Riassunti \"Le Perle del Corano\" - Al-Ghazali PDF

Title Riassunti \"Le Perle del Corano\" - Al-Ghazali
Author Nicoleta Banita
Course Pensiero islamico
Institution Università degli Studi di Trento
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Summary

Riassunti "Le perle del Corano" di Al-Ghazali.
Testo per l'esame- Corso di pensiero islamico, anno accademico 2016-2017, seguito presso Università di Trento; dipartimento: Filosofia....


Description

LE PPE ERLE DE DELL C CO ORA RANO NO Al-Ghazali

CAPI CAPITTOLO PRI PRIM MO Il Co Cora ra rano no è un ma mare re pr profo ofo ofon ndo e co con ntie tiene ne ogn ognii gen genere ere d dii p perl erl erle e e pi pietr etr etre ep pre re rezios zios ziose. e. Il Corano è come un immenso oceano da cui proviene tutto il sapere degli antichi e dei moderni, così come dal mare si ramificano tanto i grandi fiumi, quanto i ruscelli. Quanto a lungo vorrai dunque andare aggirandoti sulle rive di un mare di cui i tuoi occhi non sanno cogliere le meraviglie? Non vuoi forse raggiungere il mezzo delle sue profondità, viaggiando verso le sue isole, raccogliere i beni e ammirare?

CAPI CAPITTOLO SE SECON CON COND DO Enu Enum mer erazio azio azione ne d dei ei ffini ini d del el C Cor or orano ano e del delle le ssue ue pr prezi ezi ezio osit sità. à. Il fine del Corano è chiamare gli uomini al Dominatore Supremo. Le sure e i versetti del Libro possono venir ricondotti a sei specie: tre prioritarie e fondamentali e tre conseguenti che completano le altre. A. Le fondamentali sono: 1. La caratterizzazione di Colui cui si è chiamati 2. La specificazione del retto cammino 3. La definizione dello stato in cui ci si trova dopo averlo raggiunto. B. Per quanto riguarda gli elementi integrativi e di completamento, essi sono: 1. La definizione degli stati di coloro che hanno risposto alla chiamata di Dio e delle grazie che Dio ha operato su di essi. (Il fine di ciò è quello di risvegliare il desiderio di Dio) La definizione degli stati di coloro che hanno deviato. (Il fine di ciò è l’avvertimento/timore) 2. Lo svelamento delle infamie e dell’ignoranza dei miscredenti. (Il fine di ciò è, negativamente, ispirare una sorta di avversione nei loro confronti e, positivamente, raggiungere una chiara visione delle cose). 3. La specificazione di quali siano le tappe della strada che porta a Dio e come ci si deve preparare.

CAPI CAPITTOLO TE TERZ RZ RZO O Co Comm mm mmen en ento to ai Fini d del el Co Corran ano. o. Prim parte cara chiam Primaa parte te:: cara aratt tt tteriz eriz erizza za zazio zio zion ne d dii Co Colu lu luii ccui ui ssii è chiam iamati ati ati.. Si intende la conoscenza di Dio Altissimo: 1. Della sua Essenza, paragonata al rubino, perché data la sua grandezza e rarità sono in pochi ad impossessarsene; infatti l’essenza divina è la più mediocre a manifestarsi, la più difficile da conseguire, in quanto va oltre la nostra capacità razionale. Il Corano, riguardo all’essenza, contiene nulla più di allusioni e accenni: “Non v’ha di simile a Lui cosa alcuna” (Q: 24/11). 2. Dei suoi attributi, paragonati allo zaffiro. Per quello che riguarda gli attributi i versetti del Corano sono numerosi e rimandano al Verbo, alla saggezza, alla potenza, alla vita, alla scienza, alla vista… 3. Degli atti, paragonati al topazio. Su questi ultimi, il Corano contiene un’estensione tale che neppure con lo studio più profondo se ne colgono i limiti. Infatti, ciò che esiste veramente è Dio e i suoi atti, e tutto ciò che non è Dio è un suo effetto (dottrina dell’unicità dell’essenza – Ibn Arabi). Vengono racchiusi nel Libro chiari riferimenti al mondo materiale, anche se bisogna dire che gli atti più nobili sono quelli che sfuggono ai sensi e appartengono al mondo celeste. Si tratta di sostanze incorporee, come:  Spirito e cuore.  Angeli: che si sono prostrati ad Adamo e proteggono la specie umana. Vi sono poi angeli celesti, più alti in grado, come i Cherubini, che sono all’esclusivo servizio di Dio. (Non ci si stupisca che tra i servi di Dio ve ne siano alcuni che la sublimità divina distoglie

Riassunti di Nicoleta Maria Banita

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da ogni affare umano, per cui vi sono creature che non sanno che Dio sulla Terra viene disubbidito). Demoni: che rifiutarono di inchinarsi ad Adamo e hanno il desiderio di dominare l’uomo.

