Petrarca testi PDF

Title Petrarca testi
Course Letteratura Italiana
Institution Università degli Studi di Messina
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analisi testi...


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PETRARCA Nascita: 1304, Arezzo Morte: 1374, vicino Padova Pensiero:   

Continuo confronto con i latini e i greci, che imita anche; Pensiero basato sulla lezione umanistica dei classici e la dottrina cristiana così come l’aveva codificata Agostino. Laura persona fondamentale nella sua vita, alla quale sono dedicati molti componimenti.

Le opere:       

LATINE: Africa (1338); De viris illustribus (fine anni 30); rerum memorandum libri; prosa latina del secretum; sette salmi penitenziali (1347); DUE SAGGI LATINI: De vita solitaria; De otio religioso; BUCOLIUM CARMEN: scritto tra 1346-1368; DE REMEDIS ULTRIUSQUE FORTUNAE RACCOLTE DI LETTERE: 1) familiares; 2) sine nomina; 3) epystole; 4) seniles; I TRIONFI: sono sei-> cupidinis, puditiae, mortis, famae, temporis, eternitas; CANZONIERE: iniziata nel 1342 e finita con la sua morte; 317 sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate, 4 madrigali.

VOI CH’ASCOLTATE IN RIME SPARSE IL SUONO Si tratta del proemio del Canzoniere, opera celebre di Petrarca, che racconta attraverso la poesia la sua vita a partire dall’anno 1336 al 1374, quindi è centrata sulla soggettività del poeta. Il canzoniere è formato da 366 (che corrispondono ai giorni dell’anno) componimenti in versi italiani. Il tema principale è l’amore per Laura (“lauro” o alloro che richiama la sacralità dell’arte, in quanto è pianta sacra al dio pagano delle arti Apollo; “laurea” poetica che Petrarca ha conseguito a Roma), ma vi sono anche altri temi come quello politico e civile che troviamo in Italia mia. Esso narra tutta la fase dell’innamoramento, soffermandosi sulle vicende di questo amore infelice. Laura poi muore, e attraverso la sua morte Petrarca ripercorre la sua figura risaltandone le virtù, come avviene nel proemio stesso. Si tratta di un sonetto che rappresenta la materia di tutta l’opera con un atteggiamento autocritico; inoltre viene subito presentata la conclusione ideologica dell’opera, questo perché l’autore vuole orientare il lettore verso un atteggiamento critico, anticipandogli però che la situazione in cui si trova l’autore è solo frutto di un errore giovanile, quindi provvisorio. L’opera, infatti, testimonia un superamento di quello stato colpevole. Questo poema è stato scritto probabilmente nel 1350. L’esperienza amorosa è superata; Petrarca si è pentito nella prospettiva cristiana. Bisogna dire però che il cristianesimo appare fuso con la nuova concezione dell’intellettuale come saggio, quindi il peccato del poeta è anche quello di essere venuto meno alla sua dignità. Schema metrico: ABBA-ABBA-CDE-CDE La forma metrica è quella del sonetto; le figure retoriche sono: 1 quartina: allitterazione -> ripetizione gruppi RI; apostrofe in “voi”; anacoluto in “suono” e “sono”; 2 quartina: chiasmo -> piango e ragiono, speranze e dolore; allitterazione in “va”

In queste prime due quartine c’è irregolarità sintattica che da risalto all’invocazione fatta dall’autore al lettore; c’è la descrizione della propria passione amorosa in cui viene sottolineata la sofferenza che però ormai il poeta ha superato. Non si chiede complicità al lettore, bensì pietà secondo una prospettiva cristiana. Con rime sparse c’è un richiamo al nome dell’opera. “del vario stile” fa riferimento alla diversa riuscita artistica dei vari componimenti. 1 terzina: allitterazione-> “m” ed “f”; figura etimologica “mi vergogno” con “vergogna”; anastrofe nel v 11. 2 terzina: anastrofe nel verso 12. All’illusione delle prime due quartine, corrisponde la disillusione delle ultime due terzine. Alla pietà e il perdono corrispondono invece la vergogna e il pentirsi.   

vv. 3 e 10 -> prolungata illusione d’amore; vv. 4 e 13-14 -> trasformazione del soggetto; v. 7 l’autore chiede al lettore competenze in materia amorosa e in materia religiosa nel verso 8;

