Riassunti Charles P. Snow - Le due culture PDF

Title Riassunti Charles P. Snow - Le due culture
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Institution Sapienza - Università di Roma
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Charles P. Snow – Le due culture Vita. Charles P. Snow nasce a Leicester in Inghilterra nel 1905. Il padre lavorava come impiegato in una fabbrica di scarpe e suonava l’organo in una parrocchia. Charles studia chimica e fisica all’Università di Leicester e lavora nel laboratorio di Cavendish sotto la guida di Lord Rutherford. La sua carriera di brillante ricercatore si interrompe nel 1932 a causa di una scoperta scientifica, rivelatasi poi inesatta. Per la delusione Snow entra in crisi e abbandona definitivamente il mondo della scienza attiva. Nello stesso anno inaugura la sua carriera di scrittore con un romanzo giallo e nel 1935 inizia una serie di romanzi che confluiranno nella saga a 11 volumi “Stranieri e fratelli”, libri che riscuoteranno un gran successo. Successivamente lavora come critico letterario presso il Sunday Times e nel 1959 a Cambridge terrà la conferenza sulle “due culture” che lo renderà famoso in tutto il mondo. Dopo la vittoria dei laburisti nelle elezioni del 1964, Snow viene eletto viceministro del dicastero della Tecnologia; lascerà la carica nel 1966 per dedicarsi unicamente ai suoi romanzi, saggi e conferenze. Sir Charles Percy Snow (fu eletto baronetto nel 1957) muore nel 1980.

INTRODUZIONE Il saggio di Snow uscì in Gran Bretagna per la prima volta in due puntate sulla rivista “Encounter”, nel giugno e nel luglio del 1959. Si trattava della trascrizione della “Rede Lecture” che lo scrittore aveva tenuto il 7 maggio nel Senato dell’Università di Cambridge. Fin da subito, quelle idee sul conflitto tra scienziati e umanisti suscitarono un clamore e una serie di polemiche impreviste tanto che lo stesso Snow sentì l’esigenza di tornarci sopra a pochi anni di distanza. Così al testo della conferenza di Cambridge fu aggiunta nel 1963 una seconda lezione dal titolo “The Two Cultures: a second look”. Nella storia dell’Occidente si è sempre dato per acquisito che esistesse una differenza tra conoscere i fatti di natura in modo oggettivo e occuparsi di ciò che fanno gli uomini in modo più o meno creativo. Come sostiene Snow, la reciproca diffidenza tra le “due culture”, la mancanza di comunicazione tra scienziati e umanisti, è uno dei grandi mali della società occidentale. La classe di umanisti alla guida dei paesi avanzati cova un pregiudizio antiscientifico molto radicato e difficilmente estirpabile se non si opera concretamente nell’ambito dell’istruzione e dell’educazione. L’afflato progressista di Snow, individua nella Rivoluzione Industriale, figlia di quella scientifica, la via d’uscita. Se la prende con quei letterati che hanno sempre disprezzato la conoscenza oggettiva della natura e tutta la tecnologia che essa ha reso possibile. Gli umanisti . Il tema dell’integrazione degli scienziati nella cultura del loro tempo è stato messo in luce già dall’autore della prefazione alla prima edizione italiana. Il testo di Snow arriva in Italia nel 1964 accompagnato da un breve articolo di Ludovico Geymonat, che da anni perorava la causa della scienza all’interno dell’Accademia “inquinata” dal pregiudizio idealistico e crociano. Geymonat si dice d’accordo con Snow sull’eccessiva e precoce specializzazione dei programmi scolastici che avrebbe rischiato di far perdere l’orizzonte complessivo del sapere. Discorso attualissimo, come si vede, in questi anni di riforma del sistema scolastico e universitario. Allo stesso modo, l’epistemologo italiano condivide la necessità, sottolineata da Snow, di educare i futuri scienziati anche attraverso un sapere umanistico.

