Pedrag Matvejevic. Breviario Mediterraneo. PDF

Title Pedrag Matvejevic. Breviario Mediterraneo.
Author Debora Castano
Course Letterature comparate
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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Summary

È quasi impossibile arrivare ad una conoscenza completa del Mediterraneo perché esso risulta a un tempo simile e diverso a sé stesso. Le immagini che ci vengono offerte del Mediterraneo sono diverse in base al punto di vista da cui provengono (se da un’isola, una costa, un porto o un continente). No...


Description

P. MATVEJEVIC. BREVIARIO MEDITERRANEO (sintesi) Parte Prima. È quasi impossibile arrivare ad una conoscenza completa del Mediterraneo perché esso risulta a un tempo simile e diverso a sé stesso. Le immagini che ci vengono offerte del Mediterraneo sono diverse in base al punto di vista da cui provengono (se da un’isola, una costa, un porto o un continente). Non ci è dato di sapere neanche per quanto esso si estenda. Nella storia si è sempre usato dire che il nostro mare si estendesse “fin dove cresce l’ulivo”. I sapienti parlano di sei zone Mediterranee: 1) 2) 3) 4) 5) 6)

L’ARCO LATINO (da Gibilterra alla Sicilia) LA CONCA ADRIATICA IL FRONTE MAGREBINO IL FLESSO LIBICO-EGIZIANO (da Tripoli fino al Cairo) LA FACCIATA MEDIORIENTALE (con forti rilievi montuosi) IL PONTE ANATOLICO-BALCANICO.

Si discute non solo dei confini spazio-temporali del Mediterraneo, ma anche del suo colore. A Omero pareva che di notte avesse il colore del vino, i fiamminghi, invece, lo vedevano di un colore chiaro, simile a quello dello scombro. Anche in questo caso, un alone di mistero e indeterminabilità circonda l’antico mare. È proprio sul mare che è stata concepita l’Europa. Le città di mare condividono lo stesso destino del mare su cui si sono elevate. Ci sono varie tipologie di città/villaggi; ci sono le città di mare e quelle sul mare (talvolta molto diverse fra di loro) che si sono sempre rivelate autonome dai continenti, hanno sempre avuto proprie leggi, propri sigilli, diplomi, carceri, ecc. Si distinguono anche le città con il porto dalle città-porto. Nelle prime il porto è stato costruito per necessità, nelle altre il porto si è sviluppato secondo la natura del luogo. I porti possono avere varia natura: possono essere stati aperti da un corso di un fiume o dalle spinte dell’entroterra o può accadere che proprio il mare abbia permesso la loro nascita. La natura di un porto dipende da come il mare gli sta dentro; nei porti franchi ¹ si sente meglio la presenza del mare. I moli sono i più fedeli “difensori dei porti”. Alcuni sono spuntati naturalmente dalla costa, altri sono solo un mucchio di pietre. Sui primi si può passeggiare, oziare, negli altri si può solo scaricare la merce o commerciare. Agli uni gli si addice il nome che portano, agli altri si potrebbe affidare anche quello di “banchine”. Quando nei moli si aprono delle fenditure o il loro livello si abbassa, la cosa viene ritenuta cattivo segno. I moli, però, non sono l’unica parte di un porto. Le bitte che vi si trovano, per esempio, sono testimoni degli avvenimenti portuali: degli arrivi e delle partenze, delle operazioni di attracco e di scioglimento. L’età del molo si misura dalla condizione delle bitte. Le boe appartengono sia al porto che al molo; in effetti non si sa a quale competenza appartengano. Un tempo erano di legno (frassino, quercia, cedro), poi sono state fabbricate in ferro. Queste vengono dipinte di un rosso scuro in modo da essere ben visibili e per proteggerle dall’usura derivante dall’impatto con le onde. Le isole sono posti particolari. Si differenziano sotto molti aspetti: la distanza dalla costa più vicina, le caratteristiche del canale che da essa la separa, se per esempio può essere percorso a remi o no. Si diversificano anche dall’immagine che suscitano: ci sono isole che sembrano navigare o affondare, altre che paiono pietrificate o ancorate e sono davvero soltanto resti di continente. Alcune si trovano in uno stato di disfacimento, su altre ogni cosa è al suo posto così che sembra possibile stabilirvi un ordine ideale. Vengono classificate anche in base alle relazioni fra loro. Le isole diventano luoghi di raccoglimento, pentimento o ¹ Il termine porto franco è di uso comune in italiano per designare una spedizione di merci, usualmente camionistica, con pagamento del trasporto a carico del mittente.

