Paolo Chiesa- Elementi di Critica Testuale PDF

Title Paolo Chiesa- Elementi di Critica Testuale
Author Maria Parisi
Course Filologia Romanza
Institution Università degli Studi di Messina
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Summary

Riassunto dettagliato capitolo per capitolo. (1-5)
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Description

PAOLO CHIESA- ELEMENTI DI CRITICA TESTUALE CAP. 1 LA CRITICA TESTUALE a) IL PROBLEMA DELL’AUTENTICITA’ DEL TESTO La critica testuale è la disciplina che attraverso apposite tecniche indaga sull’evoluzione e sulla genesi di un’opera letteraria, individuando le sue varie forme, in particolare la forma originaria e studiandone le trasformazioni nel tempo. Il suo obiettivo è quello di consentire la pubblicazione di un testo affidabile. Sinonimo di critica testuale è il termine ecdotica, che sottolinea maggiormente gli aspetti editoriali e di presentazione del testo. Anche in un’età come la nostra, quella della stampa, il testo non è sempre identico. L’esistenza di differenze fra un testo e un altro con lo stesso titolo era normale e inevitabile prima dell’invenzione della stampa. Fino a quel momento, ogni copia che veniva scritta a mano era diversa dall’altra. La differenza riguardava gli elementi esteriori ma anche il testo, perchè era inevitabile che il copista introducesse qualche modifica, volontaria o no. = Ogni copia si trovava ad essere diversa dal suo modello, e col susseguirsi delle copiature le modifiche aumentavano, e il testo poteva diventare anche molto distante dall’originale. TECNICHE D’INDAGINE  Quindi per ritrovare la forma originale di un’opera occorre esaminare i documenti esistenti, chiamati testimoni, valutarli se necessario restaurarli. Si dovranno registrare le forme presenti nei testimoni (lezioni), confrontare le differenze (varianti) fra un testimone e l’altro e scegliere le varianti che hanno maggiore probabilità di essere originarie.  Con l’introduzione della stampa in Europa nel XV secolo, le copie di un opera appartenenti alla stessa tiratura sono identiche sia nell’aspetto esteriore che per il testo contenuto. Ma non è sempre così, a volte le matrici venivano modificate nel corso della stampa, per ragioni accidentali o volontarie. Ma, in linea di massima: - Per le opere prodotte prima della stampa vale il principio di difformità. - Per quelle prodotte dopo vale il principio di uniformità. Per le opere prodotte dopo l’invenzione della stampa possiamo avere maggiore sicurezza su quale fosse il loro originale, a condizione che l’edizione sia stata curata dall’autore stesso.  E’ necessaria un’indagine critica per opere di cui possediamo solo manuscritti o per le edizioni postume, nel caso in cui l’opera non è stata licenziata dall’autore può contenere errori di trascrizione o modifiche da parte del curatore.  Spesso richiedono un esame critico anche le opere che si sono conservate in forma “autoriale”: l’originale può essere di difficile lettura.  Se l’opera è incompiuta, i problemi sono maggiori: essendo incoerente, è compito dell’editore proporre delle soluzioni rispettose dei documenti.  Anche le edizioni a stampa uscite sotto la supervisione dell’autore possono essere viziate da errori tipogradiche o da modifiche della casa editrice o della censura. Il testo di un opera non è un dato immobile ma un processo. La critica testuale si occupa di esaminare i documenti che possediamo, di compredere i rapporti e quali siano utili a ricostruire l’originale, se non conservato.

