Kitzinger - Riassunti - Alle origini dell\'arte bizantina. Correnti stilistiche nel mondo mediterraneo dal III al VII secolo PDF

Title Kitzinger - Riassunti - Alle origini dell\'arte bizantina. Correnti stilistiche nel mondo mediterraneo dal III al VII secolo
Course Storia dell'Arte Medievale
Institution Università degli Studi di Parma
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Riassunti ...


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Ernst Kitzinger tratta l’arte tra il III e VII secolo, porfido= pietra per solo uso imperiale, ricavata in Egitto Arte tardo-antica Età dell’angoscia C’è un periodo di transizione tra Antichità e Medioevo, segnato da una disgregazione dell’impero romano, con il III terzo secolo vediamo una prima disgregazione dell’arte classica, fino al VIII secolo. Troviamo veloce successione di imperatori, le catastrofi militari, la crescita di tassazione ed inflazione, l’abbandono della religione tradizionale e nuove tendenze filosofiche. La fine dell’arte classica è incarnata -

dall’arco di Costantino 315 d.C. in cui ci sono rilievi tratti da costruzioni imperiali del secondo secolo in particolare da monumenti in onore di Traiano, Adriano e Marco Aurelio. Troviamo un 1capovolgimento dei valori estetici. Nel tempo di Adriano II secolo, le imprese dell’imperatore, quale cacciatore di leoni sono rappresentate con stile tardo-ellenico, uno spazio aperto arioso dove le figure si muovono, invece i rilievi costantiniani hanno figure accalcate che sembra non abbiano libertà di movimento in due piani immaginari, i gesti sono a scatti non c’è organicità, ma scordinazione tra gesto e corpo.

Troviamo stesse caratteristiche nella Tetrarchia del 300 d.C. o nella moneta con ritratto di Massimino Dania del 305-13. Gli inizi della crisi però sono collocabili all’arte aureliana. L’inizio di questa arte è collocabile anche dagli Antonini (Antonino Pio e Marco Aurelio), la colonna a bande di Marco Aurelio. Nel III secolo troviamo sculture di volti con espressione di dolore modificando la tradizione ellenistica, gli occhi sono ingranditi oltre la norma naturalistica, la pupilla e l’iride dalla fine dell’età di Adriano (117-138) sono espresse anche nel marmo. Questa nuovo stile deriva dall’arte ellenistica di Pergamo, con la rappresentazione dei barbari Galati.

Figura 1Imperatore Decio (249-251) Museo Capitolino, Roma Perdita di abilità artigianali, trattare una figura come unico blocco è più facile che modellarla. Cause: 1 le forme classiche sono poco significative, non più pertinenti, implicavano associazioni mentali non gradite, 2 influssi esterni dall’oriente anche se nei paesi come Iran, Arabia o Mesopotamia l’arte era stata permeata di forme greche, in alcune zone a est e ovest dell’impero, si nota quest’arte come nella Renania, la Britannia o le sponde del Danubio, 3 riemersione dell’arte plebea locale, si vuole dare solidarietà e simpatia alla plebe, messagio comprensibile e diretto raggiungibile da tutti (Diocleziano vuole controllare ogni aspetto della vita di Roma), molta espressività Caratteristiche della nuova arte (sub-antica): essenzialità, frontalità, rifiuto del canone classico, un’arte non tanto centrata sull’uomo, i corpi sono isolati da profondi solchi, si semplifica per dare più espressività. Tensione emotiva e fragilità come è visibile dal fregio del sarcofago Lodovisi del 250. Sarcofagi IV secolo/ Costantino

