Relazione esperienza tirocinio universitario in un asilo nido PDF

Title Relazione esperienza tirocinio universitario in un asilo nido
Author Barbara Tonolli
Course Psicologia dello sviluppo
Institution Università degli Studi di Verona
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Relazione esperienza personale del tirocinio universitario in un asilo nido ...


Description

LA MIA ESPERIENZA RELAZIONE FINALE DI TIROCINIO

Barbara Tonolli Università degli studi di Verona – Scienze dell’educazione

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Ho svolto il tirocinio formativo presso l’asilo nido di Rovereto dal 19 marzo 2018 al 4 giugno 2018 per un totale di 300 ore. L’asilo ha una capienza di 45 posti e i bambini sono suddivisi in gruppi quanto più omogenei per età per garantire stimoli e percorsi adeguati a ciascuno. Io sono stata affiancata ad una educatrice con nove bambini di circa 18 mesi d’età. All’ interno del mio progetto formativo sono state inserite le mansioni, le attività, le regole alle quali avrei dovuto attenermi come il rispetto degli orari concordati, l’utilizzo di un comportamento ed un linguaggio adeguato al contesto e all’utenza, il rispetto della privacy, l’ inserirsi con flessibilità nel nuovo contesto, mettendosi in relazione e collaborazione con tutto il personale del nido, visionare le leggi e i regolamenti, osservare e conoscere gli spazi, i materiali, gli arredi, i ruoli di tutto il personale, le routines dei bambini e i bambini stessi, la progettazione e la conduzione di momenti di cura e/o di attività, dopo un adeguato periodo di osservazione sotto la supervisione dell’educatrice, la partecipazione a riunioni del gruppo di lavoro e incontri di formazione del personale educativo. Obiettivi formativi da raggiungere: 

Sapersi inserire in modo adeguato in un contesto professionale e lavorativo



Conoscere l'organizzazione del nido (spazi, materiali, arredi, tempi della giornata) e sua finalità;



Conoscere il contesto normativo di riferimento;



Conoscere le modalità di funzionamento del gruppo di lavoro del nido, gli strumenti, le modalità di progettazione e documentazione e le modalità di relazione con le famiglie;



Sviluppare competenze osservative e di analisi delle osservazioni;



Sviluppare competenze autoriflessive;



Sperimentarsi nella relazione con i bambini considerando le loro caratteristiche di fase evolutiva e personalità.

La giornata al nido inizia con il momento dell’accoglienza dove i bambini, tra le 7.15 e le 9.30, vengono accolti in salone o direttamente nella loro stanza di riferimento per facilitare la serenità del clima e gli scambi tra genitori ed educatrici. Ogni bambino ha una sua modalità di vivere la separazione e spetta all’educatrice prendersi carico della separazione mediante l’osservazione di sequenze e comportamenti per trovare dei rituali che consentano al bambino di accettare serenamente il distacco dal genitore.

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La giornata viene scandita attraverso il mantenimento costante di routine, che si manifestano con lo svolgimento delle stesse attività eseguite e ripetute quotidianamente ossia l’accoglienza del bambino al nido, il cambio, il pasto ed il ricongiungimento con il genitore. Questi scambi che diventano

dei

rituali

permettono

al

bambino

di

acquisire

sicurezza.

Verso le 9 circa i bambini siedono a tavola muniti di bavaglini e viene offerta loro la frutta, momento vissuto da tutti con serenità. Successivamente nel corso della mattinata ogni gruppo partecipa a svariate attività a cui durante il mio percorso ho potuto assistere e partecipare come:  Il gioco con l’acqua: l’attività viene fatta nel bagno dei bambini. Dopo aver spogliato i bambini, insieme all’educatrice, e messo loro un grembiulino per non bagnarsi troppo abbiamo sistemato nei lavandini delle vaschette con acqua. Con l’uso di piccoli contenitori e strumenti come imbuti, vasetti, spugne, il gioco assume aspetti sempre nuovi e curiosi. I bambini si divertono molto e si rilassano stando a contatto con l’acqua. Questa attività piace molto ai bambini ed è utile perché imparano a conoscere il liquido spruzzandolo e spargendolo. L’educatrice dava gli oggetti ai bambini gradualmente così da favorire una maggiore concentrazione. È stato molto bello vederli giocare liberamente, sorridenti bevevano l’acqua con i bicchierini, travasavano l’acqua con gli imbuti in altri bicchierini o facevano “ciak ciak” con le manine nella vaschetta.  Il gioco della farina: questa attività viene fatta nella stanza della manipolazione. I bimbi siedono al tavolo o seduti per terra sopra un telo ciascuno con la propria vaschetta contenente la farina. Successivamente abbiamo distribuito loro in modo graduale imbuti, animaletti, camioncini, bottigliette, e cucchiaini. Ai bambini abbiamo lasciato libero gioco senza intervenire, salvo quando mettevano la farina in bocca per evitare che ne ingerissero. Grazie a questa esperienza ho capito che bisogna osservare molto bene i bambini e infatti ho potuto notare come alcuni erano piuttosto concentrati, mentre alcuni si stufavano in fretta e avevano bisogno di essere stimolati giocandoci assieme o facendo vedere loro cosa potevano fare. Durante l’attività erano rilassati e tranquilli.  Il gioco della pasta-pane: l’educatrice ha preparato con la farina e l’acqua la pasta-pane ed io con il mattarello ne stendevo un pezzo per ciascuno. I bambini ci guardavano incuriositi ed erano quasi impazienti di ricevere il proprio pezzo da manipolare. Abbiamo dato loro formine di varie misure, rotelle taglia pasta, coltellini in plastica. Mi sono divertita molto a giocare con loro, dopo aver fatto una formina sulla pasta-pane di un bambino, tutti volevano la stessa cosa. Mi sentivo “apprezzata” dai bimbi.  Il gioco della musica: abbiamo portato i bambini nella stanza della musica e l’educatrice ha distribuito dei piccoli strumenti ad ognuno come maracas, flauti, tamburi, triangoli, nacchere. Inizialmente erano tutti concentrati a sentire il rumore che facevano battendo le manine sui 3

