REC HALL - Riassunto Dimensao Oculta, a PDF

Title REC HALL - Riassunto Dimensao Oculta, a
Author beppe bongo
Course DAMS - Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo
Institution Università di Bologna
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Summary

Riassunto del libro La dimensione Nascosta di Edward t. Hall...


Description

Edward T. Hall – La Dimensione Nascosta Vicino e lontano: il significato delle distanze tra le persone Il testo di Hall ci parla di una dimensione che viviamo da sempre ma di cui non ce ne siamo mai accorti: quella dei comportamenti culturali della comunità in cui viviamo, densi di significato anche quando si esplicano per abitudine ed istinto, la cultura, quindi, come comunicazione. Comunichiamo agli altri anche quando non scriviamo o parliamo e Hall analizza i modi di utilizzare lo spazio per attribuirgli significato, che cambia in base alla distanza tra interlocutori. La semiologia dello spazio è la prossemica: costruire per lo spazio quello che la linguistica costituisce per i segnali verbali. Siamo soggetti fisici inseriti in uno spazio che ci attornia e che provoca conseguenze pratiche per ciascuno di noi. Ci si rende sempre più conto della perdita di collegamento coll'evolversi del mondo in generale. Tale coscienza rende più avvertita la necessità di stabilire sistemi di riferimento, che aiutino ad integrare tutta quella massa di informazioni, mutevoli e accavallantisi, con cui gli uomini devono fare i conti. La maggior parte delle cose che noi apprendiamo sugli animali e sugli intricati meccanismi di adattamento che l'evoluzlone ha prodotto e i plù pertinenti di questi studi aprono la strada alla soluzione di alcuni dei più difficili problemi umani,trattano della struttura dell'esperienza in quanto plasmata dalla cultura: cioè quell'insieme di esperienze profonde, comuni e imprecisate, che sono condivise dai membri di una data cultura, che vengono comunicate inconsapevolmente e che costituiscono l'entroterra rispetto a cui tutti gli altri eventi sono giudicati. Diviene sempre più manifesto che i conflitti fra i sistemi culturali non sono limitati alle relazioni internazionali, i molti e svariati gruppi che costituiscono la nostra popolazione si sono dimostrati sorprendentemente tenaci nel conservare le proprie identità distinte e separate. In superficie,, tutti questi gruppi possono sembrare simili e rispondere press'a poco alla stessa maniera; ma sotto questa scorza stanno molteplici diferenze, non precisate e non formulate, nella costituzione del tempo e dello spazio, nell'organizzazione dei dati materiali e nelle modalità delle relazioni. Sono proprio queste differenze che, trascurate, benché di vitale importanza, determinano così spesso fraintendimenti tali, negli incontri fra persone di diverse culture, da tradire le buone intenzioni.

Capitolo 1: LA CULTURA COME COMUNICAZIONE Questo libro esamina che cosa siano lo spazio personale sociale e come l'uomo li percepisca. "Prossemica" sono le teorie che concernono l'uso dello spazio dell'uomo, inteso come una specifica elaborazione della cultura. Whorf, linguista, disse nel 1930 che il linguaggio è ben più del mezzo d'espressione del pensiero: è un vero e proprio elemento costitutivo della formazione del pensiero. Inoltre, per usare una immagine dei nostri giorni, la vera percezione che un uomo ha del mondo che lo circonda è programmata dal linguaggio che egli parla. I principi fondati da Whorf e dai linguisti del suo indirizzo in relazione al linguaggio si applicano altrettanto bene al resto del comportamento umano. Noi abbiamo la presunzione che, quando due esseri umani sono soggetti alla medesima "esperienza", virtualmente gli stessi dati siano forniti ai due sistemi nervosi centrali, e che i due cervelli li registrino in modo simile. L'indagine prossemica getta seri dubbi sulla validità di questa assunzione, soprattutto quando si tratta di culture differenti. L’esperienza soggettiva è percepita attraverso una certa serie di filtri sensoriali, disposti secondo i condizionamenti culturali, ed è completamente diversa dall'esperienza percepita da altri, di ambiente culturale differente. Si può ritenere assai utile considerare l'uomo come un organismo che ha sviluppato e specializzato le sue estensioni a un tal grado che hanno travalicato i limiti naturali, e stanno oramai rapidamente rimpiazzando gli organi della natura. In altre parole, l'uomo ha creato una nuova dimensione, la dimensione della cultura, di cui la prossemica è soltanto una parte. Il tipo di relazione fra l'uomo e la dimensione culturale è tale che sia l'uomo sia l'ambiente sono attivi moltiplicandosi reciprocamente. L'uomo è ora in