Arte cristiana, essenzialità monotonia e isocefalia per ridurre gli spazi ma esprimere più messaggi. Costantino nelle sue masse isocefale non trasmetteva un messaggio particolare, nei sarcofagi presi in considerazione le masse isocefale e monotone in realtà sono composte da diverse situazioni, c’è in questi sarcofagi a fregio molto simbolismo ed esemplificazioni. Sarcofago con miracoli di Cristo, inizio IV secolo 3 Sarcofagi, inizia un Classicismo Costantiniano Sarcofago dogmatico 320-30 (profondità per distinguere, isolare le immagini) Sarcofago dei 2 fratelli 330-50 (più tridimensionalità) Sarcofago di Giunio Basso 359 (non c’è più la forma a fregio ma a colonne come i sarcofagi pagani, influenza dall’oriente greco, analogie con i busti di Cleveland, classicismo, possibilità di un maestro di origine orientale poiché questa arte risale a tre generazioni più antiche, stile dolce e lirico, stile appartenente probabilmente a una committenza di classe elevata.) Oltre alle tendenze anticlassiche della tetrarchia e del primo periodo costantiniano, C’è una corrente classica costantiniana visibile ne padiglioni di Adriano nell’arco di Costantino, in cui Costantino con bocca espressiva il taglio di capelli giovanile e accurata (ricorda Augusto) è visibile anche dalle prime monete costantiniane, (in seguito si diffuse anche nelle zecche orientali) o dagli affreschi del palazzo imperiale di Treviri (315-25). Ci sono fenomeni di rinascenza. Altri oggetti portatori di classicità, di gusti mondani delle classi più elevate, sono i vasellami d’argento con rilievi casellati della seconda metà del IV secolo. Oggetti classicheggianti che vogliono affermare la religione pagane e il modo di vita pagano di Giuliano. Il voler tornare al classicismo è comunque difficile dopo la crisi del III, secolo, nella Lanx di Corbridge, troviamo una poco convincente tridimensionalità ed una lontananza dalla caratteristica anatomica e proporzionale greca, (osservabile nel braccio di Deidamia). In questo periodo con il diffondersi del Cristianesimo c’è un’èlite che vuole resistere all’arte ‘’plebea’’. 34-35 Rinascenza Teodosiana (argentario dalla metà del IV secolo impoi) Teodosio il Grande, scese al trono il 379 fino al 395, lo stile riferibile al suo periodo, ha il suo centro a Costantinopoli. Esempio un piatto argenteo di Madrid che commemora il decimo anniversario dell’ascesa al trono di Teodosio (realizzato in un atelier del Mediterraneo orientale). Troviamo Teodosio, due coimperatori, un alto funzionario e in basso la personificazione della terra con tre putti nudi. (l’argenteria fiorì nel IV secolo), la terra ha somiglianze con la lanx di Corbridge , arti disarticolati e corpi morbidi. Il braccio della terra sembra slogato, disarticolata inoltre è di attento modellamento il drappeggio, l’orlo arricciato in un certo modo ricorda l’arte attica del V secolo a.C. dando l’idea di rinascenza. Anche se questa vena naturalistica è unita a una linearità astratta. Nella parte centrale del rilievo è osservabile una geometria, schematismo e astrazione, la scena con la terra è più naturalistica. Rigida simmetria, chiarezza, semplicità del tratto, ripetizione di forme circolari e ovali.

Lanx di Corbridge

Missorio di Teodosio

Nella base in pietra che sorregge l’obelisco egiziano innalzato da Teodosio realizzato decenni dopo il missorio di Madrid, al centro dell’ippodromo di Costantinopoli, sono visibili alcune caratteristiche essenziali, come apparizione di cerimoniali dell’imperatore e del suo seguito e troviamo il dualismo, simmetria e ordine geometrico con modellato attento, morbido e accuratezza dei dettagli. L’artista usa un limitato numero di tipi facciali, come il delicato volto giovanile familiare dal piatto di Madrid. Fronte bassa, aderente caschetto, idealizzazione ellenica, curva netta che delinea guancia e mento. (Afrodisia, 375-92 testa di Valentiniano II riporta le caratteristiche dei volti citati prima, valentiniano è l’imperatore d’occidente dal 375 al 392). Sotto Teodosio c’è un’arte senza precedenti anche se i volti calmi, sereni e formalmente perfetto è ispirato a qualche precedente classico. C’è un revival dell’età aurea (periodo Antonini), visibile dalla colonna trionfale, che rappresentava le campagne militari di Teodosio, modellato su colonna di Marco Aurelio e Traiano. Sviluppo occidentale contaminante con la rinascenza teodosiana in oriente. I documenti rinvenuti durante gli ultimi anni del IV secolo, sono oggetti commissionati da alcune famiglie senatorie di Roma che compivano il loro ultimo sforzo di revival pagano. Nel dittico eburneo in avorio del IV secolo raffigurante sacerdotesse che celebrano riti pagani, esempio di Kulturkampf (battaglia culturale, sul fronte politico, religioso e intellettuale). Il dittico porta i nomi di Nicomachi e Symmachi, famiglie coinvolte in questa lotta. Vengono i riti e gli attributi i contesti spettanti rispettivamente a Cerere e Cibele e a Bacco e Giove, concepiti come professione di fede devota gli antichi Dei. L’artista deve aver studiato opere greche classiche e le loro copie romane. Cerca di crearne un equivalente (per esempio il rilievo di Amaltea II secolo, una delle molte copie di un originale greco, nei tempi di Adriano). Classicismo studiato e consapevole a differenza di lanx di Corbridge, questi avori sono un esercizio nostalgico per una causa specifica. Altri ateliers hanno lavorato per questa clientela potente e ricca. Nel dittico eburneo in avorio di Ascelpio e la figla Igea (personificazione della salute), a Liverpool, ancora più dolce e molta tridimensionalità. La patera in argento con processione di Cibele e Attis (tardo IV secolo) da Parabiago in provincia di Milano rappresenta anche essa la fede all’antichità. In queste opere il revival pagano e le forme classicheggianti diventano quasi aggressive. Esempi di stile eterodiretto. Tale revival ha uno sviluppo artistico in occidente e influenzerà anche l’arte ufficiale. In questo periodo diversi consoli, distribuivano dittici eburnei, ad amici, per commemorare la loro assunzione della carica. Anche gli atelier che producevano dittici pagani iniziarono a lavorare dittici ufficiali. Es: dittico di Probiano di Roma. A prima vista sembra aver poco in comune con il gruppo pagano. La

