Pedagogia generale PDF

Title Pedagogia generale
Course Pedagogia generale
Institution Università Ca' Foscari Venezia
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Pedagogia generale - percorso 24 CFU per l’insegnamento.*sono sbobinate dalle lezioni onlineModulo 1 *Storia della pedagogia e i suoi fondamenti.La pedagogia è la disciplina che studia le teorie, i metodi e i problemi relativi all’educazione. Esistono due grandi filoni: - teoretico: studia condizion...


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Pedagogia generale - percorso 24 CFU per l’insegnamento. *sono sbobinate dalle lezioni online Modulo 1 *Storia della pedagogia e i suoi fondamenti. La pedagogia è la disciplina che studia le teorie, i metodi e i problemi relativi all’educazione. Esistono due grandi filoni: - teoretico: studia condizioni e limiti dell’educazione come dispositivo normativamente orientato (valori, ideologie) e definisce teorie e modelli (filosofia dell’educazione); - empirico: studia i problemi e le pratiche dell’educazione. L’educazione è intesa come processo-> si analizzano i problemi/pratiche avendo la possibilità di attingere a diversi tipi di analisi. Il pedagogo era lo schiavo incaricato di guidare e aiutare il fanciullo nell’apprendimento. Nel pensiero greco diventa un corollario al pensiero politico, soprattutto dal V sec. a.C. = periodo dell’illuminismo greco, i sofisti ponevano la questione sui problemi dell’uomo uscendo dalla logica della sola educazione ma entra anche nei processi che riguardano i problemi dell’uomo. Con Aristotele e Platone entra nell’etica e nella politica = connessione con la forma politica e la dimensione etico-morale. Platone associò le diverse corrispondenze che prevedevano la corrispondenza dell’anima come parte di una classe sociale; la classe sociale era associata a una classe politica che rispecchiava il tipo di educazione. Nel medioevo la pedagogia diventa morale teologica = riflessione per trasmettere un insegnamento e una modalità di fede. La pedagogia diventa catechetica = ci insegna la comunicazione tra maestro e allievo nei contenuti della fede. L’insegnamento viene collegato ai temi della fede. Con Comenio = pedagogia come strumento in cui l’attenzione è data al metodo; è il primo a vedere la pedagogia come strumento metodologico. Uno scarto lo abbiamo con Rousseau = pensa all’educazione come cosa rivolta all’uomo in quanto tale. Indaga il rapporto tra educazione e cultura. L’educazione avviene attraverso tre grandi vettori: la cultura, il bambino e l’ambiente (diventa strumento dell’educazione). L’800 riflette sullo statuto epistemologico fondato sull’applicazione e il metodo dell’accertamento dei fatti. Nella scienza positiva troviamo Durkheim = educazione definita come azione di una generazione sull’altra, per consentire l’adattamento sociale. Studiando i fatti dell’azione possiamo capire le leggi che dominano l’evoluzione dei sistemi educativi. La pedagogia ci indica le regole della condotta (come deve essere fatto), la dimensione etica-morale

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viene espressa dalla scienza pedagogica mentre le scienze dell’educazione si concentrano sulle pratiche. La pedagogia diventa una disciplina teorico-pratica. La pedagogia e la scienza dell’educazione: inizia a cambiare lo statuto epistemico della disciplina, diverse discipline concorrono ai processi formativi. Tra ‘800 e ‘900 il processo pedagogico assume una valenza scientifica e veniva promosso attraverso la multidisciplinarietà delle proprie fonti. In America abbiamo il punto di svolta: Dewey che scrive un saggio dove affronta il problema dell’educazione. Per lui la pedagogia è una scienza con un suo specifico ambito di indagine, con un suo campo di osservazione, proprie ipotesi direttive e possibilità di sperimentare, controllare e verificare ipotesi. È la prima volta che l’educazione viene riaffermata entro una prospettiva scientifica. Dewey non afferma che l’educazione è oggettiva ma cosa pone: l’educazione ha un carattere problematico e quindi è aperto all’analisi/comprensione delle situazioni che compongono i processi. Per lui la pedagogia è un’arte. Abbiamo bisogno di una scienza che codifichi gli elementi che creeranno il patrimonio dell’insegnante. L’esistenza di un metodo scientifico:

