muove con una notevole libertà espressiva e compositiva: per esempio lo scontro tra cristiani e saraceni c'è anche nella Gerusalemme liberata, è uno dei filoni principali della narrazione del Furioso ( Carlo Magno che deve difendersi dall’attacco delle truppe saracene guidate da Agramante.), nel caso del Tasso lo scontro tra cristiani e musulmani è ancora una guerra di religione a tutti gli effetti, è uno scontro ideologico. Nel caso dell’Ariosto I personaggi cristiani, rispetto ai mori, dice Calvino: È come se fossero le pedine di diverso colore sul ripiano di una scacchiera, bianchi e neri, nel senso che non c’è una differenza di valore. I cavalieri cristiani, esattamente come quelli saraceni, rispondono alle stesse regole di cavalleria e cortesia. Poi ovviamente Ariosto patteggia per il campo cristiano, ovviamente alla fine I cristiani devono vincere, ma non c’è differenza etica tra le due fazioni in lotta. Il fatto che Ariosto non rispetti le unità di spazio implica che si ha una geografia estremamente varia, esplosiva, perché a partire da Parigi, sede della corte di Carlo Magno, se seguiamo le linee tracciate da ogni singolo personaggio, ci renderemo conto che essi viaggiano per mezzo mondo: L’Africa, L’Estremo Oriente, tutta l’Europa. C’è ovviamente l'eco delle grandi scoperte geografiche, infatti non sono passati troppi anni dalla scoperta dell’America da parted i Colombo nel 1492. La dilatazione dello spazio comporta ovviamente una estenuante dilatazione del tempo, perché una delle tecniche principali a cui ricorre Ariosto è la divagazione, la diversione, nel senso che I personaggi sono implicati in vicende sempre più complicate e che vengano condotti dall’autore, molto spesso, sempre più lontani dall’oggetto del loro desiderio. Ma è sopratutto la geografia ad essere interesssnte, perché se volessimo recuperata tutta la vicenda del Furioso in una mappa geografica, essa dovrebbe essere necessariamente una mappa tridimensionale, se non altro per il fatto che accanto alle divagazione per mezzo mondo, ad un certo punto Astolfo finisce per arrivare al cielo della Luna. L’esplorazione non si limita semplicemente alla mappa di un mondo conosciuto, ma tende alla verticalità, perché Astolfo approda fino al cielo della Luna. Dice ancora Calvino che il furioso è un poema assolutamente policentrico in cui prevalgono le forze centrifughe rispetto a quelle centripete, anche se è in ogni caso possibile individuare due centri di gravità, tra loro speculari: la storia e l'assoluta finzione. Uno dei due centri di gravità è Parigi, sede della corte di Carlo, che ad un certo punto è assediata dai Saracen idi Agramante. Quando Parigi e la cristianità corrono il rischio maggiore, nel campo Cristiano sono spariti tutti I protagonisti principali: Carlo Magno ai ritrova solo, questo perché I vari paladini, Orlando in testa, sono impegnati in tutt'altra faccenda e piuttosto che difendere la cristianità e il loro signora, stanno inseguendo l'oggetto del loro desiderio, che per Orlando è Angelica, la cui ricerca porta l'eroe a perdere il senno. I protagonisti spesso e volentieri si sottaggono al centro di gravità. C’è un altro interessante centro di gravità, che funziona come una sorta di buco nero, che