P. MATVEJEVIC. BREVIARIO MEDITERRANEO (sintesi) espiazione, esilio o incarceramento. La peculiarità comune consiste nell’attesa di ciò che accadrà. Gli abitanti delle isole sono meno spensierati della gente della costa proprio perché risentono dell’isolamento. Essi, però, accettano molto più lo straniero, perché si ricordano di essere pur essi venuti, una volta, da un altro luogo. Andando dalla costa dell’isola verso il suo interno, mutano le relazioni con il mare. Le penisole si trovano solitamente in posizione migliore rispetto alle isole e hanno una sorte più favorevole. Non tutte le penisole stanno sul mare allo stesso modo. Di alcune il mare bagna solo la metà, altre sono praticamente bagnate per intero. Accanto ai mari ci sono sempre resti dei mari più antichi, di quello Pannonico, per esempio, o di qualche altro mare che doveva trovarsi all’interno del continente europeo. Sono zone dove una determinata proprietà o l’assuefazione del terreno, confondono i geografi. Anche questi ex mari dovevano avere le loro isole, forse persino i propri porti. Di certe città della Mitteleuropa si è detto che sono mediterranee: Salisburgo nel periodo delle sue feste oppure la vecchia Praga. Le onde hanno un ruolo importante nella drammaturgia del mare. Vengono contrassegnate con degli aggettivi di tipo descrittivo: si dice che sono regolari o irregolari, longitudinali, trasversali o incrociate, le une sono riferite all’alta, le altre alla bassa marea. Poi vengono quelle solitarie, le frequenti, le casuali. Coloro che hanno cercato di indagare sull’indole delle onde sostengono che ce ne sono di quelle che si sono mosse da più di un secolo e continuano a provenire da chissà dove. Per chi guarda la superficie del mare è difficile credere che abbiano una direzione stabilita o che la possano conservare. Scrutando le onde dalla tolda di una nave, la cosa più importante è la loro grandezza e la forza, se vanno a sbattere sul fianco o contro la prua o la poppa. Gli abitanti del Mediterraneo, però, parlano meno delle onde di quanto si pensi. Essi preferiscono parlare di vent forse perché questi influiscono maggiormente sugli stati d’animo. La poesia stessa attribuisce al vento qualità maschili e femminili, erotiche, divine, demoniache e diaboliche, genitali e mortali. I venti sono le divinità del mare. (non è un caso che ogni epopea inizi con una tempesta). Nelle regioni in cui i venti soffiano frequentemente, le popolazioni li riconoscono o ne hanno presentimento. Conoscono non solo la natura e i loro capricci, ma anche la direzione, il peso o il volume. Il vento sembra togliere colore a qualunque cosa investa. Le circostanze in cui il reciproco lavoro dei venti, delle onde e delle piogge influiscono sul colore del mare, non sono rare: lo Scirocco rende il mare verdastro, la Bora lo fa più azzurro e trasparente. I venti più forti provenienti da settentrione ne fanno scoprire il fondo e mutano il rapporto dell’uomo con il mare perché quest’ultimo appare completamente nudo e vulnerabile. I fari sono simili ai templi. Vengono classificati in rapporto all’età e alle dimensioni, al modo in cui sono costruiti e al luogo su cui sono stati innalzati. I fari ricevono un posto di tutto rispetto sulle carte nautiche di grandi dimensioni, ma anche nei racconti dei naufraghi. I fiumi mediterranei fanno il loro ingresso nel mare in maniere diverse e anche il mare non li riceve nello stesso modo. Le foci dei fiumi presentano un duplice aspetto, da una parte è il fiume che penetra nel mare, dall’altra è il mare che si introduce nel territorio. I delta ci fanno scoprire la natura di questo rapporto di reciprocità. I nuotatori dei fiumi sono convinti, in certe occasioni, quando nuotano in mare, di saper riconoscere l’acqua fluviale che vi si è riversata.

Nessuno conosce tutti i popoli che vivono lungo le coste. Qualche volta non sappiamo neppure bene cosa significhi in questo caso la parola popolo: una città o un paese, una nazione o uno stato, una cosa separata ¹ Il termine porto franco è di uso comune in italiano per designare una spedizione di merci, usualmente camionistica, con pagamento del trasporto a carico del mittente.