b) L’EDIZIONE CRITICA La conclusione di uno studio di critica testuale è la realizzazione di un’edizione critica, utilizzata dal lettore come testo ufficiale e affidabile. Essa può consistere nella riproduzione dell’originale (se conservato), in un’ipotesi di ricostruzione dell’originale (se perduto) o in un edizione comparativa di testi diversi. E’ in genere rivolta agli studiosi ed è il presupposto per tutte le edizioni di maggiore circolazione. c) LA CRITICA TESTUALE E LE ALTRE DISCIPLINE La critica testuale è uno dei campi di studio più tipici della filologia. La filologia mira a un’esatta comprensione dei testi letterari prodotti in una determinata epoca e cultura e la critica testuale è il primo passo per la corretta forma dei testi. Esistono varie filologie che hanno per oggetto lo studio delle lingua della letteratura,della cultura di popoli diversi, sempre collegate all’analisi o alla ricostrizione dei documenti scritti. La critica testuale si serve di altre discipline, come la paleogradia, la papirologia, la codicologia, della storia dl libro e della stampa e delle bilblioteche (discipline preleminari). d) LA FORMAZIONE DEL METODO FILOLOGICO Al sorgere dell’età umanistica (300-400), data l’importanza che assunsero i classici, per gli studiosi divenne fondamentale il recupero della loro esattezza. Essi praticarono il confronto fra diverse copie: si partiva da un manoscritto ritenuto superiore, che poi veniva corretto con l’aiuto di altri codici (emendatio ope codicum) o secondo congetture dell’erudito (emendatio ope igenii). L’invenzione della stampa produsse effetti contrastanti su questo processo. Da un lato favorì la diffusione della cultura ma dall’altro rallentò lo studio critico dei testi precedenti: quando un’opera antica veniva per la prima volta stampata, tendeva ad assumere un’autorevolezza del tutto indipendente della qualità del testo che riportava. Quindi quell’edizione tendeva a diventare il testo canonico dell’autore. Per tutta l’età moderna, gli studiosi utilizzavano il metodo di edizione del codex optimus (il migliore) o spesso adottavano criteri di tipo maggioritario. Ma questi metodi presentavano il limite di essere soggettivi. Fra il 700 la metà dell’800, alcuni filologi si resero conto che il problema centrale era quello di capire quale fosse il valore e l’affidabilità dei testimoni. Il metodo scientifico per fare ciò è il metodo stemmatico o metodo Lachmann, dal nome del tedesco Karl Lachmann, che contibuì alla sua elaborazione. Il nome è però improprio, essendosi il metodo formato grazie a numerosi filologi. E’ un metodo per la ricostruzione testuale, da utilizzare in parallelo con altri metodi complementari.

CAP.2 L’ORIGINALE NON CONSERVATO- FILOLOGIA DI COPIA e) TRADIZIONE E TRASMISSIONE Per tradizione di un’opera s’intende il complesso dei documenti che riportano un determinato testo o una parte. Può essere diretta, di cui fanno parte tutti i manoscritti conosciuti e le edizioni di stampa precedenti alle prime edizioni critiche, oppure può essere indiretta, da cui fanno parte i rifacimenti, i riassunti, le traduzioni, le imitazioni. Entrambe le tradizioni contribuiscono alla ricostruzione dell’originale. Analogo al concetto di tradizione è trasmissione, con l quale s’intende il processo attraverso il quale quell’opera è giunta fino a noi. Nel corso della storia, numerosi esemplari di una determinata opera andarono perduti. Le opere della letteratura andarono soggette a una selezione alla quale consorsero vari fattori come i programmi scolastici, le nuove convinzioni ideologiche e i mutati gusti letterari imposti con il cristianesimo, la sostituzione del rotolo di papiro con il codice di pergamena, che era più resistente ma più costoso e quindi i testi meno utili venivano abbandonati. In epoche di ristrettezze economiche, molti testi di scarso interesse vennero cancellati per rendere nuovamente riutilizzabile la pergamena su cui essi erano trascritti. I manuscritti riutilizzati, chiamati palinsesti, forniscono una testimonianza diretta, poichè alcune scritture inferiori sono leggibili. La trasmissione di un testo è un processo che si svolge nel tempo che è una variabile importante. L’edizione critica riporta indietro la storia. Le edizioni a stampa prodotte dal 400 al 700 rientrano nelle tappe della trasmissione dell’opera, rallentando il processo perchè fornisce un testo giudicato autorevole. Oltre che in forma scritta, un testo può essere trasmesso in forma orale. Per tutta l’antichità e la maggior parte del Medioevo, il testo scritto serviva come base per gli scrittori e il pubblico che imparavano a memoria le opere dei loro predecessori, e in moti casi a memeria li citavano. f)