condizione di creare quasi la totalità del mondo in cui vive: ciò che gli etologi chiamano biotopo. Bisogna cominciare a vedere l'uomo come un "interlocutore" col suo ambiente ed è essenziale che noi impariamo a comprendere le comunicazioni silenziose proprio come parole dette o stampate: soltanto così entreremo in un vero e profondo contatto con gli altri popoli, dentro e fuori i nostri confini nazionali. Capitolo 2: COME SI STABILISCONO LE DISTANZE FRA GLI ANIMALI Gli studi comparativi sugli animali ci aiutano a mettere in luce come le esigenze di spazio dell'uomo siano influenzate dal suo habitat. Gli animali, con la propria condotta, non ne oscurano la regolarità degli esiti: nella loro condizione naturale, essi rispondono in un modo meravigliosamente coerente, così da rendere possibile lo studio di azioni ripetute e virtualmente identiche. La territorialità, concetto base nello studio del comportamento animale, è generalmente definita come quella caratteristica condotta con cui un organismo afferma i propri diritti su di un'area, difendendola contro membri. H. Hediger, il famoso psicologo degli animali zurighese, ha descritt geli aspetti più importanti della territorialità e ha spiegato concisamente i meccanismi su cui si basa. La territorialità, egli dice, assicura la propagazione della specie regolandone la densità di popolamento. Fornisce lo schema in cui si inseriscono le azioni: vengono stabilite le posizioni adatte all'apprendimento o al gioco, e i luoghi dove nascondersi. Così è la territorialità che coordina le attività del gruppo e lo tiene insieme: sebbene l'uomo sia un animale "autoaddomesticato", il processo di trasformazione è ancora soltanto parziale. Lo vediamo in certi tipi di schizofrenici. Descrivendo le proprie sensazioni, questi malati fanno riferimento a qualcosa che accade entro la loro "distanza di fuga" (la distanza che un animale consente ad un altro soggetto prima di scappare), e che avvertono come letteralmente dentro di sé. Essi sentono dunque che i confini del loro io si estendono oltre il corpo. Queste esperienze, raccolte da medici in contatto con schizofrenici, testimoniano che l'organizzazione dell'ego quale noi lo conosciamo è intimamente connessa al processo di costituzione di espliciti confini spaziali. Riguardo all'uso dello spazio, si può osservare nel mondo animale una dicotomia fondamentale e talvolta inesplicabile: alcune specie comportano I'ammucchiarsi insieme dei propri membri e ne richiedono l'assiduo reciproco contatto fisico, mentre gli individui di altra specie evitano per lo più di toccarsi (principio del contatto e del non-contatto). La “distanza personale”, spiega Hediger, è l'intervallo mantenuto dagli animali che seguono la norma del non-contatto tra sé e i loro simili. Gli individui più forti tendono a stabilire distanze personali più grandi rispetto agli esemplari che occupano posizioni inferiori nella gerarchia sociale. Codesta corrispondenza fra la distanza personale e la condizione sociale sembra verificarsi, in una forma o nell'altra, presso tutti i vertebrati. A quanto pare c'è una corrispondenza tra aggressività e ostentazione, di modo che gli animali più aggressivi ostentano più vigorosamente la propria superiorità. Gli animali che vivono in gruppo hanno bisogno di rimanere in reciproco contatto: la “distanza sociale” , invece, è un limite psicologico, passato il quale l'animale comincia manifestamente a sentirsi ansioso. Come abbiamo già visto, ogni animale ha bisogno di uno spazio minimo, senza il quale la sua sopravvivenza è impossibile. Questo è appunto lo “spazio critico” dell'organismo.