Essenza, attributi e atti vengono paragonati ai benefici ricavati dallo zolfo rosso. Se Second cond condaa par parte te te:: sspe pe pecifi cifi cificazi cazi cazio one del della la via d daa pe perco rco rcorr rr rrer er ere ep per er pr prev ev evenir enir enire eaD Dio io Alti Altissi ssi ssimo mo mo.. Ciò avviene col dedicarsi pienamente a Lui (abbellimento: preservare la rammentazione del suo nome-dhikr-) e con l’abbandonare tutto ciò che non è Lui: “Non vi è altro Dio che Lui” (Q:73/9), opponendosi alle passioni e alle sporcizie del mondo (purificazione). Il viaggio verso Dio consiste dunque in due cose: l’opposizione e la perseveranza. Nel viaggio verso Dio non c’è dunque movimento, né da parte del viaggiatore, né dalla parte della meta del viaggio: essi infatti si trovano compresenti. “Siamo a Lui più vicini che la vena grande del collo” (Q: 50/16). Il rapporto del cercato e del cercante è simile a quello di una figura riflessa nello specchio, che però all’inizio non vi risplende nitida a causa dell’ossidazione dello specchio; ma poi, quando lo specchio è ripulito, ecco che l’immagine appare perfetta; non è però a causa di un movimento dell’oggetto riflesso nello specchio, né per un movimento dello specchio verso l’oggetto, bensì a causa dell’eliminazione di ciò che faceva da velo. Invero Dio risplende per essenza e non è celato, poiché è impossibile celare la luce, ché anzi, per mezzo della luce si svelano tutte le cose nascoste. Il velamento della luce rispetto all’occhio, può avvenire solo per un’impurità della pupilla; impurità che siamo noi a dover tergere. Dio sta nel cuore come l’immagine sta riflessa nello specchio, per cui, nell’istante in cui si manifesta splendente nello specchio dell’anima, l’umano si riveste del divino. Questa parte costituisce una gemma luminosa. Ter Terza za p par ar arte te te:: sp spec ec ecifi ifi ificazi cazi cazion on one e dello st stat at ato o che si ott ottien ien iene e al mo mome me mento nto d del el ell’un l’un l’unio io ione ne co con nD Dio io io.. In questa parte vi si racchiude la rimembranza del benessere che provano coloro che hanno raggiunto Dio; la parola di riferimento è “Paradiso”. Vi sono poi racchiuse le rimembranze della pena che provano coloro che rimangono velati da Dio per avere disprezzato al via; “Inferno” è la parola di riferimento. Sono contenute anche espressioni che alludono agli stati di entrambi i partiti, cioè “Giorno del Giudizio” o Resa dei conti”. Un terzo dei versetti del Corano sono dedicati a questi argomenti: vi sono sia accenni letterali inequivoci, che segreti reconditi. Questa parte costituisce il verde smeraldo. Qu Quart art artaa p part art arte: e: gli sta stati ti di co collor oro o ch che eh han an ann no p per er ercors cors corso o la vvia ia e di co color lor loro o che ha hann nn nno o de devia via viato. to. Per quanto riguarda gli stati di coloro che hanno percorso ala via di Dio, si tratta dei racconti delle vite dei profeti e dei santi (Abramo, Noè, Mosè, Gesù, Maria, Giovanni -il Battista-, Davide, Lot, Muhammad, angeli Gabriele, Michele, ecc.). Per quanto riguarda gli stati di coloro che hanno deviato, si tratte delle storie del Faraone, dei miscredenti della Mecca, degli adoratori degli idoli, ecc. L’utilità di questa parte consiste nell’avvertire ed implica segreti, simboli e indicazioni che necessitano di profonde meditazioni. In queste narrazioni si trovano l’ambra grigia e l’arbusto di aloe. Qu Quint int intaa p par ar arte: te: ssul ul ull’a l’a l’argo rgo rgom men entar tar tare e e il dis dispu pu putar tar tare ed dei ei m miscr iscr iscred ed edent ent enti; i; su co come me li si di dison son sonori ori p per er me mezzo zzo d dell ell ellaa dimo dimosstr trazio azio azione ne d de ell’e ll’evid vid viden en ente te te,, e se ne sv svelin elin elino o le ffalsi alsi alsittà e lle e sstolt tolt tolte ezze zze.. Sono di tre specie: 1. La prima è di attribuire a Dio ciò che non gli conviene (Dio è unico + riferimento alla trinità) 2. La seconda è di considerare l’Inviato di Dio come uno stregone o un mentitore, negandogli la virtù profetica 3. La terza è di negare l’Ultimo Giorno, il Paradiso e L’Inferno. I versetti su questi argomenti sono molti ed evidenti e talvolta vi sono sottigliezze che contengono verità nelle quali consiste il miglior antidoto.