STORIA DELLA TRADIZIONE E CRITICA DEL TESTO Non si può fare critica del testo senza conoscere la storia della tradizione. All’originale si giunge percorrendo a ritroso il corso della storia, individuando e cancellando le modifiche che sono state introdotte e ripristinando il testo di partenza. Il testo di un’opera prodotto da un copista è frutto di un’intersezione fra il sistema linguistico e ideologico dell’autore e quello del copista, è chiamato diasistema > compito dell’editore critico è quello di isolare i due sistemi, ma per individuarli è necessario conoscere la storia del testo, la mentalità e la cultura dei copisti. Lo studio della trasmissione di un’opera, oltre che favorire la ricostruzione dell’originale, ricostruisce la storia della cultura.

g) LA RICOGNIZIONE DEL TESTO Ogni studio critico è preceduto da una ricognizione, cioè una un’ampia ricerca e analisi, dei testimoni dell’opera. Questa operazione si svolge nella forma di ricerca bibliografica. E’ importante censire tutti i manuscritti esistenti e le prime edizioni a stampa. h) LA COLLAZIONE Consiste nel confronto di ciascun testimone con gli altri, al fine di rilevarne le differenze. Viene effettuato prendendo come modello un testo-base (esemplare di collazione) e gli altri testimoni vengono confrontati con esso.

L’esemplare di collazione può essere costituito da: - Edizione critica precedente ma contaminato da congetture dell’Editore precedente. - Editio princeps anche se il manoscritto di base era scelto modo casuale - Manoscritto, preferibilmente il più antico i)

IL METODO LACHMANN In uso dall’800 per la ricostruzione dei testi, il metodo Lachmann è anche detto metodo stemmatico. L’obiettivo è quello di ridurre la scelta soggettiva dell’editore nella ricostruzione del testo. Il principio chiave è che il valore di una lezione di un testimone dipende dal valore del testimone che lo riporta. Quindi sarà il valore del testimone e non l’opinione dell’autore a dichiarare l’originarietà di una lezione. Secondo questo metodo, la critica testuale viene divisa in 2 fasi : - La recensio, che ha come obiettivo la valutazione dei testimoni - La costitutio texus, consente nel formulare un’ipotesi di testo conforme a ciò che doveva essere l’originale sulla base della recensio. Essa è divisa in selectio ed emendatio.

j)

LA RECENSIO > procede alla ricostruzione fra i rapporti tra i testimoni dell’opera, che vengono rappresentati in una figura schematica, chiamata stemma codicum, ossia albero genealogico di manuscritti. Il metodo più efficace per la ricostruzione dello stemma è chiamato degli errori-guida o dei leifehler. Esso si basa sul fatto che la parentela fra due o più testimoni è indicata dalla coincidenza in lezioni erronee. Non è detto però che le modifiche introdotte dal copista siano errori inconsapevoli, spesso queste modifiche saranno volontarie. La modifica non è affatto un errore dal punto di vista di chi l’ha introdotto volontariamente ma è un’innovazione. La ricostruzione dello stemma avviene in questo modo : - Si reperiscono i testimoni di una data opera, si effettua la collazione, cioè il confronto per evidenziare le reciproche varianti. - Per una parte di queste varianti sarà possibile capire quale sia la forma originaria e quale sia l’innovazione ; mentre per un’altra parte sarà impossibile distinguerle. Queste lezioni sulle quali non è possibile formulare un giudizio vengono chiamate varianti adiafore, indifferenti. - Si tengono in considerazione le varianti che sono innovazioni - I testimoni che presentano le stesse innovazioni vengono raggruppati in una stessa famiglia, cioè in un ramo dello stemma. Per la ricostruzione di uno stemma, l’innovazione deve essere monogenetica. Le innovazioni saranno chiamate errori congiuntivi, in quanto i testimoni che presentano l’innovazione derivano dall’unico testimone in cui essa è stata introdotta. Mentre i testimoni che non presentano l’innovazione non appartengono alla famiglia di coloro che la presentano e quindi le innovazioni vengono chiamate errori separativi. Paul Maas, al quale si dà il merito di aver studiato gli errori-guida, rileva che mentre la maggior parte degli errori congiuntivi non hanno efficacia seprativa, la maggior parte degli errori separativi ha anche efficacia congiuntiva. Quando un testimone x viene utilizzato come esemplare per ricavarne una copia y, si dice che esso è antigrafo di y, al contrario, si dice che y è apografo di x.