Capitolo 3: DENSITÀ E COMPORTAMENTO SOCIALE DEGLI ANIMALI Questo capitolo esamina appunto il comportamento degli animali in base al loro numero nella comunità, tramite esempi ed esperimenti condotti da scienziati di tutto il mondo. Interessante è l’utilizzo dei sensi da parte degli esemplari durante il comportamento nel gruppo. Anche l’uomo utilizza tutti i sensi all’interno del suo habitat sociale, e col cambiare del contesto venne prediletto l’utilizzo di alcuni a dispetto di altri. Il passaggio della fiducia dell'organismo dal naso all'occhio, risultato delle pressioni ambientali, ha dato un volto completamente nuovo alla condizione umana. La capacità di progettazione tipica dell'uomo è stata resa possibile dalla più ampia portata dell'occhio che codifica dati immensamente più complessi, incoraggiando così il pensiero all'astrazione. L'odorato, invece, proprio perché così intimamente connesso all'emotività e alla soddisfazione sensuale, spinge l'uomo esattamente nella direzione contraria. L'evoluzione

dell'uomo ha ricevuto il suo marchio dallo sviluppo dei "ricettori di distanza": la vista e l'udito. Cosl egli ha potuto sviluppare le arti che impiegano questi due sensi, a virtuale esclusione di tutti gli altri. La poesia, la pittura, la musica, la scultura, l'architettura, la danza, si basano fondamentalmente, anche se non esclusivamente, sulla vista e I'udito; e così i sistemi di comunicazione che l'uomo ha istituito.

Capitolo 4: LA PERCEZIONE DELLO SPAZIO. I RICETTORI DI DISTANZA: OCCHI ORECCHI E NASO "Lo studio degli ingegnosi sistemi di adattamento, che gli animali esibiscono nella loro anatomia, fisiologia e comportamento, ci conduce alla conclusione, a tutti familiare, che ogni organismo si è sviluppato adattandosi a vivere nel suo proprio angolo del mondo…” (H. W. LISSMAN, Electric Location by Fishes, in "Scientific American”) Questo passo sottolinea fortemente l'importanza dei ricettori nell'edificazione dei vari mondi percettivi diversi, ognuno tipico di un certo organismo. Per capire l'uomo, si deve sapere qualcosa sulla natura dei suoi sistemi ricettori, e sul modo in cui la cultura manipola i dati da questi ricevuti. I componenti l'apparato sensoriale dell'uomo si dividono in due categorie, secondo una classificazione che può essere grosso modo la seguente: 1. Ricettori di distanza, connessi all'esame di oggettidistanti: gli occhi, gli orecchi, e il naso. 2. Ricettori immediati, usati per esaminare l'ambiente più prossimo, il mondo del tatto: pelle, membrane e muscoli. La pelle, per esempio, che è l'organo principale del tatto, è anche sensibile alle variazioni di calore: sia l'irradiazione sia la conduzione di calore vengono avvertite dalla pelle, che, perciò, rigorosamente parlando, è tanto un ricettore di distanza quanto un ricettore immediato. La capacità di rispondere agli stimoli esterni è uno dei criteri base che testimoniano della vita di un organismo. La vista, invece, è stato l'ultimo e pi specializzato dei sensi a svilupparsi nell'uomo, La vista divenne più importante e l'olfatto meno essenziale, quando l'antenato dell'uomo lasciò il terreno per gli alberi. Il "tiro" dell'orecchio nudo, nell'uso quotidiano, è in realtà assai limitato. Sino ai sei metri l'orecchio è molto efficiente; l'occhio nudo, invece, abbraccia una quantità straordinatia di informazioni entro il raggio di un centinaio di metri, ed è ancora perfettamente efficiente per gli usi della umana interazione alla distanza di più di un chilometro. Le informazioni visive tendono ad essere meno ambigue e più a fuoco delle informazioni uditive. La percezione spaziale non comprende soltanto tutto ciò che è percepito, ma anche quello che viene escluso. Persone allevate in ambiti culturali differenti apprendono sin da bambini, senza averne poi avvertita coscienza, a scartare certi tipi di informazioni. Una volta stabiliti, questi schemi percettivi sembrano restare inalterati per tutta la vita. L'uso diffuso di deodoranti e l'eliminazione di tutti gli odori dai luoghi pubblici ottunde le differenze nelle percezioni spaziali, e impoverisce la varietà d'esperienze della nostra vita; giunge anche ad oscurare i ricordi, giacché sono gli odori, più delle immagini o dei suoni, ad evocare le memorie più profonde. L'odore è uno dei più primitivi e dei più fondamentali mezzi di comunicazione. La sua base strutturale è chimica, ed è infatti considerato il senso chimico per eccellenza. Le differenze, le sfumature e i passaggi di odori non solo forniscono coordinate all'orientamento nello spazio, ma aumentano il gusto del vivere quotidiano.