tamburi, sbattendo le maracas ma poi calata l’attenzione l’educatrice ha raccontato loro una storia. L’educatrice mi ha suggerito che è molto importante rendere partecipi i bambini, per esempio finita l’attività dovevamo sistemare gli strumenti negli armadi e ha sollecitato i bambini nel darci una mano a mettere via tutto. Nei giorni seguenti mi facevo sempre aiutare dai piccoli a riordinare i giochi. Seppur bambini piccoli, si vedeva che a loro faceva piacere aiutare.  Il gioco in “casetta”: l’angolo della casetta è un piccolo spazio racchiuso in salone ed è costituito da una cucina con utensili come piatti, bicchieri, posate , tegami, riproduzione di frutta, verdura, gelati, panini , il tavolo, le sedie, la culla delle bambole, il seggiolone, lo specchio, l’appendiabiti, gli armadi. I bambini amano molto stare in “casetta” perché attraverso l’utilizzo di questi materiali di uso quotidiano il bambino rivive situazioni proprie familiari e a questo proposito cito una frase famosa “non importa quanta dignità tu abbia, se un bambino ti passa

una

tazzina

vuota,

tu

devi

bere”.

L’obiettivo principale di questo angolo è quello di favorire il gioco simbolico/imitativo. In un cassetto ci sono delle gonne, gilè, cappelli, foulard, grembiulini e i bambini prendevano fuori tutto e venivano da me e dalla loro educatrice per farsi vestire.. dopo averli travestiti dicevo loro “guardatevi nello specchio” e ridevano vedendosi con addosso l’accappatoio o con il cappello da carabiniere. La “casetta” è uno spazio dove i piccoli hanno la possibilità di “fare come i grandi”.  Il gioco in giardino: l’asilo dispone di un ampio spazio all’aperto attrezzato con sabbiera, scivolo-castello,dondoli, altalena a tanti altri giochi. Quando la giornata permetteva uscivamo tutti in giardino e i bambini si sfogavano divertendosi con i giochi e con i compagni. In più occasioni ho notato che i bambini utilizzano il giardino non solo per giocare con i giochi prestrutturati, ma anche e soprattutto per osservare piante, insetti, raccogliere fiori e rametti, saltare e correre.  La stanza della pittura: all’ interno dell’asilo nido c’è una stanza esclusivamente preposta all’attività di pittura e uso del colore. Durante il mio tirocinio l’educatrice ha proposto ai bambini il percorso di pittura “Scopriamo assaggiando i colori naturali”. Questo percorso lo abbiamo fatto una volta alla settimana per un mese ed è stato pensato per agevolare un approccio al colore attraverso la manipolazione di alimenti che possono lasciare una traccia sul foglio. È un percorso multisensoriale che coinvolge le aree cognitive sensoriali e promuove le capacità

esplorative

ed

espressive.

Subito dopo la merenda, portavamo i piccoli nella stanza della pittura e mettevamo loro due grembiulini per evitare che si sporcassero i vestiti. Successivamente seduti ognuno sulla propria seggiolina distribuivamo i fogli e l’alimento scelto della settimana. Abbiamo proposto ai 4

bambini le rape rosse e gli spinaci sotto forma di purea, lo zafferano mescolato con l’acqua e il cacao sciolto in acqua e zucchero. Questa attività mi è piaciuta tantissimo e secondo me è molto utile ai bambini per avvicinarsi alla pittura in maniera graduale, acquisire conoscenze attraverso i sensi e per il piacere di manipolare; inizialmente alcuni erano molto perplessi, non sapevano se toccare o meno,

poi ci hanno preso gusto soprattutto quando l’alimento che avevano a

disposizione era il cacao ed era più quello mangiato che spalmato sul foglio. I lavori dei bambini:  rape rosse Spinaci