Di obiezioni alle “Due culture” ne sono state mosse fin da subito infinite. Celebre quella del critico letterario conservatore F.R. LEAVIS che nel 1962 sullo “Spectator” aggredisce Snow con tono sprezzante. Il progressismo e l’apertura alla scienza del collega scrittore produrrebbero imbarbarimento e corruzione della “grande” letteratura, della tradizione più alta creata dall’ingegno umano. Un’altra importante critica fu quella di GIULIO PRETI che in “Retorica e logica” (1968) prende di petto la tesi fondamentale riguardo alla spaccatura culturale occidentale. Manca l’analisi, c’è più giornalismo che conoscenza del fenomeno, accusa il filosofo pavese. Malgrado riconosca alcuni meriti allo scrittore inglese, nel complesso lo sviluppo è insoddisfacente. Scienza e letteratura vanno comprese in senso “fenomenologico e strutturale”, non con uno sguardo contaminato dallo stato attuale delle cose. . Ci si potrebbe chiedere: come stanno le cose tra le due culture in Italia nel 2005? Geymonat rispondeva così: . Oggi, come allora, non c’è lo stesso metro di giudizio e in maniera implicita la stessa considerazione tra le discipline di una cultura e quelle dell’altra. Molta strada bisogna fare ancora per riconoscere alla scienza in tutte le sue branche lo stesso status che hanno la letteratura e la storia. Eppure oggi sembra che nell’opinione pubblica, sui giornali e sugli altri mezzi di comunicazione si stia facendo largo un modo nuovo di intendere le due culture. Quello che auspicava Charles Snow, cioè un nuovo “cameratismo” tra scienziati e intellettuali pare sia una nuova possibilità all’orizzonte. Senza arbitrari sincretismi, separando la curiosità sterile dal cambiamento reale di prospettiva, si affaccia un denominatore comune capace di tenere insieme discipline umanistiche e scientifiche: la passione per la conoscenza. Questo porta a considerare che gli scienziati non solo burocrati da laboratorio ma piuttosto essere umani in carne e ossa con uno spiccato sentimento creativo.

Snow - Le due culture, 1959 Di professione scienziato e di vocazione scrittore. Per 30 anni stette in contatto con gli scienziati non soltanto per curiosità ma a causa della sua vita professionale. Durante questi anni cercò di dare forma ai libri che desiderava scrivere e questo lo fece entrare nel novero degli scrittori. Spostandosi regolarmente da scienziati a scrittori, e viceversa, si trovò nella condizione di doversi occupare del problema di quelle che battezzò come “due culture”. Aveva la costante sensazione di muoversi tra due gruppi – di pari intelligenza, di identica razza, di estrazione sociale non molto differente, di reddito pressoché uguale – che ormai non comunicavano quasi più tra loro e che, quanto ad atmosfera intellettuale, morale e psicologica, avevano così poco in comune. Letterati a un polo e scienziati all’altro, i più rappresentativi dei quali sono i fisici. Tra i due gruppi un abisso di reciproca incomprensione: qualche volta ostilità e disprezzo. Gli uni hanno un’immagine stranamente distorta degli altri. I non-scienziati sono inclini a considerare presuntuosi e vanesi gli scienziati, hanno una radicata impressione che questi ultimi siano animati da un ottimismo superficiale e non abbiano coscienza della condizione dell’uomo. Dall’altra parte gli scienziati credono che i letterati siano totalmente privi di preveggenza e nutrano un particolare disinteresse per gli uomini loro fratelli: che in fondo siano anti-intellettuali e si preoccupino di restringere tanto l’arte quanto il pensiero al momento esistenziale. Sia le accuse che vengono mosse da una parte, sia quelle che vengono lanciate dall’altra contengono qualcosa di non del tutto privo di fondamento. Ma esse sono tutte distruttive. Per la maggior parte si basano su pericolosi malintesi, come ad esempio quello di considerare gli scienziati degli eterni ottimisti.

