Sara Poma, incontro Storia della Radio e della Televisione, 2021 2022 PDF

Title Sara Poma, incontro Storia della Radio e della Televisione, 2021 2022
Author alba delia
Course Storia della radio e della televisione
Institution Università di Bologna
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Summary

Riassunto incontro con Poma (2021)...


Description

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Sara Poma, lavora nel mondo dei contenuti digitali, laureata al Dams. Lavoro come autrice di due podcast, il primo autoprodotto nel 2020 nel pieno lockdown: Carla una ragazza del Novecento, serie in 8 puntate della biografia della nonna. La genesi? Come tanti podcast del 2020, figlio del lockdown, lei ha avuto fortuna di avere una nonna, a 70 anni sparita per due settimane e poi tornata come un manoscritto per raccontare la sua vita, diventato una sorta di cimelio familiare, oggetto idolatrato in casa da Sara e sua sorella. per anni volevano lei e la sorella fare qualcosa, provare a trasformarlo in un libro: ma scriverlo e proporlo alle case editrici le ha sempre scoraggiate, un mondo poco accessibile. Idea accantonata, ma nel mentre cresceva l'appassionarsi di Sara ai podcast, soprattutto americani, dove il mercato è più sviluppato e la qualità è nettamente superiore rispetto a quelli italiani, nel 2015. Entrata nel mondo delle cose raccontate, nei podcast rispetto allo scrivere libri o al realizzare i documentari il processo era molto più alla portata, quindi più facile realizzare il podcast su Carla era tutto indipendente, come registrare un disco (con computer, capacità di usare i programmi, ecc.). Con il lockdown aveva capito che era arrivato il momento giusto, ed aveva visto la possibilità di farsi aiutare in ciò dagli amici: chi per i software, chi per la scrittura e organizzazione della storia, una serie di elementi per creare un prodotto che arriva con un grande vantaggio, ovvero la storia era già strutturata e presente, quasi in maniera seriale e narrativa e interessante, mancava solo il contorno da costruire, e l'hanno fatto Sara e i suoi amici con le limitazioni che in quel periodo c’erano (interviste da remoto, al telefono, con qualità non proprio eccelsa). Lei ha fatto molto poco, ha costruito attorno solo una cornice, una narrazione. Perchè il podcast: voleva ridare voce alla nonna e al diario, ma proprio letteralmente, aveva un'amica che faceva l’attrice di teatro, che voleva aiutare Sara per incarnare la voce della nonna, Sara sentiva la voce della nonna quando la sua amica la interpretava, il potere della voce è incredibile, ecco perchè ama i podcast. Accessibilità: se riusciva a trovare una formula migliore per pubblicare la storia, ovvero con le case editrici, lei non l’avrebbe mai pubblicata, i tempi erano decisamente più lunghi, coi podcast basta produrlo, avere un abbonamento da 9,90 al mese e caricarlo sulla piattaforma, spotify. Non avrebbe mai pensato che da quel podcast, storia personale e familiare, ci fosse stato successo e sarebbe stato ascoltato da molti, così Sara ha poi iniziato a fare podcast per professione. Idea che c’era già la storia di sua nonna pronta, sorta di regalo da parte della nonna. Tipo di lavoro di scrittura per amalgamare la storia di sua nonna e il fatto che Carla racconta la sua storia ma anche quella di una generazione di donne, contesto sociale e culturale e storico in cui la storia di Carla è quella di tante che faticano a trovare spazi, autonomie, indipendenza. Tipi di collegamenti, lavoro e ricerche fatte per approfondire questi aspetti. Paola è un’amante delle storie e memorie, partono dal piccolo, Carla è protagonista della sua storia e della storia. Ilaria è la persona che l’ha aiutata a fare la storia, a scalettare la storia della nonna, quando si fa un podcast bisogna cercare di costruire una serialità , se si tratta di storie orizzontali, con progressione, sono partite dal diario, quella di sua nonna era un lavoro cronologico, si erano rese conto da subito che essendo lei una persona nata nel ‘23, se si pensa che dal ‘23 al ‘69 sono successe tante cose in Italia serie di eventi storici da approfondire e temi sociali, che la nonna ha inconsapevolmente toccato, come persona che apparteneva alla classe proletaria, la