IL PROCEDIMENTO DI COPIATURA è stato analizzato, sul piano storico e quello psicologico. Sul piano storico, sono state studiate le condizioni di lavoro degli scriptoria medievali, in cui la copiatura poteva essere eseguita sotto dettatura e quindi un certo numero di errori erano dovuti alla cattiva comprensione dei suoni da parte dell’ascoltatore. Oppure poteva essere un’operazione silenziosa e il copista procedeva ad una sorta di lettura interiore del testo. Sul piano psicologico, è stato studiato il modo in cui lo scriba interiorizzava il testo da copiare e i casi nei quali era più facile incorrere ad errori. LA TIPOLOGIA DELLE INNOVAZIONI: Possiamo dividerle in 3 grandi categorie: -

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Innovazioni involontarie e inconsapevoli possono consistere in fraintendimenti di una parte del testo con una sostituzione di una forma erronea con quella esatta, oppure nell’omissione di una parte del testo, oppure nella ripetizione di una parte del testo, oppure nella trasposizione di 2 parti del testo. Innovazioni volontarie (o interpolazioni), difficili da trovare, sono prodotte da copisti che consapevolmente hanno modificato il testo dell’antigrafo, producendo un apografo, dal loro punto di vista superiore. Il copista può incorrere alla riduzione, di parti del testo che considera meno importanti, inutili o dannose; oppure all’amplificazione, che consiste nell’aggiunta al testo preesistente; o alla rielaborazione stilistica, che si ha quando un copista sostituisce una parte del testo con un’altra di stesso significato, ma di forma diversa; c’è anche l’ipercorrettismo , cioè quando un copista modifica una forma dell’antigrafo che crede scorretta, ma che in realtà non lo è; infine cè anche la sostituzione di contenuto, che si ha quando un copista modifica volontariamente la materia presente in una parte del testo con un’altra. Innovazioni forzose sono quelle che il copista non ha potuto evitare, perchè rese obbligatorie da guasti materiali nell’antigrafo. Sono irreversibili e facilmente riconoscibili.

UTILIZZO DELLO STEMMA: -

ELIMINATIO CODICUM DESCRIPTORUM> è l’operazione secondo la quale alcuni testimoni risultino privi di utilità in quanto derivano da altri testimoni esistenti e quindi perdono valore. ELIMINATIO LECTIONUM SINGULARIUM > è l’operazione che permette di eliminare le lezioni che data la posizione nei piani bassi dello stemma, sono riconoscibili come innovazioni e quindi non possono essere originarie.

L’ARCHETIPO: è la copia non conservata di un manoscritto (l’originale) alla quale risale tutta la tradizione. Schema :

k) LA CONSTITUTIO TEXTUS Elaborato lo stemma codicum, si passerà alla ricostruzione del testo originario (constitutio texus). E’ vero che la costituzione dello stemma permette di semplificare le scelte dell’editore, ma non sempre diventano automatiche e l’editore dovrà compiere l’operazione di selectio, introdotta da Maas, ossia la scelta fra due o più lezioni alternative per giudicare quale sia quella che corrisponde alla forma dell’archetipo o dell’originale. Se lo stemma è bipartito, sarà l’editore a stabilire quale di esse può essere l’originale, e quale invece l’innovazione. Nel caso in cui una lezione sia migliore dell’altra, la scelta ricade sulla migliore. Ma di fronte a due lezioni, entrambre accettabili, la scelta sarà difficile e occorrerà adottare criteri precisi*. E invece la ricostruzione dello stemma configura una tradizione multipartita, la selectio risulta meccanica e si potrà applicare il criterio della maggioranza numerica.