P. MATVEJEVIC. BREVIARIO MEDITERRANEO (sintesi) dall’altra o entrambe insieme. La storia ci dà testimonianza di molti popoli che si sono spinti fino alle rive del Mediterraneo e ci sono poi rimasti, e di altri che ne sono invece scomparsi o si sono riversati o fusi in altri popoli. Dei Cretesi e dei Filistei si sa fossero popolazioni di mare, ma ignota è la provenienza. Gli Etruschi prepararono all’Impero romano l’uscita sul mare e gli consegnarono le loro conoscenze marine. Non sappiamo, invece, quale concreta esperienza marittima avessero gli arabi prima del loro arrivo sulle sponde mediterranee. Gli arabi non chiamavano il Mediterraneo, come i Greci e i Romani, “mare nostrum”, bensì Siriaco i di Rumelia. Il loro mare era ufficialmente quello che bagnava la penisola arabica e non il Mediterraneo : lì si trova l’origine della nazione, il centro della fede e la memoria del popolo. L’Italia ha la sua costa orientale e quella occidentale completamente mediterranee. Anch’essa è divisa dal mare. Il Sud, un tempo, era più aperto e potente del Nord che per molto tempo non riuscì a diventare Mediterraneo. La penisola non riuscì a riunire i mezzi e le forze per realizzare spedizioni verso il Nuovo Mondo. Si consolava con l’idea che l’eredità del mondo stesse nel suo passato. Dell’indole mediterranea degli italiani si parla diffusamente; è a questa che si attribuisce un temperamento esuberante, il fatto che riescano a passare rapidamente da un sentimento come la gioia alla rabbia più acuta. In realtà non si può dire che un popolo abbia caratteristiche mediterranee, queste risiedono casualmente negli individui. Sullo spazio dove si trova oggi la Romania sono rimaste tracce del passaggio di diversi popoli (Daci, Traci). Gli indigeni si sono mescolati coi nuovi arrivati, si è arrivati ad una lingua che è romanza, con molti termini greci lungo la costa. Odessa (da cui proviene il ramo paterno dell’autore) era una città cosmopolita, come tutte le città mediterranee che si rispettino. Grandi fiumi scendono dal continente, scendono sul fondo come una specie di corrente. La scoperta del Nuovo Mondo non fu la sola causa dei marasmi mediterranei. Quando la modernità si annunciò in Europa, la gran parte del Mediterraneo si era già esaurita: La Spagna con le sue perdite, gli Arabi con le loro disfatte, la Cristianità con lo scisma, gli ebrei per l’esodo e i pogrom. Le sponde del Mediterraneo hanno affrontato con ritardo la modernità, oppresse dalla loro stessa eredità, rispettabile ma invecchiata. Non esiste una sola cultura mediterranea: ce ne sono molteplici. Le somiglianze fra queste sono date dalla prossimità di un mare comune. Le differenze sono segnate da fatti di origine e di storia, di credenze e di costumi. Gli uomini del Nord identificano spesso il nostro mare col sud da cui sono inevitabilmente attratti. Non si tratta solo di un’aspirazione ad un sole più caldo ma di una vera e propria “fede nel Sud”. La mediterraneità non si eredita ma si consegue. E’ una decisione, non un vantaggio. Non c’entrano solo la storia, la geografia, la memoria o la fede: IL MEDITERRANEO E’ ANCHE DESTINO.

Parte seconda. ¹ Il termine porto franco è di uso comune in italiano per designare una spedizione di merci, usualmente camionistica, con pagamento del trasporto a carico del mittente.