I temi: ci sono quattro tipi di informazioni: inizialmente il poeta dice che è stato innamorato per tanto tempo, poi che è cambiato, poi chiede perdono e pietà dicendo di essere degno di riceverli entrambi. Il sonetto contiene molti elementi della poesia stilnovistica e poesia erotica cortese. I principali sono: il coinvolgimento del lettore, il rimando ad un pubblico esperto di amore (v 7), l’uso di una terminologia della materia amorosa. Ci sono anche riferimenti alla prospettiva cristiana che alludono al tema della conversione (la vergogna), l’inutilità dei beni materiali (errore, vane etc), e la richiesta di perdono v8. Petrarca è attraversato da contraddizioni interiori dovute alla sua crisi d’equilibrio interiore tra le leggi dell’amore e le leggi di dio. Queste due sfere interferiscono violentemente, ma è la sfera cristiana a vincere. C’è anche un altro tema più centrale ovvero quello della crescita personale e dei cambiamenti che la maturazione comporta. A tale tema è associata una riflessione sul rapporto con il proprio passato.

Solo et pensoso i più deserti campi: Uno dei sonetti più celebri del canzoniere, composto nel 1337. Il poeta cerca luoghi isolati per nascondere agli altri uomini la vista del proprio stato dal quale risulta evidente il suo amore. I paesaggi diventano testimoni della sua passione amorosa. I temi sono quelli della solitudine, dell’isolamento sociale e del rapporto privilegiato con il paesaggio e il dialogo interiore con i sentimenti. Schema metrico: ABBA, ABBA, CDE, CDE, verso endecasillabo. Logica binaria: aggettivi accoppiati (solo et pensoso, tardi e lenti, aspre e selvagge), o nome accoppiati (monti et piagge, fiumi et selve, amor con meco, et io co llui) Le figure retoriche sono: 1 quartina: polisindeto nel v.1, 3; dittologia “tardi et lenti”; enjambement v 1. 2 quartina: antitesi spenti e avampi; litote in “negli atti di allegrezza spenti”; 1 terzina: polisindeto e enjambement nei vv.9 e 10;

2 terzina: polisindeto in “amore” e chiasmo nel v.14 “con meco et io co llui”. “meco” deriva dal latino e significa con me. Nella seconda quartina e la prima terzina vi è l’evidenza del desiderio di preservare dagli sguardi indiscreti e tutelare la propria interiorità (troviamo lo stesso nella letteratura cortese con la figura della donna che viene preservata) e ciò spinge il poeta a cercare luoghi solitari. La natura è l’unico testimone della condizione del poeta. I temi: il dramma dell’autore si svolge tra quattro attori: il soggetto lirico, il paesaggio, gli altri uomini e l’Amore. La natura è la spettatrice della condizione dell’uomo (ben evidente nella prima terzina), che è rappresentato solo e pensoso, colto dalla malinconia. Viene raffigurata la condizione non di un giorno, ma di una vita intera. Gli altri sono gli uomini che rappresentano un popolo estraneo al privilegio dell’amore al quale il poeta si contrappone e dal quale si è allontanato. L’altro protagonista è l’amore: non ci sono modi per fuggire dall’evidente compagnia gradevole dell’amore. Nella conclusione c’è la causa dello strano comportamento che precede, e ci dice cosa il poeta vorrebbe nascondere agli altri (il proprio amore).