VS OTTIMISMO DEGLI SCIENZIATI  è un’accusa così spesso ripetuta da essere diventata un luogo comune. L’hanno lanciata alcune delle menti più acute non scientifiche dei nostri giorni. Ma dipende da una confusione tra esperienza individuale ed esperienza sociale, condizione individuale e condizione sociale dell’uomo. La maggior parte degli scienziati sente che la condizione individuale di tutti noi è tragica. Ciascuno di noi è solo: talvolta sfuggiamo alla solitudine con l’amore o l’affetto o, forse, in certi momenti di creazione. La maggior parte dei nostri simili è denutrita e muore precocemente. In parole crude, è questa la condizione sociale. Riuscire a vedere in fondo alla solitudine umana racchiude una trappola morale: induce a tenersi in disparte, tutti compresi della propria unica tragedia e a lasciare che gli altri stiano senza pane. Come gruppo, gli scienziati cadono in questa trappola meno degli altri. Sono inclini a darsi da fare per cercare un rimedio e a pensar che, fino a prova contraria, è sempre possibile trovarlo. Questo è il loro vero ottimismo, del quale il resto dell’umanità necessita. Viceversa, lo stesso spirito forte, buono e deciso a battersi a fianco dei propri fratelli, ha indotto gli scienziati a considerare spregevoli gli atteggiamenti sociali dell’altra cultura. Se gli scienziati hanno il futuro nel sangue, allora la cultura tradizionale risponde auspicando che non ci sia il futuro. È la cultura tradizionale che, in una misura troppo poco limitata dall’emergere della cultura scientifica, governa il mondo occidentale. Questa polarizzazione è soltanto un danno per tutti noi, come persone, e per la nostra società. È insieme un danno dal punto di vista pratico, intellettuale e creativo. Gli scienziati sono uomini molto intelligenti e la loro cultura è esigente e ammirevole, in cui non trova posto l’arte, tranne la musica. Di libri ben pochi e di quelli imprescindibili secondo i letterati neppure l’ombra. Nella vita morale sono grosso modo il gruppo di intellettuali più sano che abbiamo; v’è una componente morale proprio nel seme stesso della scienza, e quasi tutti gli scienziati si formano un loro proprio giudizio della vita morale. Anche i letterati sono impoveriti, essi pretendono che la cultura tradizionale costituisca la totalità della cultura, come se l’ordine naturale non esistesse, come se l’esplorazione di questo non avesse alcun interesse né per il suo valore intrinseco né per le sue conseguenze. Come se l’edificio scientifico del mondo fisico non fosse, nelle sue profondità, complessità e articolazioni intellettuali, la più splendida e magnifica opera collettiva della mente umana. Il punto di scontro tra due soggetti, due discipline, due culture dovrebbe produrre occasioni creative. Nella storia dell’attività mentale è qui che si sono prodotte alcune fratture. Le occasioni ora ci sono ma sono per ora sospese nel vuoto per il fatto che i membri delle due culture non riescono a parlarsi. La frattura culturale non è soltanto un fenomeno inglese, si estende a tutto il mondo occidentale ma probabilmente in Inghilterra si manifesta con la massima intensità per due ragioni: una è che gli Inglesi credono fermamente nella specializzazione culturale, l’altra è che tendono a lasciar cristallizzare le forme sociali.

Gli intellettuali come “Luddisti” per natura A parte la cultura scientifica, la restante parte degli intellettuali occidentali non si sono mai sforzati, né hanno mai desiderato o non sono mai stati in grado, di capire la rivoluzione industriale e ancor meno di accettarla. Gli intellettuali, e in particolare i letterati, sono per natura “Luddisti” (oggi con il termine luddismo si indicano tutte le forme di lotta violenta contro l'introduzione di nuove macchine e, per estensione e con intento denigratorio, ogni resistenza operaia al mutamento tecnologico). Ciò è vero in Inghilterra, dove la Rivoluzione Industriale si verificò molto prima che altrove, e negli Stati Uniti. In entrambi i Paesi la prima ondata della rivoluzione