frontalità, la simmetria esprimono potere, ma la cornice di palmette finemente lavorata, riporta al dittico delle sacerdotesse. Nonostante i corpi più tozzi e privi di armoniose pose (a differenza di quelle armoniose delle sacerdotesse), troviamo naturalezza nei gesti, sinuosità nel movimento delle vesti e una composizione organica e ben articolata. L’artista vuole collocare le sue figure in ambienti spazialmente plausibili, anche se rischia di compromettere l’unità compositiva la parte bassa è chiusa, a se stante, opera un’incongrua separazione delle figure acclamanti dall’oggetto della loro acclamazione. Per il gruppo principale ottiene un pannello sproporzionato, e l’ambiente architettonico disegnato in prospettiva in una veduta d’interno. Altra incoerenza la striscia di terra su cui si posano le figure e un tavolo decorato in scorcio che conferisce spazialità. Gli elementi sono sviluppati dalla pittura romana del I secolo d.C. Sempre in questo periodo troviamo altri avori ufficiali, anche se non attribuibili ai laboratori coinvolti nel revival pagano che troviamo nel dittico di Probiano, anch’essi sono permeati dallo stile di quel revival, un esempio è il dittico di Probo ad Aosta che ritrae Onorio (imperatore romano d’Occidente). Con la classica guisa dell’imperatore con corazza che è tipica della statuaria romana. Altri due dittici uno a Brescia e l’altro a Liverpool, inseriscono un minimo di illusione spaziale e rappresentano i consoli o altri dignitari che presiedono ai giochi o al circo o in anfiteatro di cui sono donatori. Il dittico di Brescia che porta il nome dei Lampadii, nobiltà senatoria romana, ricorda i ritratti sia di Probiano che di Onorio. La linea più rigida può indicare un altro atelier forse di epoca più tarda. L’artista inserisce reali rapporti fisici di spazio. La caratteristica importante è che l’artista ha evitato di ricorrere a un ambiente architettonico in prospettiva (Probiano) o a dividere la scena in due. Ha combinato una veduta ad altezza d’uomo per il gruppo ufficiale a una veduta dall’alto in un’unica scena. Il dittico di Liverpool è chiaramente collegato a questo. La scena ha 5 registri sovrapposti e i diversi episodi sono associati in maniera astratta, visibile anche in un dittico di San Pietroburgo. Il dittico di San Pietroburgo con scene di venatio, non si sa se sia ufficiale non essendoci un dignitario a presiedere, presenta su entrambi le parti analoghi gruppi di uomini e animali disposti secondo uno schema verticale. L’artista di Liverpool deve aver avuto familiarità con questo tipo di composizione ma l’ha piegata per dare plausibilità spaziale. Le porte semiaperte di Liverpool all’estremità dell’arena suggeriscono profondità, e gli spettatori in alto sembrano sullo sfondo, più piccoli del pannello di Brescia, non essendo più grandi dei compagni non disturba la credibilità della scena, la curva dei margini dell’arena si sovrappone appena ala bordo inferiore del palco. L’interesse per i rapporti spaziali, il delicato modellato, e l’ornamento della cornice quale kymation (modanatura ondulata a doppia curva della cornice) classico. Sono ideali estetici del revival pagano. Con rinascenza teodosiano spesso si è inteso il movimento del revival pagano combinato con l’arte bizantina di Costantinopoli. Ma lo sviluppo occidentale è in opposizione con la politica antipagana di Teodosio. A volte si può prospettare un’influenza della corte romana orientale, per esempio nella faccia dell’imperatore nel dittico di Probo ad Aosta o nella straordinaria morbidezza nella venatio di Liverpool. Ma in realtà non ci sono prove di diretta committenza e influenza. Ma ciò che unisce, è l’influenza sulla produzione tipica del repertorio iconografico cristiano. Gli artisti che si trovavano a Costantinopoli negli ultimi due decenni del IV secolo, si servirono degli stessi modelli per rappresentare Cristo. Su un frammento che rappresenta la Guarigione del cieco, a Dumbarton Oaks Cristo ha le medesime caratteristiche facciali e le figure sembra evochino una cerimonia di corte. Cristo come il sovrano compie l’atto di grazia, l’uomo afflitto nel ruolo di supplice. Nel tardo IV secolo l’infiltrazione dell’arte imperiale in arte religiosa è evidente. Nella guarnigione di cieco c’è una completa riformulazione dei soggetti cristiani nei termini della contemporanea arte di corte, l’arte cristiana a Costantinopoli e nei suoi dintorni divenne imbevuta dello spirito e delle forme della rinascenza teodosiana. Nel sarcofago D’infante a Costantinopoli riporta le medesime influenze nel repertorio iconografico cristiano. Il corrispondente occidentale nel classicismo cristiano è osservabile in piccoli rilievi in avorio nel pannello del Bayerisches Nationalmuseum, a Monaco, ritrae con dettaglio la visita delle Pie Donne alla tomba dell’Ascensione di Cristo. Sono figure quali le sacerdotesse del dittico eburneo di Nicomachi e Symmachi. Ispirata a quel paganesimo nostalgico. L’esigenza cristiana però esige di riempire di contenuti le immagini ha prodotto una seconda scena nello sfondo che sarebbe dovuto rimanere

