Plastidi : origine e funzione PDF

Title Plastidi : origine e funzione
Author Rossella Pernagallo
Course Botanica Generale
Institution Università degli Studi di Messina
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Summary

cloroplasti, cromoplasti, leucoplasti (origine, funzione e differenziamento)...


Description

PLASTIDI I plastidi sono organelli caratteristici della cellula vegetale, dove si svolgono molte delle attività metaboliche, come la fotosintesi, la biosintesi degli acidi grassi, degli amminoacidi e dell’amido. In base al colore i plastidi maturi sono distinti in cloroplasti, cromoplasti e leucoplasti. L’involucro dei plastidi è costituito da due membrane unitarie, la membrana esterna e la membrana interna; il compartimento tra le due membrane è detto spazio intermembrana. I plastidi possiedono ribosomi che sedimentano a 70S (quelli citoplasmatici sedimentano a 80S), uno o più nucleoidi, ossia regioni in cui sono localizzati filamenti di DNA circolare non associato ad istoni, e sono in grado di duplicarsi per scissione binaria. I diversi tipi di plastidi possono trasformarsi l’uno nell’altro e tutti derivano dalla stessa forma embrionale, detta proplastidio. Questi organelli presentano dimensioni ridotte, sono dotati di un sistema di membrane interne poco sviluppato e sono incolori o di colore verde pallido. Si trovano nell’embrione e nelle cellule meristematiche degli apici radicali e caulinari. Ciascun proplastidio può dividersi per semplice scissione dando origine a due proplastidi figli, attraverso un processo simile alla gemmazione. Il differenziamento dei proplastidi nelle varie forme di plastidi dipende sia da fattori ambientali, come luce e temperatura, che da meccanismi di regolazione interni relativi all’organo. Ad esempio, se una plantula viene fatta crescere al buio, i proplastidi della foglia diventano ezioplasti, quelli della radice amiloplasti; ma, differentemente, i proplastidi della radice esposti alla luce si trasformeranno in cloroplasti. Avendo un DNA proprio e dei propri ribosomi, i plastidi sono degli organuli semi-autonomi in quanto possono sintetizzare delle proteine indipendentemente dall’informazione genetica del genoma nucleare. I cloroplasti sono gli organelli in cui avviene la fotosintesi e sono presenti in tutti gli organismi autotrofi eucarioti. Sono di colore verde e i pigmenti in essi contenuti sono clorofilla e carotenoidi. Nelle piante sono presenti numerosi cloroplasti per cellula, con dimensioni che variano da 4 a 10 μ ed hao fora ellissoidale. I cloroplasti hanno la possibilità di spostarsi orientandosi a favore della radiazione luminosa. Diversamente dalle membrane della maggior parte delle cellule eucariotiche, quelle dei cloroplasti sono povere in fosfolipidi e ricche in galattolipidi. La membrana esterna è dotata di particolari proteine, le porine, che formano canali rendendola permeabile a molecole di ridotte dimensioni, in particolare proteine sintetizzate nel citoplasma. La membrana interna è altamente selettiva, permeabile solo a molecole neutre di ridotte dimensioni, e gli scambi con il citoplasma si attuano solo attraverso specifiche proteine trasportatrici. Internamente è differenziato in un sistema di membrane, dette tilacoidi, immerse in una sostanza amorfa, detta stroma. I tilacoidi formano dei sacchi appiattiti disposti uno sull’altro a formare delle pile dette grana (singolare: granum), in questo caso si parla di tilacoidi granali. Singoli grana sono collegati tra loro da tilacoidi detti stromatici o intergranali. Tutti i tilacoidi sono in continuità tra loro costituendo un sistema chiuso di membrane che racchiude una singola camera interna definita lume. Nello spessore della membrana dei tilacoidi è localizzato l’apparato fotochimico della fotosintesi. Nello stroma risiedono gli enzimi coinvolti nell’organicazione del carbonio. Durante l’attività fotosintetica, nelle ore diurne, la quantità di zuccheri prodotti può essere superiore rispetto a quelli consumati o esportati dalla cellula, e l’eccesso viene polimerizzato in amido e accumulato nello stroma (amido primario). Durante le ore notturne, questo amido è idrolizzato in zuccheri solubili per essere in