avvicinava a temi come sfruttamento del lavoro femminile, ed aveva avuto una vita dura, coi lutti, modo di toccare temi trasversali, tema della salute mentale negli anni ‘50 (tema che all’epoca non si trattava). Così Paola e Ilaria erano persone curiose e volevano farsi spiegare cose: un esperto, un professore universitario, loro due hanno trovato un un ragazzo scrittore di un piccolo libricino sulla resistenza partigiana nell’Oltrepò Pavese, un massimo esperto, quindi sono andate molto nel dettaglio a cercare più informazioni, più figure autorevoli (non famose, ma esperte) come una storica del lavoro femminile, che ha raccontato come vivevano le donne in quel periodo che volevano lavorare, come l’infermiera, una professione molto sfruttata. E’ venuto tutto molto naturale quindi: “unire il personale all'universale" e per farlo incontrare esperti ha aggiunto valore alla storia, o perlomeno ha aiutato a contestualizzarla. Le voci: Sara aveva delle registrazioni della voce della nonna che Paola ha deciso di non usare? Si, aveva dei video, un sacco sul profilo della sorella di Paola, li ha usati alla fine dell’ultimo episodio, alla fine dei credits si sente la sua voce. Le sembrava un bel modo per salutarla, c’è proprio lei che saluta. Dare un volto a Carla, con foto famiglie e immagini di cui si parla nel podcast. Tipo di paratesto: quanto è importante per un podcast? E’ necessario o apparato in cui la storia può essere fruibile anche senza immagini? Cosa su cui Paola riflette spesso, podcast documentaristici o talk: le immagini possono dare un valore aggiunto, ma nel caso dei talk non più di tanto, ma crede che il supporto visivo sia un grande valore aggiunto, come certi lavori del New York Times con immagini, fotografia, lavori multimediali come 1619 sulla schiavitù negli USA, ma parte dal podcast per costruire un ecosistema digitale incredibile, una piattaforma apposta navigabile, quello aggiunge molto al racconto di una storia, ma banalmente anche la condivisione di qualche fotografia che ti fa focalizzare meglio su cose che hai sentito raccontare. Paola descrive le fotografie con l’audio, le piace il passaggio che c’è in qui l’ascoltatore ascolta la descrizione, quindi immaginare, e poi in un secondo momento poi vedere l’immagine, una sorta di disvelamento visivo in un secondo momento. Anche Veronica dopo il podcast ha cercato l’immagine. Tale cosa per Paola non deve essere fatta di pari passo, ma solo dopo aver ascoltato il podcast e la descrizione/ racconto.Tema del vedere il podcast. Prima, autrice e voce narrante di Cora, podcast che racconta la vita di Mariasilvia Spolato, prima donna ad aver fatto un coming out in Italia. Come ha lavorato sul secondo podcast, la genesi? I due podcast sono connessi, anche se le storie sono diverse. Prima figlio di Carla, perchè realizzare il podcast su Carla le ha fatto capire com'era la vita della nonna come donna che viveva in quegli anni, ma le erano rimaste delle domande personali: se lei fosse nata prima, come avrebbe fatto essendo omossessuale ad essere se stessa, ad avere relazioni, ad essere trasparente sul luogo di lavoro, avrebbe avuto coraggio e avrebbe vissuto una doppia vita nascosta, serie di domande che le affollavano la mente che col podcast sono diventate più urgenti. La risposta è stata quella di voler raccontare la storia di una donna/persona nata negli stessi anni della nonna ma che soprattutto doveva affrontare il tema dell’omosessualità. Quindi ricerca proattiva di di storie per rispondere al quesito, si è trovata in tanti vincoli ciechi. Era andata all’archivio dei diari di Santo Stefano, dove ha scoperto che c’erano molte persone che volevano raccontare la loro omosessualità, ma le storie non riuscivano a colpirla, oppure storie che le interessavano ma le storie contenute nei dieri erano di perone che volevano