P. MATVEJEVIC. BREVIARIO MEDITERRANEO (sintesi) Le carte, dai tempi più antichi, permettono di analizzare tutte le questioni riguardanti il rapporto fra terra e mare. Le carte geografiche sono sempre state componenti strategiche, basti pensare che i popoli marinari solevano nasconderle con gran zelo. La storia dei viaggi non può essere separata da quella delle carte: Colombo preparò la sua spedizione studiando la “Geografia” di Tolomeo e le descrizioni di Marco Polo nel “Milione”. Per i Greci la nozione di viaggio e quella di navigazione sono molto vicine, qualche volta si sostituiscono fino a sovrapporsi. Tuttavia le popolazioni di mare continuano a distinguerle in maniera netta, perciò si veda la separazione fra il PERIPLOUS e l’ANABASIS. I contorni degli spazi terrestri e di quelli marini sono rappresentati su supporti diversi e fatti con diversi materiali. Per quanto riguarda le innovazioni nell’ambito geografico, si ricordi Eratostene di Cirene che introdusse uno schema di 7 meridiani e 7 paralleli. Il meridiano fondamentale attraversava Rodi, un’isola nota per le osservazioni astronomiche verso le quali ogni cittadino era incline (forse ricevevano un’educazione apposita fin dall’infanzia). Fu, invece, Ipparco il primo ad usare il planisfero. Aristarco dell’isola di Samo provoca il mondo antico e preannuncia il mondo moderno, sostenendo che sia la terra a girare intorno al sole, e non viceversa. Strumenti tipici utilizzati per l’allestimento delle carte erano lo gnomon, l’astrolabio, l’alemna, con i quali si misuravano le angolazioni della superficie del mare rispetto alle stelle o le distanze fra le stelle stesse. Per mezzo del quadrante e del sestante si misuravano le posizioni e le distanze. Solitamente si navigava senza bussola sperando nella buona sorte. Per un cartografo, le descrizioni più attendibili erano quelle delle Sacre Scritture, considerate più veritiere addirittura di quelle offerte da uomini con esperienza concreta come i marinai. Le carte dei Romani mostravano più attenzione all’aspetto pratico, cioè, alla misurazione dello spazio. Nella PEUTINGERIANA veniva rappresentato l’intero Impero dall’Atlantico all’Asia Minore. Vi sono indicate le strade, ma non le rotte marine. Il Cristianesimo non stimolò la navigazione. L’Antico Testamento non predilige i popoli di mare perché questi entrarono in conflitto con il popolo ebraico. Si cercava di spaventare il fedele con l’evocazione di mostri marini come il Leviatano e Rahab. I padri della Chiesa credevano nella carta T-O sulla quale il tratto corto della lettera /T/ rappresentava il Mediterraneo fra tre continenti, la lettera /O/ il primordiale Oceano che circondava la superficie terrestre: su di essa il centro del mondo era Gerusalemme. T-O significa : Terrarum Orbis. In molti casi, come nel convento di Ebstorf, la lettera T si è mutata in un crocefisso e il nostro mediterraneo viene chiamato MARE STRICTUM. Esso in effetti veniva sempre rappresentato come un stretta striscia di un colore pallido fino al Rinascimento. Al tramonto del medioevo i capitani di mare si trovarono fra le mani, oltre alla bussola, anche nuove carte nautiche, definite spesso con il nome di “portolani”. Le rotte della navigazione divennero più certe, le distanze più determinate, i segnali più attendibili. Fece la sua comparsa anche la rosa dei venti, a forma di stella, con otto punte (poi divennero di più) e variopinta. Si pensa che siano stati proprio gli italiani, in particolar modo gli amalfitani, ad aver ideato la rosa dei venti. Ad avvalorare questa tesi è la presenza di un prototipo di rosa sul portolano più importante del XIII secolo, La Carta Pisana. In ogni caso, non c’è dubbio che la rosa dei venti sia fiorita sul Mediterraneo. Gli Arabi passavano da una sponda all’altra senza carte. Vennero a conoscenza di Aristotele e di Tolomeo prima di noi. La “geografia” di Tolomeo venne tradotta prima in arabo, poi dall’arabo nelle lingue europee. I ¹ Il termine porto franco è di uso comune in italiano per designare una spedizione di merci, usualmente camionistica, con pagamento del trasporto a carico del mittente.

P. MATVEJEVIC. BREVIARIO MEDITERRANEO (sintesi) cartografi arabi collocavano il Sud sul lato posteriore e il Nord su quello inferiore. Disegnavano il meridiano principale verso la Mecca, come richiede la loro fede. Non rappresentavano, come nelle carte cristiane, i mostri marini, anche perché il Corano non ne fa menzione. Fra i più celebri e valenti cartografi arabi si ricordi Al-Idrisi che elaborò un’enorme carta nota con il nome di “Tavola di Ruggero”, tutta d’argento. Ben presto si ruppe. Gli Arabi hanno stimolato il traffico sulle sponde del Mediterraneo, ma non hanno dominato le rotte marittime. Durante il periodo del Rinascimento si riaccende, con le traduzioni sempre più pullulanti di Tolomeo, l’interesse cartografico. Cambia, però, il rapporto con il mondo e, di conseguenza, quello con il Mediterraneo che non è più centro di esso ma solo una minima parte. Si tendeva a rappresentare il mondo come immagine, avvenimento o racconto. Si risveglia anche la pratica di dar vita a carte corografiche che venivano prodotte da geografi, tipografi e incisori nelle botteghe, in particolar modo a Venezia. Negli anni dell’Illuminismo si assiste ad una laicizzazione delle conoscenze. Il meridiano fondamentale diventa quello di Greenwich. Le grandi carte nascevano sotto i finanziamenti di uomini potenti; tale aspetto è documentato dalla presenza di dediche o ringraziamenti nei confronti dei mecenati. La politica ha una forte influenza: essa ha la propria maniera di guardare il mare e spinge ognuno ad assumere la stessa visione.

