Televisione e radio nel XXI secolo PDF

Title Televisione e radio nel XXI secolo
Author giovanna cervo
Course Storia della radio della TV e delle arti elettroniche
Institution Università di Pisa
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riassunto fatto e usato per esame...


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Televisione e radio nel XXI secolo Il presente dei media 1.Realtà, rappresentazione, linguaggi Una radiocronaca o una ripresa televisiva non sono la realtà, né tanto meno la verità, ma interpretazioni soggettive di eventi. Un po’ tutti gli eventi sono venuti a patti con le esigenze di rappresentazione proprie dello spettacolo radiotelevisivo (ex: gare internazionali di sci). La cattura dei suoni e immagini non è automatica ma discende da una scelta creativa e da considerazioni tecniche e di costo. Se uno stesso evento può essere raccontato per immagini e per suoni in tanti modi diversi allora la radio e la televisione non sono macchine per fotocopie, ma esprimono un loro linguaggio. Un luogo comune dice che le immagini sono un linguaggio universale, ma non è così: ciò che può piacere a un pubblico può essere ignorato da un altro pubblico. 2.I media elettronici e la cultura della simultaneità La radio e la televisione sono media elettronici. Utilizzano le proprietà delle valvole termoioniche e derivano entrambe dall’invenzione di fine ‘800 di Marconi, nel 1895, (generare onde elettromagnetiche e propagarle nell’atmosfera - wireless). Importante soprattutto per la comunicazione in mare aperto (SOS Titanic) Nel 1906 l’americano Lee De Forest invento l’Audion, una valvola elettronica che permetteva di diffondere via radio la voce umana e la musica. ( > radio, televisione, dispositivi elettronici) . Questa invenzione ha avuto due conseguenze importanti: 1.I tubi elettronici e le loro evoluzioni servono sia nell’industria televisiva, sia alle telecomunicazioni, sia ai computer. 2.La radio ha potuto trasmettere in tempo reale, nessun altro medium aveva questa possibilità. Questa cultura della simultaneità si determina per la prima volta nell’era della riproducibilità tecnica delle immagini e dei suoni. Le conseguenze: abbraccio tra fatti e commenti, una vita dell’eterno presente che marginalizza il passato e pensa a controllare il futuro. 3.I media domestici Il carattere wireless delle comunicazione radiofonica e televisiva permette di collocare gli apparecchi riceventi all’interno del focolare domestico e questo ha portato a una forte divaricazione tra cinema e televisione/radio. Dalla radio e dalla televisione le persone si aspettano una forma di compagnia che faccia da colonna sonora alla loro vita di ogni giorno. Ci si attende un flusso continuo di musica, parole e immagini che si animi non appena premiamo un bottone sul telecomando. Dal punto di vista della produzione ciò comporta programmi continui in grado di intrattenere gli spettatori e di essere da loro riconoscibili attraverso una certa lentezza e ripetizione dei contenuti ma anche di elementi paratestuali (marchi delle trasmissioni in un angolo dello schermo, le scritte che scorrono alla base, i jingles della radio e ogni altro segmento identificativo dell’emittente e del programma). Il palinsesto è più importante del programma stesso. Il palinsesto non deve PIÙ tenere conto di una settimanalità come all’origine, ma la parola palinsesto indica la ricerca di un’identità di rete e di tipologia di rapporto con il proprio pubblico.