libero. Ciò toglie la possibilità di creare una scena idilliaca e calma. Si vuole creare un corrispettivo cristiano di un’opera pagana? O era il soggetto a determinare l’uso di forme pagane? Un secondo rilievo affine per data e origine, rappresenta il medesimo episodio, Le pie donne al sepolcro. Sembra essere stato intagliato nell’atelier delle sacerdotesse, decorazione a palmette, e tale decorazione anche nel dittico di Probiano, come nel caso di quest’ultima la scena è divisa irrazionalmente in due parti ciascuna con un ambiente distinto. L’atelier era sia per la causa pagana che per quella cristiana. Le forme classiche del revival pagano, che voleva contrastare il cristianesimo, sono servite quasi come sfida all’arte cristiana. Alla fine del IV secolo, la committenza cristiana nutriva gli stessi valori estetici dei difensori dell’antica fede. Il cofanetto dell’Esquilino al British museum chiarisce questo punto; nel coperchio una classicissima Venere adagiata su una conchiglia con Tritoni e Nereidi, l’iscrizione esprime un messaggio cristiano. Sant’Ambrogio vescovo di Milano, si ispirava nella letteratura a modelli classici, quali Cicerone, Livio, Tacito, Sallustio e Virgilio, i cui testi gli oppositori pagani cercavano di mantenere in vita. Nell’arte carolingia e ottoniana, troviamo opere ispirate all’arte del revival pagano, per esempio un avorio a Liverpool carolingio, riproduce la scena delle Pie Donne che visitano il Sepolcro dell’avorio di Monaco. Il mosaico della chiesa Santa Pudenziana a Roma periodo di Papa Innocenzo I (402-17), è una delle più antiche composizioni absidali sopravvissute, nel IV secolo la parete delimitava e definiva lo spazio interno. Il mosaico si è rivelato il modo più duttile e flessibile per decorare. In questa chiesa il mosaico ha spirito illusionistico memore delle decorazioni parietali pagane. Cristo in trono con aria imperiale fra gli apostoli. I due gruppi di discepoli in basso troncati e restaurati non possono essere più visualizzati nel loro rapporto compositivo. Ma il loro essere ammassati formano una forma compatta che con due linee ascendenti portano a Cristo sull’asse centrale. I protagonisti sono in uno schema triangolare bidimensionale, c’è una successione di piani che indietreggia rispetto i medesimi protagonisti. Due figure femminili interpretanti la chiesa degli Ebrei e la chiesa dei Gentili sono poste dietro gli apostoli, e con la loro posizione creano l’illusione di un intervallo di spazio aperto che separa la solenne assemblea dal portico semicircolare che la racchiude.