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Sest Sestaa par parte te te:: su sulla lla spe specif cif cific ic icazi azi azion on one ed del el elle le ssta ta tazion zion zionii d dii so sosta sta ssull ull ullaa str strad ad ada: a: co com me bi biso so sogn gn gnaa eequ qu quip ip ipaggi aggi aggiars ars arsii eed d ess essere ere pr pron on onti ti e mu mun niti di arm armii con cu cuii d dife ife ifend nd nders ers ersii d dai ai bri briga ga ganti nti ch che e iinsi nsi nsidia dia diano no il per percor cor corso. so. Vuol dire: il mondo terreno è come una stazione di sosta in cui si fermano coloro che sono diretti verso Dio, e il corpo è come un veicolo. Chi dimentica di provvedere per le soste e il veicolo non arriverà mai alla meta. Infatti, chi non organizzerà le cose materiali che compongono la vita mondana, non sarà in grado di praticare la dedizione a Dio e l’ascesi. Questi scopi sono raggiungibili solo se il corpo è sano e vi sono mezzi per conservarlo. Dio non ha trascurato di stabilire una legislazione specifica e necessaria agli affari dell’uomo che conduce la propria vita sulla terra: il Corano dispone di particolari disposizioni giuridiche riguardanti: 

 

I beni: versetti che riguardano denaro delle compravendite, versetti sul prestito ad interesse, sulla distribuzione del bottino, sull’eredità, sulla dote, sull’elemosina e la liberazione degli schiavi; stabilendo anche come ci si deve comportare riguardo alle confessioni, ai giuramenti e alle testimonianze. La famiglia: versetti nei quali ci si concentra sul matrimonio, sul divorzio, sui casi di adultero, sul ripudio, sull’allattamento e le affinità parentali. La comunità: versetti che riguardano i mezzi con cui ci si difende contro la rovina, come combattimento, punizioni (per il furto: servono da deterrente contro ciò che minaccia la proprietà, indispensabile per garantirsi la sopravvivenza; per l’adulterio e la sodomia: servono da deterrente contro ciò che turba la famiglia; per la miscredenza: servono da deterrente contro ciò che porta scompiglio nella realtà della vita quotidiana.

Sono molti i versetti che guidano l’uomo verso ciò che è lecito, in taluni casi anche stabilendo sanzioni; in essi si trova il muschio odoroso. Vanno aggiunti dunque, ai sei elementi di base, gli altri elementi che ne derivano, arrivando così ad un totale di dieci elementi: 1. 2. 3. 4.

L’essenza Gli attributi Gli atti La vita futura

5. 6. 7. 8.

La retta via (purificazione + abbellimento) Gli stati dei santi e dei peccatori La disputa dei miscredenti I vincoli degli statuti legali

CAPI CAPITTOLO QU QUA ARTO Co Come me tutt tutte e le ssci ci cienz enz enze e reli religio gio giose se si dira dirami mi mino no dal dalle le di dieci eci pa parti rti su rico ricord rd rdat at ate. e. Quanto sono lontane, ciascuna di queste scienze, dal loro fine? Prim Primaa tem temat at atic ic ica: a: lle e sscie cie cienze nze d della ella co con nchi chigli gli glia. a. Le verità accennate posseggono segreti e perle, ma posseggono anche conchiglie, che sono le prime cose ad apparire. Alcuni di quelli che arrivano alla conchiglia vi si fermano; altri invece, rompono la conchiglia ed esaminano la perla. La conchiglia, racchiude le perle del Corano, il suo rivestimento è la lingua araba, da cui hanno origine cinque scienze che non sono di pari livello, questo perché la conchiglia ha un lato esterno, e uno rivolto verso l’interno, a contatto con la perla: 1. Il suono: rappresenta il lato più esteriore, questo perché è la prima delle parti significative connesse al discorso; chi possiede la conoscenza della retta pronuncia può arrivare alla scienza delle lettere: acquistata appunto la precisione fonetica che permette al suono si trasformarsi in lettere. 2. Le lettere: sono la chiave del testo, in quanto compongono le parole. Vi sono ignoranti che hanno finito per ritenere il Corano composto esclusivamente da lettere e suoni, per cui hanno considerato che è stato creato, visto che le lettere e i suoni sono creati. Essi non colgono le sfere celestiali del Corano, ma solo la buccia più esterna.