industriale venne avanti senza che nessuno si rendesse conto di che cosa stesse accadendo. Si trattava della più grande trasformazione della società dopo la scoperta dell’agricoltura. Di fatto, le due rivoluzioni (quella agricola e quella scientifico-industriale) sono gli unici mutamenti qualitativi del vivere sociale che gli uomini abbiano mai conosciuto. Ma la cultura tradizionale non se ne rese conto o quando se ne accorse non se ne compiacque. Nessun talento e nessuna mente immaginativa si soffermarono a studiare la rivoluzione che stava producendo quella ricchezza. La cultura tradizionale se ne astraeva sempre più man mano che si arricchiva, educava i suoi giovani per l’amministrazione, per l’Impero indiano, per la perpetuazione della cultura stessa, ma mai in circostanze tali da fornire loro gli strumenti per capire la rivoluzione o per prendervi parte. Uomini lungimiranti cominciarono a vedere, prima della metà del XIX secolo, che per continuare a produrre ricchezza, il Paese doveva istruire qualcuna delle sue menti più brillanti nella scienza, in particolare nella scienza applicata. Nessuno li ascoltò. La cultura tradizionale rimase completamente sorda. È difficile pensare a uno scrittore che riuscisse a vedere al tempo stesso non solo i vicoli paurosi e le ciminiere fumanti, ma anche le prospettive di vita che si stavano aprendo per i poveri, i presagi della fortuna fino ad’ora riservata a pochi eletti che stava giungendo alla portata dell’intera popolazione. L’industrializzazione si configura come l’unica speranza per i poveri. Salute, cibi, istruzione: soltanto la rivoluzione industriale poteva far arrivare tutte queste cose fin negli strati più poveri.

La rivoluzione scientifica Per Rivoluzione Industriale, Snow intende l’uso graduale delle macchine, l’occupazione di uomini e donne nelle fabbriche, la trasformazione che si è avuta in Inghilterra, la cui popolazione è occupata in gran parte nella produzione, nella fabbrica e nella distribuzione dei prodotti fabbricati. Questo cambiamento si manifestò senza che gli scienziati se ne accorgessero e senza che gli accademici lo prendessero in considerazione. L’inizio della Rivoluzione Industriale lo si può datare tra la metà del XVIII e l’inizio del XX secolo. Da esso si produsse un nuovo mutamento profondamente scientifico e molto più rapido del precedente. Questo mutamento deriva dall’applicazione della scienza vera e propria all’industria: non più alternanza di successi e fallimenti, non più le idee di strani inventori, ma autentica materia scientifica. Il secondo mutamento Snow lo colloca non prima di 30-40 anni fa e come definizione prende il tempo in cui si fece per la prima volta impiego industriale delle particelle atomiche. . Ma nonostante sia questa la base della nostra vita, Snow osserva che anche persone di elevata educazione appartenenti alla cultura non-scientifica non sono in grado di risolvere i più semplici concetti della scienza pura. Secondo Snow i Russi, della Rivoluzione Industriale, hanno un’idea più profonda di quella degli Inglesi o degli Americani, la frattura tra le due culture non sembra essere così larga da loro. Se si leggono i romanzi sovietici contemporanei, ad esempio, si scopre che i loro romanzieri possono presupporre nel loro uditorio almeno un’idea rudimentale di ciò che sia in linea generale l’industria, cosa che gli altri non possono. La scienza pura non vi compare con frequenza ma gli ingegneri sì. Gli Inglesi invece occupano una posizione precaria. Gli antenati non hanno impiegato il loro ingegno nell’industria bensì nell’Impero Indiano, lasciando una delle più grandi potenze mondiali con scarsissime risorse naturali e con una popolazione più numerosa di quanta se ne possa nutrire.