Quindi Dewey dice che anno una dimensione teorica e una pratica, in cui la teoria è la più pratica di tutte le cose (bisogna avere una visione…) un’azione pratica è un modello di visione che l’insegnante ha. La ricerca pedagogica doveva aiutare l’insegnante che doveva essere un ricercatore a metà tra l’elaboratore della teoria pedagogica e lo sperimentatore della prassi scientifica. La pedagogia è una scienza pratico-descrittiva (basata sulla prassi) che si riflette sull’azione educativa ma al contempo è una scienza pratico-descrittiva = scienza dell’azione, indica quali sono la direzione, il senso e i fini che devono guidare la prassi. -> scienza in continua tensione tra teoria e prassi. Scientificità dell’azione diventa un progetto politico e sociale: libero gli individui, abituo gli studenti a problematizzare e lo studente una volta uscito della scuola era libero di problematizzare come cittadino i fatti sociali. In Italia abbiamo un altro approccio con Croce: la pedagogia è un sottosistema della scienza filosofica. L’oggetto specifico della pedagogia è l’educazione ma essendo l’educazione un fare dello spirito, allo il fare dello spirito non è altro che un atto spirituale e quindi un fare della filosofia. La pedagogia si identifica così con la filosofia, come

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l’educazione si esprime sotto forma di autoeducazione. Nel rapporto maestro scolaro il dualismo doveva risolversi all’interno di un coinvolgimento passivo dello scolaro allo spirito dell’insegnante che era promotore della cultura. Questa cultura muove dall’educatore verso l’educando e lo riassorbe nell’universalità dell’atto spirituale. Mialaret = riprende le posizioni di Durkheim; vede l’educazione come arte e di pedagogia come riflessione filosofica che indica gli scopi dell’educazione. Condivide la possibilità dell’educazione di divenire oggetto di conoscenza scientifica di più scienze. Non più scienza ma scienze = più dimensioni e le sistemizza.

Queste tre dimensioni formano le scienze dell’educazione. Altra proposta italiana è di Visalberghi che nel 1978 produce un testo “pedagogia e scienze dell’educazione”: che ruolo avrà la pedagogia? Pedagogia come ruolo di riflessione che riguarda tutte le scienze dell’educazione. Scienze dell’educazione che lui suddivide in quattro grandi quadranti:

in questo schema la pedagogia è vista come pedagogia generale: occupa una posizione regolativa, poiché rappresenta lo spazio di aggregazione critica e riflessione dell’insieme delle scienze educative.

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Settore psicologico: conoscenza dell’allievo e dei processi di apprendimento. Settore sociologico: studio del rapporto scuola-società. Settore metodologico-didattico: studio dei mezzi, metodi e strumenti dell’educazione. Settore dei contenuti: analisi delle discipline di insegnamento e di conoscenza in generale. La pedagogia per Visalberghi si intende come una riflessione critica sull’insieme della varie discipline che costituiscono le scienze dell’educazione. *I TERMINI. PAIDEIA (Aristotele): processo attraverso il quale la comunità trasmette ai membri il patrimonio di visione del mondo, di idee… La trasmissione consente all’individuo di appartenere alla comunità. Idea di una formazione della persona che diventa anche formazione all’intenro di una comunità. EDUCAZIONE: è conformazione, assimilazione alle regole o ai valori di una determinata società. Faccio miei quei valori che mi fanno sentire appartenente ad una determinata società. Hanno prevalentemente un valore di carattere autoritario, c’è una guida che insegna e/o controlla. L’idea dell’uomo che deve essere educato per sentirsi uomo fa sì che qualcuno deve guidare affinchè i valori siano convenzionalmente accettabili. L’educazione crea il collegamento tra natura e cultura, in cui l’educazione fa da mediatore: progressiva umanizzazione che i francesi chiamano civilisation. L’educazione implica sempre una relazione: un soggetto o ambiente che svolge un’azione educativa sull’educando. La funzione educante è intenzionale nel rapporto intersoggettivo tra soggetto e soggetto, e non intenzionale tra soggetto e ambiente. Questo approccio fu molto criticato negli anni ’70: fu criticata la scuola, fu criticata l’istituzione scolastica, furono criticati i media, fu criticata la famiglia… rivoluzione del concetto stesso di istruzione. ISTRUZIONE: conoscenze legate al trasmettere ma soprattutto agli strumenti che consentono di generare nuove conoscenze teoriche e pratiche. L’istruzione non ha una visione globale come l’educazione, ma è determinare x basi del sapere. Ø Avere le basi della conoscenza Ø Progetto sociale FORMAZIONE: è un concetto più ampio, neutro, rispetto a quello di educazione, è più ampio in cui può assumere anche dei valori non corretti. Ha un significato talmente ampio che può assumere anche connotazioni non corrette (s.v. “formazione del mafioso”). Nel ‘700 in Germania > BILDUNG = formazione come processo interiore, rapporto tra persona e cultura, che si compie in molti modi tenendo lo sviluppo spirituale dell’io. Ø formazione è un processo di personalizzazione della cultura, idea che può sviluppare un io. Umanizzazione dei soggetti che attraverso un lavoro di riflessione/scavo che trova nella dialettica della cultura la formazione.