rimanere anonime, c’era una sorta di autocensura. Lì Sara si era resa conto che forse doveva raccontare una storia di militanza, una storia non pubblica, che rispecchia il vissuto stesso di Sara (persona molto privata), ma tale storia non esisteva, perché o si scendeva in piazza o non se ne parlava. Nessuno quindi parlava dell'elefante nella stanza. Dopo lei e ilaria hanno trovato la storia di Mariasilvia Spolato: non è scoop, storia conosciuta da chiunque aveva frequentato i circoli militanti lgbtq+ non contemporanei, giri femministi, storia strana attorno alla quale c’era sorta di tabù e senso di vergogna. Perchè dal momento che la donna scense in piazza col cartello con scritto omosessuale nel’72 (la prima a farlo, può sembrare assurdo ma è stata la prima a farlo, il fronte militare omosessuale italiano era già nato ma non ancora era scesop in piazza). Per due tre anni diventa personaggio pubblico, perde lavoro, casa, dalla società, dimenticata dalle sue compagne di lotta, non per cattiveria, ma perchè semplicemente è un processo della vita, in parte sceglie di allontanarsi e in parte la società la respinge, e nella vita di tutti i giorni la si vede sempre meno finchè non ci si dimentica di lei, finchè non si ritrova anni dopo, per quasi 30 anni, a Bolzano e le persone del posto non sanno nulla del suo passato. Sembrava storia interessante, che poteva portarsi dietro altre cose, quindi in questo caso Sara era fortunata: rispetto al raccontare la storia della nonna, qua poteva trovarsi e scoprire che Mariasilvia Spolato poteva essere persona terribile, nonostante sia stata pioniera dei diritti civili in Italia, ma mettendo insieme i pezzi e parlando con persone che la conoscevano si è creata una bella ossessione nei suoi confronti, ne esce fuori un personaggio interessante e positivo. Storia dura, quanto si è allontanata e quanto doveva allontanarsi, quello che si crea è un Podcast seriale, ciò che si crea è un binge listening. La sua storia raccontata sempre col linguaggio della militanza, Sara non ha presunzione di aver raccontato tutto dei suoi gesti e contesto politico, ma è contenta che innanzitutto ha scoperto chi era e l’aver fatto scoprire ciò anche agli altri. Sara ignora molte cose, un pezzo di storia sovrastato da eventi storici più grandi di noi, e la storia potente di Maria Silvia non è mai emersa. Cut della puntata due, tema della rappresentazione. Articolo agghiacciante, tempi lontani da oggi, atteggiamento paternalistico e retrogrado, Come ha intrecciato le storie e come è arrivata all’articolo di giornale? Tramite delle ricerche su wikipink, wikipedia parallelo, che mette in relazione molte storie della cultura lgbt italiana, aveva un ritagli di giornale della foto di Mario (bisognerebbe farci sopra un altro podcast). Sara necessitava di una cosa di cui si era accorta subito, che c'erano tanti buchi nella sua storia, quando nei 30 anni aveva fatto perdere le sue tracce e nel periodo della sua infanzia, si sapeva solo quando era nata, si sapeva che era di una famiglia benestante, viveva in centro a Padova, iscritta all’Università di Matematica, ma non si sapeva nient’altro, tipo che adolescente era, quindi lavoro profondo di immedesimazione, Sara ha scoperto che lei e quella generazione di donne nate 50 anni prima avevano avuto accesso ad una rappresentazione simili, Sara ha scoperto tramite un’amica di Mariasilvia Spolato che l’unico libro che lei poteva leggere, che parlava di due donne che si amavano, era lo stesso che Sara aveva letto a Pavia negli anni ‘90.Sara è cresciuta negli anni 80 e 90, in un periodo diverso dal nostro dove le storie di inclusione ci vengono proposte addirittura dall’algoritmo di Netflix. Sara pensava che era interessante immaginare a che tipo di narrazione esterna fosse stata esposta, quando ha trovato articolo del ‘51, quando lei aveva 16 anni, ha fatto una cosa strana che nessun storico avrebbe fatto, per aberrazione etica, ha