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3. Le parole: esse rappresentano determinati significati, che se sommati correttamente danno origine alla frasi di senso compiuto. 4. La sintassi e le desinenze: fanno parte della grammatica, che ci consente di comunicare anche i concetti più complessi, grazie alla sua azione “collante”. 5. La recitazione: è strettamente collegata alla grammatica e rappresenta l’arte che ci permette di raggiungere una formale correttezza di interpretazione/lettura esteriore. Le recitazioni lecite del Corano sono sette. Un’altra scienza apparentata è quella dell’interpretazione letterale dei versetti, o tafsir. Questa è situata nello strato più interno della conchiglia. Molti pensano che il tafsir sia la perla stessa, ma essa in realtà non è altro che il grado di sapere di chi ha ascoltato le tradizioni, arrivando dunque a conoscerne solamente l’esteriorità; di conseguenza, chi conosce la scienza del tafsir si limita a riferire di essa ciò che gli è stato tramandato. In questo caso, i trasmettitori non sono altro che “strumenti”, il cui stato va conosciuto se ci si vuole affidare ad essi. Se Second cond condaa te temati mati maticca: le sscie cie cienz nz nze ed del el no nocci cci cciolo olo olo.. Ess Esse e si div divid id idono ono in du due e ca cate te tegor gor gorie. ie. 1. La prima parte consiste nella conoscenza dei racconti del Corano e delle storie che riguardano i Profeti. Narratori e predicatori se ne sono fatti garanti. 2. La seconda parte consiste nella contestazione dei miscredenti; da essa derivano la scienza del kalam finalizzata alla confutazione degli errori e alla rimozione di ogni ambiguità. Di questa scienza si occupano i teologi, allo scopo di salvaguardare l’ortodossia; non viene previsto dunque il fine di svelare verità segrete. Con la scienza del kalam si possono apprendere le vie per costruire un’argomentazione solida. 3. La terza parte è la scienza dei limiti legali: detta più specificatamente fiqh, di questa se ne occupano i giurisperiti; essa ha come base il Corano e le tradizioni ed è stata elaborata specialmente per problemi a livello pratico e la sua necessità è universale: in primo luogo, in relazione al bene del mondo terreno, in secondo luogo a quello del mondo ultraterreno. Tuttavia questa scienza si è nutrita di un numero infinito di inutili ricerche e di prolisse disquisizioni, così che le opere di diritto si sono moltiplicate, in specie su cavilli più controversi. In realtà, poi, le differenze sono minime e l’errore si distingue di un pelo dalla verità. I livelli del giurista e del teologo sono pressoché identici tra loro, sebbene il ruolo del giurista sia comunemente più necessario e quello del teologo più complesso e difficile. Entrambi comunque sono insostituibili per il benessere mondano: il giurista per preservare quei principi che riguardano aspetti particolari della quotidianità, il teologo per difendere le verità universali con l’arte della dialettica. Per quanto riguarda i gradi più alti relativi al nocciolo, essi costituiscono nella conoscenza di Dio (atti, attributi e essenza – conoscenza fine a sé stessa -) e dell’Ultimo Giorno, che rappresenta il fine consentendoci di andare in contro alla purificazione dell’anima. Questa scienza è di gran lunga superiore al diritto, alla teologia e a quanto precede, poiché essa costituisce la conoscenza della via mistica, mentre le altre si limitano agli strumenti con cui percorrerla. La conoscenza più nobile resterà comunque quella di Dio, strettamente collegata alla gnosi, il cui nucleo è la scienza dei rapporti tra uomo e Dio. Essa continuerà pur sempre a rappresentare per noi un tipo di conoscenza limitato. Inoltre, bisogna dire che tale tipo di conoscenza non è di giovamento se non a chi è già un profondo conoscitore delle scienze più esteriori e si sforza di modificare le caratteristiche negative dell’anima in modo da interrompere qualsiasi legame col mondo, restando solamente con il desiderio di verità.