  

 zafferano Ca

cao

Terminate le attività del mattino, si andava in bagno con i bambini per il cambio del pannolino e la pulizia delle mani. Durante le prime settimane del mio tirocinio, osservavo l’educatrice cambiarli poi dopo aver preso maggiore confidenza ho cominciato ad aiutarla in questi momenti di cura. Mi sentivo a mio agio e utile nel dare una mano. Verso le 11 sedevamo i bambini a tavola con i bavaglini e tra una canzone e l’altra arrivava il cuoco o l’inserviente con il pranzo pronto da servire. I bambini erano sempre entusiasti in questo momento. Grazie a questa esperienza ho capito che bisogna rispettare i tempi individuali, che il cibo è proposto e mai imposto e che bisogna aiutare il più possibile i bambini a fare da soli e non imboccare loro ogni boccone per garantire lo sviluppo dell’autonomia. Finito il pranzo ed il racconto di una storia, era il momento della nanna , circa due ore e mezza. Ogni bambino attendeva di essere spogliato e messo nel proprio lettino. Alcuni avevano bisogno del ciuccio mentre altri del proprio pupazzo portato da casa per dormire meglio e sentirsi al sicuro. Alcuni bimbi si addormentavano subito mentre alcuni facevano fatica ed era rituale stargli accanto accarezzando loro la testa o tenendogli la mano. 5

Durante le prime giornate di tirocinio ho cercato di instaurare un rapporto di fiducia con i bambini, giocando con loro e aiutandoli nei momenti di vita all’interno della struttura. Dopo circa due settimane, ho iniziato a svolgere delle attività in modo autonomo. Prima di cominciare questa esperienza avevo timore di risultare d’intralcio alle educatrici e che i bambini non mi potessero accettare

ma

queste

paure

sono

svanite

subito.

Durante il periodo di tirocinio ho riscontrato un ambiente favorevole al raggiungimento dei miei obiettivi iniziali. Di fatto, anche grazie all’affiancamento della mia educatrice, ho potuto sviluppare una maggiore comprensione e capacità gestionale nell’ambito della prima infanzia. È una sensazione bellissima quando i bambini iniziano a relazionarsi con te , si fidano e iniziano a riconoscerti come figura facente parte dell’asilo. Fin dal primo momento sono stata subito coinvolta nei vari momenti che scandivano la giornata, e ho cercato sempre di offrire il mio aiuto per rendermi conto direttamente come risolvere i problemi che si presentavano e per capire come i bambini reagivano alle varie attività proposte in sezione in gruppo o singolarmente, e nei momenti di

condivisione

come

quelli

dell’accoglienza

e

del

pranzo.

L’attività di tirocinio ha rappresentato un’esperienza significativa sia da un punto di vista lavorativo sia umano. Ho imparato ad osservare il grado di autonomia dei bambini e che in questo mestiere non possiamo ne dobbiamo dimenticarci che al centro di tutto ci sono i bambini, con i loro bisogni e

interessi.

In questo percorso , posso dire di non aver riscontrato particolari difficoltà; sono riuscita ad acquisire maggiore sicurezza e fiducia in me stessa perché ho avuto a che fare con educatrici molto qualificate, le quali mi hanno fatta sentire parte dell’equipe, mi hanno aiutato in ogni momento e nei miei confronti si sono sempre dimostrate disponibili, venendo incontro alle mie esigenze e magari correggendomi quando inconsciamente stavo sbagliando senza rendermene conto, cercando comunque di non farmi pesare un errore, ma inducendomi ad assumere un atteggiamento positivo, tranquillo

e

rassicurante.

Questa esperienza mi ha fatto crescere in tutto e per tutto, mi ha insegnato tante cose. Importante per me è stato capire quanto non sia facile tutto questo, ma è possibile raggiungerlo con impegno, passione e dedizione. Devo dire che non cambierei nulla di questa esperienza, perché tutto mi è servito per crescere sia a livello personale che lavorativo e anche le difficoltà iniziali dovute alla non conoscenza dei bambini sono servite a fortificarmi e a trovare delle strategie utili a risolvere al meglio eventuali problemi. L’educatrice, alla quale ero affiancata, mi ha saputo accogliere senza alcun problema e grazie alla sua esperienza mi ha insegnato molto, ho potuto arricchire il mio bagaglio

anche

grazie

ai

suoi

consigli.

Infine, per quanto riguarda il mio giudizio finale sul tirocinio, devo sottolineare l’importanza di 6

questa esperienza per ogni persona che intenda avvicinarsi all’ambiente dell’educazione e della formazione. Solo tramite un percorso di questo tipo, pratico e allo stesso tempo teorico, è possibile comprendere veramente l’importanza della figura dell’educatore, che è chiamato a prendersi cura del bambino in una delle fasi più importanti della sua vita. Il numero delle ore svolte è giusto e potrebbero solo che essere in più. Il tirocinio rende migliori e consapevoli delle proprie scelte e stimola a formulare nuovi obiettivi.

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