Capitolo 5: LA PERCEZIONE DELLO SPAZIO. I RICETTORI IMMEDIATI: PELLE E MUSCOLI Quando gli aloni termici delle persone si intersecano, ed esse possono avvertire l'odore altrui, gli individui non solo si sentono molto più coinvolti, essi possono addirittura trovarsi sotto l'influsso chimico delle emozioni dei vicini. Non si sa per quale ragione il proprio calore non desti ripugnanza, e quello di un estraneo invece sì: può darsi che questo fenomeno sia dovuto ad una nostra estrema sensibilità per le piccole differenze di temperatura: sembra che l'uomo reagisca negativamente ad una temperatura non familiare. Come Freud ed i suoi seguaci hanno messo in

luce, la nostra cultura tende ad esaltare ciò che può essere controllato e a negare ciò che sfugge a tale controllo. Il calore corporeo è qualcosa di altamente personale, ed evoca nel nostro spirito idee di intimità e di esperienze dell'infanzia. Il tatto è la più soggettiva delle sensazioni. Per molte persone, i momenti più intimi della vita sono associati alle mutevoli esperienze del tessuto epidermico:Oggi, l'ordito profondo ed inconscio del nostro ego è costituito dagli elementi piccoli grandi forniti da un sistema sensorio che reagisce ad un ambiente in gran parte prefabbricato dalla nostra civiltà. Il senso umano dello spazio è strettamente connesso al senso dell'ego, che è in intimo rapporto di transazione con l'ambiente.

Capitolo 6: LO SPAZIO VISIVO La vista è stata l'ultimo dei sensi a svilupparsi, ed è di gran lunga il più complesso. Gli occhi forniscono ai sistemi nervosi molte più notizie, e ad una velocità molto maggiore, del tatto o dell'udito. Gli occhi sono comunemente considerati i principali strumenti di ricezione delle informazioni. Ma per quanto sia importante la loro funzione "ricevente", non si dovrebbe dimenticare l'utilità della loro funzione "trasmittente": lo sguardo può, per esempio, punire, incoraggiare, o stabilire un rapporto di dominio; la maggiore o minore dilatazione delle pupille può indicare interesse oppure antipatia. L'uomo apprende mentre vede, e ciò che ha appreso influenza ciò che vede: questo favorisce eminentemente la capacità tipicamente umana di adattarsi alle circostanze, consentendogli di sfruttare le esperienze passate. Trattando della visione, è sempre necessario distinguere tra l'immagine della retina e la rappresentazione soggettiva: Il primo ambito di fenomeni è il campo visivo, e il secondo è il mondo visivo. Il campo visivo è formato dalle figure luminose continuamente cangianti, registrate dalla retina, che l'uomo elabora nella costituzione del proprio mondo visivo. Questo suggerisce l'idea che dati sensoriali provenienti da altre fonti intervengano a correggere il campo visivo. Muovendosi attraverso lo spazio, l'uomo organizza e consolida il suo mondo visivo, avvalendosi dei messaggi che egli riceve da tutto il corpo. Secondo la concezione tradizionale, tutti gli uomini vedrebbero allo stesso modo la stessa realtà oggettiva, che fungerebbe perciò da punto di riferimento universale. L’idea che non ci síano al mondo due persone che, nell'uso pienamente attivo dei loro occhi, vedano esattamente la medesima cosa, urta certuni, perché implica che non tutti gli uomini reagiscono al mondo che li circonda allo stesso modo.