immaginato scena in cui lei trova la copia di oggi del giornale preferito di sua madre, e lei che legge la storia di Mariasilvia bertolotti che si fa chiamare mario, che ha fatto innamorare una vedova in provincia di Alessandria, ma aveva già un’altra fidanzata, ma la storia viene raccontata con tono agghiacciante, lontano da ciò che vediamo oggi. Questo tema della rappresentazione viene molto fuori all’interno di questa storia, cosa che a Sara le ha permesso di mischiare l'esperienza delle protagoniste delle storie che stava raccontando. Sara stessa era cresciuta in un contesto in cui non aveva modelli di riferimento che invece ci sono oggi, cosa che ha avuto effetto sull'educazione sentimentale come anche a tanti altri. Tema di come il prodotto culturale tratta della rappresentanza, inclusione, diversità permette alla generazione più giovane di essere più consapevoli del cambiamento dei tempi. Come ha lavorato sul podcast, tipo di scrittura e tempi per costruire il podcast, come anche investigatrice stata a Roma, a Bolzano, tempi per il lavoro. Domanda difficile: doveva nel mentre lavorare per i podcast che faceva per lavoro, tempi quindi dilatati. Storia trovata nel settembre del 2020, uscito a giugno, parte intensa della produzione tra gennaio e marzo-aprile, poi parte post produzione dopo. Podcast con genesi particolare: Sara pensava che come con Carla poteva raccontare la storia della donna, se c’erano dei buchi avrebbe capito come fare, poi intervistare esperti per fare luce su alcuni eventi,, ma poi aveva capito che doveva diventare produzione più strutturata, c'erano mezzi anche economici per prendere più tempo e andare in giro in Italia, raccogliere testimonianze, e dato che la storia era incentrata sull’assenza della protagonista sarebbe quindi stato bello trovare persone che erano in contatto con lei. Quindi poteva partire la ricerca. A Padova c’era uno storico che aveva già del materiale sulla donna e anche dei contatti, sulla parte di Bolzano, e le persone che aveva conosciuto da vecchia, era molto semplice, bastava contattarne una per contattarne anche altre. Mentre più complesso entrare in contatto con le compagne di lotta romane, c’era diffidenza nei confronti di Sara, perchè si presentava dal nulla e spiegare cos’era il podcast, era difficile spiegare cos’era un podcast a persone di ottant'anni, poi il podcast narrava una storia incentrata sul senso di colpa collettivo, c’è voluto tempo per conquistare fiducia e avere racconti preziosi, ascolto cut 4. Serie che non sarebbe stata la stessa cosa senza voci, hanno aiutato a capire cos’era, la spinta di coraggio per capire cosa Mariasilvia e loro hanno fatto in quegli anni, quindi grande fatica ma compensata. Le voci rendono il podcast emotivamente coinvolgente. Gli ingredienti per un podcast efficace? gli elementi in un podcast che funziona, da ascoltatrice e autrice. Tenendo fuori la parte di Talk, ci deve essere una storia forte, ma ciò non è neanche vero, una delle idole di podcast di Sara è autrice e regista canadese Kaitlin Prest che fa opere d’arte audio, lavora molto sul suono immersivo, delle musiche, capace di fare serie di 4 episodi, The Shadows dove racconta relazione con un ragazzo, dall’incontro al breakup, non c’è niente di particolare, però il racconto scritto molto bene e immersivo che sembra di stare dentro un colossal. Serve una buona storia e capacità di raccontarla anche bene, e anche la capacità di divagare e crearne ma di tornare sempre sul punto di partenza, di avere nocciolo centrale che permette di prendere strade diverse ma di ritornare lì in qualche modo. Conta anche molto il lavoro sulla musica, anche se di solito non ci si fa caso, ma la musica fa tutto: il tipo di musica, come entra, quando esce, quanto è alta o bassa, quanto fa da contrappunto, quando entra nel momento