4.Palinsesto e narrazione Ars combinatoria: una magia dell’assemblaggio che rende un’identità di rete PIÙ efficiente di un’altra. Oggi è sempre PIÙ frequente che un canale sia organizzato per un singolo genere o macrogenere (lifestyle) PIÙ del genere è importante oggi la forma culturale con cui un determinato concetto o contenuto creativo viene organizzato dentro il palinsesto. La funzione propria di ogni rete o canale è generare un’identità. Il lavoro PIÙ importante è la continua rivisitazione delle narrative contemporanee e del passato così da estrarne linfa preciso per le nuove narrazioni in cui il pubblico si rispecchia e identifica. Lo spettatore non è mai stato passivo (couch potato) ma anzi possiamo parlare di un protagonismo spettatoriale creativo. Oggi si può ricercare in rete tutte le idee e gli spunti che la creatività degli utenti mette a disposizione e usare i social network come una grande ricerca di mercato sul possibile gradimento di un contenuto televisivo ancora da farsi. 5.Dall’autore al team Non si fanno PIÙ proposte alle reti. Si pratica il benchmarking = sistematica analisi dei palinsesti altrui alla ricerca di soluzioni di successo da imitare. Si va in trasferta nei grandi mercati dell’audiovisivo, dove si acquistano format = idee di programmi che hanno già avuto successo da qualche parte e quindi riducono i rischi del tenuto flop. Non c’è PIÙ distanza netta tra chi è incaricato di scrivere e i tecnici che poi dovranno occuparsi di girare, montare ecc. Si lavora comunque in gruppo e sempre PIÙ è richiesta una figura che non sia tanto un estensore di testi ma anche produttore di immagini e suoni. Una figura polivalente, duttile, capace di star in mezzo agli altri senza eccessivi protagonismi e litigiosità. 6.Testi e saghe narrative Se la mera struttura dei testi è un’attività declinante, è in pieno sviluppo la costruzione e riscoperta di saghe narrative di ogni epoca e collocazione, da trasferirsi nel contesto della comunicazione televisiva. È un lavoro di adattamento e nuova creazione per corrispondere al mezzo con cui quel racconto sarà comunicato al pubblico in un determinato contesto sociale. Questo processo prende il nome di intermedialità. In principio la forma culturale non c’è, i media devono affermarsi in paesaggio molto affollato e devono dimostrare di essere utili ed efficaci. Cinema > arrivo del treno Radio > microfoni nelle sale da concerto Televisione > giochi olimpici di Berlino nel 1936. Successivamente i media cercano di essere meno dipendenti da eventi esterni e di crearne al loro interno, e quindi di sviluppare un linguaggio proprio. Nella radio questa fase notarile dura PIÙ a lungo rispetto al cinema e alla fotografia perché alle spalle aveva meno esperienze espressive (lettura a voce alta, fonografo). Il processo di costruzione di una forma culturale si compì quando la radio “scoprì” la simultaneità ed era collocata nelle case degli ascoltatori. La radio smise di essere soltanto un grammofono e divento il primo medium conversazionale che si inseriva nell’attività relazionale prevalente della famiglia (chiacchierare). All’inizio i media cercano di cannibalizzare forme espressive PIÙ anziane prendendo in prestito idee e spunti e i media cannibalizzati accusano il colpo ma non scompaiono; si spostano di lato assumendo altre funzioni (teatro). 7.Libraries I due media elettronici hanno costituito un’imponente biblioteca potenziale di testi radiofonici e televisivi. Radio e televisioni locali però hanno disperso gran parte del loro materiale e le emittenti private hanno resistito all’obbligo di conservazione permanente dei loro programmi per vincoli di costo e spazio. La pratica di conservare i programmi si è estesa grazie a innovazioni tecnologiche che facilitano notevolmente la registrazione e l’archiviazione (utile per i telegiornali, creato un archivio). Successivamente i repertori hanno avuto una valorizzazione economica. Si è considerata preziosa risorsa la replica o attualizzazione di programmi del passato > compilation, blob di Rai 3. Libraries = stock di programmi e film di cui un’emittente detiene i diritti e che quindi può programmare con costi bassissimi. La forma PIÙ evoluta è il lancio di interi canali (Rai Storia) con programmi composti in gran parte di contenuti di repertorio tagliati e rimontati. Ormai in televisione non si butta via nulla.