è il palazzo di Atlante: Il palazzo di Atlante, è , come dice il nome, edificato dal Mago Atlante,uno dei protagonisti del poema. Egli aveva già edificato un castello di acciaio sulle pendici dei Pirenei. Il palazzo di Atlante sorge in prossimità delle rive della manica, Atlante lo edifica ( tra virgolette perché si tratta di uno straordinario meccanismo illusorio, frutto dell’immaginazione dell’uomo, frutto di un incantesimo perché la magia gioca un ruolo fondamentale dentro il poema. Perché lo costruisce? Lo costruisce per impedire che si compia il destino di Ruggiero, che è uno dei protagonisti. Ruggiero è il campione della parte saracena, ed è innamorato di Bradamante,una combattente del campo cristiano. Il loro amore è difficile, complicato a causa della differenza di religione, ma I due si amano e ovviamente alla fine riusciranno a stare assieme. Il problema è che su Ruggiero pesa una sorta di maledizione secondo la quale Ruggiero sarebbe morto dopo aver sposato la donna. Siccome al Mago Atlante sta particolarmente a cuore il destino di Ruggiero, il mago cerca in tutti I modi di impedire che il destino di Ruggiero si compia e cioè che sposi Bradamante, per cui si innesca tutta una serie di meccanismi per ritardare il compiersi del destino di Ruggiero, tra questi il più noto è il palazzo di Atlante. Come funzione? Perché funziona come fosse un buco nero? Tende ad attrarre tutti I cavalieri che passano dalle sue parti. Tutti sono attratti dal palazzo perché tutti quanti pensano che il palazzo contenga l'oggetto del loro desiderio. Esempio: Orlando passa per il Palazzo e gli sembra ( gli sembra perché il castello è solo un’illusione frutto della magia) che Angelica venga rapita da un energumeno e trascinata dentro il palazzo. Ovviamente Orlando si fionda subito dentro il palazzo e inizia a rovistare ovunque: scale, androni, stanze ( il palazzo di Atlante è costruito come un vero e proprio labirinto. Tutti I cavalieri che passano di là hanno la sensazione che il Palazzo abbia inghiottito l'oggetto del loro desiderio. Ovviamente il palazzo è di conseguenza pieno di cercatori e completamente vuoto degli oggetti che I cercatori stanno cercando. Quando esausti, dopo aver affrontato a lungo la loro ricerca, pensano di abbandonare il palazzo, convinti ormai che ciò che cercavano debba averlo abbandonato,sentono una voce che gli richiama. Quando Orlando è convinto che Angelica non sia più nel palazzo e fa per andarsene, sente una voce ( quella di Angelica) che lo richiama un'altra volta e di nuovo Orlando inizia a cercare. È ovviamente un meccanismo assolutamente illusorio e ingannevole perché è stato edificato ad Hoc dal mago. Parigi e il Palazzo sono dunque I centri di gravità della storia. Parigi il centro a attorno a cui ruota la storia, il palazzo il luogo che pur frutto della finizione è anche luogo delle meraviglie. Astolfo è colui che vanifica l'incantesimo distruggendo il palazzo di Atlante. Astolfo fra tutti I personaggi del Furioso è colui che incarna lo spirito d’avventura e la leggerezza, non è un caso che sia lui che riesca ad arrivare al cielo della Luna. Astolfo riesce nelle sue imprese perché spesso ha a su disposizione una serie di strumenti magici, per esempio l’ippogrifo (Ippogrifo è dal punto di vista letterario una creazione di Ariosto anche se Ariosto prende spunto da tutta una tradizione, a partire da Virgilio. È un animale fantastico che deriverebbe dall’incrocio tra un grifone e un cavallo, anche se in realtà il grifone è esso stesso un animale fantastico che deriverebbe dall’incrocio tra Un aquila e un leone. L’ippogrifo è dunque una doppia combinazione di elementi reali e fantastici con corpo di cavallo, ali da uccello e testa d’aquila. Ed è un animale bizzarro anche perché Virgilio parlava di una sorta di astio tra il cavallo e il grifone. Quindi riuscire a far incrociare cavallo e grifone considerando che non si sopportavano, non era cosa facile, ragione per cui l'ippogrifo è un animale particolarmente raro tra gli animali fantastici.) e il corno con cui riesce a mandare fuori rotta I suoi nemici, ma specialmente ha uno strumento straordinario che è il libro di Astolfo, che contiene la soluzione a tutti gli incantesimi del mondo. In un'opera come il furioso che è il trionfo della magia, il libro che contiene la soluzione a tutti gli incantesimi dovrebbe essere un'enciclopedia, è un libro magico potenzialmente infinito ed è in quel libro che Astolfo che trova la soluzione per dissolvere il palazzo di Atlante. Basta spostare un masso in corrispondenza dell’entrata e il palazzo illusorio sparisce. Tranne ovviamente suscitare tutta l’ira dei cercatori che vedono disfarsi l'incantesimo di cui erano prigionieri. Il palazzo di Atlante, oltre per la funzione narratologica che occupa all'interno dell’opera è importantissimo per due ordini di motivi: Il Mago Atlante è come se fosse il doppio di Ariosto, perché manipola I personaggi tenendoli prigionieri dentro il palazzo esattamente come fa l'autore che muove le fila dei personaggi all’interno del poema. Ad Ariosto fa comodo il palazzo, perché quando la trama delle vicende

che si intrecciano tra loro diventa troppo complicata e ha bisogno di far sparire un personaggio per continuare un altra storia, ecco che quel personaggio lo fa inghiottire dal palazzo di Atlante. Ma sopratutto è interessante perché è una metafora della nostra esistenza, perché ciò che sta particolarmente a cuore ad Ariosto è la vita dell'uomo nella sua straordinaria varietà. La vita è bella perche è varia, ma il desiderio tende ad essere ossessivo, tende a battere sempre nello stesso luogo. Calvino: il palazzo di Atlante attraverso l'intervento di Astolfo smette di esistere fuori di noi, ma continua ad esistere nella nostra mente, perché ognuno di noi continua ad inseguire costantemente I propri fantasmi. L'essenziale è il muoversi verso ciò. che ci attrae, verso il desiderio. La conquista e il possesso risultano sempre essere effimeri, se non addirittura qualcosa che è fantasmatico. Questa è la lezione che potremmo trarre dalla narrazione del Furioso nel suo complesso e dalla presenza del palazzo in modo particolare.