giusto ma non quando te l'aspetti, quella parte fa la differenza, perché quando il lavoro è fatto bene risulta essere molto fluido l’ ascoltatore non se ne rende conto. Sara musicista, le musiche dei suoi podcast. Per entrambi i podcast Sara voleva che la sigla, blocco iniziale di presentazione, avesse una musica originale scritta apposta, l'ha scritta una persona che ha suonato con Sara, con tanti anni, il gruppo Viva Barcelona, quelle serie senza musica non sarebbe la stessa cosa, perchè si può prendere la musica e spacchettare i singoli strumenti e usarli in altri momenti. Ora che lavora in contesto più strutturato, non sempre è possibile scrivere testi originali, soprattutto se si producono tante serie, ma se si ha una ottima library musicale c’è un vantaggio non indifferente. Nel momento in cui si lavora da indipendenti tutto ciò è difficile, o si ha la possibilità che qualcuno possa può suonare per te, oppure per esempio Carla è meno curato per le musiche, non avevano una library, Prima invece ricco di molti suoni. Non si possono usare le musiche edite (anche se in Carla lei l'ha fatto), anche se si lavora su Spotify. La musica allunga i tempi produttivi? Dipende dai casi, Sara può perdere più tempo per cercare un accompagnamento sonoro più che farlo, la formazione musicale aiuta e la maggior parte delle persone con cui lavora sono ex musicisti nella post produzione aiuta. Su Prima oltre a Sara 4 persone hanno lavorato, ma ne servivano decisamente di più. La maggior parte dei podcast che Sara cura sono 4-5 persone, perchè c’è bisogno di figura che supporta l’autore , l’aiuta nelle ricerche, poi chi si occupa della produzioni, che organizza gli spostamenti, chiama la persona che deve intervistare, che quindi copre la parte organizzativa, poi chi si occupa della post produzione, come montaggio, sound design, anche se se ne occupa già molto Sara, poi parte collaterale, il grafico che fa la copertina e tanto altro. In Prima mix di musiche originali e già esistenti. Quanto contano le voci narranti: meglio quelle dei professionisti? Sara, da professionista, e da ascoltatrice professionista, pensa che il podcast gioca tutto sulla voce e autenticità, con più imperfezioni più la resa risulta autentica, più automatico che ciò succeda quando chi racconta è anche chi ha scritto la storia, ciò non sempre è possibile. Sara si occupa di podcast branded: commissionate da aziende, istituzioni culturali, ong, ecc., che investe tot per fare podcast, ma vuole qualità e anche voce riconoscibile come voce narrante perché così i fan di quella persona ascolteranno il podcast. La sfida è quella di lavorare con una persona che viene in studio, anche solo per una volta, a leggere una cosa che non ha scritto ma che deve mettere elemento di autenticità, a volte va bene a volte no, il rischio di lavorare con chi fa questo di mestiere è quello di perdere autenticità. Nel caso del lavoro di Sara ufficiale è il problema più grosso da affrontare: in poco tempo da condividere con questi talent e riuscire e spingere all'imperfezione, a non parlare in dizioni. Nell’ambito del branded content, come le aziende percepiscono podcast come strumento di condivisione di serie di valori, anche dell’azienda, tipo di approccio. Sara trova un interesse sempre crescente, crede che non sia una moda ma che entrerà nell’ecosistema di comunicazione delle aziende, come i video, le pubblicazioni sui social, così sarà per i podcast. Bisogna fare educazione: chi commissiona i podcast in un’azienda è la stessa che è responsabile dei social media, i cui numeri sono diversi da quelli dei podcast, le metriche sono diverse qualità della fruizione è diversa: se riesci ad agganciare una persona che ascolta una storia con











dei valori importanti per un’azienda, e riesci ad attirare l’attenzione di quella persona per 20’ minuti è molto. La cosa interessante del lavorare con le aziende: comunicazione corporate, non col marketing (fare un prodotto per vendere), quindi comunicazione per raccontare la visione ei valori che l’azienda sposa, il margine è quindi ampio. Uno dei primi podcast fatti per un’azienda, Nodi, ad esempio, serie commissionata da azienda farmaceutica, che non voleva entrare nella narrazione, se non col logo nella copertina e nome promosso nella sigla, ha dato quindi carta bianca per raccontare storie di salute mentale, valore importante che un’azienda può offrire all’esterno. Può essere affascinante aiutare le aziende a raccontare delle storie che possano sentire vicine e interessare anche l’esterno, lei e il suo team ci stanno provando. Il lavoro di costruzione e creazione di contenuti come funziona, come funziona con le ...


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