Comunicare 1.Comunicazione. Un termine fin troppo usato Media = apparati di rilevante importanza sociale che servono per comunicare e che si servono di dispositivi e strumenti tecnici. Comunicazione = scambio di messaggi, dotati di significato, tra individui, o gruppi di individui, che condividono un codice per interpretarli. La comunicazione elementare è la conversazione faccia a faccia che si definisce punto a punto perché va da un singolo emittente a un unico destinatario. > ciascuno dei due interlocutori è di volta in volta emittente e ricevente. Quando il Ricevente ha la possibilità di rispondere is parla di comunicazione interatTIVA. La comunicazione punto a punto è quasi sempre a distanza. In questo caso la mediazione di uno strumento tecnico è determinante. Vi sono strumenti sincroni (tempo reale) e asincroni (non in tempo reale). Gli strumenti PIÙ evoluti, dalla telefonia Mobile a Internet e oltre hanno diminuito l’importanza di questa distinzione. La comunicazione di massa è una forma di comunicazione uno a molti o da molti a molti. La caratteristica PIÙ importante è il tipo di comunicazione è la differenza di potere tra chi parla e chi ascolta. Si chiama unidirezionale = comunicazione in cui la maggior parte dei messaggi va in una sola direzione, da un solo emittente a molti riceventi. I media sono mezzi di trasporto o riproduzione dei messaggi ma è necessaria una rete di trasporto. Una società fatta di media 2.Immagini e suoni riprodot La cosa veramente interessante è che nell’ottocento le innovazioni rispondo in particolare al bisogno di rendere le immagini e i suoni riproducibili tecnicamente e facili da usare. Il fonografo e il grammofono permettono la registrazione del suono > si industrializza la riproduzione del suono e lo si sottrae all’obbligo dell’esecuzione dal vivo. 3. Spazio pubblico e spazio privato La teorizzazione della sfera pubblica e della sfera privata risale a Jurgen Habermas. Più i media avanzano più ,la distinzione fra le sfere risulta complicata. Si parla id una società liquida o di una modernità in polvere. Anche sul piano strettamente radiofonico e televisivo i du media non sono PIÙ tipici dello spazio privato ma esercitano nella sfera pubblica una mimesi della dimensione privata. Pubblico e privato sono sempre PIÙ riferimenti di uno stesso modo di vivere, a cui i media offrono una dimensione intermedia, continuamente oscillante fra queste due polarità. Il paesaggio audiovisivo 1.Broadcasting Dopo la guerra le industrie avevano sviluppato le tecnologie e linee di produzione ma non avevano PIÙ le commesse militari. Negli USA si ritenne allora conveniente lanciarsi nella produzione seriale di semplici apparecchi radio esclusivamente riceventi per uso domestico. La complessità dell’apparato radiofonico si scindeva in due corpi asimmetrici: un apparato trasmittente (stazione radio) e uno RICEVENTE (l’apparecchio radio in casa). Nasce così la radio come mezzo di comunicazione di massa. Si pensò di rifornire questi apparecchi con musica e parole trasmesse da una potente stazione e ricevute da tutti gli apparecchi. La rete immateriale che così si forma è una rete piramidale solo discendete. La trasmissione via etere in questa forma viene definita Broadcasting (semina larga) = forma di delivery, di consegna a domicilio, di un contenuto. La radio diventa un servizio a flusso: è disponibile in casa quando lo si desidera e viene erogato finché non si chiude il collegamento.

Radio commerciale = pubblicità Radio pubblica = canone o tassa. Negli anni ’30 fu fatto un uso politico della radio, fascino e nazismo hanno usato la radio come forma di informazione in tempo reale del regime. L’uso PIÙ congeniale alla radio è quello intimistico e privato che meglio permette la libertà di ascoltare come e quanto si vuole. La radio è percepita come sinonimo di libertà. Si tratta di una rivoluzione sociale di notevole portata perché è in grado di raggiungere le fasce sociali PIÙ basse, è gratuita, non richiede saper leggere e scrivere, è compatibile con le attività quotidiane. 