Il portico funge da quinta, dietro si vedono i tetti gli edifici lontani, le quattro figure alate dell’apocalisse, la collina del Golgota con la croce tempestata de gemme, lo sfondo sembra rimpicciolire la scena in primo piano al posto di retrocedere sovrastano. L’ambiente spaziale è coerente, drammatico attraverso una successione di piani. Gli espedienti usati dell’artista sono quelli del tardo ellenismo e del primo periodo imperiale. Le vedute dei tetti degli edifici distanti la cui parte più bassa è coperta dai muri che costituiscono quinte sono scenari di sfondo familiari in quel periodo elementi chiave dell’arte pompeiana di pittura

parietale. Elaborati sfondi architettonici furono usati dall’arte ufficiale del I e II secolo d.C. per conferire solennità alle figure imperiali. Le figure dietro forse sono la Gerusalemme in cui Gesù ha tenuto il suo concilio. Ma nell’arte del III e IV secolo tali riferimenti topografici sono sempre più sparsi e incoerenti, e non esiste nell’arte catacombale del IV secolo una scena di Gesù che parla agli apostoli elaborata come questa. Il dittico di Probiano ha un collegamento con l’arte pagana a Roma ma per il nostro mosaico non c’è un legame così concreto, la sua attribuzione romana è fuori dubbio. III secolo= astrazione e anticlassicismo IV secolo= rigenerazione, l’arte pagana diventa modello per l’arte cristiana Conflitti del V secolo Nel V secolo l’arte ha una grande diversificazione regionale, con la divisione dell’impero romano con i figli di Teodosio, l’occidente e l’oriente hanno itinerari separati. L’occidente con le invasioni barbariche si sgretola mentre l’oriente fu luogo di scissioni religiose sulla questione della natura divina di Cristo, soprattutto in aree particolari come l’Egitto e la Siria. In Occidente possiamo osservare sviluppi diversi a Ravenna dove ci fu un periodo di corte occidentale poi un periodo di re germanici, e a Roma dove i cambiamenti militari e politici lasciarono intatta solo la potenza del papato. In Oriente ci sono diverse aree di sviluppo con linguaggi regionali propri, per esempio lo stile copto in Egitto.

Avori: La distribuzione di dittici per celebrare l’assunzione di alte cariche è anche in questo periodo presente, e anche nel VI secolo. Il dittico di Boezio console nel 487 confrontabile con il dittico di Probo del 406, una figura statuaria contro una figura architettonica, il corpo sembra affisso all’elemento architettonico e la testa sembra schiacciata alla trabeazione. Non c’è tridimensionalità, non c’è proporzione, non c’è armonia o ritmo, le braccia e le gambe pendono flosce e una testa enorme poggia su un busto sottosviluppato. No standard classici, anche nell’intaglio, poiché la maniera d’intaglio è dura angolosa e aggressiva. Con i grandi occhi spalancati e la pesante massa del corpo Boezio sembra riportarci ai tempi della tetrarchia. Con una serie di dittici del V secolo in Occidente è osservabile questa perdita di ideale di raffinato classicismo. Linee marcate, schematiche, corpi pesanti, proporzioni pesanti e pose rigide e legnose infine volti con occhi senza vita enormi spalancati a fissare il vuoto. Nel periodo tra il 420 e il 480 si può osservare ciò in alcuni dittici. Occidente -

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Prima metà del V secolo. 4 tavolette con scene della Passione di Cristo , ora al British Museum, probabilmente parti di cofanetto, radicato nella tra...


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