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La priorità non è l’assimilazione ma un processo di autodeterminazione. Margiotta > formazione è dar forma all’azione o meglio ancora ai sistemi di azione che costituiscono l’identità evolutiva, storia, inventiva del soggetto e la matrice generativa che consente al soggetto di moltiplicare le forme del suo stato di esistere. Ha una polarità che coinvolge in primis il soggetto, è un cambiamento che porta il soggetto a una presa di coscienza delle proprie risorse e delle proprie capacità, dei percorsi migliorativi che può attuare nella propria vita. Formazione come dar senso agli schemi d’azione che creo tra me ed il mondo in cui voglio vivere. Ø Mi formo come persona in grado di guidare me stesso e rinnovare me stesso e di conseguenza i miei saperi. Educazione nella storia. Nell’antica Grecia ci sono due grandi realtà, Atene e Sparta, che rappresentano due valori culturali totalmente diversi. La paideia di Sparta è caratterizzata dal suo essere costantemente in guerra, e la cultura che nasce è la necessità di avere un cittadino capace di difendere Sparta. L’idea di fondo è quella del cittadino che muore per la patria: il processo di educazione porta proprio lì. L’educazione militare a partire dai sei, sette anni ha proprio come fine l’irrobustimento del fisico. Caratteristica è la formazione oplita (con lo scudo). Atene invece era sul mare, e l’apertura culturale era più ampia: la città viveva di scambi, culturali e non. Gli ateniesi, rispetto agli spartani, erano molto meno votati alla guerra e più alla relazione. Atene rappresentava un punto di crescita dell’economia, aperta ai mercati. Per quanto riguarda il governo, Sparta era caratterizzata da una oligarchia ristretta, mentre Atene era una democrazia. A comandare i mores, però, erano in entrambi i casi le famiglie nobili. Con l’apertura dell’economia il potere delle famiglie nobili diminuisce, i mercanti iniziano ad avere più possibilità. Si mette allora in atto un nuovo dispositivo educativo: l’idea è quella di educare attraverso i poemi. I poemi omerici, infatti, dovevano riprodurre i valori nobili del tempo, legittimando allo stesso tempo il ruolo della classe dominante. Paideia. Termine greco che significa “formazione del fanciullo”. Ideale educativo della cultura greca > formazione del fanciullo connessa alla cultura della società che lo accoglie. Correlazione che corrisponde alle diverse evoluzioni storiche all’interno della Grecia (omerico-aristocratico, classico, ellenismo). La prima fase: possibilità data di considerare la virtù dell’aristocrazia come elementi principali dell’educazione. Dai libri dell’Iliade / Odissea-> valori ed ideali dell’aristocrazia che possedevano una “qualità superiore”; trasmettevano le tradizioni culturali/valoriali e consentivano l’affermazione della classe aristocratica come necessaria per trasmettere i valori costituenti della società. Hanno anche un valore didattico: l’uso del mito. Spiega a chi ascolta delle storie che diventavano dei veri e propri precetti morali, affermazione dei valori aristocratici fondanti all’interno della società greca.