2.La radio in America e in Europa. Libertà e totalitarismo Negli USA, dove la radio è nata, un primo tentativo di farne un monopolio della Marina militare fallì sul nascere, così costituì un’attività commerciale svolta da un colosso come la RCA (radio Corporation of America), costituita nel 1919 da tanti piccoli e medi privati. La radio era vista come un affare > programmi gratuiti per acquistare apparecchi > mercato saturo, pubblicità come finanziatore. Nel 1927 fu amata la legge Radio Act in cui erano indicate le frequenze sui cui trasmettere = chiunque poteva effettuare trasmissioni radiofoniche purché fosse in possesso di una licenza. La radio americana si organizzò in tre grandi network: Nbc, Cbs e Abc. Ciascun tework era collegato con un gran numero di stazioni locali affiliate. Dopo la crisi del ’29 la radio fu uno degli strumenti per dare coraggio agli americani (Roosvelt, chiacchierate al caminetto). In Europa la radio si sviluppò secondo un modello opposto, si consolidò come servizio pubblico, monopolio diretto o indiretto dello Stato che sovvenzionava attraverso una tassa o un canone di abbonamento ed escludeva la pubblicità. Esempio tipico è quello inglese. Nel 1926 venne istituita la BBC (british broadcasting corporation) che aveva il monopolio delle trasmissioni radiofoniche e aveva l’obiettivo di educare, informare e intrattenere. Il direttore era John Reith. I linguaggi del suono 1.Il principale medium sonoro La radio ci presenta una comunicazione sonora totalmente immateriale che raggiunge in tempo reale il suo ascoltatore. L’orecchio capta suoni da qualsiasi riedizione provengano anche quando la fonte del suono è al di fuori della nostra portata. È PIÙ difficile distogliersi dai suoni (le orecchie non si chiudono). Il suono ha la proprietà di estendere la sua azione anche al di là di quello che si desidera. Questa caratteristica è definita àcusma e il suono che si sente senza vedere al fonte da cui proviene è detto acusmatico. Non c’è bisogno di stare fermi, ci si può spostare liberamente all’interno della portata sonora dell’apparecchio. > walkman, mp3, iPod. La radio è stata dunque pienamente investita da processi tipici della modernità che ci fanno dimenticare la sua longevità. 2.La voce sola Si crede che la forma perfetta di comunicazione riprodotta sia quella audiovisiva e i mezzi che non dispongono di tale binomio siano menomati e incompleti (radio = sorella cieca). Ma la vitalità della radio è proprio nella sua aderenza alle speciali caratteristiche del suono e della voce. L’ascolto della radio non è conseguenza di necessità ma di una precisa scelta. Il suono non ha il vincolo di rappresentare la realtà ma di accompagnarla. La sensazione sonora è correlata alla sfera emotiva, evocativa, simbolica. Ad ogni parola è motivo musicale abbiniamo mentalmente l’immagine che non vediamo; ciascuno di noi ricostruisce un’immagine diversa proiettandovi i suoi sentimenti e ricordi. La comunicazione radiofonica mantiene una forte impronta di comunicazione personale. 3.Le pratiche sociali dell’ascolto La radio è sempre adesso, nel momento in cui si ascolta. Quello che abbiamo sentito non è PIÙ recuperabile. È una cosa di cui deve terre conto chi parla alla radio pronunciando con chiarezza e ripetendo ciclicamente le informazioni. La radio appare sempre come un segnale dell’attualità, una testimonianza della

società. Per questo l’ascolto è un’esperienza sociale. Tale esperienza risponde in realtà a molteplici esigenze sociali che possiamo dividere in tre ordini di funzioni: •Connetve : sono largamente presenti nell’utilizzo della radio. Spesso proviamo il desiderio di essere accompagnati da suoni e voci che ci danno l’idea di non essere isolati e lasciati a noi stessi. Sensazione di una connessione blanda con la società. •Partecipative: la radio ci forniamo buona parte delle informazioni che ci servono per affrontare la vita sociale (informazioni di cronaca, istituzionali, aggiornamenti, avvisi, previsioni meteo). Questo complesso di informazioni ci richiama la presenza costante di una sfera pubblica che pure frequentiamo saltuariamente. •Identitarie: la radio dà la sensazione di partecipare a qualcosa anche quando stiamo per conto nostro, e quindi di far parte di una comunità di adesione e di riconoscimento. Giocano un ruolo particolare le nicchie musicali molto caratterizzate, i dialetti, le appartenenze etniche, culturali e politiche. (McLuhan, Tamburo tribale). Fare radio 1.Un’esperienza entusiasmante Fasi del fare radio: a.Ogni radio sviluppa un’idea di programmazione e un’idea di pubblico e