Carte particolari sono quelle nautiche dove vengono indicati, con moltissima cura, i fari più importanti. Per lo più si trovano vicino ai porti o nelle loro vicinanze per indicare un approdo sicuro. Ma ce ne sono anche altrove: sulle ripide punte che emergono dal mare, sulle aspre scogliere, sugli irti isolotti. I fari venivano costruiti in pietra, talora si usavano mattoni; in tempi recenti si usano cemento e metallo. Nei vari generi letterari vengono descritti come “custodi della casa della luce”, lontani dal mondo e dagli avvenimenti, dedicati esclusivamente alla loro vocazione. Non tutti gli autori di mappe furono navigatori. Ad alcuni bastava leggere annotazioni dei viaggiatori e osservare le carte marittime. La storia letteraria ha conservato un’epistola in lingua latina, dal titolo Itnerarium, che Francesco Petrarca scrisse nella Primavera del 1358 a Giovanni Mandelli. Rinunciava all’invito di partecipare ad un pellegrinaggio in terra santa perché bloccato dalla paura del mare aperto. Ciononostante, volendo seguire l’amico con il pensiero, descrisse la rotta che l’amico avrebbe dovuto percorrere, senza averne, dunque, esperienza. Nel tracciare l’itinerario non trascura la denominazione di isole, fari, fortezze. Distingue i nomi che ricorrono sulla bocca dei marinai da quelli che usa il popolino, differisce gli uni e gli altri da quelli attestati nell’antica tradizione. Non tralascia di citare alcuni luoghi sacri cari alla mitologia.

Parte Terza. ¹ Il termine porto franco è di uso comune in italiano per designare una spedizione di merci, usualmente camionistica, con pagamento del trasporto a carico del mittente.

P. MATVEJEVIC. BREVIARIO MEDITERRANEO (sintesi) Nella Letteratura nautica esistono varie specie di glossari, specializzati nelle diverse discipline. I glossari si possono permettere una maggiore libertà rispetto agli altri vocabolari e si possono leggere saltando da un punto all’altro, a seconda di quello che si cerca. Si tratta di un genere particolare fra letteratura e scienza. Le glosse, che si seguono l’una all’altra, sono mescolate nella stessa scodella: alcune sono di carattere letterario, altre più scientifiche. E’ per questa varietà che i glossari vengono considerati molto vicini al genere romano della satura. Il mare è assoluto, le sue denominazioni sono relative; il Mediterraneo ha ricevuto nel corso delle epoche diverse denominazioni. Gli Ebrei, i Sumeri e gli Egiziani lo chiamavano “MARE SUPERIORE”, nella Bibbia si trovano nomi come “MARE GRANDE”, “MARE ULTIMO”, “MARE DEI FILISTEI”. L’onomastica dipende principalmente dal rapporto che il popolo ha nei confronti della terra e del mare, alla sua posizione e alle sue conoscenze della realtà geografica circostante. Per i Greci era “MARE NOSTRUM”. Nel “De Mundo”, erroneamente attribuito ad Aristotele, emerge la definizione di “MARE INTERNO” in opposizione all’Oceano (“MARE ESTERNO”). Da questo nome nascerà, più tardi, quello di Mediterraneo. L’aggettivo “mediterraneus” indicava uno spazio sul continente, circondato su ogni lato da terre, in opposizione a “marittimus”. Il Mediterraneo si compone di tanti mari minori. Essi prendono il nome dalle regioni, dai popoli, dalle isole, dalle usanze degli abitanti ecc. Il tempo ha cambiato il significato di molte parole; il mare Mediterraneo è uno, le sue forme espr...


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