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Iliade. L’idea predominante è quella dell’eroe-> educazione quasi spartana, dell’eroe che si immola per amore della patria. I personaggi sono simboli che incarnano qualità fisiche e morali dell’epoca. Odissea. Ideale della città di Atene, idea dell’aristocrazia in tempo di pace. Il tema del viaggio corrisponde allo sfondo educativo dell’affermarsi della dimensione educativa di cui si fa testimone. La figura femminile viene celebrata come virtù prima, donne attive che combattono come Penelope centrale per quello che riesce a fare; parliamo di nobili ma non sono solo questi degni di rispetto. Nell’Odissea invece prevale l’idea che il combattimento debba essere fatto con l’astuzia; è un poema di viaggio (di Ulisse), ma anche di scoperta e ricerca (di Telemaco). Due uomini aiutano Telemaco nel processo di crescita e rappresentano proprio questi valori: curiosità e scoperta. Ulisse poi ci porta anche ad altri tipi di conoscenza: egli infatti torna ad Itaca vestito da mendicante, ma gli viene data accoglienza. Inoltre la donna assume la figura dell’eroina: è Penelope che indirizza Telemaco a cercare il padre, e che in generale attua il dispositivo per restare fino alla fine ad aspettare Ulisse. Ecco quindi che il mito nasconde dei valori. Nasce l’idea del Viaggio come momento educativo e di crescita personale. Ø Aretè trasmessa dall’Odissea è la virtù del coraggio, dell’intelligenza, del desiderio di ricerca… la centralità è l’uso dell’ingegno e della saggezza. Sofisti: Protagora e Gorgia In Grecia al contempo emergono società più complesse fatte anche di mercanti e di affermazioni personali nell’ agorà, soprattutto ad Atene. I giovani per affermarsi devono entrare in questo dialogo. Per la prima volta qualcuno, i Sofisti, suggerisce di fare in modo che le persone trattino dei propri problemi: l’educazione quindi non viene riportata al suo fine ultimo ma all’utilità dell’uomo. I Sofisti infatti erano essenzialmente intellettuali ben pagati che aiutavano i ricchi borghesi ad affermarsi nell’agorà, insegnando loro le regole della retorica. L’unica verità per i Sofisti è quella stabilita dall’uomo, ed ogni rielaborazione viene portata a misura dell’uomo. La tecnica dell’oratoria diventa il centro del processo educativo. Grammatica, retorica, dialettica: questa triade è alla base di tutta la cultura umanistica, fino all’800, passando dal Medioevo. Socrate (che conosciamo tramite Platone) Socrate si chiede: perché l’uomo deve essere visto solo nelle due componenti utilitaristiche? L’uomo per Socrate deve mirare ad un agire morale, a fare del bene. Non deve solo ottenere qualcosa, ma fare qualcosa per sé in quanto appartenente alla comunità. Per Socrate, ciò che hai dentro è materia di educazione (al contrario dei Sofisti). Verità e Bene dovrebbero condurre l’educazione dell’uomo: l’uomo non è legittimato da ciò che fa o da ciò che pensa di sapere, come per i Sofisti. La cosa importante per Platone non è cosa ho, ma gli strumenti interiori che mi consentono di avere.