Prime ottave con cui si apre il poema. È un opera che come tutti I poemi epici è composto da ottave, cioè 8 versi tutti endecasillabi con una struttura ritmica che è tipica: I primi sei versi hanno rima alternata, la chiusura in rima baciata. L'ottava è uno strumento adatto all'epica perché si presta molto bene per portare avanti la narrazione. Ariosto la usa con grande maestria, si muove a suo agio dentro l'ottava,usando un'ottima strategia espressiva e stilistica: nei primi sei versi, molto spesso, abbiamo un discorso di tono sostenuto, a volte anche un argomento sostenuto, nella rima baciata invece avremmo un capovolgimento con un tono che si abbassa e diventa colloquiale. Nei primi versi Ariosto ci dice quelli che saranno gli argomenti del poema, in struttura di chiasmo. ( donne amori cavalieri armi) In questo poema si parla di cavalieri e si parla di amori, il che significa che abbiamo la contaminazione delle due materie cavalleresche: quella carolingia e quella bretone, come avviene già in Boiardo. Abbiamo da un lato I personaggi principali, ripresi dal ciclo Carolingio( Carlo Magno, Orlando, Rinaldo, tutti paladini della corte di Carlo magno che appartengono alla materia carolingia) ma normalmente I personaggi erano sempre implicati in fatti d’arme, nel senso che prestavano al loro signore, alla fede e deviavano assai poco da quelli che erano I generali compiti che avevano. Invece già Boiardo prima, ma più Ariosto dopo, fanno si che questi cavalieri siano implicati in faccende d’amore, che combattano molto più spesso per amore, piuttosto che per ragioni di fede, che è la materia bretone, il ciclo Arturiano, come sappiamo dal Canto V quando Paolo e Francesca si innamorano mentre leggono un romanzone che racconta la storia d'amore tra Ginevra e Lancillotto. Boiardo prima e Ariosto dopo contaminano i due cicli. Nella prima strofa vengono invocati quelli che sono I due capi delle due opposte fazioni Carlo, imperatore del Sacro Romano impero da una parte, Agramante, Re dei Mori dall’altra, che voleva vendicare la morte di Troiano che era il padre, morto durante un combattimento control e truppe di Carlo. È questo è uno dei filoni: la guerra tra cristiani e saraceni.

Quando Ariosto dice : dirò di Orlando cosec he non sono mai state dette né in prosa, né in rima, sembra di sentire una sorta di eco Dantesco: Dante che dice di Beatrice, nella vita nova: riprenderò a scrivere di lei quando potrò scrivere cose che non sono mai state dette di nessuna donna. Ovviamente c'è un eco Dantesco anche nel primo verso assoluto : le donne, I cavalieri, le armi,gli amore. Il riferimento è sempre al canto di Paolo e Francesca. Tutto il furioso è fitto di citazioni a volte totalmente manipolate. Il successo del Furioso è dovuto al fatto che Ariosto riesca a fondere meglio di chiunque altro tutta la narrativa medievale a partire dalla chansons des gestes e I romanzoni francesi, con la letteratura classica, con l'amore che aveva l'uomo umanista prima e rinascimentale poi, per la cultura classica. Riesce a ottenere una fusione perfetta tra grandi filoni della narrativa medievale e I classici: Virgilio, Catullo, Ovidio, Orazio, Stazio. In questa fusione Ariosto però mostra Una straordinaria originalità, per cui il principio umanistico dell’imitatio diventa per Ariosto una vera e propria fucina di creatività, nel senso che lui manipola e rielabora ogni cosa. Ariosto

cita e tradisce la sua fonte d’Ispirazione, per cui in diversi versi si può riconoscere una fonte, che però è del tutto travisata.

Il titolo di un'opera crea sempre un orizzonte di attesa, perché a partire dal titolo ci si immagina sempre un qualcosa. Se in un poema epico viene evocato il nome di Orlando, ci si apretta tutta una serie di cose perché Orlando era il più famoso, prodo e fedele cavaliere di Carlo Magno. Orlando serve il signore e combatte per la fede. Questo è l'orizzonte che la prima parola del titolo, Orlando, potrebbe creare. Se ci metti accanto la parola Innamorato si crea un enorme cortocircuito, perché Orlando, cavaliere integerrimo diventa ad un certo punto protagonista di una storia d'amore. Peggio che main el Furioso, Orlando non è più solo innamorato, bensì Furioso a causa d'amore. Perché Orlando impazzisce? Perde il sennò quando da tutta una serie di indizi e segnali capisce che Angelica, principessa del Catai, è fuggita verso le sue terre con un ...


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