tende a fidelizzarlo in modo da essere sentita come punto di riferimento. In Europa prevale l’idea di fondare una radio quando si aha qualcosa da dire o una musica da far ascoltare. I mezzi espressivi devono essere coerenti tra loro. b.Predisporre e assemblare i contenuti da trasmettere, nell’equilibrio che si è scelto fra musica e parole. Distinguere tra contenuti di punta, contenuti per fasce orarie meno pregiate e contenuti impresenziati (messi in onda automaticamente, ex. Alla notte) c.Mandare in onda i contenuti dell’emittente. Avviene in vari modi: via etere, satellite e internet. d.Organizzare il proprio pubblico e promuovere la sua risposta alla nostra programmazione, cercando in ogni modo si superare il carattere unidirezionale del Broadcasting radiofonico (scambio vocale telefono). La radio ha il massimo interesse a passare sugli altri media e realizzare contenuti multipiattaforma. 2.L’unico medium ancora analogico La radio è ancora analogica perché l’investimento necessario è molto minore rispetto a quello di un’emittente tv. Una moltiplicazione digitate dei canali concreterebbe un aumento delle emittenti che sono già tantissime e nonostante aumenterebbe la qualità del suono non si sa quali concreti vantaggi porterebbe all’ascoltatore. Automotive = Tutti i dispositivi e gli accessorio che possono corredare la automobili. PIÙ del 50% dell’ascolto avviene in auto. Esiste un mondo della musica a pagamento ma lo sviluppo di Internet lo ha mantenuto fuori dall’ambiente radiofonico rompendo i tradizionali legami tra emittenti e discografici. 3.Musiche registrate e parole in diretta I contenuti possono esser prodotti appositamente per la radio o provenire da eventi esterni; possono essere predisposti prima, registrati e poi messi in onda, oppure essere prodotti nello stesso momento in cui sono mandati in onda > diretta. Una componente della programmazione radiofonia che da sempre è registrata è la musica. Disporre di musica registrato significa trasmettere quasi a costo zero: escluso il pagamento dei diritti. La Rai ha obblighi culturali di servizio pubblico che le richiedono di registrarti o mandare in onda particolare avvenimenti artistici. In radiofonia

tutta la musica tende ad essere registrata e il parlato ad essere in diretta. Le milaita produttive sono la conseguenza di questa regola. 4.Nello studio radiofonico Il cuore della produzione radiofonica è lo studio. È una stanza di dimensioni ridotte, accuratamente con materiali fonoassorbenti e con una porta molto spessa e silenziosa, in cui è collocato un tavolino ricoperto da un panno di feltro su cui penzolano alcuni microfoni in vista di un grande orologio. Un doppio vetro divide lo studio dalla regia, in cui un regista e un tecnico audio gestiscono le uscite dei microfoni collocati nello studio e le varie fonti di suoni e rumori attraverso uno strumento chiamato mixer. Radiofonia classica Rai: Il regista svolge funzioni di coordinamento, controlla che i tempi siano rispettati e sorveglia il lavoro al mixer. Il tecnico del suono provvede intento all’istallazione e alla manutenzione dei microfoni che sono necessari. Chi parla ( il disc jockey, il conduttore, gli eventuali ospiti) si accomoda nello studio e sistema davanti a se i fogli di carta con la scaletta del programma. Nelle cuffie gli giunge il parlato della trasmissione ed eventuali consigli del registra quando non si è in onda. Una luce rossa segnala che una trasmissione è in corso per evitare ingressi indesiderati. Radiofonia privata agli esordi: Il bancone della discoteca, dietro il bancone una persona sola poteva fare molte ore di radio ed era padrona della trasmissione e delle sue scelte artistiche. Poi hanno cominciato ad esserci almeno due persone: il dj e una figura tecnica che faceva da sola quello che in Rai era il lavoro del regista. Oggi lo smartphone sostituisce degnamente i registratori grazie a un’app. Si collegano microfoni a cono gelato con il marchio dell’emittente in vista. ( in origine il Nagra e poi il modello Sony a cassette). Nella radio le voci scandivano le parole senza accenti dialettali, in un perfetto silenzio. Oggi si ritiene che questi tratti connotino l’,ambiente e conferiscano al parlato un effetto di realtà. 5.La rete è lo studio Dal 1996 e...


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