parte consumato per le attività metaboliche della cellula e in parte trasportato negli amiloplasti dove viene riformato amido (amido secondario) che rappresenta una riserva a lungo termine. Nello stroma possono essere inoltre accumulate inclusioni lipidiche rotondeggianti, i plastoglobuli. Alcune proteine del cloroplasto sono codificate dal DNA del cloroplasto e sono sintetizzate nel cloroplasto stesso. Molte proteine del cloroplasto, tuttavia, sono codificate dal DNA nucleare, sintetizzate nel citosol e poi trasportate nel cloroplasto. Alcune proteine, come la Rubisco, un enzima che catalizza l’organicazione della CO2 durante la fotosintesi, sono costituite da più subunità codificate in parte dal DNA plastidiale in parte dal DNA nucleare. I cromoplasti hanno forma variabile e mancano di un sistema tilacoidale vero e proprio. Sono di colore giallo, arancio o rosso, mancano di clorofilla, ma sono ricchi in carotenoidi. Generalmente si differenziano a partire dai cloroplasti (si pensi ad esempio alla maturazione del pomodoro), ma possono derivare anche da proplastidi o leucoplasti (ad esempio nella carota). La conversione da cloroplasti comporta la degradazione delle clorofille e più in generale dell’apparato fotosintetico, e contemporaneamente la sintesi e l’accumulo di pigmenti carotenoidi. La conversione è legata a fattori endogeni (ormoni e nutrienti) ed ambientali (fotoperiodo e temperatura). Il processo può essere reversibile, per esempio, per effetto del freddo o di intensa illuminazione i cloroplasti possono arrossarsi per poi tornare verdi quando si ristabiliscono le condizioni iniziali. I colori vivaci conferiti dai carotenoidi a molti fiori e frutti rivestono un ruolo importante nell’attrazione di animali impollinatori e di quelli coinvolti nella dispersione dei semi. In molti frutti e fiori e in alcune foglie, la colorazione è legata a pigmenti antocianici disciolti nel succo vacuolare e non ai cromoplasti. Nelle foglie senescenti, plastidi, in seguito a processi degradativi, assumono un aspetto simile ai cromoplasti, ma tali organelli sono detti gerontoplasti, e rappresentano uno stadio degenerativo irreversibile dei cloroplasti. I leucoplasti sono plastidi incolori per l’assenza di pigmenti. Sono distinti in base alle sostanze prodotte e/o accumulate: - elaioplasti: accumulano lipidi - proteinoplasti: accumulano proteine, ad esempio in alcune radici - amiloplasti: accumulano carboidrati sotto forma di amido Questi organelli sono particolarmente abbondanti nelle parti della pianta specializzate per l’accumulo, come radici, tuberi, rizomi, semi, midollo del fusto. Gli amiloplasti maturi, il cui stroma è quasi interamente occupato da granuli di amido, assumono forme e dimensioni diverse, che dipendono dalla deposizione di strati di amido intorno a un centro di formazione detto ilo, che può essere centrale o eccentrico. In alcuni casi, come nella patata, intorno all’ilo si possono osservare diversi strati concentrici più chiari e più scuri. Nelle cellule della columella della cuffia radicale, gli amiloplasti funzionano come statoliti, cioè sono coinvolti nella percezione dello stimolo gravitropico. SVILUPPO I plastidi derivano sempre da altri plastidi, che derivano da quelli dello zigote. Nella maggior parte delle piante gli organuli vengono trasmessi dal citoplasma del gamete femminile (via materna), solo per le conifere la trasmissione è per via paterna.

Il tipo è il numero dei plastidi di una cellula matura è legato a fattori interni ed ambientali. La luce ha un ruolo fondamentale nel differenziamento dei cloroplasti. La formazione del sistema tilacoidale avviene solamente in presenza di luce; in assenza di luce si formeranno ezioplasti, con un sistema di elementi tubulari, il corpo prolamellare, dal quale si prolungano nello stroma membrane lamellari dette protilacoidi. In presenza di luce il corpo prolamellare si disgrega e le membrane si riorganizzano formando tilacoidi: l’ezioplasto si trasforma in cloroplasto (fotoconversione). L’interconversione dei plastidi è il processo con cui i plastidi maturi sono in grado di trasformarsi da un tipo all’altro. L’esposizione alla luce è accompagnata dalla conversione degli amiloplasti in cloroplasti. I cromoplasti si differenziano dai cloroplasti, e in particolari condizioni, come nel caso della carota esposta alla luce, è possibile anche il processo inverso. Secondo la teoria endosimbiontica dell’origine dei cloroplasti, il cloroplasto si sarebbe originato da una simbiosi tra cianobatteri e cellule più grandi eterotrofe e prive di parete. I cianobatteri sarebbero stati inglobati per fagocitosi ma non digeriti. L’ospite avrebbe perso la parete cellulare, e si sarebbe così instaurato un rapporto di simbiosi obbligata di tipo mutualistico, in cui la cellula più grande avrebbe fornito protezione e nutrimento, mentre le cellule inglobate avrebbero donato la loro capacità fotosintetica alla cellula più grande. Si sarebbero così originati i precursori delle cellule eucariotiche autotrofe. Secondo Margulis (1981) non solo i plastidi, ma anche mitocondri e apparato citoscheletrico degli eucarioti avrebbero avuto origine attraverso fenomeni di simbiosi con procarioti. A sostegno di questa teoria ci sono diverse similitudini tra plastidi e cellule procariotiche: DNA circolare privo di istoni e non contenuto in un compartimento delimitato da membrana, ribosomi 70S, duplicazione mediante scissione binaria, membrana esterna del cloroplasto con caratteristiche simili a quelle del plasmalemma della cellula eucariotica mentre la membrana interna presenta analogie con il plasmalemma della cellula procariotica....


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