Italia mia, benché ‘l parlar sia indarno: Nel canzoniere troviamo trattati anche altri temi, come quello politico presente in Italia mia. Fanno parte del canzoniere anche altri tre sonetti di carattere politico che criticano la curia avignonese. Il tema politico e il tema religioso sono strettamente collegati. Tanto la degenerazione degli stati italiani, quanto la degenerazione dei costumi ecclesiastici ci rappresentano un’unica crisi della civiltà. Come Dante, anche Petrarca sente la continuità tra mondo antico e mondo moderno, ma difficilmente riparabili gli appaiono le contraddizioni tra il valore della civiltà romana e la corruzione moderna. Per quanto riguarda la posizione dell’intellettuale, Dante si sente un’intellettuale comunale, coinvolto nella vita politica, Petrarca, invece, percepisce l’espulsione degli intellettuali dalla politica attiva avviata con le signorie. La perdita di questo rapporto con la politica è ripagata con l’assunzione di una posizione che si presenta come superiore. Petrarca si definisce una figura intellettuale, costretto dai rapporti sociali a distaccarsi dalla società. Italia mia è stata scritta nel 1344 e prende spunto dal fatto storico di Parma che era stata venduta da Azzo da Correggio al ferrarese Obizzo d’Este, attaccato dal signore di Mantova. A questo fatto parteciparono anche altre città. Petrarca critica il particolarismo dell’Italia, che mette gli uni contro gli altri sovrani appartenenti alla stessa cultura. Vi è un richiamo alla civiltà nazionale italiana, fondata sulla tradizione di Roma. Fa un invito alla pace. Il poeta fa un intervento anche in un’altra questione, ovvero l’utilizzazione delle truppe mercenarie straniere da parte dei signori italiani. Fa anche un invito all’insurrezione contro gli occupanti stranieri. Le idee politiche espresse dall’autore definiscono un’ideologia legata ancora ai modelli culturali del Medioevo basati su: universalismo politico, implicito nel rifiuto della logica municipalistica delle signorie; la fedeltà alla tradizione dell’impero, espressa dal richiamo esplicito alla tradizione romana, nei confronti della quale si avverte continuità; la concezione provvidenzialistica della storia; l’idea della superiorità del popolo italiano in quanto discendente di Roma. Petrarca affronta il fatto con distacco, sottolineando così la superiorità dell’intellettuale.

Schema metrico: sono sei stanze di sedici versi. La scelta della canzone è significativa, in quanto è riservata agli argomenti più elevati e impegnativi. La valorizzazione del tema è affidata anche all’elevatezza del lessico, dello stile e della struttura argomentativa con frequente impiego di figure retoriche. 1 stanza vv. 1-16: metafora v.2, prosopopea nel v.3; interrogativa retorica v 20; 2 stanza vv. 17-32: “diluvio” che sta per soldati stranieri-> metafora; frasi esclamative nei vv.38-30; interrogativa retorica in 31-32; antitesi e contrapposizioni in 29-30 La problematica politica e i soldati mercenari (vv. 1-32): l’elevatezza dell’argomento spiega l’apertura con un’invocazione all’Italia stessa (v. 1: “Italia mia”) che viene personificata; è simboleggiata dai tre principali fiumi della Penisola (il Tevere, l’Arno e il Po, vv. 5-6) e di cui si compiangono le ferite “mortali”. Segue addirittura un'invocazione a Dio, affinché intervenga per migliorare la situazione della nazione “sacra ” in quanto vi è la sede della chiesa. Il poeta esprime in questa canzone tutto il suo amore e la sua appassionata partecipazione all'ideale di una mitica Italia del tempo passato, e la sua profonda speranza di vederla un giorno unita; a ciò s'aggiunge la disapprovazione per la politica interna dei Signori italiani, in cui s’individua la prima causa della difficile situazione della nazione. Li accusa di aver condotti mercenari stranieri (v20); la seconda domanda (vv.21-22) contiene un riferimento ironico, l’autore intende tipo “sperate veramente che i soldati stranieri siano disposti a versare del sangue per voi?” alludendo al fatto che i soldati mercenari tendono a combattere solo per il proprio interesse, quindi i soldi. Loro, infatti, sono i soldati che sono stati arruolati a pagamento con scarsa capacità di previsione e valutazione (vv.23-27). Le due antitesi de vv. 29 e 30 sono spie di una concezione secondo la quale il bene e il male si raccolgono e si concentrano per intero in due sfere distinte e contrapposte. Nei versi 28-32 è messa in risalto la trasformazione di amici in nemici: i soldati italiani non fanno l’interesse dell’Italia così come quelli mercenari. 3 stanza vv. 33-48: v. 40 chiasmo; metafore in v.38,39-41 4 stanza vv. 49-64: preterizione in Cesare; molte interrogative retoriche Il passato glorioso e l’eccellenza del territorio italiano (vv. 33-64): A contrasto con la situazione drammatica del presente, Petrarca loda la penisola italiana e la sua storia. Il paese, nell'immaginario petrarchesco, è favorito dalla naturale posizione geografica (protetta dalle Alpi) ed è illuminata dalla gloriosa storia romana, incarnata da Mario e da Cesare. Vv. 33-38 l’avidità dei potenti ha distrutto le difese offerte dalla natura alla penisola, corrompendola (scabbia è proprio una ripugnante malattia della pelle). Vv. 39-48 l’Italia trasformata in una gabbia, vede la convivenza forzata dell’indifesa civiltà latina (rappresentata dalle greggi che sono simbolo evangelico di purezza) e della violenta rozzezza dei barbari germanici; il contrasto dei due popoli è evidenziato dal chiasmo del verso 40. Nei vv. 44-48 vengono rievocate le imprese militari di Caio Mario, il quale nel 102 a.C distrusse l’esercito dei Teutoni. vv. 49-51 le imprese di Cesare vengono rievocate attraverso la figura retorica della preterizione; vv.57-62 vengono rinfacciate due colpe ai signori italiani: attendere che i vicini siano in difficoltà per attaccare e cercare da lontano soldati mercenari e accoglierli a braccia aperte pur di realizzare i propri piani di conquista nei confronti degli stati confinanti. Vv 63-64 il poeta dichiara di utilizzare un tono duro non perché lui sia coinvolto in questo circolo vizioso ma per amore della verità dei fatti.