I ricchi e i poveri Il problema principale della Rivoluzione Scientifica è che coloro che vivono in paesi industrializzati diventano più ricchi, mentre quelli che abitano in paesi non industrializzati, nel migliore dei casi, non progrediscono: in tal modo l’abisso che separa i paesi industrializzati dagli altri si fa ogni giorno più profondo. Su scala mondiale questo è l’abisso che separa i ricchi dai poveri. Fra i ricchi sono da annoverare gli Stati Uniti, i paesi del Commonwealth di popolazione bianca, la Gran Bretagna, la maggior parte dell’Europa e l’URSS. La Cina è a metà strada, non ha ancora imboccato l’arco ascendente dello sviluppo industriale ma probabilmente è sulla via per riuscirvi. I poveri sono rappresentati da tutto il resto del mondo. Nei paesi ricchi la gente vive di più, lavora meno e mangia meglio. Secondo Snow, è tecnicamente possibile realizzazione la rivoluzione scientifica in India, in Africa, nell’Asia sud-orientale, nell’America Latina, nel Medio Oriente entro 50 anni. Non vi sono attenuanti per l’uomo occidentale che non vuole rendersene conto, e se non si rende conto che questa è l’unica via per sfuggire alle tre minacce che incombono sul nostro cammino: la guerra nucleare, il sovrappopolamento, le distanze fra ricchi e poveri. Questa è una delle situazioni nelle quali il crimine peggiore è l’ingenuità. Ma la rivoluzione scientifica abbisogna innanzitutto di grandi capitali, sotto tutte le forme, compresa quella dei macchinari. I paesi poveri, fin tanto che non abbiano superato un certo punto della curva dello sviluppo industriale, non possono accumulare quel capitale. Ecco perché la distanza che separa ricchi e poveri aumenta sempre. Il capitale deve venire dal di fuori. Vi sono soltanto due fonti possibili di capitali. Una è l’Occidente, principalmente gli Stati Uniti, e l’altra l’URSS. Il secondo fabbisogno dopo i capitali è rappresentato dagli uomini, cioè scienziati e ingegneri specializzati, sufficientemente adattabili per dedicarsi all’industrializzazione di un paese straniero per almeno 10 anni della loro vita. In questo campo i Russi hanno un margine di vantaggio. I Paesi che devono emergere chiedono uomini che convivano con loro come colleghi, che trasmettano loro le cognizioni di cui dispongono, facciano un onesto lavoro tecnico, e se ne vadano. Per fortuna questo è un atteggiamento che gli scienziati facilmente accettano poiché essi sono, più degli altri, liberi dai pregiudizi razziali; la loro cultura è, nei suoi rapporti umani, una cultura di tipo democratico.

Snow - Le due culture – Successive considerazioni Snow scrive questa seconda revisione a distanza di 5 anni dalla prima versione, quindi nel 1964. La speranza iniziale dello scienziato-scrittore era quella di essere stimolo all’azione sia nel campo dell’educazione sia nel richiamare l’attenzione delle società ricche e privilegiate su quelle meno fortunate. La prima cosa di cui si accorse a seguito della sua conferenza fu che le sue idee non erano affatto originali ma erano latenti nell’aria; la seconda fu che erano concetti che sostenevano una tesi, né giusta né sbagliata, solo significava qualcosa, qualcosa di importante riguardo ciò che andava fatto. VS  frase pronunciata da Snow e citata e sbandierata da più articoli. Ma da dove è tratta la citazione? Date un’occhiata alla “Rede Lecture” facendo un po’ d’attenzione al testo. Non vi riuscirà di trovarci quella frase. Essa non vi compare in nessun luogo ma compare , concetto che di per sé non è originale essendo stato usato per secoli da filosofie introspettive, espresso per la prima volta da Blaise Pascal: . CONTENUTO DELLA CONFERENZA  Nella nostra società, quella progredita occidentale, abbiamo perduto anche la semplice pretesa di una cultura comune. Persone, che hanno avuto la più intensa

e ricca preparazione culturale che sia a nostra conoscenza, non riescono più a comunicare tra di loro sul piano dei loro principali interessi culturali. Questo è un fatto grave per la nostra vita creativa, intellettuale e soprattutto morale. Questa situazione ci porta a interpretare il passato in maniera errata, a non capire il presente, e a precluderci ogni speranza per il futuro. Essa ci rende difficile o impossibile intraprendere l’azione giusta. All’esempio più lampante di una simile mancanza di comunicazione Snow dà la forma di due gruppi di persone, rappresentanti quelle che chiama “le due culture”. Un gruppo comprende gli scienziati e l’altro i letterati; questi ultimi rappresentano, danno voce e foggiano e anticipano i modi e le forme della cultura non-scientifica. Non sta a loro prendere decisioni ma le loro parole pesano e entrano nella mentalità di coloro che li ascoltano. Tra questi due gruppi si è venuto a formare un sentimento più simile all’ostilità. Secondo Snow per ovviare a questa mancanza l’unico apporto utile può provenire dall’istruzione, soprattutto quella che viene impartita dalle scuola primarie e secondarie, ma anche quella dei college e delle università, che può cercare di far riappacificare questi due gruppi. OBIEZIONI E PROTESTE VERSO “Le due culture”  il termine “cultura” ha due significati ...


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