*CRITERI per la scelta tra 2 lezioni accettabili: -

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LECTIO DIFFICILIOR: Viene considerata più originaria la lezione che per ragioni linguistiche, stilistiche o di contenuto, appare più difficile ed elaborata (difficilior) rispetto all’altra. Il motivo di questa preferenza è il fatto che il passaggio da una lezione più complessa a una più semplice (banalizzazione) è considerato un procedimento normale nella trasmissione di un testo, mentre una trasformazione in una forma più difficile non è facile da spiegare. Il criterio di scelta si basa su un principio di economia e suppone una costante banalizzazione nel corso della sua trasmissione. Infatti è improbabile che un copista, per quanto colto, intervenga rendendo più elevato o complesso un testo tramandato che è chiaro e accettabile. In corrispondenza di una lectio difficilior nell’antigafo, si può parlare di diffrazione quando nelle copie da esso derivate si hanno lectiones faciliares dovute a banalizzazioni di copisti. Quando almeno una delle copie conserva la lectio difficilior dell’antigrafo, si parla di diffrazione in presenza; quando invece nessuna delle copie riporta la lectio difficilior dell’antigrafo si parla di diffrazione in assenza (concetto di Contini). USUS SCRIBENDI: consiste nello scegliere tra le due lezioni quella che meglio rispecchia le abitudini stilistiche dell’autore. Maggiore è il materiale a disposizione e maggior sarà la possibilità di conoscere l’usus scribndi di un autore. Il criterio dell’usus scribendi è un criterio analogo, che si basa sul confronto con materiali esterni alla variante stessa. LOCI PARALLELI : si fonda su procedimenti analoghi, ma prende in considerazione una documentazione più vasta. Questo criterio prende in causa altri testi che possono avere attinenza con quello studiato. COMPORTAMENTO DEI SUBARCHETIPI è un criterio di selezione fra le varianti al piano più alto dello stemma. Per esempio, tra due subarchetipi, uno è opera di un copista colto e attento, ma inclini a modificare il testo, mentre l’altro è opera di un copista distratto e ignorante, che commette errori di lettura e trascrizione, ma non modifica volontariamente il testo. La preferenza andrà al secondo subarchetipo perchè ha maggiori probabilità di essere originaria. SELEZIONE SU BASE STATISTICA avviene quando il filologo si trova due varianti adiafore che rimarranno tali anche dopo un esame e quindi si procederà in base a considerazioni statistiche. Questo criterio va usato solo quando ogni altra risorsa sia stata utilizzata senza successo, perchè lascia un ampio margine di errore: se il testimone a ha ragione nell’80 per cento dei casi, nessuno ci assicura che la variante che stiamo cercando non rientri nel 20 per cento. Se a monte dell’intera tradizione c’è un archetipo, bisognerà chiedersi se la forma da esso tramandata sia quella originale. Se l’archetipo non corrisponde alla forma originaria occorrerà

procedere all’EMENDATIO: cioè alla correzione congetturale del testo dell’archetipo. Una buona congettura consente di migliorar il testo, sotto il profilo del senso, adeguarsi allo stile e alle lingua dell’autore. La critica testuale nasce con l’emendatio: fin dall’antichità, di fronte a un testo insostenibile trasmesso da un determinato manoscritto, studiosi con il loro ingegno tentano la ricostruzione > EM OPE IGENII o mediante il confronto con altri codici > EM OPE CODICUM . Il testo tramandato può essere corrotto in modo insanabile e l’editore in questo caso indica l’esistenza del problema con un obelo ( ) che ha la forma di una croce mortuaria chiamata crux desperationis.

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CASI PARTICOLARI DI DOCUMENTAZIONE: -

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TRADIZIONI A TESTIMONI UNICI: Quando un’opera è conservata in un solo testimone, si parla di tradizione o testimone unico. La fase di recensio è azzerata; a meno che non si tratti dell’originale stesso, il testimone è l’archetipo dell’opera. Questo costituisce un grande svantaggio, in quanto non possiamo dire nulla sulla qualità del testo. La sola domanda che si pone il critico è se e dove questo testo vada emendato. TRADIZIONE SOVRABBONDANTI: Nel caso di tradizioni vaste, andrà stilata una lista di testimoni, per ognuno dei quali verrà indicata la data, il luogo d’origine, la storia, quali altre o...


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