5 stanza vv. 65-80: interrogative retoriche vv.65-67; metafora v 74 6 stanza vv. 81-96: interrogative retoriche vv. 81, 82-83, 84-86; antitesi v.93; metafora in 82,85; anafora in 81,82 (non è questo). 7 stanza vv. 97-112: metafora in 97, 102,103, 105. Nelle stanze seguenti, il piano del ragionamento del poeta è duplice: da un lato, ritornano le accuse di negligenza, corruzione e disonore contro i principi italiani; dall’altro riemerge l'idea della morte incombente - uno dei temi cardine di tutto il Canzoniere - che dovrebbe invitare i regnanti e prestare più attenzione alla loro vita dopo la morte e alla loro condotta terrena. Si tratta di un vero e proprio memento mori (espressione latina che significa: “ricordati che devi morire”), che si collega sia alla polemica politica sia al ricordo della grandezza passata dell’Italia. vv. 65,73 due argomenti dovrebbero dissuadere dall’impiego di soldati mercenari: la loro inadeguatezza guerresca, infatti loro si arrendono al primo pericolo); la loro slealtà. “alzando il dito” segno di resa antico dei soldati di combattimento. “dalla mattina a terza” un periodo di tre ore sufficienti a capire le ragioni esposte dal poeta, per dire che i signori non dedicano nemmeno questo breve tempo a riflettere, in quanto sono accecati dall’avidità. “vincerne d’intellecto” indica come i soldati mercenari sono più intelligenti rispetto agli italiani, perché si vendono senza rimanere fedeli nel combattere. vv. 87-96 la condizione avvilita del popolo italiano nasconde la grandezza ereditata dal glorioso passato, in particolare quello romano; il popolo aspetta solo di essere stimolato dai governanti con le loro virtù. Viene sottolineata come è grave la dipendenza dalle armi straniere. Vv 97-102: il pensiero della morte, del fatto che l’anima non è protetta nel giudizio finale dovrebbero spingere i governanti ad avere un corretto comportamento. vv. 103-112 invito a dedicare le energie alle imprese meritevoli e non a fare a gara con nemici e avversari. 8 stanza vv. 113-122: apostrofe in “canzone”; perifrasi in 117-118; ripetizione in 122 per dare maggiore enfasi. Il congedo: la “pace” per la penisola La canzone si chiude con il tradizionale “congedo”, in cui Petrarca si rivolge al suo stesso componimento, assegnandogli la missione di recarsi proprio tra coloro che saranno infastiditi da chi proclama la verità. In tal senso, solo in pochi (v. 120: “fra’ magannimi pochi”) sapranno capire l’appello alla pace della canzone petrarchesca. Si conclude, quindi, con un riferimento all’adulazione ipocrita dei cortigiani e un’invocazione della pace tra i signori italiani....


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