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CAPI CAPITTOLO QU QUIN IN INTO TO Sull Sullaa di dira ra ram mazio azione ne di tu tutt tt tte e le sscien cien cienze ze de dell Cora Corano no no.. Fino ad ora si è però discusso di scienze religiose, i cui principi, per facilitare il cammino verso Dio, sono esistenti nel mondo. Naturalmente esistono anche altre scienze, come la medicina, l’astronomia, ecc. Per quanto riguarda queste discipline, si tratta sì di scienze, ma il conoscerle non è indispensabile per il bene della vita mondana e dell’aldilà. Oltre alle scienze non religiose a noi note, vi esistono: o o o

In potenza talune specie di sapere che ancora non sono state scoperte; Vi sono poi scienze che sono bensì state scoperte, ma che ora sono scomparse; Ed infine esistono invece altre scienze che sfuggono alla capacità umana di comprensione.

Invero, le potenzialità della natura umana sono limitate, come anche quelle degli spiriti angelici e degli animali. A nostra differenza, il modo di conoscere dell’Eccelso si distingue sotto due profili: 1. È infinito. 2. Per Dio le scienze non sono potenziali o possibili, bensì la conoscenza è presente in Lui. Ne deriva che i principi fondamentali di tutte le scienze, sia di quelle che sono state enumerate, sia di quelle che non sono mai state citate, sono contenuti nel Corano. Vale a dire che nel Libro, Dio fa cenno a tutto ciò che costituisce la scienza degli antichi e dei moderni. Si tratta perciò, dell’oceano di atti di cui non è possibile individuare un limite. Disse Abramo: “Quando mi ammalo, Lui mi sana.” Questo è un atto che può essere conosciuto solo da chi padroneggia perfettamente la medicina, e chi può conoscerla meglio di Colui che “ci ha modellati, insufflandoci dentro il suo Spirito”? La meditazione sul Corano serve dunque ad indagare circa le meraviglie della conoscenza.

CAPI CAPITO TO TOLO LO SES SESTTO Sul mo modo do d dii at attrib trib tribu uire gli ap appe pe pellati llati llativi vi co con n i qu quali ali si d den en eno omi minan nan nano o lle e par parti ti del Co Cora ra rano. no. Si può notare che in alcune parti del Corano si trovano particolari parabole ed espressioni allegoriche, la cui interpretazione non può ridursi al commento letterale o tafsir. Invero, queste sono tutt’altro che metafore convenzionali e non hanno affatto uno scopo retorico, ma rimandano a simboli ed indicazioni nascoste. Questi simboli sono percepiti da chi coglie l’equilibrio e l’intima relazione che esiste tra il mondo terrestre e quello celeste: non vi è elemento del mondo terrestre che non sia l’immagine delle realtà spirituali del mondo celeste riguardo all’intenzione e al significato, anche se non vi è corrispondenza di forma e struttura. Ecco perché la realtà mondana è una delle tappe in cui l’uomo deve far sosta per arrivare a Dio; infatti com’è possibile arrivare al nocciolo senza passare per la buccia?

CAPI CAPITTOLO SE SETTI TTI TTIM MO Sul per perch ch ché é ssii iinte nte nterpr rpr rpreta eta etano no i sign signif if ifica ica icati ti del mo mond nd ndo o ce celes les leste te con eese se sempi mpi tr tratt att attii d dal al mo mon ndo ssen en ensib sib sibile. ile. In questo mondo siamo come dormienti non ancora in grado di capire significati che trascendono la nostra immaginazione. Ecco perché soltanto nell’istante più prossimo alla morte (o talvolta nell’agonia dicendo: “Oh se avessimo obbedito Dio!”) riusciamo ad acquisire una maggiore consapevolezza della sostanza trasmessa sotto forma di parabola e ci accorgiamo che esse sono solo la scorza dei significati spirituali. A causa della nostra tendenza a concentrarci sui sensi, tendiamo a pensare che non ci sia altra verità al di fuori di quella empirica, per cui restiamo, purtroppo, indifferenti verso lo spirito.

CAPI CAPITO TO TOLO LO OT OTTAV TAV TA...


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