Capitolo 7: L'ARTE COME GUIDA ALLA PERCEZIONE La vera distanza del ritratto è compresa fra m 1,20 e m 2,40. Ora il pittore è abbastanza vicino da poter cogliere agevolmente la solidità e corporeità del modello, e insieme abbastanza lontano da non essere disturbato dall'incombere d'uno scorcio eccessivo. E a questa distanza, che è poi quella normale della familiarità sociale e della pacata conversazione, che comincia a manifestarsi l'anima di chi è in posa... La distanza propria del tatto non è adatta alla contemplazione visiva, ma a certe espressioni fisico-motorie dei sentimenti: è la distanza della lotta e dell'amplesso. Per questa ragione, l'artista non è soltanto un illustratore dei valori maggiori della cultura, ma anche di quei piccoli fatti "microculturali" che contribuiscono alla costituzione dei valori maggiori. Il confronto con le espressioni artistiche di un'altra cultura, soprattutto se questa è molto lontana dalla nostra, può rivelare una messe di notizie sui mondi petrcettivi di ambedue le culture. Ad esempio, il mondo percettivo degli eschimesi è completamente diverso dal nostro, e tratto saliente di questa differenza è l'uso eschimese dei sensi nell'orientamento nello spazio. Talvolta, nelle zone artiche, non c'è la linea dell'orizzonte a separare la terra dal cielo. La direzione e l'odore del vento, insieme con l’orientamento tramite oggetti o punti, la qualità del ghiaccio e la sensazione della neve sotto i piedi, forniscono agli eschimesi tracce cosi sicure da consentire viaggi di centinaia di chilometri attraverso una distesa visivamente in differenziata. Integrano spazio e tempo in un'unica entità, e vivono in un mondo acustico-olfattivo, piuttosto che visivo. Dallo studio dell'arte si può imparare molto sulla percezione umana del mondo. La maggior parte dei pittori sa bene di operare ad un certo livello di astrazione: qualunque cosa dipingano si basa

sulla sola vista, e dev'essere tradotta negli altri sensi. Se l'artista si è espresso in modo davvero felice, lo spettatore, se partecipa al mondo culturale dell'artista, potrà evocarsi e rimettere al posto giusto ciò che necessariamente manca nella pittura. Il pittore e lo scrittore sanno bene che l'essenza della loro arte sta nell'offrire al lettore, all'ascoltatore, o allo spettatore dei segni rappresentativi scelti convenientemente, che siano non soltanto coerenti alla struttura degli eventi descritti, ma anche compatibili con la cultura e il sistema "muto di comunicazione propri del loro pubblico. In altri termini, una delle funzioni più importanti dell'artista sta nell'aiutare il profano a mettere ordine nel proprio universo culturale. L'uomo è avvezzo al fatto che ci sono delle lingue che dapprima non riesce a capire, e che devono essere imparate; ma, poiché l'arte è prima di tutto un fenomeno visivo, ai aspetta d'intenderne subito il messaggio, ed è incline ad offendersi se non lo capisce. La critica più grave che si può muovere a molti dei tentativi di interpretazione del passato è che essi proiettano nel mondo visivo dei tempi antichi la struttura del mondo visivo del presente. Tale proiezione è dovuta al fatto che pochi tengono conto che è l'uomo a dare, inconsciamente ma attivamente, la struttura al proprio mondo visivo. Pochi comprendono che la visione non è passiva, ma attiva; la maggior parte delle comunicazioni sono in se astrazioni di eventi, che si verificano su tutta una serie di livelli, alcuni dei quali solo a prima vista manifesti. La grande arte comunica anche in profondità: qualche volta ci vogliono anni o addirittura secoli perché possa svelarci tutto il suo messaggio. Per capire veramente l'arte, bisogna guardare e tornare a guardare, cercando di entrare in un dialogo con l'autore attraverso la sua opera. Gli impressionisti trasferirono il centro di interesse dall’osservatore di nuovo nello spazio: questa fu la foro vera svolta. Essi, con piena consapevolezza, cercarono di comprendere di dipingere quel che avveniva bello spazio. I moderni artisti della civiltà occidentale, invece, attraverso la loro arte hanno cominciato consapevolmente a liberare e a "mobilitare" i sensi, eliminando alcuni dei processi traduttivi e riduttivi imposti dall'arte "oggettiva". L'arte degli eschimesi ci dice che essi vivono in un ambiente ricco di stimoli sensoriali; le opere dei nostri artisti moderni segnalano esattamente l'opposto. Ed è forse per questo che tanta gente trova l'arte contemporanea così conturbante. L'arte costituisce una delle più ricche sorgent...


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