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I Sofisti danno regole “chiavi in mano”. Socrate indica invece di suscitare il dubbio e stimolare la ricerca. Situazione di incertezza in cui vive l’uomo va indagata. Il metodo socratico è rappresentato dalla maieutica, un metodo dialettico che aiuta le persone a uscire dalle proprie certezze. Il metodo socratico è così composto: Ø Ironia: fate in modo che il sapiente entri in contraddizione, per fare capire che le certezze portano al dubbio. Ø Confutazione: evidenza del principio di contraddizione. Il sapiente capisce di essere un falso sapiente. Ø Pars costruens; portarlo a tirare fuori la sua opinione. Per Socrate, la grande sfida è mettersi in discussione e scegliere la propria opinione: al centro di ogni processo educativo c’è proprio questo. Non conformazione ma scelta. L’aspetto importante di Socrate è proprio la problematizzazione: ognuno può essere maestro di sé stesso perché ognuno può uscire dalle proprie certezze. *Platone Allievo di Socrate, continua a ricercare l’ideale e dare una risposta al bene, al giusto ed al bello. La sua dottrina parte da una scelta: vedere la realtà come composto da due mondi: • Mondo materiale, concreto, mutevole e in divenire, presente. • Mondo ideale, mondo delle idee o dell’iperuranio, eterno, non modificabile, immateriale e non sensibile. Ci sono le idee, ovvero le forme che corrispondono a quello che noi vediamo. Duplicità che ritroviamo anche nell’uomo: uomo sensibile ma anche mondo delle idee. Queste idee universali sono colte solo attraverso il pensiero. Le idee sono presenti in questo iperuranio e sono organizzate in modo gerarchico, in cui al di sopra troviamo il bene. Essendoci due mondo esistono anche due diversi modi di conoscere: l’opinione (doxa) e la sapienza (sofia) che è la conoscenza vera. Per P. esistono quattro gradi di conoscenza: 1. La sensazione, basata sulle pure immagini dei sensi 2. L’opinione, giudizi variabili da individuo a individuo 3. La ragione, visione degli oggetti nei loro rapporti matematici 4. L’intelletto, è in diretto rapporto con le idee, attraverso la dialettica-> “vera scienza filosofica” in quanto coglie gli oggetti nella loro realtà. Dialogo tra rapporto matematico ed idea. Mito della caverna-> l’obiettivo della Paideai è il riconoscimento della spiritualità dell’anima e della sua identità contemplativa. La conoscenza: ricordarsi, il ricordo, non è un atteggiamento attivo ma è la capacità di ricordare qualcosa che era già presente, come le idee. Prima di nascere sappiamo e poi dimentichiamo, tutta la vita è dunque un ricordo. Il mito orfico. L’anima umana si reincarna diverse volte e ogni volta dimentica, tra un passaggio e l’altro passa per il mondo delle idee, imparando sempre più ma che raggiunge il nuovo stadio si dimentica. La conoscenza viene persa e deve essere recuperata. Dentro

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di sé, ogni anima contiene già la conoscenza, ma la deve ricordare. La conoscenza è dunque anamnesi, ricordo. Conoscere significa ricordare. L’esperienza sensibile è vista come un momento che consente di stimolare il ricordo. Ogni uomo nasce con un’anima stabilita, dipende dai passaggi vita-morte della propria anima; lo stato deve riconoscere la qualità dell’anima per poi indirizzarlo al giusto indirizzo sociale. Nella Repubblica di P. lo stato suddivideva ogni persona in tre classi sociali, le quali avevano un ruolo correlato all’anima: 1. Produttori, ( anima concupiscibile) i quali lavorano 2. Guardiani, (anima irascibile) difendono 3. Filosofi, (anima razionale) governano ed educano il popolo per il bene di tutti, scegliendo in base alle doti innate si ciascuno (non si escludono possibili passaggi di categoria tra una classe ed un’altra). Ogni persona era destinata, dalla nascita, ad avere una determinata attività. L’educazione consentiva di rafforzare la connotazione dell’anima, l’educazione è quindi vista come inutile per le classi dei lavoratori dovevano semplicemente imparare un mestiere (formazione di tipo professionale). La formazione del filosofo-politico durava circa 50 anni! L’unico in grado di porre una visione dialettica della conoscenza e si suddivideva in questo modo.

L’educazione viene considerata uno strumento di politica e di governo: infatti, con l’educazione viene individuato chi lavora, chi difende e chi governa. Aristotele Nel dipinto, Aristotele è quello che guarda giù, mentre Platone guarda su. Aristotele indica il basso perchè riprende l’importanza di un’educazione tradizionale ancorata all’etica e alla politica ma che però rielabora, sulla base dell’importanza che dà all’esperienza. Aristotele è alla base della cultura occidentale (fu precettore di Alessandro Magno!) e con il suo lavoro legittima i valori che caratterizzano l’Europa, non solo occidentale.

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Aristotele fonda i licei, scuole dedicate al dio Licio e basate sul movimento fisico (e riprese 2000 anni dopo dagli studi sulle neuroscienze, che ci dicono che è il corpo a potenziare l’apprendimento, è il movimento a stimolare determinati processi cognitivi! Il corpo è un moltiplicatore dell’apprendimento). Per Aristotele, al contrario di Platone, la psiche va vista nella tota...


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